8 Aprile 2021
18
“EPICENTRO”, CHIUSE LE INDAGINI PER 75 PERSONE
C’è il gotha delle cosche. Tre inchieste riunite da Dda Reggio C.
di REDAZIONE
REGGIO CALABRIA – 8 APRILE 2021 – Sono state chiuse le indagini del maxiprocesso “Epicentro” con il quale la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria ha riunito le operazioni “Malefix”, “Metameria” e “Nuovo corso”.
L’avviso di conclusione indagini, firmato dal procuratore Giovanni Bombardieri e dai pm Walter Ignazitto, Stefano Musolino e Giovanni Calamita, è stato notificato a 75 indagati ai quali la Dda contesta la partecipazione alle più importanti articolazioni territoriali del mandamento “Reggio Centro”.
Tra gli indagati ci sono i vertici delle principali cosche di ‘ndrangheta. Tra questi i boss Carmine, Orazio, Paolo Rosario e Giorgino De Stefano conosciuto con il soprannome di “Malefix”.
Ma anche i fratelli Alfonso e Gino Molinetti detto “la belva”, Demetrio Condello, Giandomenico Condello, Demetrio Canzonieri, Antonio Libri, Filippo Barreca ed Edoardo Mangiola.
Tutti sono stati arrestati nelle tre inchieste coordinate dalla Procura di Reggio e sono considerati esponenti apicali delle rispettive famiglie di ‘ndrangheta.
L’avviso di conclusione indagini è stato notificato anche ad altri esponenti della criminalità organizzata come Antonio Serio detto “Totuccio”, Antonino Latella e Giovanni Rugolino detto “Craxi”.
Il procedimento “Epicentro” è così chiamato perché documenta le più allarmanti dinamiche criminali registrate in riva allo Stretto.
La Procura ha documentato la definitiva e unitaria sinergia tra le cosche reggine, a prescindere dalle divisioni registrate a metà degli anni ottanta nella seconda guerra di mafia, con la preminente influenza dei gruppi di Archi riuniti attorno alla cosca De Stefano.
Per altro verso, secondo gli inquirenti, le fibrillazioni registrate per la conquista del potere mafioso nel quartiere Gallico e le spinte scissioniste portate avanti soprattutto da Luigi Molinetti, hanno rischiato di deflagrare in un vero e proprio ‘terremoto’ di ‘ndrangheta, scongiurato dagli arresti chiesti dalla Dda dall’estate del 2020 fino a poche settimane fa.