6 Novembre 2020
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LOCDOWN, DA CATANZARO A REGGIO TUTTI CONTRO LA “ZONA ROSSA”
Commercianti e cittadini, ‘penalizzati per sanità fragile’
di REDAZIONE
CATANZARO – 6 NOVEMBRE 2020 – C’è preoccupazione, ma anche voglia di far sentire in qualche modo la propria voce, tra le categorie del commercio e dei servizi, ma anche tra i cittadini, alla vigilia dell’entrata in vigore della zona rossa in Calabria.
Nessuno nega la fragilità del sistema sanitario regionale, ma da Catanzaro a Reggio e Cosenza, senza escludere le altre città grandi e piccole della regione, è palpabile la delusione per una decisione che molti non hanno accettato e che aggiunge ulteriore incertezza.
Solito traffico di auto, file davanti agli sportelli delle banche e delle Poste centrali e normale via vai mattutino ma non è un giorno come gli altri nel capoluogo di regione. “Cosa è stato fatto – dice il titolare di un negozio di abbigliamento di corso Mazzini, il ‘salotto buono’ di Catanzaro – da quelli che he avrebbero dovuto occuparsene per dotare le strutture ospedaliere dei posti, letto della strumentazione e del personale.
Questa chiusura rappresenterà per noi il colpo definitivo”. “Si parla, si parla – concorda un avventore, ma di concreto però, non è stato fatto nulla”.
Preoccupazioni che non diminuiscono alla cassa di una bar-ristorante poco lontano dove fa bella mostra di sé il menu del giorno. “Per oggi siamo aperti regolarmente – dice la cassiera – ma da domani si potrà lavorare solo con l’asporto.
Certo con la chiusura di molti uffici e il ritorno massiccio allo smartworking, non c’è tanto da ben sperare”.
A qualche centinaio di metri, sulle panchine del giardinetti, c’è il solito crocicchio di pensionati.
“E’ una vergogna – dice uno di loro più accalorato che ottiene il consenso degli altri – siamo stati trattati allo stesso modo di regioni del Paese dove i contagi sono alle stelle.
E non è giusto per la nostra debole economia”.
Situazioni che si ripetono anche a Reggio Calabria, dove la rabbia si coglie sui social e c’è chi sta pensando di manifestare pubblicamente la propria contrarietà, e a Cosenza divisa tra chi mostra amarezza per la nuova chiusura e chi ammette la difficoltà del settore sanitario.