18 Febbraio 2021
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CENERI SULLA TESTA E ACQUA SUI PIEDI, AD AMARONI COMINCIA LA QUARESIMA
Don Roberto Corapi: “Facciamoci dono per gli altri, preghiamo di più con uno sguardo alle cose del cielo”
di Franco POLITO
AMARONI (CZ) – 18 FEBBRAIO 2021 – «Ceneri sulla testa e acqua sui piedi, nel segno del servizio».
Un monito forte, che non ammette repliche, quello di don Roberto Corapi nella solenne celebrazione di inizio quaresima ieri, Mercoledì delle Ceneri, ad Amaroni.
Tra riti che si ripetono da millenni e la “modernità” della chiesa “in uscita” auspicata da Papa Francesco e tanta cara al giovane parroco, nella “Cittadina del Miele” si inaugura il lungo periodo di meditazione in attesa della Pasqua.
Quaranta giorni «in cui – invita don Roberto – occorre diventare dono gli uni per gli altri e ad amarci con lo stesso amore di Gesù, che ha dato la vita per noi, per la nostra salvezza».
E in tempo tragico, recependo l’appello della Conferenza Episcopale Italiana e di tutto il mondo, il sacerdote sollecita di pregare per tutte le vittime della pandemia.
«Oggi iniziamo questo tempo di preghiera – ripete il religioso – e vogliamo riflettere su preghiera, elemosina e digiuno.
Preghiamo di più, vi prego. Con la preghiera del cuore. Fare elemosina vuol dire stare attenti agli altri cercando di distruggere il proprio io, pensando che non ci sono solo io ma ci sono gli altri fatti di volti».
Don Roberto, poi, soffermandosi sul significato del digiuno, invita la comunità ad astenersi dall’uso sfrenato dei mezzi di comunicazione.
«Facciamoci lo shampoo stasera con la cenere – sottolinea con insistenza – ricordando la nostra precarietà, vivendo con uno sguardo rivolto alle cose del cielo.
Quindi ceneri sul capo e acqua sui piedi nel segno del servizio.
Dalla testa ai piedi, non solo nella parrocchia dedicata alla patrona Santa Barbara Vergine e Martire.
Anche fuori dalla chiesa don Roberto cosparge di cenere gli astanti, tra i quali molti giovani, in un crescendo di emozioni che attanaglia tutti per un gesto d’ amore di una chiesa “in uscita” che non aspetta nel tempio, ma “travalica le mura ” per incontrare l’uomo.