VICENDA GIUDIZIARIA AL COMUNE DI SQUILLACE, FDI: «IL CONSIGLIO SI DIMETTA IN BLOCCO»
Squillace, il municipio
Riceviamo e pubblichiamo:
SQUILLACE (CZ) – 2 AGOSTO 2022 – «Comunque vada l’8 settembre restano i fatti.
Che avremo modo, settimana per settimana, di esporvi in modo dettagliato, da quanto risulta dalle intercettazioni che hanno visto coinvolti, a vario titolo, il sindaco, la segretaria comunale, due assessori, per i reati di corruzione e concussione e per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio dalla Procura del dott. Nicola Gratteri, con udienza preliminare fissata per 9 giugno scorso e rinviata, per il prosieguo, a giorno 8 settembre prossimo.
Dev’essere subito chiaro che quanto andremo ad esporre, nei prossimi giorni, non è frutto di nostre allusioni e supposizioni ma è ciò che gli stessi protagonisti hanno detto e fatto.
Nel frattempo, contestiamo, a tutti i consiglieri comunali in carica, il fatto che, alla luce di quanto è ormai di dominio pubblico, non abbiano ancora rassegnato le proprie dimissioni.
Non capiamo, infatti, con quale serenità di giudizio riescono ad affrontare temi importanti come il bilancio Comunale e tutte le altre pratiche sensibili su indicazioni delle persone messe sotto indagine.
Detto questo, noi crediamo nella presunzione d’innocenza, ed attendiamo con serenità il verdetto giuridico, qualunque esso sia (assoluzione o colpevolezza).
Contestiamo, però, il peso politico di quanto è emerso dalle intercettazioni e che, stranamente, si tende a sottacere o nascondere ai cittadini ai quali si tenta, ormai invano, di raccontare storielle e giustificazioni che non reggono più.
Contestiamo le squallide azioni, le volgari parole, le miserabili offese personali, lo sciacallaggio morale, che questi cosiddetti “personaggi politici” hanno usato e messo in atto nei confronti di quasi tutto l’ex Consiglio comunale, fatto di professionisti e di gente comune.
Contestiamo il metodo della gestione della Cosa Pubblica che ha visto coinvolta tutta la maggioranza, chi direttamente e chi accettando in silenzio questo sistema, votando a favore delle pratiche compromesse.
Per il nostro modo di vedere, restare in questo consesso, accettare incarichi, collaborare da esterni, comunque mantenere in vita questo esecutivo significa essere complici (se non giuridicamente, quantomeno moralmente e politicamente) e nessuno di questi potrà anche osare di dire domani: io non sapevo».