LETTERA APERTA AI SINDACI DELLE LANGHE, A CARLO PETRINI DI SLOW FOOD E ALLA FONDAZIONE NUTO REVELLI PER UN MONUMENTO ALLE “CALABROTTE”
Dopo il film “La Sposa” su Rai Uno (terza puntata 30 gennaio)
di REDAZIONE
BADOLATO (CZ) – 26 GENNAIO 2022 – Le associazioni culturali “Università delle Generazioni” e “Amici della Calabria” hanno inviato una “Lettera aperta” ai Sindaci dei Comuni delle Langhe (vasto territorio piemontese tra le province di Cuneo e di Asti), al fondatore di Slow Food Carlo Petrini, alla presidenza della Fondazione NutoRevelli, a parecchie altre associazioni culturali locali, ad eminenti personaggi, nonché a numerose testate giornalistiche regionali, nazionali ed estere.
Così scrive Domenico Lanciano, giornalista calabrese impegnato a contrastare lo spopolamento dei borghi e noto per la vicenda del 1986-88 di “Badolato paese in vendita in Calabria”: «E’ ben chiaro a tutti Voi il fenomeno delle donne che, dalla Calabria soprattutto e dal Sud Italia in genere, sono emigrate (per matrimonio e per lavoro) in Piemonte e, in particolare, nelle Langhe, contribuendo in modo alquanto determinante alla demografia e all’economia di questo importante Comprensorio, poi divenuto prestigioso marchio internazionale».
Quindi, conclude formulando la seguente proposta: «Le associazioni culturali informali “Università delle Generazioni” e “Amici della Calabria” ritengono che sia giunto il momento (anche a livello di opinione pubblica, dopo tanti studi e libri pubblicati a riguardo e specialmente dopo il grande successo dello sceneggiato televisivo “La Sposa” che sta andando in onda in tre puntate su Rai Uno) di erigere un monumento alla cosiddette “Calabrotte” in un luogo che sarete voi a decidere nei tempi e nei modi più opportuni».
In realtà, il promotore intende avanzare la stessa proposta ad altre realtà simili alle Langhe, nel centro-nord Italia dove nel dopoguerra (specialmente dal 1945 al 1990) centinaia di migliaia di donne meridionali di tutte le età hanno contribuito alla ricchezza di interi territori, nell’agricoltura (come ad esempio nelle ortaie della pianura padana), negli allevamenti, nelle industrie e nei servizi.
Un monumento alla loro memoria e alla loro presenza storica è quanto mai dovuto, anche come riconoscenza e gratitudine per l’immensa missione svolta anche come prolifiche nutrici.