30 Novembre 2021
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LETTERE A TITO N. 370 – ONORA IL PADRE E LA MADRE NEL TRIBUTO DI DOMENICO BARBARO DI PLATÌ
Nelle nostre famiglie e nelle parrocchie, ci hanno insegnato che tutto può essere ed è “preghiera”… se e quando il nostro cuore e la nostra mente sono rivolte al pensiero del divino (Dio e Santi)
di Domenico LANCIANO (www.costajonicaweb.it)
BADOLATO (CZ) – 30 NOVEMBRE 2021 – Caro Tito, come già sai per aver pubblicato quattro lettere che lo riguardano (n. 163 – 232 – 313 e 321), conosco Domenico Barbaro (classe 1949, detto Mimmo) dai banchi del Liceo Classico di Locri. Lui proveniente da Platì ed io da Badolato.
Ci siamo poi ritrovati sulla stessa Via dei Campani (storico quartiere popolare di Roma, vicino alla Stazione Termini). Lui che frequentava Medicina ed io Filosofia alla medesima Università degli Studi (oggi “La Sapienza”).
Lui fidanzato e poi sposato con Anna una ragazza molisana, sua collega di studi e poi di professione; ed io libero da impegni sentimentali, ma poi sposato con una loro collega medico di un paese confinante con quello di Anna. Lui sistemato ad Isernia Città, sùbitodopo aver conseguito la laurea; io, anni dopo, un po’ più in montagna, nella provincia, in quel di Agnone, conosciuta come “città delle campane”.
Quando, negli anni settanta da studenti, abitavamo vicini nella medesima Via dei Campani, a Roma, ho avuto modo di conoscere i genitori di Mimmo (Francesco e Bettina) e i suoi quattro fratelli (Nicola, Natale e i gemelli Rocco e Roberto). Una famiglia davvero splendida! In quegli anni “papà Francesco” era emigrato per lavoro in quella stessa Germania che lo aveva visto deportato e prigioniero militare nei campi nazisti, ai tempi della seconda guerra mondiale.
Di tanto in tanto vedevo “mamma Bettina” risalire quella Via dei Campani verso il centro del quartiere per andare a messa o per fare la spesa: c’era da accudire i suoi cinque figli, tutti maschi.
Camminava lentamente, con gli occhi bassi sulla via dei suoi passi, con quel pudore silente tipico delle nostre donne del profondo sud, tutte concentrate sulla loro famiglia. Così come la descrive Mimmo nelle allegate 37 pagine del suo <<IL SILENZIO E’ PREGHIERA” (una madre, mia madre)>> finito di scrivere il 14 gennaio 2021.
Il suo incedere lento e il suo volto pulito come la sua anima mi davano l’idea di una spiritualità e di un misticismo che conoscevo bene in molte donne della nostra Calabria tradizionale, prima che le modernità sconvolgessero pure il nostro popolo e lo rendessero quasi irriconoscibile, salvo eccezioni.
In questo santo clima sono cresciuti i fratelli Barbaro, tutti bravi ragazzi, sensibili oltre la norma, forgiati al rigore etico dei loro Genitori, specialmente dalla pacatezza materna.
1 – IL SILENZIO E’ PREGHIERA
Nelle nostre famiglie e nelle parrocchie, ci hanno insegnato che tutto può essere ed è “preghiera”… se e quando il nostro cuore e la nostra mente sono rivolte al pensiero del divino (Dio e Santi). Sono preghiera la gioia e la sofferenza, il cibo e la fame, il lavoro e la vacanza. Tutto. E’ il caso di “mamma Bettina” educata fin da bambina a questi valori esistenziali e religiosi della sacralità.
Magàri il mondo vivesse in questo clima della silenziosa sacralità!… ci sarebbe quell’Armonia che “mamma Bettina” raccomandava ai figli. Come nella lettera lasciata Loro “a futura memoria” prima di intraprendere il viaggio aereo, con il marito Francesco,per l’America nell’agosto 1977.
Lettera che ho trascritto, con autentica devozione, proprio nel capitolo sull’Armonia, alle pagine 62-64 del libro “Prima del Silenzio” andato in stampa nel giugno 1995, qualche settimana dopo la sua morte avvenuta in Isernia il 24 maggio. Tanto mi aveva colpito quella “lettera-testamento” del 1977 poi risultata superata da più positivi eventi!…
Ho convinto l’amico Mimmo Barbaro a condividere con i nostri lettori le 37 pagine scritte in onore della madre. Nato per essere un riservato promemoria familiare, questo opuscolo “IL SILENZIO E’ PREGHIERA” viene pubblicato adesso nella convinzione e nella fiducia che possa essere utile ad altre persone, oltre che alla ristretta cerchia anche amicale. E’ una pubblicazione – ci tengo a precisare – che avviene nel rispetto e nella “sacralità” con cui sono nate quelle pagine. Con la stessa “devozione” con cui nel 1995 ho trascritto quella memorabile “lettera-testamento” del 1977 destinata ai cinque figli.
2 –IMMANIGI ED EMOZIONI
In contemporanea(nella presente “Lettera n. 370 di lunedì29 novembre 2021”) partecipo ai nostri gentili e sensibili Lettori solo alcune foto scelte tra le 50 presenti nel libro “Immagini, emozioni” (che a loro volta sono state tratte dall’enorme archivio di “papà Francesco” tra quelle fattenella Platì degli anni Cinquanta) e che Domenico ha voluto pubblicare nel 2014 in onore del proprio Genitore e della sua arte fotografica. Sarebbe davvero assai meraviglioso che qualcuno si occupasse e si preoccupasse di pubblicare o di mettere in mostra gran parte delle foto sociali scattate da Francesco Barbaro, in tempi in cui la macchina fotografica era ancora un oggetto misterioso che pochi avevano e sapevano usare. Specialmente a fini della narrazione sociale del proprio paese.
Come ha fatto Francesco Barbaro (1917-1999) con una lungimiranza, un affetto e un acume sociale sbalorditivo per quei tempi e per un fotografo amatoriale (gli stessi tempi in cui a Badolato agiva Giocondo Rudi un fotografo di professione con la medesima passione della documentazione sociale). Ne capisco l’importanza, poiché anch’io ho realizzato una documentazione unica e irripetibile su Badolato dal 1973 al 1977 in oltre quattromila foto (solo il 30% a colori). Una fotografia sociologica che mi avvicina molto allo spirito che ha animato Francesco Barbaro negli anni Cinquanta del 20° secolo.
3 – UN MONUMENTO MORALE AI PROPRI GENITORI
Con il libro fotografico “IMMAGINI, EMOZIONI” (stampato in 60 pagine nel febbraio 2014 in Isernia da Cicchetti) e con l’opuscolo “IL SILENZIO E’ PREGHIERA” del 2021 (ancora inedito), il dottore psichiatra Domenico Barbaro intende elevare un monumento di Amore e di Gratitudine ai propri Genitori, pure a nome dei quattro fratelli. Ma anche come eredità etica e familiare alle presenti e future generazioni che da Loro provengono. Ad imperitura memoria, come si suole dire. E come tale accettiamo entrambi questi documenti d’Amore filiale. Con la devozione ed il rispetto dovuto alle cose che abbiamo di più sacro.
4 – DOVE TROVARE IL LIBRO FOTOGRAFICO SU PLATI’
Poiché non è in distribuzione, essendo soltanto una realizzazione in poche copie e ad esclusivo uso familiare, mi sembra opportuno elencare (nei prossimi due paragrafi 5 e 6)le premesse e le cinquanta foto che evidenzia tale libro (formato cm 30 x 23,4).
Chi lo volesse sfogliare, si rivolga o vada fra qualche mese (il tempo della catalogazione e della messa in fruizione pubblica) alla Biblioteca Calabrese di Soriano Calabro (VV) oppure alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, cui è stato inviato per adeguata documentazione sociale, conservazione e valorizzazione ma pure per dovere di legge. Ritengo che si possa avere in prestito per un mese tramite il sistema inter-bibliotecario nazionale.Qualche altra copia sicuramente circola ancora in Platì. Si può chiedere al parroco.
5 –TRE PREMESSE AL LIBRO
Ecco, caro Tito, sulla fotografia sociale di papà Francesco ci sono tre testi di premessa al libro “Immagini, emozioni”, curato dal suo secondogenito Domenico, anche a nome dei fratelli (Nicola, Natale, Rocco e Roberto). Tutti insieme lo dedicano ai loro Genitori. La PRESENTAZIONE, infatti, è firmata dai cinque fratelli Barbaro e porta la data del febbraio 2014.
<<Questa modesta pubblicazione – scrivono alla prima pagina – nasce nella ricorrenza del centenario della nascita di nostra madre (1 febbraio 1914) e nel quindicesimo dalla morte di nostro padre. E’ una piccola selezione (solo 50 foto, ndr) di quella vasta eredità di immagini che nostro padre morendo ci ha lasciato …>>. Perciò, tale pubblicazione è dedicata ad entrambi i Genitori.
Alle pagine 3-4 lo stesso Domenico Barbaro racconta come è nato e come si è sviluppato nel padre l’amore per la fotografia, fin dalla seconda metà degli anni quaranta, appena tornato dai lunghi anni di guerra e di prigionia.
Nel secondo testo DALLA CANDELA AL PIXEL egli riassume bene l’evoluzione non soltanto dell’amatorialità di suo padre Francesco (maestro sarto di professione con discepoli e poi emigrato in Germania per lavorare) ma anche come e quanto si sia evoluta la tecnica fotografica nel mondo e persino nella remota periferia della Calabria aspromontana di Platì (in provincia di Reggio).
Alle pagine 5-6 il curatore ed editore di questa bellissima, emozionante e storica Opera di fotografia sociologica commenta, con il terso testo UN PAESE IN FOTO, tale documentazione sociale davvero rara quanto preziosa. Con le 50 foto, che poi di sèguito sono evidenziate (ognuna a tutta pagina), già si può capire lo stato delle cose nel paese di Platì negli anni cinquanta.
Ed è mio auspicio che, prima o poi, possano essere pubblicate o rese fruibili altre fotografie che a centinaia costituiscono questa immensa eredità di affetti, emozioni non soltanto per la famiglia di Francesco Barbaro ma anche per tutti noi, in particolare per gli appassionati di immagini e testimonianze sul mondo che fu … che è poi il mondo da cui in pratica la mia generazione proviene e che, con affetto, tramanda alle generazioni future.
6 –ELENCO DELLE FOTO SOCIALI SU PLATI’
Ed ecco, caro Tito, alcuni flash del paese di Platì nei faticosi ma ancora “vergini” anni cinquanta, dopo una disastrosa seconda guerra mondiale che aveva messo in ginocchio tutta l’Italia e specialmente il nostro Sud.
Alla pagina 7 la prima foto fa vedere due suore e dodici bambini dell’asilo che corrono allegri (forse verso la refezione). – 8 – Una suora consola una bimbetta dell’asilo. – 9 – Nel cortile dell’asilo tre suore giocano con una classe mista di bambini. – 10 – Bambini nel refettorio dell’asilo mentre mangiano ed una donna in grembiule bianco che li accudisce. – 11- Numerosissimi bambini dell’asilo che camminano su una strada brecciata, avendo sullo sfondo il paese di Platì tra le montagne. Sono con loro due suore e due maestre o assistenti. I bambini di queste foto dell’asilo sono tutti in grembiule, bene ordinati, carini e belli.
Le foto delle pagine 12-13-14 descrivono la sosta e i giochi dei bambini della precedente foto di pagina 11 che fanno la passeggiata. Alla pagina 15 scolari in gruppi ben ordinati in piazza in attesa di una cerimonia ufficiale (c’è una bandiera italiana).
16 – Animata partita di calcio tra ragazzini su un prato. – 17 – Partita di calcio tra ragazzini in una strada del paese. Alle pagine 18-19-20-21 belle descrizioni di alcuni lavori manuali (stradali o edili) con presenza di operai di vari cantieri. – 22 – Raccoglitrici di olive. – 23 – Coppia sorridente in uno spoglio negozio di alimentari.
– 24 – Anni settanta: Francesco Barbaro emigrante accompagnato da moglie e due figli alla Stazione Termini di Roma (ripartenza per la Germania). – 25 – Trentasette bambine con le mani giunte e vestite completamente di bianco per la Prima Comunione. – 26 – Piccolo corteo di sposi. – 27 – Processione di statua mariana per il paese. – 28 – Processione di statua di Santo per il paese.
– 29 – Due donne penitenti con rovi sulla testa. –Pagine 30-31-32-33 Processioni triste con statue durante la Settimana Santa. – 34 – Funerale con poche persone dietro la bara. – 35 – Scolaresche in fila su una strada del paese in una processione. – 36 – Funerale imponente per una persona sicuramente importante.
– 37 – Coppia di anziani. – Pagine 38-39-40-41-41-42 Momenti familiari. – Pagina 43 – Levatrice tiene due gemelli appena nati e la loro mamma a letto. – 44 – Piccolissima banda musicale e bambini in una via del paese. – 45 – Ragazzino venditore ambulante di gelati. – 46 – Giovanotto con pipa in bocca mentre incede sicuro ed elegante per una via del paese.
– 47 – Ragazzino con bicicletta. – 48 – Due adulti con giornale. – 49 – Bambinetto gioioso su finestra con premurosa anziana signora. – 50 – Ragazzino che fa la capriola in strada. – 51 – Pastore con capre per una via del paese. – 52 – Due pastori di capre – 53 – Anziano e tipico pastore d’Aspromonte. – 54 –Contadino con asino sulla cui groppa ci sono tre bambini sorridenti. – 55 – Scorcio di Platì con chiesa sotto montagnola rocciosa. – 56 – Volti sereni dei coniugi Barbaro in un abbraccio prima della partenza di papà Francesco per la Germania alla stazione Termini di Roma (anni settanta).
Questa ultima foto ho voluto riportare come prima per quanto appare emblematica dei coniugi Barbaro con i loro volti sereni di un amore a prova di lontananza per emigrazione. E’ la loro “icona” più rappresentativa di una lunga vita vissuta insieme con il frutto di cinque figli.
7 – MIO PADRE ERA UN POETA
Alla pagina 58, il figlio Domenico, curatore di questo stupendo e raro libro fotografico, dedica a suo padre una poesia molto toccante, dal titolo “Mio padre era un poeta”.
La trascrivo qui non soltanto perché è una verità per chiunque fa le cose con arte ed amore, ma pure perché rappresenta un tributo di affetto filiale ammirevole, una testimonianza generazionale di particolare importanza poiché questo fotografico è un vero e proprio “libro-monumento” ai propri Genitori e, in particolare, all’arte sociale di papà Francesco. Ecco i versi di questa bella poesia.
<< Mio padre era un poeta / e non ha mai scritto poesie. / Perché non sono poeti / solo quelli che scrivono poesie, / quelli che sanno trasformare le emozioni in parole, / quelli che raccontano in versi / il loro sguardo pensoso sul mondo. / – Forse non sono poeti / anche quelli che vivono intensamente i loro silenzi, / e non hanno parole, non hanno accenti, / e non hanno parole, non hanno accenti, / mancano di carta e penna / per lasciare un segno leggibile del loro passaggio? / Mio padre era un poeta / e non ha mai scritto poesie, / ma sapeva parlare con gli occhi / e con l’occhio del suo obiettivo. / Lui raccontava il suo mondo / con lo sguardo dell’uomo in perenne esilio. / Strappava immagini al tempo in frenetica corsa, / immagini in bianco e nero / tratte dai suoi giorni grigi. / E amava quella vita che sapeva disegnare / con il sentimento del dare e non dell’avere. / Mio padre era un poeta / perché raccontava il suo paese e la sua solitudine, / la stanca nostalgia per la sua gente, / i sogni inascoltati degli altri, / la miseria e la fame / che sanno risparmiare la dignità dell’uomo, / l’espressione eternamente rassegnata degli ultimi, /e il sobbalzo improvviso / di uomini in processione >>.
8 – LIBRI-MONUMENTO PER I GENITORI
Questa “Lettera n. 370” intende evidenziare l’arte fotografica a carattere sociale di Francesco Barbaro e, inoltre, le 37 pagine che (intitolate <<IL SILENZIO E’ PREGHIERA>>)il figlio Domenico dedica alla propria mamma, deceduta il 24 maggio 1995. Queste accorate 37 pagine e il libro fotografico rappresentano, insieme, il Monumento che i cinque figli, in particolare Domenico, intendono elevare alla amorosa memoria dei propri Genitori.
Specialmente a chi si appresta a leggere <<IL SILENZIO E’ PREGHIERA>> vorrei raccomandare di predisporsi con animo adatto ad incontrare pagine di alta spiritualità e di vivere momenti di particolare commozione, anche con gli occhi rigonfi di lacrime per l’intensità ed i significati del racconto. Dipenderà sicuramente con quale stato d’animo saranno affrontate; però dopo la lettura di queste 37 pagine si può rischiare una profonda trasformazione del proprio essere verso valori poco cònsoni all’attuale modernità.
9– SALUTISSIMI
Caro Tito, fatta questa onesta avvertenza, spero proprio tanto che i nostri Lettori possano giovarsi sia del libro fotografico “Immagini, emozioni” e sia dell’opuscolo “Il silenzio è preghiera” che noi porgiamo loro con sincero affetto. Non posso concludere questa “Lettera n. 370” senza almeno accennare alla necessità di una Fototeca Calabrese Regionale Centrale che, come una Biblioteca Calabrese Regionale Centrale (quella Calabrese di Soriano), raccolga documenti così interessanti ed essenziali alla nostra memoria ed identità storica ed umana come lo sono queste foto di Francesco Barbaro (comprese ancora quelle tante ancora inedite).
Dopo questa n. 370 non so darti un appuntamento a breve scadenza, poiché ho bisogno di un periodo di tempo molto intenso (non so quanto lungo) per organizzare il mio Archivio e la mia Biblioteca personale in vista di una donazione quale si profila all’orizzonte a favore di una istituzione pubblica, di cui poi, se si concretizza, ti dirò. Probabile che potrò fare una qualche incursione episodica, ma, per il momento, mi tocca interrompere qui il flusso continuo di questa mia corrispondenza.
Comunque è pur sempre un ARRIVEDERCI ma non so a quando. Grazie ancora e sempre di tutto e per tutto. Alla prossima, questa volta un po’ lontana. Sempre con profondo, fraterno e sincero affetto, saluto te e i nostri cari Lettori.
ITER-City, lunedì 29 novembre 2021 ore 16.55- Dal settembre 1967 il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto” – Tutte le foto qui riportate appartengono agli Eredi di Francesco Barbaro (1917-1999).
LEGGI O SCARICA L’ALLEGATO <<IL SILENZIO E’ PREGHIERA>>
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