11 Novembre 2021
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ARCHEOLOGIA, UN AVAMPOSTO STRATEGICO NORMANNO-SVEVO SULLA SQUILLACE COLLINARE?
Un incendio casuale ha fato emergere dei manufatti di immobili risalenti a moltissimi secoli addietro. Nelle immediate vicinanze rinvenute anche due monete della stessa epoca
di Franco POLITO
SQUILLACE (CZ) – 11 NOVEMBRE 2021 – Novità archeologiche a Squillace.
E che novità.
Guido Rhodio, presidente onorario dell’Istituto di Studi su Cassiodoro e sul Medioevo in Calabria, ex sindaco della città e già presidente della Regione Calabria, ha scritto al soprintendente regionale ai Beni Culturali, Fabrizio Sudano.
Oggetto della missiva, indirizzata per conoscenza anche al sindaco di Squillace Pasquale Muccari; ai carabinieri, alla polizia municipale ed a Chiara Raimondo, presidente dell’Istitituto di Studi su Cassiodoro, la scoperta fortuita di antichi ruderi in località “Bellomena”.
«In quella località di questo territorio comunale – sottolinea Rhodio – denominata appartenente probabilmente in parte alla proprietà comunale, e in parte a proprietari imprecisati – in base a quanto segnalatomi da cittadini associati alla Pro Loco – sono stati scoperti fortuitamente ed in conseguenza di un incendio casuale, dei manufatti di immobili risalenti a moltissimi secoli addietro»
Ma c’è di più. La scoperta è caratterizzata anche dal «rinvenimento, nelle immediate adiacenze – aggiunge Rhodio – di due monete di epoca normanno-sveva, ora custodite responsabilmente da Gabriele Mauro, giovane squillacese, a disposizione di codesta Soprintendenza».
Rhodio, inoltre, utilizzando personali conoscenze storico-documentali, ha predisposto e pubblicato sul propri profilo Facebook un post riassuntivo delle ipotetiche, possibili attribuzioni temporali dei manufatti, evidenziando «ad ogni buon fine, che la predetta area risulta già sottoposta all’attenzione di codesta Soprintendenza, per vari atti ricognitivi condotti negli anni decorsi».
L’ex sindaco di Squillace confida moltissimo nella solerte iniziativa della Sovrintendenza regionale «per i conseguenti adempimenti di legge, nonché per i necessari approfondimenti di studio e valutazione scientifica, previo un appropriato sopralluogo tecnico, anche ai fini della custodia e valorizzazione dell’importante sito archeologico».
Il presidente onorario dell’Istituto di Studi su Cassiodoro scrive du Facebok:
«Un avamposto strategico normanno-svevo emerge sulla Squillace collinare, a seguito di un incendio dei mesi scorsi, che ha riportato alla luce muri e reperti risalenti al primo periodo della frequentazione normanno-sveva su una parte del nostro colle, molto più a sud del sito difensivo dei due Castelli che conosciamo.
L’esplorazione più diligente e minuziosa dei nostri bravi giovani della Pro Loco e degli appassionati ricercatori hanno completato il risultato, che si delinea assai interessante per la storia di un periodo cruciale del protagonismo politico e sociale che interessò la Squillace altomedioevale, con figure di grande rilievo come le Regine di Sicilia (Il Regno del Sole), Adelasia e Costanza, e i Re Guglielmo II il Buono e Manfredi di Svevia (ricordati da Dante), che legano indissolubilmente il loro nome alle nostre vicende più significative».
E ancora: «Da alcuni di questi giovani e soprattutto da Gabriele Mauro di Ruggero, tra i più zelanti e rigorosi ricercatori, ho appreso notizie che mi sembrano molto preziose per l’indagine e lo studio che dovrà essere proseguito dagli addetti ai lavori, tra cui gli esperti della Soprintendenza ai Beni Culturali e i professionisti abilitati.
A dire di Gabriele Mauro (che ha il mio totale sostegno e piena condivisione), si tratta di elementi cognitivi di grande rilevanza documentale, in quanto essi vengono a confermare l’insediamento del Castrum, in una propaggine del colle di grande esposizione militare e paesaggistica, a cominciare dal luogo maggiormente meridionale in vista al Golfo (“Bellomena”), su cui la storia urbanistica ci tramanda particolari e importanti strutture.
Nel caso gli studi dovessero propendere per edifici militari, potremmo allora trovarci ad avanzi di quel Castello che Ruggero Normanno, nel 1059, fece innalzare davanti alla Porta, ovviamente di Mezzogiorno,per “bloccare” e vincere la resistenza tenace degli squillacesi al suo prolungato ed inconcludente assedio
Se, al contrario, i predetti muri e l’antichissima icòna emersi (vedi foto) si dovessero attribuire ad edifici religiosi, essi probabilmente potrebbero richiamare gli storici edifici di San Giovanni Battista, pre o prototemplari e poi del protoconvento omonimo dei Padri domenicani, indicato tra i primissimi sorti in Calabria.
In ambedue di tali ipotesi, comunque, ci sembra utile e URGENTE uno studio appropriato euno scavo archeologico, almeno esplorativo, per verificare l’esistenza di tombe o altro».
Poi conclude: «Le due monete – inoltre – ivi sparse e rintracciate (vedi foto) sul terreno adiacente ai muri, sono assegnabili sicuramente al regno di Guglielmo II (1166/1189) e di Manfredi (1258/1266) – anche se di esclusivo valore storico, sono ambedue custodite responsabilmente da Gabriele Mauro a disposizione della Soprintendenza – ci riportano indubbiamente alle prime frequentazioni normanno-sveve nei diversi siti strategici della nostra città medioevale e, come detto, alla conferma che l’epoca delle istituzioni sorte in quel luogo finora conosciuta (XIII secolo circa), può risultare attendibile e compatibile coevemente».
I MURI DI BELOMENA NON SI COLLEGANO AL “CASTELLUM“ DEL CONTE RUGGERO
In un successivo post Rhodio puntualizza: «I muri rinvenuti recentemente a Bellomena non possono collegarsi al “castellum“ del Conte Ruggero Normanno (1059), come noi avevamo indicato tra le ipotesi possibili.
Ce lo segnala, giustamente e opportunamente, la dr.ssa Chiara Raimondo, Presidente del nostro Istituto Cassiodoro, nonché archeologa esperta ed apprezzata, la quale ci ricorda che «per castellum non si intende un castello in pietra nel senso medievale del termine, ma il “castellum” è una struttura lignea tipo torre che viene costruita sul luogo appoggiata o avvicinata alle mura assediate per combattere alla stessa altezza degli assediati e superare l’altezza dei muri di cinta.
A questo, senza alcun dubbio, si riferisce Goffredo Malaterra », e quindi il prof. Sattia, che noi avevamo citato.
I muri di Bellomena – che tali in effetti sono – attendono quindi un’assegnazione temporale e logistica, che solo studiosi ed esperti come la dr.ssa Raimondo e quelli della Soprintendenza competente possono stabilire e definire, per come noi stessi avevamo auspicato nell’indicare una delle ipotesi possibili per l’indagine e la valutazione tecnica, che ancora una volta chiediamo e sollecitiamo.
Nella circostanza ci ha ancora una volta raccomandato quanto pure ha «chiesto cortesemente ad altri appassionati e alla Proloco di non raccogliere più materiali , ma di segnalarli regolarmente alla Soprintendenza e a noi come tu infatti stai facendo »
E ciò nel rispetto delle procedure di legge, ma anche per assicurare l’attendibilità scientifica dei rinvenimento, ai quali gli stessi appassionati ritrovatori ci tengono moltissimo».