8 Dicembre 2020
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“JOBLESS MONEY 2”, REDDITO DI CITTADINA A FAMILIARI BOSS: 50 DENUNCE
Operazione dei carabinieri nella Piana di Gioia Tauro
di REDAZIONE
GIOIA TAURO (RC) – 8 DICEMBRE 2020 – Ci sono anche familiari di elementi di spicco della cosca Bellocco-Pesce di Rosarno tra i destinatari del reddito di cittadinanza.
Lo hanno scoperto i carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria che tra Gioia Tauro e Rosarno, hanno denunciato 50 persone ritenuti percettori irregolari del sussidio.
L’indagine, che rientra nell’operazione “Jobless Money 2” condotta dai militari del Nucleo ispettorato del Lavoro, ha fatto emergere che gran parte dei percettori irregolari sono familiari di esponenti di punta delle cosche di ‘ndrangheta della Piana di Gioia Tauro.
Tra questi figurano non solo soggetti già condannati per associazione a delinquere di stampo mafioso e figure apicali della ‘ndrangheta del mandamento tirrenico, ma anche donne che, intenzionalmente, avevano omesso di segnalare agli enti competenti all’erogazione del reddito di cittadinanza la presenza all’interno del proprio nucleo familiare di soggetti detenuti, già elementi di spicco della locale consorteria criminale, gravati da misure cautelari personali e condannati per associazione a delinquere di stampo mafioso.
I militari hanno scoperto, inoltre, false attestazioni riguardo la residenza e l’effettivo reddito familiare.
In alcuni casi, infatti, all’interno dello stesso nucleo c’erano madre e figlia o zia e nipote che nonostante conviventi, percepivano distintamente il reddito di cittadinanza.
Il danno erariale è stato quantificato in 357mila euro ai quali si sarebbero dovuti aggiungere altri 127mila euro se non fossero intervenuti i carabinieri. Gli accertamenti, oltre alle denunce hanno portato alla richiesta di interruzione del sussidio.
L’operazione “Jobless money 2” segue quella dello scorso giugno quando i carabinieri segnalarono altri 37 soggetti che, in maniera irregolare, hanno percepito il reddito di cittadinanza.
Il danno erariale complessivo, provocato nel 2020 dagli 87 illeciti percettori, è stato quantificato in circa un milione di euro tra somme indebitamente percepite e risparmi ottenuti con la sospensione del beneficio.