SANT’ANTONIO, A FABRIZIA UNA DOMENICA DI FORTE DEVOZIONE
Immersi nel borgo caratteristico delle Serre, abbiamo assistito ad una sentita processione che ha coinvolto la comunità
di Gianpiero TAVERNITI
FABRIZIA (VV) – 22 GIUGNO 2022 – La domenica appena trascorsa , è stata una domenica dal gusto speciale, dopo due anni di restrizioni e lockdown, finalmente una festa di un Santo molto venerato in Italia, Sant’ Antonio di Padova che nel calendario liturgico ricorre il 13 giugno.
Santo Patrono del centro vibonese, a causa delle elezioni amministrative comunali di domenica 13 giugno, i suoi festeggiamenti sono stati posticipati di una settimana.
Immersi nel borgo caratteristico delle Serre, abbiamo assistito ad una sentita processione che ha coinvolto la comunità che ha venerato il Santo, nella forte devozione e nella più salda coesione sociale che il culto verso questo santo regala.
Dopo che lo stesso rientra in chiesa, vengono fatte degli incanti, una specie di asta di dolciumi tipici calabresi o per meglio dire vibonesi, proprio della zona dei famosi mostaccioli” con figure tipiche identitarie che coinvolgono tanti fedeli in questo momento di sana competizione per aggiudicarsi i dolci tipici, ma allo stesso modo, la migliore occasione per aggregarsi condividendo la festa fino alla fine, contribuendo verso la parrocchia che li aggrega.
Una festa ben riuscita, in questo suggestivo borgo calabrese che dall’alto dei suoi quasi mille metri d’altitudine, ci regala un’aria sana che pizzica di salubrità e che nelle sere d’estate, rinfresca naturalmente e concilia in una surreale tranquilla villeggiatura di tantissimi emigranti che dal centro Europa rientrano nel loro amato paese natio, piccolo borgo sorto dalla trasmigrazione delle genti di “Castelvetere” (Caulonia) e di Roccella.
Ottenne la sua autonomia nel1591, tratta dal casale del principe di Roccella Fabrizio Carafa, che scelta come sua dimora di villeggiatura estiva , ne lasciò un distintivo segno , imponendole il proprio nome.
Un centro che fino a fine anni sessanta, primi settanta come tantissimi borghi calabresi, era popolatissimo, viveva di artigianato, pastorizia e lavorazione e commercializzazione di legname.
Luogo immerso nella natura, in un polmone verde che le Serre gonfiano di salubrità , rinfrescato dalle sue pure acque e fonti batteriologicamente pure che donano alla collettività acque minerali apprezzabilissime.
Gente di montagna, accogliente, schietta e pura che ha il senso dell’accoglienza, il senso della comunità e nel venerare il suo Santo Patrono, ha dato il massimo.
Evviva Sant’Antonio di Padova.