STOP MASCHERINE ALL’APERTO, COLDIRETTI CALABRIA: «TAGLIA QUALCHE COSTO ALLE IMPRESE AGRICOLE»
Un prodotto agricolo su quattro, soprattutto per le campagne agrumicole ma non solo, viene raccolto da mani straniere con circa 21mila lavoratori provenienti da diversi paesi
di REDAZIONE
PRESERRE (CZ) – 9 FEBBRAIO 2022 – Non solo aria di libertà e un ritorno ad una vita quasi normale che può generare fiducia per tutti ma anche taglio dei costi per le imprese agricole con la fine dell’obbligo delle mascherine che, al netto dei costi abnormi di energia e materie prime, quantomeno consente un risparmio mensile nelle campagne.
Il superamento dell’obbligo di indossare la mascherina all’aria aperta che partirà dall’ 11 febbraio è una scadenza importante – sottolinea la Coldiretti – per i circa 80mila lavoratori nelle nostre campagne dove gran parte delle attività si svolge all’aria aperta con la possibilità di rispettare le distanze.
Sui costi per la prevenzione pesa invece l’obbligo del tampone per i lavoratori extracomunitari vaccinati con Sputnik o altri vaccini non riconosciuti dall’Italia che sono stati recentemente autorizzati a venire in Italia con l’obbligo però del test.
Si tratta di un impegno rilevante in una situazione in cui – secondo la Coldiretti – quasi un lavoratore agricolo straniero su due proviene da paesi in cui è utilizzato il vaccino russo mentre in molti arrivano da Paesi in cui è diffuso quello cinese Sinovac.
In Calabria un prodotto agricolo su quattro, soprattutto per le campagne agrumicole ma non solo, viene raccolto da mani straniere con circa 21mila lavoratori provenienti da diversi paesi che hanno trovato, nella nostra regione, regolare occupazione in agricoltura, fornendo oltre il 30% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore.
Poiché sono spesso situate in aree isolate e con ampi spazi all’aperto e la maggioranza dei lavori possono essere eseguiti rispettando il distanziamento – continua la Coldiretti – le aziende agricole sono forse i luoghi più sicuri per difendersi dal contagio.
Non è un caso che – conclude la Coldiretti – riguardano l’agricoltura appena lo 0,3% delle 191.046 denunce di infortunio da Covid-19 al lavoro registrate dall’Inail in Italia al 31 dicembre 2021, dall’inizio della pandemia.