11 Novembre 2020
22
VIRUS, GOVERNO AL LAVORO PER IL “LOCKDWN LEGGERO”
L’esecutivo potrebbe arrivare a chiudere 3/4 delle regioni. Con nuove ordinanze dei governatori, si attuerebbe così una “chiusura leggera”
di REDAZIONE
PRESERRE (CZ) – 11 NOVEMBRE 2020 – La curva dei contagi e soprattutto quella dei tassi di occupazione dei letti negli ospedali, sia in terapia intensiva che in reparti ordinari, continuano a preoccupare il Governo. Per fermare l’avanzata del Covid, nonostante alcuni segnali positivi riguardo l’indice Rt, che rileva il grado di contagiosità del virus, l’esecutivo starebbe pensando a un “lockdown leggero“. Ne dà notizia il Corriere della Sera.
Non sarebbero previsti nuovi Dpcm. Lavorando sull’impianto dell’ultimo, verrebbero solo cambiate di fascia molte regioni, che passeranno dalla gialla alla rossa o arancione.
Il lockdown leggero dovrebbe essere avviato, secondo fonti vicine a Palazzo Chigi, entro domenica 15 novembre. L’obiettivo sarebbe quello di bloccare 3/4 delle regioni per impedire al coronavirus di circolare.
Attualmente sono in zona rossa Alto Adige, Calabria, Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta, e in zona arancione Abruzzo, Basilicata, Liguria, Puglia, Sicilia, Toscana e Umbria. L’Istituto Superiore di Sanità vorrebbe che il Governo cambiasse colore anche a Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Veneto.
Il lockdown leggero, riporta il Corriere della Sera, diventerebbe realtà attraverso nuove ordinanze del ministro della Salute, con lo scostamento di fascia dei territori, e nuove ordinanze di governatori e sindaci, chiamati a insaprire le regole anche nelle regioni gialle.
Le attività produttive e professionali dovrebbero continuare a lavorare, ma chiuderebbero bar e ristoranti e ci sarebbe il divieto di spostamenti tra diversi comuni. Di fatto gli stessi provvedimenti già adottati nelle zone rossa e arancione. Inoltre nuove attività commerciali potrebbero dover abbassare la serranda.
Tutti i negozi, con il lockdown leggero, potrebbero chiudere nel fine settimana, a eccezion fatta per quelli che vendo beni di prima necessità, come alimentari, farmacie e parafarmacie, edicole e tabaccai.
Molti ministri e presidenti di Regione, riporta il Corriere della Sera, starebbero spingendo per la sospensione delle lezioni in presenza.
Lucia Azzolina però sarebbe “categoricamente contraria” alla didattica a distanza su tutto il territorio nazionale e per le scuole di qualsiasi ordine e grado.