ESCLUSIVA DI LETTERE A TITO: L’INTERVISTA DI CLAUDIO CAROLEO AL NOTO ATTORE ITALOAMERICANO SALVATORE PATE
È stato la controfigura di due dei più grandi e amati attori della storia del cinema, Robert De Niro e Al Pacino
di Domenico LANCIANO (www. costajonicaweb.it)
BADOLATO (CZ) – 23 FEBBRAIO 2023 – Caro Tito, il nostro giovanissimo collega giornalista Claudio Caroleo di Catanzaro ci affida in esclusiva la recentissima intervista fatta al noto attore italo-americano Salvatore Pate, nativo di Belmonte Calabro (in provincia di Cosenza).
Noi intanto ringraziamo Claudio per questa rara opportunità che diffonderemo il più possibile.
E ringraziamo Salvatore Pate, augurandogli tutto ciò che di più bello desidera.
Le foto messe in mezzo all’intervista sono tratte dall’Album dei ricordi dell’attore.
Ed ecco il testo inviatoci molto gentilmente da Claudio Caroleo.
Suo pure il titolo che qui trascrivo.
1 – SALVATORE PATE – UN UOMO, UN SOGNO
Salvatore Pate, oggi 86enne, nel 2005 è ritornato a Belmonte Calabro (CS), suo paese natìo, dopo aver trascorso gran parte della sua vita in America, tra Brooklyn (New York), e Steubenville (Ohio), svolgendo la professione di attore, stuntman e compositore musicale di colonne sonore cinematografiche.
È stato la controfigura di due dei più grandi e amati attori della storia del cinema, Robert De Niro e Al Pacino.
Salvatore, vanta numerosi ruoli minori in alcuni dei più grandi capolavori del cinema mondiale: la Trilogia del Padrino (1972, 1974, 1990) di Francis Ford Coppola, Quei Bravi Ragazzi (1990) di Martin Scorsese, DonnieBrasco(1996) di Mike Newell,
L’avvocato del Diavolo (1997) di Taylor Hackford, Mickey Blue Eyes (1999) di Kelly Makin ed la pluripremiata serie televisiva di sempre I Soprano (1999-2007) di David Chase.
Inoltre, nel 2015 Salvatore si dedica alla produzione indipendente della pellicola intitolata La Croce e La Stella, film incentrato sulla storia del campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia (in provincia di Cosenza).
Un’opera volta al pubblico per far conoscere le vicende di quello che fu definito il più grande lager fascista d’Italia, film nel quale è mostrato accuratamente il rapporto di solidarietà umana creatosi fra la gente del posto e gli internati.
Il 12/02/2023 Salvatore Pate ha concesso al sottoscritto un’intervista esclusiva raccontando, con il suo affascinante slang italo-americano, se stesso e le storie dei più importanti artisti con i quali ha collaborato, oltre ai numerosi curiosi aneddoti riguardanti quello che è stato il suo straordinario viaggio nel meraviglioso mondo del cinema.
Di seguito, gli estratti più significativi dell’intervista svolta:
Quel è stata la scena più pericolosa realizzata da stuntman?
Fu una scena di inseguimento realizzata insieme a Robert Duvall nella pellicola Badge 373 (1973) di Howard W. Koch. Nella scena, la polizia inseguiva un pullman e, sulla mia sinistra, vi era una stazione di benzina (che avrei dovuto raggiungere) e sulla destra, un muro.In quello stesso istante, mentre scappavo, in un momento di confusione mentale, sono finito a destra contro il muro.
Per fortuna a me non è successo niente: ne sono uscito illeso! Purtroppo quella bella auto, se non sbaglio una Cadillac del ’59, finì distrutta.
Un’altra scena che ricordo fu quella avvenuta durante le riprese del matrimonio del Primo Capitolo della Trilogia del Padrino. Francis Coppola, quasi come monito, mi predisse: in queste occasioni, spesso, potrebbe succedere un qualcosa di inaspettato. Poi, all’insaputa del resto del cast, lo stesso Coppola suggerì, per burla, a me ed ad un altro attore di fingere un litigio.
Ecco che, Robert Duvall e James Caan, accorgendosi di ciò che stava accadendo, decisero di intervenire per fermarci… credendo che io e l’altro attore stessimo litigando realmente!
Francis Coppola è un regista esigente?
Si lo è, ma al contempo, lascia abbastanza libertà agli attori. Il clima sui suoi set è sempre tranquillo, nonostante, alle volte piccoli problemi e diverse difficoltà, abbiano ostacolato lo svolgimento delle riprese.
Hai conosciuto anche Marlon Brando?
Sì. Chi non lo conosce personalmente crede che egli sia una sorta di divinità inavvicinabile e piena di sé. Invece è una delle persone più umili e gentili con cui abbia mai avuto a che fare.
Per quanto riguarda l’esperienza vissuta in GoodFellas, è altresì vero che Martin Scorsese lascia spazio ad una libera improvvisazione? Mi riferisco in particolare alla famosa scena ‘Funny How’ di Joe Pesci e Ray Liotta.
Un’altra scena che ricordo fu quella avvenuta durante le riprese del matrimonio del Primo Capitolo della Trilogia del Padrino. Francis Coppola, quasi come monito, mi predisse: in queste occasioni, spesso, potrebbe succedere un qualcosa di inaspettato. Poi, all’insaputa del resto del cast, lo stesso Coppola suggerì, per burla, a me ed ad un altro attore di fingere un litigio.
Ecco che, Robert Duvall e James Caan, accorgendosi di ciò che stava accadendo, decisero di intervenire per fermarci… credendo che io e l’altro attore stessimo litigando realmente!
Parlami dell’esperienza vissuta durante le riprese de I Soprano?
A proposito dei Soprano, ci tengo parecchio a raccontare questo aneddoto accaduto in un bar nel New Jersey, nel quale mi trovavo insieme a molti membri del cast della serie.Tony Sirico si volta verso di me ed esclama: ‘Ho qualcosa da dire! Se non fosse per te, io non mi ritroverei qui a lavorare’. Dopodiché si volta verso il resto del cast e mi ringrazia pubblicamente. Questa storia rappresenta totalmente non solo la mia esperienza con I Soprano, ma il reale legame d’amicizia che lega me e la gente con la quale ho sempre lavorato, in particolare Tony.
Robert De Niro e Al Pacino ti hanno suggerito dei consigli?
Sì.
Loro sono molto diversi l’uno dall’altro. Bob è più giocherellone rispetto ad Al, il quale, appare più serioso ed ‘ascoltatore’.
Ma, nonostante ciò, entrambi mi hanno sempre consigliato di tenere a cuore e ricordarsi chi sono e da dove provengo, poiché le origini, oltre all’umiltà, sono la cosa più importante.
Recentemente è uscito il film prequel de I Soprano, nel quale il compianto Ray Liotta ne è protagonista. Io credo che durante la sua grande carriera attoriale, egli non abbia ricevuto il giusto riconoscimento per il suo talento. È d’accordo?
Assolutamente si, Ray era bravissimo, un talento puro. Purtroppo, come spesso accade, nel subdolo mondo dello spettacolo, quelli bravi veramente non sono riconosciuti come tali.
Eri amico anche con il grande Paul Sorvino?
Certo.
Quando ricevetti la notizia della sua scomparsa, seguita da quella di Ray Liotta, Tony Sirico e James Caan, ne fui devastato. Con loro (Ray, Tony e Paul) condivisi la divertentissima e meravigliosa esperienza di GoodFellas.
Conoscere Salvatore Pate ed avere l’opportunità di intervistarlo, ascoltando attentamente ogni sua storia, ogni sua parola, è stata un’esperienza unica.
La sua umanità, la sua umiltà, la sua generosità ed il suo modo di agire, sono un esempio della sua straordinaria capacità di vivere la vita, anche nei momenti più complicati e più bui. Un personaggio straordinario, il quale, ha sempre preferito non ostentare la sua grandezza, favorendo e aiutando in tutti i modi gli altri; e, ciò, poiché prima di tutto, c’è sempre la Persona!
Firmato Claudio Caroleo
2 – SALUTISSIMI
Caro Tito, ritengo che questa intervista potrebbe portare qualche Associazione culturale calabrese (specialmente se cineclub) ad approfittare della presenza stabile di Salvatore Pate in Belmonte Calabro per invitarlo ad una conferenza pure per conoscere ed approfondire la sua vita di attore e il mondo del cinema, specialmente americano.
Magari un “Comitato feste” potrebbe realizzare una rassegna dei film cui Salvatore ha partecipato e farne un “cineforum”. Sarebbe un evento culturale ed una buona attrattiva turistica.
Sperando di avere interessato i nostri carissimi Lettori e sperando che “mister Pate” possa essere maggiormente conosciuto di persona non soltanto in Calabria, ti saluto con tanta cordialità, ringraziandoti di questa “Lettera 452”. A presto!
ITER-City, martedì 21 febbraio 2023 ore 16.41 – Da oltre 55 anni (dal settembre 1967) il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto”.
Foto fornita da Claudio Caroleo