19 Ottobre 2020
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AUTOBOMBA LIMBADI, ARRESTATE SETTE PERSONE
Operazione dei carabinieri tra le province di Reggio e Vibo. Nell’attentato morì il caporalmaggiore Matteo Vinci, il padre rimase gravemente ferito
di REDAZIONE
PRESERRE (CZ) – 19 OTTOBRE 2020 – Importante operazione dei carabinieri nelle province di Reggio Calabria e Vibo Valentia, denominata “Demetra 2”, diretta dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro. Le indagini, condotte dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia e del Reparto Crimini Violenti del ROS di Roma, coordinate dal sostituto procuratore Andrea Mancuso, hanno consentito di individuare i due soggetti che hanno fabbricato e materialmente posizionato il micidiale ordigno che ha causato la morte del caporalmaggiore Matteo Vinci e il grave ferimento del padre Francesco Antonio, il 9 aprile 2018.
Il provvedimento cautelare, emesso dal gip del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Procura antimafia diretta da Nicola Gratteri, è stato eseguito a carico di 7 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, oltre che dei reati di omicidio e tentato omicidio, anche di danneggiamento, porto di esplosivi, tentata estorsione e traffico di sostanze stupefacenti. Già erano stati assicurati alla giustizia, a solo un paio di mesi dall’esplosione, i presunti mandanti dell’efferato omicidio, appartenenti alla potente famiglia Mancuso.
Secondo i carabinieri, l’efferato crimine è maturato in un più ampio disegno estorsivo, posto in essere dai Mancuso, finalizzato all’illecita acquisizione di terreni, alla quale si sarebbe opposta la famiglia Vinci. La mano degli esecutori, invece, sarebbe stata armata dalla necessità di saldare un debito contratto nei traffici di droga.
Sono di Soriano, nel vibonese, i principali indagati dell’inchiesta che prende il nome dall’operazione scattata alle prime luci dell’alba, portata a termine dai carabinieri e diretta dalla Procura distrettuale antimafia di Catanzaro.
Si tratta di Antonio Criniti, 30 anni, e Filippo De Marco, di 40, accusati di omicidio e tentato omicidio, danneggiamento, porto di esplosivi, tentata estorsione e traffico di sostanze stupefacenti. Secondo l’accusa, scrive l’Agi, sarebbero stati loro ad avere un debito di droga con la famiglia Mancuso – fra gli arrestati (già in carcere per altro) anche il boss Pantaleone Mancuso, detto “l’Ingegnere” – e per sdebitarsi avrebbero fabbricato e materialmente posizionato la micidiale bomba che ha fatto saltare in aria l’auto sulla quale il 9 aprile 2018 viaggiavano Matteo Vinci, deceduto, ed il padre Francesco Vinci, rimasto gravemente ferito. I reati sono tutti aggravati dalle modalità e dalle finalità mafiose.
Oltre a Pantaleone Mancuso ed alla sorella Rosaria Mancuso, nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere anche per Vito Barbara, 30 anni, genero di Rosaria Mancuso. Rosaria Mancuso sarebbe stata la principale mandante del fatto di sangue maturato in un più ampio disegno estorsivo, posto in essere dal clan Mancuso, finalizzato all’illecita acquisizione di terreni, alla quale si sarebbe opposta la famiglia Vinci.