OPERAZIONE ‘ORTHRUS’, ASSOLTO L’EX SINDACO DI TORRE RUGGIERO PINO PITARO
Il Gup di Catanzaro: ‘Il fatto non sussiste”
Fonte: Edoardo CORASANITI (LANUOVACALABRIA.IT)
PRESERRE (CZ) – 27 SETTEMBRE 2021 – Assolto, insieme ad altri otto imputati: dopo due anni esatti dall’inizio del calvario giudiziario, il gup di Catanzaro ha assolto “perché il fatto non sussiste” Giuseppe Pitaro, avvocato ed ex sindaco di Torre Ruggiero, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito del processo “Orthrus”, l’operazione che ad ottobre del 2019 ha portato all’emissione di 17 misure cautelari nel Soveratese.
In particolare, tra Chiaravalle Centrale e Torre di Ruggiero. E’ difeso dall’avvocato Vincenzo Ioppoli, Giovanni Canino e Vittorio Ranieri. Oggi le assoluzioni sono state 9 in totale, tra cui i presunti esponenti di spicco della cosca, i Chiefari.
Quattordici invece le condanne. All’udienza di novembre 2020, gli inquirenti hanno chiesto la condanna per tutti e 23 gli imputati che hanno optato per il rito abbreviato.
Secondo la Dda di Catanzaro che lo voleva condannare a 6 anni, Pitaro avrebbe agevolato la cosca Chiefari, tenendo chiusa in una cassaforte del palazzo comunale un’interdittiva antimafia. Inoltre, sostiene l’accusa, durante un comizio elettorale, l’ex sindaco avrebbe avuto con sé un presunto esponente della cosca.
Accuse che gli sono state rivolte già ad ottobre 2019, quando il procuratore Gratteri annuncia in conferenza stampa che a suo parare c’erano gravi indizi di colpevolezza per poter ottenere una misura cautelare.
“Conosciamo la gestualità della mafia, sappiamo che la mafia non fa nulla a caso e quando sta in un posto non lo fa a caso ma fa una scelta di campo, ne consegue che il capo mafia sta partecipando alla campagna elettorale per un candidato sindaco che poi diventa sindaco.
Questo non ha rilevanza penale? Non è importante? E’ solo folklore o è un comportamento di mafia?”, diceva il capo della Procura del capoluogo di regione.
Detto, fatto: il ricorso contro la decisione del Gip viene presentato e dopo il rinvio a causa del Covid arriva tra le mani dei giudici del Tribunale della Libertà Ermanna Grossi, Michele Cappai, Giuseppe De Salvatore: rigettato in sei pagine di motivazioni.
Di opinione contrario già da subito Gip, il giudice chiamato a valutare autonomamente sulle esigenze cautelari: fu quest’ultimo a sostenere la mancanza di gravi di indizi di colpevolezza e la non sussistenza di ragioni cautelari. “Del tutto fumosa e quanto mai generica” scrisse il giudice dell’indagine preliminare. Decisione confermata anche dal Tribunale della Libertà di Catanzaro, il quale ha rigettato il ricorso della Procura bollando l’accusa come “evanescente e non definita”,
L’INDAGINE:
Due nuclei familiari legati anche da vincoli familiari, per il controllo della zona delle Serre catanzaresi: da una parte i Chiefari, dall’altra gli Iozzo. le accuse, dediti alle attività economiche ed imprenditoriali di vario genere (movimento terra,, fornitura di materiale inerte per l’edilizia, allevamento di bestiame, ristorazione e tanto altro); i secondi, che materialmente avrebbero la disponibilità di armi di uso comune e da guerra, dediti, in particolare, insieme alle attività delittuose di carattere estorsivo ai danni di commercianti ed imprenditori boschivi e o edili, all’attività di traffico di sostanze stupefacenti del tipo marijuana e cocaina oltre ad avere interessi anche nel settore del movimento terra attraverso soggetti prestanome o con i quali, risultano di fatto, avere la disponibilità di mezzi per i, trasporto di materiale inerte.
Due presunte articolazioni della consorteria di ‘ndrangheta che ha come suo riferimento il sodalizio facente capo a Vincenzo Gallace e Carmelo Novella. Ad ottobre 2019 le misure cautelari furono 17
LA SENTENZA: