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LETTERE A TITO: IN OMAGGIO LA TERZA RACCOLTA DI RACCONTI DI MARIA ROSARIA DE RITO DI DIAMANTE


Spero tanto che l’Autrice voglia dare alle stampe queste tre raccolte che io reputo assai pregevoli e molto significative, specialmente per la Storia della Calabria e del Sud

di Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)

BADOLATO (CZ) –  11 LUGLIO 2023 – Caro Tito, l’estate è entrata con tutto il suo calore, fin troppo atteso. Il mare, il riposo e la vacanza ci aspettano o sono già in atto. Abbiamo più tempo da dedicare a noi stessi e alla lettura.

Lo scorso venerdì 19 maggio abbiamo proposto <<  https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-469-prepariamo-i-libri-per-lestate-2023/ >>.  

Adesso, con questa Lettera n. 474, sottopongo all’attenzione, alla considerazione e al godimento dei nostri cari lettori, la terza raccolta di racconti di Maria Rosaria De Rito, signora e nonna di Diamante, già conosciuta con le altre due raccolte inserite nella << https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-390-martedi-8-marzo-2022-mimose-insanguinate-e-listate-a-lutto-per-tutte-le-donne-uccise-nelle-guerre-nel-lavoro-nel-privato/ >> del 07 marzo 2022 e nella << https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-413-ce-calabria-per-tutti-ovvero-18-brevissimi-racconti-di-maria-rosaria-de-rito-di-diamante-cs/ >> del 15 luglio 2022.

I racconti che seguono sono ben 32. Maria Rosaria De Rito li ha già pubblicati recentemente nel suo profilo Facebook ed io li ripropongo tali e quali, escludendone le foto.

 Spero tanto che l’Autrice voglia dare alle stampe queste tre raccolte che io reputo assai pregevoli e molto significative, specialmente per la Storia della Calabria e del Sud.

Auguri BUONA LETTURA e BUONA ESTATE a TUTTI.

ITER-City, lunedì 10 luglio 2023 ore 04.34 – Da oltre 55 anni (dal settembre 1967) il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto”. Le due foto sono state prese dal web.

 TERZA RACCOLTA DI RACCONTI DI MARIA ROSARIA DE RITO

di Diamante (Cosenza)

1 – LA NONNA DI DUCCIO

La nonna di Duccio sono io. Che di nonna ha molto poco, se non un amore sconsiderato e infinito, che mi attraversa il corpo, folgorandolo.
Se penso alle mie nonne, poi… loro erano così compiute. Io, invece, sono ancora alla ricerca di me stessa…
La nonna di Duccio è una donna impreparata, e questo nuovo amore… be’ mi ha quasi sconvolta.
Lo tengo in braccio e gli racconto le storie più incredibili. Mi ascolta incantato, curioso, attento. Non si perde niente, è concentrato… il mio forte sentimento penetra, attraverso le parole, e raggiunge il suo tenero cuore.
Si affida a me.
Io volteggio sul marciapiede, approfittando della luna, che stasera è magica, ma comunque meno di lui, e godo di picchi di felicità, che mai avrei immaginato.
Dovrei dirgli grazie… per ciò che mi regala, e invece continuo ad intrattenerlo… ho tutto un mondo da raccontargli. Essere nonna è una parte che non ha limiti, né confini. Devo solo lasciarmi andare… e nulla più.
Di fronte a noi la scia che la luna disegna sul mare. È argentea, luccica e ondeggia…
La osserva seguendo il mio indice, e allunga lo sguardo come a voler capire quel movimento dell’onda notturna… tesoro mio, quante cose aspettano di farsi guardare da te.
Incantesimo della vita che si svolge…
Lo bacio e sembra che non mi basti mai e penso che questi baci saranno la sua forza e la sua difesa… si ricorderà di me. Come io delle mie nonne. I loro baci mi hanno salvato dalla disperazione, a volte … ed è per questo che non mi sono mai arresa.
Mi commuovo. Due lacrime mi scivolano sul viso, leggere e salate.
La mia vita tutta… così, imperfetta, mi ha riservato tante belle sorprese e… la più bella, ora, sei tu.
Improvviso una canzoncina, una di quelle che ascolti da Alexa e allora sì che si apre il cielo: il tuo sorriso divertito è una delle migliori risposte che potessi avere…
Essere nonna è una parte nuova che mi piace molto e sono grata per questo piacere.
Sono sempre grata quando sono felice.
Ad un certo punto mi sfiora con la guancia ed è il tentativo di un bacetto…
il primo che mi dà, ed è quasi un miracolo, per me.
Vince su ogni scetticismo e su ogni tristezza. I bambini hanno il potere di farci credere che tutto è possibile.
Sono sempre più commossa e innamorata ed esitante…
Chi lo avrebbe detto che mi meritavo te…
Devo vivere e lottare anche e soprattutto per te. Il mondo ha bisogno del coraggio dei nonni, dedicato ai nipoti.
Un coraggio serio e consapevole, che conosce i fatti e le insenature… la vita è così insidiosa.
Ora ti abbraccio. Sento come un violento piacere e capisco che siamo già legati, che siamo dello stesso sangue e che nessuno ci separerà più.
Ora ti restituisco a tua madre. La mia bambina che è tua madre, ti ha strappato dal nulla e ti ha portato qui… fra di noi, rendendo la mia vita ancora più ricca e più fortunata.
Ed è una buona notte quella che mi aspetta. E anche una buona vita…
E mille baci che aspettano di essere liberati…
Ciao Duccio, tesorino mio, che vai via così presto….
(…le foto sono di me e lui al lido “la Guardiola” di Diamante e a Scalea, mentre aspettiamo il treno)

2 – LE DONNE DEL SUD – LE BRIGANTESSE

Ho letto la rubrica di Valentino Romano – Carta di Venosa – stamattina e mi sono

emozionata. Quando si parla di Brigantesse io ho un brivido…immagino donne semplici eppure

coraggiose, contadine eppure guerriere, mogli e amanti senza riserve. La storia ne aveva

bisogno e loro non si sono negate.

Quando mai le donne si negano se c’è da amare e da combattere.

Precisa, fra l’altro, che l’ultimo incontro si è svolto con pacatezza e controllo, nella sede

di Pontelandolfo, senza straripare in eccessive parziali considerazioni…ed è giusto che

sia così.

Ma davvero? Io non ci riesco. Immagino una ragazza di 20 anni, nell’anno 1862 o 1863, che scappa, di notte, per raggiungere il suo innamorato, perché la vita che fa non le piace, sente che è vittima,

ancora una volta, e ancora di più in quanto donna, di un sistema che la comprime e la

umilia. Non ha istruzione, ma è molto intelligente. Un’intelligenza rapida e sbrigativa, di

quelle che si allenano quando si vive una vita dura, comprende il disagio…e non tollera il

sopruso. L’ennesimo. Rinuncia all’onore e sfida le convenzioni. Certo siamo in guerra e

le convenzioni …vanno a farsi benedire. Comunque compie un gesto forte e preciso.

Il carattere e la personalità di queste donne…

Beh … è fuori discussione.

Come si fa a non amarle?

Oppure è rapita dal brigante prepotente, ed è suo malgrado coinvolta….e forse anche un

po’ felice di scrivere una pagina di storia.

Oppure si occupa di portare da mangiare e lavare il bucato.

Comunque partecipa a quella guerra. Perché è una guerra e tutti lo sanno.

Come si fa a non amare belle e ruspanti ragazze, che senza saper leggere e scrivere, si

diedero ad una clandestina vita per costruire un mondo migliore?

Perché questo, loro malgrado, fecero. Senza saperlo…lottarono, insieme ai loro uomini,

per un mondo migliore. Più giusto. Inutilmente aggiungerei…Ma forse non è mai inutile

E io le amo.

E io mi inchino.

E io mi chiedo di cosa sono capace per rendere migliore questo mondo. Questo mio

amato Sud.

Di certo non sono ardita e impavida quanto loro.

Ambisco però…. credetemi.

Mi dispiace caro Valentino, ma io voglio essere di parte . E voglio ricordarle come

mitiche condottiere di una guerra povera e cafona, ma che invece è ricca di esempio.

Sai cosa ci vedo?

Il coraggio? …No di più

Ci vedo la passione e la sfrontatezza. Temerarie, agguerrite, battagliere, addestrate a

sopravvivere, vere soldatesse ….pronte ad amare e pronte a morire. Perché loro non

avevano paura.

E quando la avevano….la reprimevano.

Ti chiederai …da serissimo studioso quale sei, come possa affermare tutto ciò…

Perché si… Perché sono una donna e il loro dolore e la loro forza e la loro

disperazione…. me le sento addosso, in quanto donna.

Perché mi stanno supplicando di essere strappate dall’oblio.

Loro …le mitiche belle donne del Sud… brigantesse senza gloria. Senza passato e senza

futuro.

La storia è così avara con le donne…

Ma forse …grazie ad un integerrimo studioso come te e ad una nostalgica pasionaria

come me…stasera vivono nei nostri cuori.

Viva le donne del Sud. Mai domate. Brigantesse

3 – LA CASA

Giro in questi giorni per casa. È pulita. Pulitissima. Un silenzio disumano la pervade. Mi

fa paura.

Ma non ho scelta. Una figlia è andata via. Un altro arriva lunedì. L’ultimo arriva a fine

prossima settimana.

Nel frattempo è piuttosto asettica, silenziosa, spettrale.

Non mi piace così…

Peccato aver sprecato tanto tempo a desiderare che fosse in ordine e ora, invece, ne sono

rattristata.

Peccato che la vita non ci dia la possibilità di rimediare agli errori di valutazione e che

quando lo fai…quasi sempre hai le tempie grigie.

Ricordo che la signora che mi aiutava a pulire …lamentava che tutta la sabbia del lido

…era stata trasportata in casa.

E io mi scusavo…avrei dovuto dirle che era bello così. E che eravamo lì a pulire

…appunto perché c’era da togliere tutta quella sabbia.

E ora? Che faccio della mia libertà? È una libertà che sa di povertà …

Era bellissimo faticare e non trovare il tempo di leggere o di riposare o di chiudersi in

camera per avere un po’ di silenzio.

Peccato per chi non lo capisce e si intristisce, inseguendo l’infelicità.

Ricordo il mio amatissimo nipote che trascinava con sé, nella lunghezza disarmonica del

suo corpo adolescente, tutto ciò che trovava sul percorso.

Leo….puoi passare un attimo da casa di zia, stasera, che sono un po’ triste ?!?

Così mi passa tutto.

La casa è un luogo sacro. Ma solo a patto che sia “invasa” .

Se è vuota non è una casa. Sono dei muri che contengono mobili e quanto altro.

La casa sono gli affetti. La polvere sui mobili e la sabbia dappertutto.

La casa sono …i nostri sentimenti. La parte migliore di noi.

Che a volte sacrifichiamo per un&#39; illusione.

La casa è amore e litigi. Urli che invadono le stanze.

Con chi urlo io stasera?

Non c’è disordine, né ciabatte in cucina o costumi poggiati sul divano.

Era una cosa che mi rendeva pazza di rabbia.

Ora, invece, vorrei che fossero li…tutti i costumi di figli e nipoti.

Sono ancora in tempo per rimediare? Voglio godermi quel casino diffuso dappertutto.

E questa volta non urlo. Giuro.

Le foto si riferiscono ad una sera in cui la casa svolgeva egregiamente il suo compito:

una cugina di mio marito, la Margherita, e la sua amica sono a cena da noi.

Io mi sono impegnata per accoglierle degnamente.

Ecco . La casa è così… un luogo intimo in cui esercitare la parte migliore di noi…

Poi ….il giorno dopo si pulisce …

4 – I NUOVI LANZICHENECCHI

E quindi?

I Lanzichenecchi scendono in Calabria, la Colonia per eccellenza, a fare incetta di voti.

Non si fatica neanche troppo a ricordare Salvini che diceva che puzziamo, indossando

una maglietta verde con su scritto: Prima il Nord.

Ho un messaggio per lui: Salvini vattene!

E tutti quelli intorno che ti reggono la candela…

Una folta schiera di straccioni, pronti a strisciare per una mancetta…

Andatevene

E soprattutto non sciupare troppe parole in campagna elettorale

Tanto non ti crede nessuno

Ero bambina e la SS 106 era una strada pericolosa

Ora è la strada della morte

Quante menzogne. Quanti morti.

Risparmiaci questa pantomima, fra crocifissi e carezze da diavolo…

Fai prima a raccontarci dell’Autonomia Differenziata…

E di come e cosa farai per attuarla nelle tue regioni/locomotiva… sghignazzando con i

tuoi compari.

Grazie al voto di tanti calabresi coglioni che ti crederanno.

E la Barbie toscana?

Non farebbe meglio a stare nella sua Arezzo ?!?

Ma forse neppure i suoi concittadini la vogliono.

Sai com’è…ha qualche scheletro nell’armadio…

E quindi …un viaggetto nel profondo Sud e il gioco è fatto…

E poi..?!? Solo un anno fa si gridava contro De Magistris che pretendeva di governare la

Calabria, da straniero… e ora apriamo la porta ai nostri nemici?!?

Che dolore….che ho nel petto. Calabria mia!

Non riuscire a difenderti… A farti brillare…Come meriteresti…

Madre di figli illustri….

Terra antichissima, superba, mistica, silenziosa e accondiscendente. Paziente. Troppo.

E dunque… ricordo le mie trisnonne che imbracciarono il fucile

Contro l’invasore

Ora come allora, sempre lo stesso

E mi faccio coraggio, pensando a loro….che avevano fame di pane e di giustizia

E dignità da vendere …

5 – MIO FIGLIO

Ecco il bagaglio. Pronto da ieri sera, in un angolo del salotto.

Ed eccolo, mio figlio…che dalla stazione di Diamante, va via…verso il suo lavoro, i suoi

impegni, le sue responsabilità…

E che pensiero che aveva. L’ho pregato di rimandare un po’… solo un altro po’ …

Per mangiare qualche altra fetta di pane. Che lui adora… perché in Toscana non sanno

neppure fare il pane. Eh sì, dai … diciamocelo. Non sa di niente.

Invece il senso del dovere attanaglia la sua vita di giovane uomo. Come era per mio

nonno. Uguale.

Non l’ho mai visto lasciarsi andare. E così vale per mio figlio.

E per tanti calabresi. Voglio che si sappia…Che siamo così .

Qualche giorno fa un mio amico pugliese a proposito del fatto che nella sua città

pugliese hanno tentato di boicottarlo, da vice sindaco quale era, ha aggiunto:

E la Puglia non è la Calabria.

Vito…ma come ti permetti?

Ma credi che i calabresi siano quei vermi traditori infami di cui si parla sui giornali?!

Ci confondi con quelli?!?

Sei anche tu condizionato da ciò che strombazzano..?!?

Ho avuto voglia di fare un salto e provocarlo:

Ripetilo se hai coraggio… (… scherzo, ma non del tutto).

La Calabria è lui…questo giovanotto che parte col cuore gonfio di tristezza, perché

vorrebbe restare, ma non può.

La Calabria sono io e mille mamme come me, che stamattina hanno infilato una cotoletta

nel panino del proprio figlio, ricacciando le lacrime indietro, per non farsi vedere.

La Calabria è queste strade vuote, senza il sorriso bello dei nostri figli…

Che li rivogliamo.

Si. Li rivogliamo. I figli non sono nostri…

Quante balle. Sono nostri. Eccome, se sono nostri. Mio figlio è MIO.

E della sua terra, che lo ha tirato su, secondo le sue usanze.

È una rapina. Doppia. Un dolore nel dolore.

Figli sottratti alle famiglie e alla loro terra.

Così da negare qualsiasi futuro.

E non mi venite a parlare di sindrome del nido vuoto ….perché qui si tratta di terre

abbandonate e dimenticate…

E far passare i calabresi per ignobile popolo….poi

È lui, quel Ministro …. facilmente individuabile …che è andato in America a spostare, da

scaltro ignobile lombardo qual è, l’investimento tecnologico da Catania (Sud) alle sue

latitudini…(Nord) il nostro acerrimo nemico.

Ecco i veri ignobili …e nemici anche della tua Puglia, caro Vito.

Se riusciamo ad individuare il nemico… be ..forse, ce la possiamo fare, anche noi

calabresi e pugliesi e tutto il Sud. Insieme .

America ripensaci. A Catania.. è tutto perfetto per il tuo investimento.

La Brianza, invece, è brutta e umida e nebbiosa…

Dai…fai uno sforzo…E voi di Catania, che aspettate a protestare..?!

E comunque ….sono disperata stamattina…

Ora arriva Roberta, e con fare dolce mi dirà : Mary come va? È partito tuo figlio?

E poi alla Crai …Francesca mi chiederà: signora tutto bene?

Ed io dirò di sì.

Invece no. Non è così. Ma faccio finta, e mi tengo gli occhiali da sole incollati sulla

faccia.

E ripeto a me stessa che non avrò pace finché ogni ragazzo calabrese dovrà essere

costretto ad andare via ….e finché non sarà chiaro che i calabresi siamo noi e loro

…quelli, quattro gatti ..sono dei Giuda che ci vorrebbero distruggere. Ma noi non glielo

permetteremo . Non più. …

(Nelle foto mio figlio che parte ed io, distrutta….)

6 – LA ETERNA CONDIZIONE FEMMINILE SUBALTERNA

Scrive Valentino Romano nella sua rubrica domenicale a proposito di brigantaggio e

brigantesse (di cui io sono una ingorda lettrice), di una povera ragazza che il fratello

baratta per fare da esca ai briganti.

Di lei non si sa il nome, solo il cognome e può bastare…e finisce morta ammazzata.

Figurarsi.

Quando di tratta di donne è tutto superfluo

Forse per questo sono così coinvolta

Donne guerriere senza gloria e senza neppure il nome

Esce in questi giorni, con i miei più sentiti auguri, un libro di Fiore Marro:

Gli Uomini del Sud

E le donne? Chiedo io, timidamente…

Ci sono “pure” donne

Mi risponde con “pure” che è tutto un programma…

Ma la società maschile governata dai maschi… è un insulto alla donna

Devi stare sempre a difenderti o ad alzare il ditino

Scrive un gentiluomo che la Meloni avrebbe bisogno di un vibratore….

Ecc…

Io non la amo….però ci risiamo

Le donne sono sempre femmine…

Qualsiasi cosa facciano…

Peccato che ogni volta occorra ricordare che siamo testa (tanta) e cuore (tantissimo)e

femmine…(anche/pure…)

Davvero insopportabile

E così oggi pomeriggio sono furiosa

E anche mio marito, quando non sa come fare a stemperare le mie intemperanze (scusate

il bisticcio), si sofferma sui miei punti deboli… che in quanto donna sono numerosi

Ahimè

E le quota rosa ?

Un insulto che più insulto non si può …

E siamo numericamente…. superiori

Solo numericamente…direbbe qualche mia super amica -super donna come Maria

Carmela..?!(meridionalista instancabile)

E non preciso il cognome perché altrimenti capirebbero tutti

Ma tanto si capisce lo stesso …

E oggi non me posso proprio più..

E vado gridando per la condizione dei meridionali…rispetto al Nord

Quando, invece, dovrei impegnarmi per quella femminile che è universale e

universalmente bistrattata (ad essere contenuti..) e ci sarebbe tanto da fare

E sono veramente stanca di precisare ciò

E penso che siamo le mamme dei maschi e meriteremmo rispetto attenzione amore e

pure … devozione

E ho una borsa di Mafalda (che non le manda a dire…) che dice

Oggi mordo.

Ecco. Oggi mordo.

7 – CAPITOLO n. 2 – DOPO LA PARTENZA, L’ARRIVO

Il messaggio che aspettavo è arrivato.

Sono a casa. Ciao mamma.

Mi tranquillizzo e smetto di piangere. Se il viaggio è andato bene, posso cominciare a

rilassarmi.

Eppure sono sconvolta dalle reazioni di tante mamme, in relazione al mio post sulla

partenza di mio figlio.

E di tanti figli partiti.

Non immaginavo di essere così condivisa.

La Calabria è devastata dall’emigrazione. Questo penso.

La Calabria è sofferente.

La Calabria è intelligente e accondiscendente.

Non più.

La Calabria ha nel petto il dolore dei suoi figli lontani.

E anche l’amore.

Mi fermo a riflettere.

Perché tanto dolore non è stato funzionale al cambiamento.

Lacrime e sangue. Abbiamo affrontato sacrifici amari per fare studiare i nostri figli.

Eppure continua questo sventramento.

Abbiamo i crampi per il dolore di vedere i nostri figli partire.

E non per scelta. Obbligatoriamente.

Qualcuno ci scrive che potremmo vivere di turismo.

Ma i nostri figli non sono bagnini (con tutto il rispetto…)

Sono molto istruiti.

Conoscono due tre lingue

Hanno lauree

Master (pagati dalle famiglie)

Sono scienziati

La Calabria è pronta per essere la terra del futuro.

Tecnologia.

Sole. Mare. Natura. E specializzazione.

Che nessuno si azzardi più a dire: potete vivere di turismo.

Anche. Ma non solo.

Siamo i nipoti di Pitagora.

E basta quindi pensare che possiamo fare solo turismo.

Tra strade aeroporti infrastrutture investimenti.

E i nostri figli avrebbero tanto da fare ….

Provo a rilassarmi. Ma non ho pace.

Ancora vado cercando per casa il suo profumo.

Ma si sta dileguando… allora penso che la Calabria ha urgente bisogno dei suoi figli.

E mentre scrivo sopraggiunge un messaggio del dottor Michele Eugenio Di Carlo che mi

informa, dati Eurispe , che il Sud, Calabria mia compresa, è vittima di una cattiva e

perversa informazione (che ci ha fatto passare per quello che non siamo), sin dall’Unità

(genocidio sarebbe meglio …), inclusa, ovviamente, una pessima ripartizione delle

risorse, favorendo spudoratamente il Nord e penalizzando il Sud, con la complicità e la

connivenza dei politici meridionali.

Calabresi alziamo la testa.

Calabresi almeno non diamoci colpe che non abbiamo e….cambiamo registro.

Perché si può fare.

(La relazione del dottor Michele Eugenio Di Carlo è disponibile, per chi è interessato,

sulla sua pagina)

(Le foto riguardano la nostra bella Terra, ricca di tutto e di più, e le indecenti differenze

tra Nord e Sud …).

8 – IRENE PAPAS – LE DONNE DEL SUD – MIA NONNA ED IO CHE SONO UNA DONNA DEL SUD

Irene Papas io me la ricordo nel film con Gian Maria Volonté. Era bellissima e

somigliava a mia nonna Rosaria.

Io…. capivo tutto ciò che faceva e diceva in quel film. Era come stare con mia nonna.

Quella paterna. Calabrese fino all’unghia. A cui sembro assomigliare.

Che bellezza e che orgoglio.

Mia nonna era una lupa e una santa.

Scendeva nel pollaio e afferrava il povero galletto.

Zac. Un giro di collo. Sicuro. Deciso. Senza esitazione. Per non farlo soffrire. E poi lo

infilava nell’acqua bollente e… uala’; gli tirava le penne. Una ad una. Veloce e sicura. E

sempre senza esitazione.

Dopo un’ora la ruga (il vicolo) nella quale abitava …odorava di pollo in padella.

Mio padre lo raccontava sempre. Neanche il tempo di aprire la valigia, di ritorno dalla

caserma …e la coscia di pollo era nel piatto. In tavola.

Quel sapore, invece, è rimasto per sempre nei suoi ricordi.

Le donne del Sud sono spietate quando devono difendere o proteggere o sfamare i propri

figli.

Mia nonna era anche santa. Si faceva la croce ogni momento. E tutto ciò che sfuggiva

alla sua comprensione era opera del demonio.

Proprio come la Giulia di Levi.

Quanta astuzia e primitivo stratagemma per risolvere ciò che non capiva.

Se davvero le somiglio non ho da preoccuparmi….

Lei …la Giulia del film è primitiva…e chi potrebbe resisterle…

Lui …medico antifascista intellettuale… ne è affascinato.

Mia nonna andò a Roma. Negli anni i figli … entrambi a Roma… non tornavano a casa

da più di un anno. Erano sedotti dalla vita romana e si limitavano a spedire, dalle

rispettive Caserme, cartoline laconiche con cui tranquillizzavano la famiglia… ma non

potevano tornare a casa… erano troppo stanchi dei turni massacranti… e così lei… non

credendo affatto a quelle esagerazioni, decise di andare a Roma a sincerarsi.

Comprò il vestito giusto e il giornale (per leggere durante il viaggio – un paesano stentò

a riconoscerla senza i panni di contadina con cui era abituato a vederla…) e si diresse alla

volta della Capitale.

E fu così che bussò alla Caserma…..chiedendo del generale.

Le donne del Sud sanno essere sfacciate e intraprendenti.

E se io le somigliassi anche soltanto, un po’… ribadisco…sarei salva.

E il generale la accolse e le diede ragione e ammonì severamente mio padre.

E lei…per ringraziamento gli offrì la soppressata e il capicollo e le olive che aveva portato

dal paese. E uova fresche del giorno prima. Ovviamente!

Mio padre era pallido di vergogna. Ma il generale, invece, gradì… molto

Cosicché le mise a disposizione un soldato che la accompagnò nell’altra Caserma, in cui

L’altro figlio svolgeva il servizio militare, da carabiniere.

Stesso rituale. E stessa soddisfazione.

Sembra che abbia persino sollecitato i generali ad educare meglio questi giovani…la

famiglia, la madre, il proprio paese le usanze ….mai dimenticarsene!

Mi ha insegnato che chiunque tu abbia difronte…non avere soggezione….sempre una

persona è….

Eh sì. Irene Papas, greca o calabrese…cambia davvero poco!

Il mio Sud è talmente ricco di tradizioni, ritualità, gestualità, valori e contro valori,

donne belle e animalesche … che io..adesso ..ora ..tra un sorso di birra e l’altro…penso

che non ce la fanno a sotterrarlo e il meglio deve ancora arrivare.

Non può non arrivare…

Con questi procedenti e queste antenate …

Scienziate e casalinghe…che sapranno riprendersi ciò che è stato loro sottratto.

Fanno paura le donne così…

E io vi aspetto…. per raccontarvi …

9 – SERATA DI UNA MAMMA DEL SUD DI FINE SETTEMBRE … MENTRE DILUVIA

Ho telefonato per salutarli. State bene…? Un bacio al piccolino, l’amore mio…

La faccio breve. Loro sono una famiglia (mia figlia il marito e il loro bambino)

Non voglio rompere. Ma soprattutto non voglio fare trapelare il mio malessere.

La mia solitudine.

Chiamo l’altro e mi risponde mentre fa la spesa (alle 8 di sera ..?!?) alla Coop.

Ma che pasta compri? Non comprare quella col grano guastato.

Ma c’è la pasta di Gragnano alla Coop di Firenze?!?

Mah… Sicuramente NO. E che tosco/patani sarebbero altrimenti…?!?

Intanto ha già riattaccato e mi restano le parole, libere e inutili che echeggiano per la

stanza…

Ingoio una specie di dolore / dispiacere / amarezza che devo assolutamente fare andar

giù.

Altrimenti non dormirò e poi domani ..sarò uno straccio.

E così, mentre uno scroscio d’acqua viene giù, chiamo l’ultimo. Il mio principe.

Solo un po’ di tempo fa, a quest’ora, gli facevo un biberon di latte con due biscotti

Plasmon…

Sta uscendo dalla palestra. Ha una voce bellissima e pimpante.

Mi rallegro. E capisco che se lui a me manca tanto …io a lui, invece, proprio per niente

Ma possibile?

Nove mesi addosso. Nove mesi dentro di me.

Poi al seno per sfamarlo e amarlo. Pastine dello svezzamento. Copertine e lenzuolini

ricamati a mano.

Giorni e giorni di ripetizioni di lingua italiana: mamma – papà –

Manine strette finché non sta in piedi da solo…

Scuola materna con un grembiulino che non vi dico. Ogni giorno cambiato e lavato.

Fiocchi alle elementari di tutti i colori.

Giorni e giorni di dedizione senza tregua…

Amore senza tregua

E ora …vive bene senza di me?

Che ingiustizia…!

Lì amo così tanto che mi vergogno.

Posso fare mille cose. Sono libera di fare quello che voglio….eppure vorrei fare solo la

loro mamma, stasera, mentre diluvia e sarebbe bello… rimboccargli le coperte.

Dovevo emanciparmi…e invece sono regredita.

Uno stadio antico. Primordiale. In cui la prole legittima la tua stessa vita.

Stefania, scorrendo la nuova collezione appesa nel suo negozio, mi dice: hanno messo le

ali i nostri ragazzi…

Anche lei sente il rumore di una casa vuota. Le sue parole sono un chiaro segno…

E pure Francesca, la mia parrucchiera, mi racconta, con una voce incerta, mentre mi fa la

piega…che rincorre ritratti sui mobili e video sul cellulare per convincersi che è stata la

loro mamma.

Quanto amore a disposizione, che nessuno vuole più…

Scorro, con gli occhi, tutte le foto che ho disposto sui mobili in cornici d’argento.

Ma la parte più preziosa sono loro…e quei momenti rubati con uno scatto al tempo che

passa e che si fa beffe di me.

Sono fragile e nostalgica, stasera, come mia madre.

Ma io ho pudore e orgoglio. E non voglio che si capisca.

Mangio un quadratino di cioccolato che ho comprato alla Crai, stamattina.

Anna non lo sa che mi serve a smaltire una sbornia di solitudine mammista.

Siamo golosi …? Così mi ha apostrofato.

No Anna, avrei voluto rispondere…non è golosità … è mammismo.

Che devo correggere e tenere a bada e ridimensionare …e soffocare. E non si deve dire…

Ma almeno fatemi scrivere…

Perché il mio amico Domenico Lanciano…dice che lo so fare.

Come è stato bello fare la loro mamma …

Le foto sono di me con loro… Solo alcune …. ovviamente!

10 – STORIA DI UN AMORE CALABRESE

In questa foto sono bellissimi… Ma io non li ho mai visti brutti.

Il loro amore ha sostenuto le loro vite e le nostre, di figli e nipoti…che altrimenti

sarebbero state povere e insignificanti.

L’amore brilla e fa brillare. Senza il quale si diventa opachi. Invisibili.

I miei nonni si amarono in silenzio, senza bisogno di gesti esagerati e parole difficili.

Le loro vite dignitose e composte, non potevano prescindere da quel sentimento forte e

coraggioso e rassicurante e quotidiano, che era il loro amore.

Mia nonna andava al fiume alle cinque del mattino, per lavare il bucato della famiglia e

mio nonno la accompagnava sempre. Non l’avrebbe mai lasciata andare da sola. Rosaria

mia…

E in quel “mia” c’era tutta la passione il rispetto la condivisione il possesso di quella

donna, che era sua e di nessun altro.

I dubbi non hanno mai attraversato il loro amore.

Era una certezza, era la loro ricchezza. Di amore si può vivere e può bastare…

Per loro era così…

Arrivavamo da Cosenza con taralli e banane. Abitualmente mangiavano solo la frutta

che coltivavano.

Le banane non le compravano mai e quei taralli erano speciali…

Mio nonno ci accoglieva con abbracci e sorrisi. Si commuoveva subito. Era sensibile

delicato premuroso.

La guerra gli aveva insegnato ad amare di più…… ché senza amore la vita è una guerra

comunque….

Mio padre ricambiava con rispetto filiale. Stimava suo padre ed era tangibile.

Quei gesti mi rassicuravano. L’amore rende sani e forti i bambini.

E subito, quindi, correva a cercare mia nonna, che di solito era nell’orto, intenta a

lavorare. Libera, nella sua terra , ma operosa, mai stanca, come una vera calabrese…

Solo quando saliva lei, lenta e sorridente… con le zucchine ancora nel “faddale”;

(grembiule), mio nonno apriva il pacchetto cosentino, che intanto era rimasto immobile

sul tavolo…

Lei era il suo orologio e l’altra metà di lui…Senza di lei, la sua vita si fermava…

Nelle affollate tavolate di famiglia, i primi a prendere posto erano loro, ma lui sempre

dopo mia nonna….e poi potevamo sederci tutti.

Eravamo trenta a volte. Mio nonno, a cui spettava un brindisi di inizio, alzava il

bicchiere e inneggiava alla sua bella famiglia e già le lacrime percorrevano il suo volto

bellissimo.

Un viso calabrese, scolpito dal lavoro e dall’amore. Un cenno alla pace, una benedizione

a tutto quel cibo e il segno della Croce… e prima che mio nonno fosse travolto

dall’emozione, mia nonna si allungava per “attruzzare” … e dare avvio al pranzo.

Conosceva le fragilità del marito. Le dolorose ferite della guerra, che lei aveva curato e

ancora continuava, ogni giorno. Con amore.

I bicchieri tintinnavano nella stanza ed ognuno di noi riservava un pensiero dolce per

Quell’uomo buono onesto e rigoroso. Lavoratore. Dalla vita irreprensibile.

Mia nonna lo adorava e noi con lei.

Era il capofamiglia.

Da vecchi si strinsero attorno al loro amore, che divenne ancora più forte e più

prepotente.

Forse perché erano consapevoli che stava finendo la vita terrena, ma senza mai dubitare

che si sarebbero ritrovati di fronte al Signore, insieme, anche nell’altra vita.

La moralità con cui vissero e si amarono non ha mai avuto cedimenti.

Vivere bene e correttamente e lavorando e amandosi, li preservava da qualsiasi male,

insidia, pericolo …

Potrei continuare all’infinito…scrivendo di loro e del loro amore.

La mia infanzia è ricca di episodi, ma soprattutto del loro nobile esempio.

Gli esempi valgono molto per una bambina.

Porto nel petto questa bella Calabria e non tollero più che venga offesa o maltrattata.

E ognuno di voi, che legge, ha sul cassettone, nella propria casa, una foto dei propri

nonni, che assomigliano ai miei, e tanti ricordi del loro amore… e della loro vita.

E da lì ricominceremo a difendere la nostra Terra.

Che non merita il posto che una brutta storia recente le ha assegnato.

Per un manipolo di delinquenti e di sciacalli.

Viva la Calabria e viva i nostri nonni, che così bene l’hanno onorata.

Rosaria Pugliese 1898 – 1983 e Domenico De Rito 1892 – 1985 Cavaliere di Vittorio Veneto.

11- DIARIO DI UNA VISITA AL SANTUARIO DI SAN FRANCESCO CON SUD E CIVILTA’

Mancavo da anni al Santuario. E sempre passando e facendomi il segno della Croce…mi

ripromettevo di tornarci.

Ne sentivo il bisogno. Nella mia famiglia, si parla con San Francesco, come con un

amico della porta accanto.

Persino se arriva una raccomandata della Agenzia delle Entrate…si invoca lui e la sua

intercessione.

San Francesco è un uomo, prima di essere un Santo, per noi calabresi, e capisce tutte le

problematiche dei comuni mortali.

Per questo da bambina, sentivo mia nonna che lo pregava e a lui si raccomandava, sicura

di essere ascoltata.

E così sono arrivata di buon’ora e trovo i miei amici della Associazione intenti a fare

colazione.

Prendo posto accanto al mio Presidente.

E saluto tutti con piacere. Pina e Aniello e il grande professore.

Strette di mano che rinforzano le nostre vite …

Mi sento bene e sono grata di questa sensazione…

Tra una chiacchiera e l’altra, ci si avvia verso il Santuario.

La Calabria che fa da contorno è rigogliosa. Abbondante di verde e di aria buona, si

regala alla nostra vista. Ed io sono orgogliosa che sia così bella e altisonante, quasi fosse

merito mio …

Il Santuario non ha bisogno di nulla. Né descrizioni. Né aggettivi.

È lì. Maestoso. Sacro. Imponente. Consumato dai passi dei fedeli che lo attraversano con

le intenzioni migliori.

Enrico Fagnano, che è con noi stamattina, raccontò, in uno dei suoi incontri per

promuovere il suo libro – La Storia dell’Italia Unita- di una Calabria mistica religiosa e

affollata di monasteri e luoghi di culto.

Ce la trovi tutta passeggiando da queste parti.

Don Salvatore ci accompagna nel percorso e ci illustra i vari passaggi della vita del

Santo. Per la verità è piuttosto parsimonioso, vaga sui dettagli… ma inculca tutto il

rispetto religioso che il Santo merita.

Stiamo zitti, ascoltiamo… mentre ognuno di noi mette al riparo, dentro di sé, quella pace

condivisa e quella suggestione. Servirà nei momenti difficili.

Vi ricorreremo e ci sarà d’aiuto.

Il giro ci conduce in una stanza arredata alla maniera solenne delle Chiese, in cui prima

il nostro stimato professore Gianni Turco ci spiega che il Santo è la vetta della

tradizione. Memorizzo. E che il presente empio va contrastato con forza e decisione.

Dio …ecco …mai fare a meno di lui e dei suoi insegnamenti.

Come dargli torto … Siamo così inutili altrimenti…e anche cattivi.

Il nostro altrettanto stimato Presidente ci guida con fare dolce e persuasivo, nel suo breve

excursus, verso il valore delle tradizioni, si dilunga appena per ricordarci che abbiamo il

dovere di difenderle e di essere esempio, noi di Sud e Civiltà…

Mi sento bene. Anzi sono felice di essere qui.

C’è una Messa che celebra don Salvatore. In latino.

È un ritorno alla infanzia.

Ma non è da lì che dobbiamo partire, mi chiedo?

Da una umanità fanciulla che dimentichiamo… per fare posto ad un presente povero e

disumano.

Sorrido tra me e me.

Quanto amore è possibile ancora ?

Tanto. Ognuno di noi …ci giurerei … in questo momento si ripromette di essere migliore.

Saluto. Sorrido ancora.

E mi congedo con un appuntamento, che prossimamente ci riunirà a Napoli.

Guido verso casa, conservando un caldo piacere…

San Francesco si fa spazio dentro di me…

12 – UN POMERIGGIO DI PIOGGIA E NOSTALGIA AL NIPOTINO – CAPITOLO 5

Sai Duccio, di giornate come questa …io ho un ricordo bellissimo. Ancora fresco, intatto,

intenso.

La pioggia tranquillizzava i miei nonni. C’era solo da organizzare qualcosa in casa.

Per esempio fare i “cullurialli”.

Mia nonna in cucina organizzava un vero e proprio laboratorio e una strutturata catena di

montaggio.

Preparava l’impasto che doveva lievitare.

Nel frattempo avremmo giocato a carte o cantato canzoni o recitato poesie.

Io ero attrice cantante ballerina

Una canzone che lei mi aveva insegnato faceva così:

Signori io son la bambola venuta da Parigi

Un bacio ed un prodigio

E ombembecicicoco

I bambini fo divertì

Tutti mi voglion baciar

Olè

La ripetevo all’infinito

Sempre volteggiando e sempre con uno scroscio di applausi che meritavo per la

eccellente esibizione.

Nel frattempo l’impasto era pronto.

Mia nonna impastava e faceva lunghe code di pasta che io dovevo tagliare e che mio

nonno avrebbe chiuso a forma di cerchio.

L’amore rivestiva le pareti della cucina insieme all’intenso sapore di fritto che la padella

diffondeva ed io sono soltanto una bambina fortunata e consapevole.

I bambini capiscono sempre molto bene che aria tira intorno a loro.

Ho passato la mia infanzia nella casa dei nonni materni.

Abitavano nello stesso palazzo, sullo stesso pianerottolo, la porta accanto.

La loro casa rendeva possibile il sogno e la spensieratezza.

La mia era una caserma dalle leggi dure e rigorose.

In quella casa ho conosciuto la felicità. Stare con loro significava ricevere ampie dosi di

amore e tenerezza e carezze e caldi abbracci e sorrisi abbondanti.

Quando non ce la facevo a fare qualcosa … il loro sguardo mi restituiva coraggio e

sicurezza.

Crescendo portai i libri per fare i compiti e mia nonna si beava del mio rigore e ben

presagiva un futuro illustre per me.

Mi dispiace nonna …ma non ho combinato niente di che.

Quando cominciai ad uscire, a 13 anni 14 o 15 lei mi seguiva con gli occhi, orgogliosa

che fossi così bella.

Altro che le fotomodelle.

Poi si affacciava al balcone e se sotto c’era qualcuno ad aspettarmi rientrava seria e mi

sollecitava: ti sta aspettando

Non so come facesse a capire che stavano aspettando proprio me…in fondo era una via

importante e trafficata e quel ragazzino poteva aspettare chiunque.

Nel palazzo c’erano altre ragazzine.

Ma per lei non potevano che aspettare me…ed era vero, comunque.

Sono cresciuta con una sensazione di essere sempre a posto, serena, sicura.

Lo devo a lei.

Non ti pittare, bella di nonna, che non ne hai bisogno.

Non mi pitto nonna.

Sono cresciuta ballando fra le note del loro amore, aprivano la porta della stanzetta,

mentre traducevo la versione di greco, ed entravano, uno dietro l’altro, con una fettina di

pane spolverata di zucchero.

Mia nonna posava il piattino sulla scrivania e spariva su quelle stesse note di amore.

Era fantastico.

Ero la preferita fra i nipoti e non so neppure il perché. Ma non c’è mai un perché.

Quei regali che la vita ti fa e che ti aiutano a vivere in giornate come questa.

Oggi che nessuno mi preferisce e che vivo un presente ostile e complicato.

Mi stai sgridando. Ti sento.

Perché ancora continui ad amarmi dal cielo.

Lo so. Lo sento.

Quante volte ti ho sognato. Scusa. Non lo dico più.

Sono grande nonna, sai? Sono grande e la vita mi è pesante.

Vorrei tornare indietro e non si può. Avanti però si… e allora presto o tardi ci

ritroveremo da qualche parte nel cielo.

Le giornate migliori si risolvevano se potevo dormire a casa loro.

Raramente perché mio padre non voleva.

Comprendeva che quell’amore mi rapiva e non lo sopportava.

Era geloso. Eppure non ci fu verso. Sono cresciuta fra le loro braccia.

Ed è stato un vero incanto la mia vita di bambina con loro.

Di ragazza. Di giovane donna. Ancora oggi, amati nonni miei, perché quell’amore è qui,

ora, fra i muri del negozio a darmi ciò che mi serve.

Le foto sono di me bambina con loro. Sono molto più belli di come appaiono.

Credetemi.

Io, invece, nella foto di oggi, sono il risultato di quel passato.

13 – STORIE DI CALABRIA RACCONTATE AL NIPOTINO

È una bimba della tua età, quella nel quadro. È mia nonna. È il 1918 e lei ha due anni.

Proprio come te, ora.

Suo padre, quello a sinistra, è in America, in realtà.

Ma mandò una sua foto e il fotografo ne fece un unico quadro, aggiungendo la figlia, la

moglie e la madre.

Mia nonna soffriva quando le si posavano gli occhi su questa immagine.

Io la tengo in salotto, invece.

Mi ricorda lei e la Calabria.

Gli enormi sacrifici della sua gente, la solitudine, l’indigenza, le privazioni.

La Calabria è regina in questo.

Gente umile e volenterosa, di buoni sentimenti, prodiga e generosa.

Silenziosa. Mai ribelle. Purtroppo. O troppo poco.

Sento il peso di tutte queste vite emigrate.

Mia nonna visse senza padre fino a dodici anni.

Poi lui tornò, ma furono estranei. Per sempre.

Mia nonna affrontò la sua vita di figlia unica, mai amata, seppure benestante.

I muri che alza la lontananza sono portentosi.

Il denaro risolve la sopravvivenza, ma non può comprare un sorriso…

È denaro….

Mia nonna cercò sempre di compensare a quel silenzio e a quella assenza.

Con la fantasia prima, con la sua famiglia poi…

Sua madre girava col revolver nel “misale” (grembiule).

Glielo aveva lasciato il marito per difesa.

Privata del padre, mentre la madre badava alla quotidianità, cresceva isolata e

malinconica.

Era così la sua vita a quei tempi.

Dura e asciutta.

Ha esagerato ad amarmi…proprio perché non avessi mai a soffrire della sua malattia.

Mancanza d’amore.

Mi spiegava che era brutto desiderare di essere amati.

E mi raccontava tante cose di quella bambina del quadro.

Era simpatica…poi, quando ne parlava.

Ed io quando giro gli occhi sul quadro…la sento ancora.

Amo quella bambina e la rispetto.

È riuscita ad essere una grande donna.

Arrivata ad un certo punto…mi disse che era stanca…

Troppo dolore aveva sopportato…

E che avrei dovuto mettere una musica quel giorno…

E aggiungeva che avrei dovuto dire: ha finito di soffrire.

Nonna l’ho fatto.

E ascolto tanta musica da allora e mi parli e mi manchi allo stesso tempo.

E sei ancora una gran donna, con quel visetto tondo del quadro.

Serio e triste… illumini le mie giornate.

14 – PENSIERI DI MAMMA

34 anni. Un tempo infinito. Eppure brevissimo. Pensieri di una mamma.

Quando Mario è uscito di casa con il trolley pieno delle sue cose, a settembre scorso, ho

pensato di impazzire.

In quel trolley non c’erano le sue cose. Ma io. A brandelli.

Vi sento che dite che sono esagerata…

Ma non è così…

L’ho accompagnato con gli occhi finché è stato possibile. Poi ho rinunciato e ho

cominciato una nuova vita.

Che è quella che vivo anche stasera, mentre scrivo.

Non ci crederete, ma ci sto pure bene.

Essere mamma è una droga.

Pensi che il figlio tuo senza di te non sarà in condizioni di sopravvivere.

Invece vive, anche bene, e caso mai sei tu che resti indietro….

Essere mamma è una condizione così lunga e perdurante che pensi sia l’unica …cosa che

puoi fare.

La natura ti impone di dare corpo anima e anche qualcos’altro.

Solo così il mondo va avanti da sempre.

Quanti grazie meriterebbero tutte le mamme del mondo….

E così dopo la pazzia sfiorata soltanto, per fortuna, fra una parola di Roberta e una

cliente inconsapevole sono uscita dal tunnel.

È accaduto pure che una sera Lena e Marianna mi hanno trovato, in negozio, che

piangevo come una fontana.

Chiedete se non ci credete….

Marianna, dimostrando un altissimo senso pratico, mi consigliò di cambiare il CD.

La Callas non aiutava ….nelle sue canzoni tutta la tragedia intima e personale.

Grande Marianna. Grazie.

Ho imparato a vivere come accadeva prima che diventassi madre.

E come fanno i padri, che non dimenticano mai di essere persone.

Il calcetto o la pesca subacquea o la corsa in bicicletta… beh loro non rinunciano, eppure

sono bravi padri (a volte).

Ora, un piacere sconosciuto mi rende padrona dei momenti della sera, che per anni non

sono stati miei.

Le felpe da lavare…il borsone della palestra non ve lo dico proprio.

Poi la cena. Poi le domande buttate lì, a cui a volte rispondono con monosillabi…

E tu che fai finta di niente. Cerchi di capire. Devi capire. Se non capisci è lo stesso.

Tanto non importa a nessuno.

C’è bisogno di chiarire che fare la madre è un vuoto a perdere…?!

No stipendio. No ferie. No TFR. No diritti.

Conoscete qualcuno, a parte una mamma, che accetterebbe tutto ciò?

Un po’ di amore. Ecco cosa si chiede. Una parola. Un sorriso. Un abbraccio.

Un grazie.

Ma io stasera mi sorrido da sola, compiaciuta e soddisfatta.

Guardo il cielo stellato e mi sento bene.

Mondo, penso, ti ho dato il mio sangue e il mio sonno.

Ora mi riposo. Sono sul divano. Bevo un sorso di rhum e scrivo.

Ché mi è sempre piaciuto e lo avevo pure dimenticato… a fare la mamma per 34 anni ci

si scorda tutto.

15 – NONNA BEFANA QUANDO VIENI?

Ciao tesoro mio, presto.

Di questi tempi, sai, cambiavo la trapuntina con il piumone più pesante.

Quello di tua madre, aveva per disegno Lady Oscar.

Era rosa e giallino delicato e lei ci impazziva.

E io pure.

Ho spento tutto. La tivù e la radio.

Voglio il silenzio per tirare fuori i ricordi.

Insistono sai. Hanno pure bisogno di uscire, ogni tanto.

E così ti racconto che tua madre aveva un pigiamino di pile e le calze antiscivolo.

Camminava per casa come una fatina ed io pensavo che sarebbe stato per sempre così.

La giovinezza è talmente presuntuosa…

Girava intorno all’albero di Natale e sognava tanti regali.

Era piccola e bella, proprio come te ora.

La natura è scientifica nel riproporre le sembianze di madre in figlio.

Si ripete che è una bellezza e ci costringe a ricordare che il sangue porta con sé tutta la

nostra storia.

E così io, madre per caso, troppo tardi consapevole (eterna beffa della vita…), le

ricordavo di andare a letto… e di essere buona, se no Babbo Natale non sarebbe arrivato.

Lei ci credeva e correva nella sua stanzetta. Aveva fiducia in me.

Crescendo, invece, è stato un po’ più problematico.

Ma accade a tutte le mamme e a tutte le figli.

Era sempre l’amore a guidarmi, comunque.

Ho cresciuto tua madre con premura e attenzione.

Lei, ora, riversa su di te le stesse cure che ha ricevuto. Anche di più. Lei è migliore di

me.

Lei non ha le paure che tormentavano me.

Io, a volte, mi sentivo derubata della mia libertà. Lei, invece, è più serena. Più

equilibrata.

Non a caso è un ingegnere.

Io, invece, ancora non ne sono venuta a capo. Una vita vissuta in cerca…non so manco io

di cosa.

Di giustizia, forse…

Che nonna complicata che sono.

Mantengo le stesse inquietudini di quando avevo quindici anni e mi piaceva leggere

“Memorie di una ragazza perbene” di Simone de Beauvoir.

Tua madre, invece, è saggia e paziente e sorridente.

E così, di questi tempi, per tornare a noi, scrivevamo lunghe lettere a Babbo Natale.

E poi cambiava idea e poi scrivevamo ancora.

Era commovente. Tutto. E per casa c’era una magia che solo se c’è un bambino si può

respirare…

Gesù ha bisogno dei bambini per rendere possibile il Natale.

Ora per cercare di amarti meglio che posso, salirò fino a Pistoia.

Ho bisogno di raccontarti di quando ero madre e di come è finita presto la mia parte.

E che ora tocca a tua madre.

I ricordi sono un veleno e se non accetti il presente, il passato può solo farti male…

Il futuro ti è negato addirittura.

Salgo solo per abbracciarti, sappilo.

Sarà un segreto fra me e te. Non vorrei che gli altri si offendessero.

Lo so che mi pensi sempre.

Sono la nonna tua della Calabria, castigata dalla lontananza, ma innamorata di te.

Infinitamente.

Ci vediamo a Natale.

Ma intanto parliamo un altro po’ ….

16 – PENSIERI NEL GIORNO DELL’IMMACOLATA

Ho un’ansia, che non so più controllare…e devo scrivere.

Ho letto, ho avuto clienti, ho ascoltato e fatto ascoltare la musica a chi passava o entrava,

ho parlato con Roberta…ma sono inquieta.

E quando tutto ciò che ho fatto non mi basta, perché sono ancora insoddisfatta, come se

non avessi vissuto fino in fondo questo oggi e fino a quanto ne ho bisogno… allora so

cos’è.

Devo scrivere.

Le parole si affacciano fra i miei pensieri, spingono.

Vogliono uscire.

Ma le parole non sono altro che…la vita passata che ha bisogno di essere raccontata.

Ho urgenza di tirarla fuori da dentro…solo così ne comprendo meglio il significato.

Mentre la racconto a voi, in realtà la spiego anche a me.

In giornate come queste…le domande sono spietate e le risposte devono essere

convincenti.

Mi interrogo, sapete, e non mi promuovo, ho tante cose da correggere. Per fare meglio.

Ma avrò abbastanza tempo?

C’è tutto un tempo dell’infanzia che mi è di grande aiuto.

Sono stata così felice e amata, che oggi ancora ne prendo per affrontare il dolore e il

silenzio della mia vita di adulta e per fare meglio.

È quello il segreto, forse…scorte di quell’amore che si riceve da bambini, quando il

mondo non si è svelato, e la fiducia colora le nostre guance.

E così mia nonna mi porge il “culluriello” appena fritto, bollente…e il suo sorriso non ha

mai smesso di accompagnare la mia vita.

E poi mi sdraio sul pavimento per aiutare mio fratello a montare la pista delle

macchinine.

Quella che ha desiderato per sei mesi.

Ai nostri tempi il desiderio era una virtù da proteggere.

Dovevi desiderare molto per essere esaudito.

Se non desideravi non crescevi bene. E poi dovevi meritare soprattutto.

Quel tempo non assomiglia a questo presente, ecco cosa penso.

Ma al mio nipotino voglio raccontargli di quel tempo.

Sono sicura che gli farà bene saperlo.

E poi mio fratello guardava le macchinine come fossero state d’oro e mia madre faceva

lo slalom in quel disordine consentito e sorrideva compiaciuta.

Si. Perché era un finto disordine.

In realtà nella mia infanzia e nella mia casa ogni cosa era sempre al suo posto.

Forse sono solo io che non so stare al mio posto in questo disordinatissimo presente e mi

prende la “mpiccia” e vi sto tormentando.

Forse sono sempre io che ho questo groppo in gola, che non va giù, che salirebbe… ma

lo trattengo.

Perché sono certa che mi verrebbe da piangere.

Si. Sicuramente sono io che invecchiando (ahimè…) trovo più gusto nel passato che nel

presente….

E questa nostalgia è pericolosa, ma dolce…

Però scrivendo un po’ mi passa….

Buona Immacolata a tutti.

Soprattutto a chi è nostalgico come me e sa di cosa parlo…

17 – LE MAMME DEL SUD E I FIGLI DEL SUD E I LORO BUONI SENTIMENTI

Titolo: Le mamme del Sud e i figli del Sud e i loro buoni sentimenti….
Stiamo parlando al telefono da qualche minuto, ma non seguo più….
Mi sta raccontando che ha comprato un alberino di Natale…così tanto per sentire un po’ di aria natalizia per casa…ed io improvvisamente mi ritrovo distratta ad inseguire il passato.
Che per la verità mi assilla sempre senza tregua.
Era inaspettato il tuffo all’indietro di oggi pomeriggio, però….
Ma come mi dico… lui era tutto rock. Magliette con crocifissi e teschi, anelli e tatuaggi e ricci lunghi sul collo…. intramontabili mostruosi miti appesi alle pareti della sua stanza ed ora compra un alberino per catturare un attimo di sensazioni natalizie..?
Lo ascolto, mentre il passato fa scempio di me e nasce un nuovo sentimento.
Finora sconosciuto.
Si chiama orgoglio e soddisfazione di una mamma del Sud.
Penso che volevo proprio questo, quando lo accompagnavo al catechismo…la domenica mattina.
E quando andavamo da mia madre in questo periodo e trovavamo la tavola imbandita di dolci di Natale, preparati da lei e dalle mie zie, e lui ne afferrava tre alla volta…
Penso che mi sta salendo…di piangere e non voglio.
E così gli mando un bacio e chiudo la conversazione.
Per oggi può bastare….con le emozioni
Penso che la usuraia Toscana non è riuscita a cancellare le profonde tracce del Sud che albergano in lui.
Sorrido soddisfatta e cerco di acquietarmi. Invano.
Perché non è finita qui. Dio ha deciso di stupirmi oggi e approfitta di me e della mia fragilità…
E così mi imbatto in un suo commento, su Instagram, a proposito del nostro
nipotino che oggi compie due anni.
Ebbene al rigo 7 scrive che questo bambino è anche po’ carne sua e che gli vuole bene e….
Carne sua ..?
Mio figlio che ragiona come un vero meridionale, che vede nella famiglia pezzi della sua stessa carne e che ne rivendica tutto il senso di appartenenza…
Mio figlio, quel ragazzo tutto rock e ribellione, che invece stasera è tutto come suo nonno….
Sorrido per un attimo e prendo fiato.
Quello che leggo non lo ha scritto mio figlio.
Ma un giovane uomo del Sud.
Penso che lui… è grande abbastanza da sentire il piacere di riconoscere la sua famiglia e da rivendicarne la proprietà.
Tremo.
L’ho fatto io. Volevo che fosse proprio così…e che fosse tenero e paterno e sensibile di fronte al figlio di sua sorella.
Mi rendo conto che il Sud, e le sue salde tradizioni, non vuole morire, nonostante tutto….
Si aggrappa a tutto ciò che trova, pur di restare vivo, il Sud ….
Cos’è in fondo il Sud….?
Tre o quattro mila anni di storia e di tradizione, di miti leggende glorie e tradimenti…..
E l’ostinazione di non voler rinunciare al passato.
Ma neppure al futuro. E mio figlio ne è la prova.
Tremo di nuovo, mentre penso che il Sud emigra nel mondo, trasportando questi buoni sentimenti.
Di famiglia, di affetti, di usanze e pietanze.
Amore mio…. che fai ricca una terra straniera.
La Calabria è fiera di te. E di tutti i suoi giovani come te, che fanno ricco il Nord .
Eh sì. Perché stasera , sapete, non è un problema di Maria Rosaria che resta sola sul divano, ma che comunque sopravvive, anche se preda della nostalgia.
Il vero dramma è la nostra Calabria, privata dei suoi figli e dei loro buoni sentimenti.
Il Nord ci ha preso le braccia
Il Nord ci ha rubato i cervelli
Ma il Nord ci ha preso soprattutto il cuore , con cui ha costruito città prospere e civili.
E la Calabria?
Si . Insisto. E la Calabria?
La facciamo morire, perché Panzeri ha deciso di fare accordi col Marocco, per favorire l’ingresso dei suoi prodotti in Europa, a danno di quelli del Sud. Tanto per fare un esempio. Uno solo .
Nessuno che abbia contrastato questi diabolici programmi, ovviamente.
Mi calmo. Scrivo.
Vi scrivo. Perché ormai lo so che qualcuno di voi leggerà e mi farà compagnia.
Facebook permettendo.
Difendiamo la Calabria. Il Sud. Si può fare. Da qualche parte stanno già cominciando .
E con questo pensiero sono riuscita a non lasciarmi andare alla tristezza.
Viva la. Calabria e i suoi splendidi figli .
Le foto sono di lui e me. Ma cento mille mamme della Calabria hanno sul mobile foto simili.
Gli occhiali da sole, i primi, sono un cimelio che conservo…..con affetto.

18 – VIAGGIO DI UNA DONNA DEL SUD PER STARE CON FIGLI E NIPOTE A NATALE.

Una settimana fa, a quest’ora sto entrando in Firenze.
Santa Maria Novella dice la targa. Chi non la conosce…?
Firenze è una città che rappresenta l’Italia.
Sono qui per lui. Lui non lo sa e non lo saprà mai.
Come tutte quelle cose che da mamma prima, e da nonna ora, ho svolto in silenzio e in solitudine, nella mia vita .
Alle donne tocca questa parte. Il loro passaggio è invisibile, eppure è determinante. Quasi sempre.
Ma non importa. Anzi. Meglio così. Non ci aspettiamo gratitudine. Ma solo che le cose vadano meglio per la nostra famiglia.
Sono qui per lui dicevo. E anche per loro …
Saliamo in macchina. Ci stavano aspettando. Baci e saluti.
Mi vorrei commuovere, ma mi trattengo. Vedo mio figlio dopo cinque mesi e cerco tutti i fili possibili per riattaccarlo a me, ho bisogno di sapere che sono importante per lui.
Non mi basta un bacio.
Lui mi resiste un poco, solo un poco. Poi attacca a parlare e rivedo il mio bambino in quel viso adulto.
E mi basta.
Intanto arriviamo ed io mi preparo…
L’ho amato così tanto in questi mesi da lontano, che mi chiedo se saprò amarlo stando di fronte.
E se lui mi vorrà…
Eccolo nelle scale, in braccio alla madre, mia figlia, che si sporge per vedermi.
La madre incalza. Arriva la nonna…
Siamo di fronte amorino mio, sto per abbracciarlo…
Mi guarda perplesso e sospettoso.
Traditrice. Ecco cosa raccontano i suoi occhi.
Dici di amarmi, tu che dovresti essere mia nonna, e fai passare cinque mesi senza vedermi…?
Hai ragione, tesoro. Ma non mi è stato possibile venire su, gli rispondo con gli occhi.
Non parliamo. Sono i nostri cuori che si danno segnali a vicenda e cercano un contatto.
Un sentimento profondo e intenso viaggia tra me e lui, ora. Sul pianerottolo…
Indietreggia e si infila nella casa della nonna paterna, che vive nell’appartamento accanto.
Lì è al sicuro. Lì è amato ogni giorno, come si conviene ad un bambino.
Penso che l’emigrazione è un parola insufficiente, che non spiega affatto il dolore che porta con sé nella vita di chi la subisce.
Lo seguo, con garbo. Rispettosa della sua diffidenza.
Si gira, per capire se ci sono, perché in fondo mi ha riconosciuta e mi sta mettendo alla prova…ed là che non mi trattengo più.
Lo afferro e lo abbraccio. Lo bacio a raffica. Lo tengo stretta e lui ride, gli faccio il solletico, lo sollevo per aria, improvviso una canzoncina e mi tuffo in quel suo corpicino. Che è anche un po’ mio.
Per non perdere il vantaggio conquistato mi sdraio sul pavimento e scarto il camion che ho comprato per lui, che prevede delle costruzioni sul rimorchio e stuzzico quella infantile curiosità che è la salvezza dell’umanità …
È fatta. Si siede accanto a me e mi guarda incantato incuriosito divertito, giochiamo, mentre io, con una voce che non è la mia, invento storie di viaggi e di strade lontane, che poi è la verità, di una notte buia e di una luce per premio.
Sono i suoi occhi belli.
È Natale. Finalmente è Natale anche per me. Con lui. Con la mia famiglia. Con i miei figli. Con i loro volti giovani, freschi. Ignari del mio amore. Li vedo poco ormai, eppure indovino tutto di loro.
Ho costruito questo momento con cura. Mi giro per non farmi vedere e mi commuovo un poco.
Solo un poco.
Auguri a tutti voi di buon anno. Perché Natale è già passato da una settimana ed io rivivo quei momenti mentre li racconto a voi….

19 – PENSIERI DI UNA NONNA DE SUD MENTRE RIENTRA IN CALABRIA

Ho viaggiato pensando a quei quattro giorni.
Il treno mi allontana da Firenze ed io trattengo le immagini, voglio che mi restino dentro, per un bel po’….
Ho il cuore pieno di gioia e la tristezza che minaccia paurosamente di prendere il sopravvento.
Cerco di proteggere quella sensazione…di gioia
So già che non potrà durare a lungo…
Chiudo gli occhi e ripesco momenti bellissimi.
Li rivivo e sorrido.
È monello, ma simpatico.
Dormiamo insieme il sonnellino del pomeriggio.
Lui prima mi rifiuta, ma io lo cullo, lo accarezzo, lo coccolo.
Voglio amarlo più che posso.
Ci riesco e abbassa le palpebre dolcemente…
Lo guardo mentre dorme ed è perfetto.
La mia vita ha più valore, mentre considero che tutto ciò che ho fatto per caso, mentre ero distratta e superficiale, in realtà seguiva un disegno preciso.
E lui ne è la conferma.
Per fortuna Dio non ci consente di decidere niente.
Fa lui per noi e fa sempre bene.
La mattina arrivo presto e lo vesto, gli dò il latte e il succo di frutta. Poi la minestrina. Lui ogni tanto mi è ostile.
Cerca la mamma. L’altra nonna.
Le persone che tranquillizzano la sua quotidianità.
Io però non mollo. E invento nuovi giochi. Nuovi balli.
Lo intrattengo sempre meglio e mi conquisto la sua fiducia.
I bambini non tollerano il tradimento.
Scendiamo in giardino e passeggiamo fra fiori e alberi e vialetti.
Siamo in Toscana e tutto è lindo pulito ordinato.
Mi stringe la mano.
Mi sento la nonna sua, finalmente. Quella stretta mi dice che mi sta accogliendo nella sua vita.
Mi chiedo, però, cosa sarà di noi, dopo questi quattro giorni, quando sarò partita.
Ma intanto le giornate sono intense.
Ritrovo dentro di me le usanze delle mie nonne.
Quelle parole facili, anche stupide, canzoncine, carezze che solo loro sapevano propormi e che saldavano la mia vita alla loro.
E così mi rendo conto che l’amore di una nonna sta anche nel raccontarsi, trasferire la propria vita a quel piccolino, con dettagli curiosi, aneddoti fantastici, sorrisi morbidi e baci infiniti.
Tutto ciò che io non potrò fare mai.
O solo a singhiozzo.
Il giorno della partenza arriva subito e lui mi ha già mollata.
Scende le scale in braccio all’altra nonna e mi dà poca retta.
È piccolo. Ma è tanto intelligente. Cerca di salvarsi dal dolore.
Io invece non ci riesco.
Ed ho già gli occhi lucidi.
Invento che devo tornare un attimo su e mi asciugo le lacrime moleste come meglio posso.
Abbraccio mia figlia. Saluto tutti.
Ma non lui. Non voglio lasciargli il peso di un addio.
Comparirò fra un mesetto o due e cercherò di farmi spazio. Nuovamente.
Lascio nella ricca e prospera Toscana un bottino prezioso.
I figli d’oro della Calabria…cittadini modello.
Ora sono in treno e penso e ho le braccia leggere, il cuore pesante, la mente affannata.
L’emigrazione si declina perfettamente sulle rotaie, scendendo verso Sud.
Mi sbrana, tanto è feroce…
Mi calmo. Mi adagio e ripenso alle quattro gloriose giornate di Maria Rosaria.
Una nonna della Calabria, come tante….
(La Bandiera mi ricorda quando è iniziato il mio destino di cittadina colonizzata…)

20 – PENSIERI DELLA SERA DI UNA NONNA DELLA CALABRIA, GUARDANDO IL VIDEO DEL NIPOTINO.

Mi siedo sul divano. È sera. Finalmente posso dedicarmi con la dovuta attenzione.
Renzo mi ha mandato tre video oggi…ed io in negozio non ho avuto il tempo di goderne abbastanza.
Renzo è il mio consuocero e mi rende partecipe della vita del nostro nipotino, afferrando momenti della giornata con il cellulare e fissandoli con un video.
Poi me li invia.
Intuisce la mia angoscia.
Il primo è di lui appena sveglio, dopo il riposino pomeridiano.
È bellissimo, rilassato, dolce, sorride e si lascia coccolare dalla nonna, che intanto gli imbocca la solita merendina del pomeriggio.
Vorrei essere al suo posto.
Sento un lamento nella stanza.
Sono io che mi sto mettendo a piangere.
No. Mi dico che devo smettere e mi ammonisco severamente.
Smettila Maria Rosaria. La smetto.
Passo al secondo video e c’è lui che sgambetta nel loro salotto.
È a suo agio e ha giochi dappertutto.
Penso che il mio salotto per lui è una Terra Straniera.
Ed ho una fitta. Di gelosia. Di rabbia. Di fastidio.
La Divina Provvidenza ci ha regalato questa gioia, mi scrive Renzo.
Con te è divina, mi viene di pensare. Con me è matrigna questa Provvidenza.
E non provvede per niente bene. Anzi.
No strade. No scuole. No infrastrutture. No diritti.
No nipotino.
Chissà perché mi assale una voglia di baciarlo.
Lo vorrei fra le mani quel visetto e lo riempirei di baci.
Le mie nonne mi hanno tanto amata, baciandomi.
Penso che emigrazione fa rima con frustrazione. E mi rassegno.
Il terzo video è quello della cena.
C’è anche mia figlia a tavola e subito parte una carezza per lei.
Vola nel buio della sera ed è già arrivata. Lei non lo sa che sono io.
È bella. C’era già tutta questa bella giovane donna in quella mia dolcissima bambina.
Penso che questo presente non mi regala più niente.
Semmai mi ruba le mie cose. I miei affetti. È tiranno, predatore.
Intanto lui prende la schiacciata, di cui è golosissimo, e Renzo si sofferma con un primo piano che mi fa ridere e soffrire.
Quand’è che apprezzerà le prelibatezze della Calabria?
Peccato questo silenzio in cui vogliono costringerla.
La mia Calabria taciuta, finirà per essere dimenticata.
Senonché lui mi somiglia. Si. Davvero. Somiglia anche a me, la nonna calabrese.
Non ridete. E non levatemi questo piacere e questo diritto.
È sangue mio, anche se cresce su un suolo lontano.
Lo abbraccio forte. Con gli occhi, con il cuore, con la mente.
Meno rivoluzione, mi ha scritto il mio amico Leonardo, dando uno sguardo ai miei post di protesta, sulla mia pagina.
Dici?
Più rivoluzione, invece. Tanta rivoluzione occorre, caro Leonardo…
Di madri, di figli e di nonne, insieme
È il sangue che si ribella.
E allora guardo di nuovo il video e mi aggrappo a quelle immagini per non essere esclusa e per cercare di essere la nonna che non posso essere.

21 – PENSIERI DELLA NOTTE DI UNA LAVORATRICE CALABRESE SFINITA …

Basta. Basta.
Chiudo. Organizzo una super svendita e la finisco qui….
Tutto rema contro. Ansie da guerra, da COVID, da crisi economica, vendite online…
Eh sì. Ho passato la notte convincendomi che è meglio così.
In fondo che ci vuole….
E così è mattina e dopo aver fatto le solite cose… mi avvio.
Oggi non piove. Entro.
Saluto. Non sono pazza. Ma io ci parlo col mio negozio.
Mi risponde subito con un raggio di sole che entra di traverso…
Sistemo i cuscini del divano.
E intravedo l’ombra di Roberta, che spesso si siede proprio lì e parliamo ….
Mi sorride. È come se fosse qui ora… Le persone non vanno via quando vanno via.
Restano comunque. Sono nella stanza, anche dopo ore.
Sento la risata napoletana di Lena. Lei ti trascina quando ride.
C’è ancora la dottoressa di ieri pomeriggio che mi ha detto che viene da me, perché sa di trovare sempre qualcosa di particolare.
Vi giuro. Mi ha detto così. Si chiama Emanuela….
Cerco altri segni, altri messaggi.
E li trovo tutti. È tutto scritto, ma non si vede…
Non si legge con gli occhi. Devi azionare il cuore per vederci in questi casi.
Sono fottuta. Scusate è forte, ma è così.
Mi accorgo che sono in balia dei sentimenti.
E non c’è di peggio. O di meglio…?
Non identificarti col negozio, mi ricorda sempre mio marito.
Identificarmi…? Ma noi siamo gemelli siamesi.
E così, per arginare l’emozione metto una tarantella.
Calabrese, naturalmente. Ve la farò sentire.
Non puoi resistere . È come le sirene di Ulisse.
Ti fa scattare una cosa dentro che si chiama “voglia di vivere”.
No. Di “combattere”. Che è ancora meglio.
Una signora e un signore mi guardano, passando davanti al mio negozio
Io sto impostando un passo sulle note della tarantella.
Sorridono e mi dicono brava. Forse mi hanno persino fotografata.
Vivo. No di più. Rido anche io, divertita.
E poi arriva Francesco. Il mio vicino di bottega. Quello della pizzeria.
Anche lui incalza e mi sorride. Partecipiamo ognuno alla vita dell’altro.
Ci vediamo ogni giorno. E ci facciamo molta compagnia. Lavorando….
Anche lui ha molto amore per il suo lavoro.
Sono fottuta. Lo ripeto.
Rinuncio ai miei propositi della notte.
E mi lancio in una danza.
La migliore risposta agli incubi… sono io stamattina che mi rimbocco le maniche e che penso che per ora non chiudo e resto qui a dargli filo da torcere…
Ma a chi..?
A quel demonio che ci fa rinunciare, a volte, piuttosto che fare ciò in cui crediamo.
E poi a quelli che pensano che i rapporti umani siano una banalità .
Forse per l’ Agenzia delle Entrate.
Ma io e voi sappiamo che non è così.
E allora alzo il volume. Chiedete….se non ci credete .
E la Tarantella si sente su tutto il Lungomare.
Ora non ci resta che ballare insieme….E vivere. E lavorare… Vi aspetto….

22 – NON VENITE IN CALABRIA SE NON SIETE FORTI ABBASTANZA

Devo uscire. Eh sì… mi capita sempre così … all’improvviso
Mi affaccio. Sono sulla porta e la luce mi stordisce
Dalle montagne una voce pura inonda tutt’intorno
Lì si parlava della mano di Dio
Qui invece è la sua voce a raccontare
Mi giro di qua e di là, per non perdermi niente
Già… perché quando arrivi a 60 anni capisci che questi sono i momenti per cui vale la pena di vivere
E pochi altri, insieme a questi
Faccio una giravolta… mentre attraverso la strada per fare le foto, sulle note di Reginella
C’è qualcuno, ma io non vedo nessuno… a parte questa meraviglia.
Non venite in Calabria, perché non ci sono le strade e neppure gli aeroporti
Ma c’è Dio. In ogni angolo.
No. Non venite in Calabria, se non siete forti abbastanza… ne sarete travolti.

23 – SOGNO DI UNA NONNA CALABRESE DI MEZZO INVERNO

Siamo sul divano. Facciamo cavalluccio e ridiamo.
Io gli racconto una storiella.
Una di quelle che mia nonna ripeteva sempre e che io non mi stancavo mai di ascoltare.
Lui mi stringe la mano. Si emoziona ed io pure.
Voglio travolgerlo di emozioni e di amore.
Si sdraia sul tappeto e gioca con le macchinine.
Giocattoli sparsi dappertutto testimoniano la sua quotidiana presenza in questa casa.
Ma io sono felice
Il mio salotto è in disordine, ma brilla di quella luce che entra nelle case, solo quando c’è un bambino.
E sia benvenuta.
Fa un giretto fra i mobili. Guarda gli oggetti. I ritratti.
Io gli spiego la provenienza di questo e di quello.
Ogni cosa ha una storia ed è giusto tramandarla.
Tra me e lui si svolge quell’antico gioco di passato e futuro.
Che rende sacro il rapporto fra nonni e nipoti.
Mi chiede . Rispondo.
Ripete e si porta via i segreti del passato nella sua vita futura.
Si compie il miracolo.
Il proverbio calabrese lo fa ridere tanto.
Non capisce. Ma io glielo spiego. I detti antichi sono un indicatore della cultura di un popolo .
L’argomento si fa serio . Lui se ne rende conto ed è attento.
Gli spiego che la Calabria è Terra di monaci e religiosi.
Fuggiti da persecuzioni, si rifugiavano fra boschi lussureggianti …
Per meditare e pregare
Il racconto si fa epico. Io insisto e lui è rapito.
Allento e mangiamo biscotti. E improvviso una gara a chi ne mangia di più.
Ringiovanisco e pesco dentro di me un’energia nuova.
È tutto merito suo. Anche mia nonna era instancabile.
Era merito mio, dunque?
Improvvisamente mi accorgo di quanto ero importante per lei. E non solo lei per me.
Mi sveglio e il presente, invece, mi trova sola sul divano, avvolta dal buio e dal silenzio.
Ho sognato ed è finita . Altro che quotidiana presenza…
Il salotto è in ordine. Niente giochini sparsi, ma un freddo di tramontana che non lascia speranze.
La Calabria non ha nonni felici. Né storie da raccontare.
E neppure tradizioni da tramandare.
La Calabria è depredata di gioia e di futuro .
Chi ha voluto tutto ciò . Chi ha deciso che i nonni calabresi avrebbero dovuto fare a meno dei nipoti?
Voglio sapere chi è . Voglio odiarlo fino in fondo.
La mia storia morirà con me. E la mia Terra pure.
E lui….? Cosa penserà il mio nipotino.
Mi cercherà e non mi troverà.
Perché io scorro dentro di lui e quando avrà bisogno di me, penserà che sono scappata
Che non volevo stare accanto a lui.
Invece no . Non è così. E non è colpa mia .
Vorrei averti accanto ogni giorno . Ma non è possibile.
Affacciati piccolino mio. Sono qui a Sud .
Affacciati che mi vedi e se non mi vedi, almeno senti queste mie parole.
Amore sarà ugualmente….
Nella foto il mio salotto vuoto e quello dell’altra nonna.
L’emigrazione dei nostri figli ha infinite stanze di dolore.

24 – IL COMPLEANNO DELLE AMICHE

Eccole le donne che sgambettano nella mia quotidianità.
Messaggi. Saluti. Solidarietà fra noi.
Come va…?
Bene. Meglio. Sto arrabbiata.
Le donne. Fulcro e pilastro della società.
Eppure così sottostimate. Sottopagate. Sottovalutate.
Le quote rosa….? Che umiliazione….
Fa capolino la rabbia della dottoressa.
Ne parla. Si controlla. Ma poi si accalora. Troppe cose non vanno come dovrebbero andare.
Nella Sanità. E lei …ne porta il segno addosso.
Le donne… che trasportiamo da una parte all’altra delle nostre vite….cuore e testa.
Scienza e coscienza. Nel suo caso.
Beve. Beviamo insieme. Ognuna di noi ha tristezze da dimenticare per qualche ora.
Mariti col broncio a casa o tolleranti. Traditori e dominatori o compagni, anche, a volte ..per fortuna.
Solo con le amiche….?
Mia madre si stupisce. Lei….sempre moglie e poi madre e mai donna.
Una vita incatenata a mio padre. I figli, quindi, io e mio fratello, suo costante pensiero. Unico.
E lei…? Dove è andata lei…?
Mah…. Dispersa.
Ho cercato in tutti i modi, una vita da donna per me…per salvare anche lei.
Per compensare. Lei non lo sa.
Ma forse si. Per questo mi ha regalato 60 rose rosse.
Per dirmi grazie. Ha capito, quindi.
Ho incontrato qualcuna la mattina della festa… Una dolce elegante donna che, davanti al mio negozio, mi ha aspettato per congratularsi….gli occhi lucidi e una vita di cui non riesce ad essere padrona….e le piacerebbe….ma ha troppe responsabilità.
Ancora sei in tempo…mia cara. Acchiappa la vita che puoi.
Corinna, mi porge le trofie e mi sorride. Gli occhi suoi bucano il mio cuore.
Sono così commossa…di fronte ad Anna, quella della Crai, che mi riconosce doti che non ho…ma che comunque….sono veramente onorata. Grazie.
Loro , invece, Daniela e Antonella, si sono avviate da Cosenza per brindare con me.
E nella compagnia dimentichiamo le offese e le delusioni dei maschi e persino la fatica del viaggio.
Di venire e tornare a quell’ora. Donne sole ….di notte. Quando la festa è finita .
Sempre femmine siamo.
E non ci sarebbe niente di male.
Se non fosse che qualcuno se ne approfitta.
Roberta è arrivata. Tanto affetto….gira per casa, stasera.
Delia Olga Assunta Francesca Lena e Teresa.
Nomi e vite di cui so tante cose.
Ma una prevale su tutte: mi vogliono bene e io a loro.
Scusami Michela …c’eri anche tu
Ma tu sei più giovane e non le sai….certe amarezze e solitudini e delusioni.
E c’è’ anche Cristiana, che ha solo venti anni (la figlia di Daniela) e un sorriso smagliante e il piacere di cominciare a vivere da donna. Buona fortuna….gioia!
Eh sì … la mia vita di donna è a posto questa sera .
Si parla. Si balla. Si combatte. Si mangia e si beve.
È un piacere chiassoso quello che abbiamo condiviso.
Che è arrivato fino in cielo .
Ed era quello che volevo.
E mia madre si è proprio divertita.

25 – PER UN’ ORA DI AMORE – UNA NONNA CALABRESE

La commemorazione per l’UNITÀ DI ITALIA io la passo in treno.
E non ci potrebbe essere prova più provata che di Unità non ce n’è…
Si fa commercio del popolo del Sud da un secolo e mezzo e non se ne vede la fine.
Tralascio la solita rabbia e le altrettanto solite maledizioni.
Preferisco concentrarmi sul fatto che tra poco abbraccerò i miei figli, ma soprattutto lui , il mio nipotino.
L’ ultimo amore che ha investito la mia vita…
Sono quasi tre mesi che non lo vedo e so già che mi accoglierà tenendo stretta la mano dell’altra nonna e chiedendosi con fantozziana voce : e questa mo chi è?
L’aritmetica delle presenze mi vede perdente.
Mentre è tutta a favore dell’altra nonna.
Sono gelosa….ma sono costretta a capire.
La Toscana mi accoglie con un sole inaspettato, che mi indispettisce pure….
Ladra di figli e di futuro, non voglio che mi piaccia questa terra straniera.
E così busso a casa di mia figlia.
Sono le due e il piccolino dorme.
Renzo, il famoso Renzo, e la Silvana mi accolgono con affetto e fanno di tutto per mettermi a mio agio.
Siamo seduti di fronte e ci confrontiamo. Come solo fra adulti si può fare…
Poche parole, un sospiro ed è tutto chiaro. Ciò che conta e ciò che è superfluo…
In Toscana come in Calabria….
I nostri figli, intanto, sono al lavoro.
Senonché il piccolino si sveglia e la Silvana corre in camera da letto.
Attendo in salotto e mi preparo a quella parte umiliante, in cui lei gli suggerisce di salutarmi…lo accompagna di fronte a me e con dolcezza gli ricorda che sono anche io la nonna sua…
Invece arriva in braccio a lei e subito si libera delle sue braccia.
Mi viene incontro con un sorriso da angioletto e mi prende la mano, mi porta in camera sua e cerca il giocattolo che gli ho regalato a Natale e me lo porge come per dire : ricominciamo da qui….
Sono muta, silenziosa, grata a Dio per quello che mi sta accadendo…
Si siede fra i suoi giochi e anche io…e mi sorride e mi coinvolge e sente che il mio corpo urla “Ti amo”
Deve sentirlo per forza perché si tuffa sul suo lettino e mi fa segno….
Mi sdraio accanto a lui e lo abbraccio, lo tengo stretto a me.
Lo avvolgo di baci quanto più posso.
Ed è così che gli trasmetto tutto il mio amore taciuto…
Quello che ha attraversato il vento e la notte in questi mesi….
Quello che si è perso sul mio viso con lacrime di tristezza e dispiacere…
Quello che ho rivolto alla Madonnina di Diamante, pregando per lui…
Quello che ho raccontato a Roberta, in certe amare mattine….
Ma lui mi voleva. Mi stava aspettando…
Capisco, di colpo , che i sentimenti non sono invisibili.
Anzi più sono silenziosi….più sono potenti….a volte.
Capisco che qualcosa è accaduto… ed ha dell’incredibile.
Capisco che i miracoli avvengono….anche a me.
Intanto l’altra nonna, la Silvana, assiste a tutto ciò ed è incredula…
La sera, a tavola, lo racconterà a tutti e aggiungerà ….forse è il sangue.
Io sono così orgogliosa e penso solo a lui, ma vorrei aggiungere che il sangue di noi altri del Sud bolle per amore e per rabbia.
Per un’ora di amore del suo nipotino, una nonna calabrese farebbe di tutto…anche prendere il treno e venire fino in Toscana.
Ma non vedo l’ora di passeggiare con lui in Calabria, che anche lì è casa sua ….
E lo sta aspettando…

26 – LA CALABRIA E LA SCUOLA

Sapete chi è quell’uomo, nella foto, festeggiato dai ragazzi…?
È un professore di un Liceo Calabrese, e precisamente il Liceo Scientifico Metastasio di Scalea.
Gli alunni lo amano, anzi no lo adorano
Lui li alletta spiegando e illustrando la Storia dell’Arte.
E non si ferma mai. Ogni giorno di più…
Li porta di qua e di là, per Musei e per mostre e per cinema…
Loro non chiedono di meglio…
Eccola la Calabria che c’è. Ragazzi intelligenti appassionati di sapere, esauditi, guidati, istruiti, accompagnati dal loro professore.
Sembra quasi un passaggio dell’ Attimo Fuggente…
Solo che questi ragazzi, tirati su dalle famiglie calabresi e dagli insegnanti calabresi….tra qualche anno saranno splendidi cittadini milanesi.
Eh sì… perché la Calabria che c’è, fa figli, li educa e li istruisce…e poi a 18 anni li regala a Milano
Milano li “Milanesizza” ( .. sono furbi loro…) e addio Calabria.
Terra SCORDATA e di nessuno
Qualcuno dice che è Terra di Ndrangheta.
Io dico che vi fa comodo così….
Ora io vorrei che questi ragazzi stessero qui.
Basta esodi. Basta fughe. Basta migrazioni.
Siete la nostra carne e la nostra forza. Il nostro futuro e il nostro sangue.
E a tutti i miei amici IDENTITARI – LUPI – INSORGENTI – DUO SICILIANI e tutto gli altri che non cito…dico solo una cosa: Muovetevi.
Stanno finendo pure i figli e tra poco non ci sarà più niente da fare.
Per la cronaca, quel professore è mio fratello. Ma questo è un dettaglio irrilevante.
Ciò che conta è che la Calabria, e tutto il Sud, ha le carte in regola (le abbiamo sempre avute, per la verità)
per pretendere il suo futuro.
Pretendere. Badate bene, amici cari…. PRETENDERE!

27 – L’EMIGRAZIONE SI NUTRE DEI NOSTRI FIGLI E POI LI UCCIDE

Titolo: L’ emigrazione si nutre dei nostri figli e poi li uccide
Jacopo è partito con le lacrime agli occhi da Diamante.
Lui è un ragazzo gentile nel cuore e nel portamento. E ama il suo paese.
Ma naturalmente ha studiato a Milano e lei, rapace e ingorda di giovani, con i suoi artigli lo trattiene.
Lui fa resistenza, va e viene, ma la Calabria delle mancate risorse lo spingerà fra le braccia nemiche e prima o poi….si arrenderà.
Poi c’è Silvano.
Che ormai è toscano.
E fa pure rima.
Eh sì…. perché Firenze è più scaltra di Milano.
È più a misura di uomo e non fa sentire troppo le differenze.
L’assuefazione è lenta e leggera e facilmente si dimentica chi sei e da dove vieni, quando sei giovane…
Se ne accorgerà più tardi, quando ormai è troppo tardi.
Tornare è impossibile….ma restare è una sofferenza, a quel punto…
Eh sì….perché la Calabria si farà sentire dentro di loro…
Li chiamerà …
Reclamerà una risposta e un po’ di amore.
Le vostre radici sono qui… dirà dolcemente.
Io ancora le nutro e le accarezzo….
Siete figli miei….
E di nessun’altra….
La Calabria si difende così , per non morire
Si fa amare e mai dimenticare…
Io me ne accorgo dai commenti di chi è lontano….
Non hanno pace , eppure hanno lavoro casa e famiglia.
E anche quando sono più o meno sereni…il dolore resta.
La lontananza dalla propria Terra non è uno stucchevole nostalgico passatempo….
È un sentimento grande che occupa il corpo e lo devasta.
È un vuoto che non si colma con falsi racconti.
Pretende giustizia e riverenza….la Calabria.
Non si abbandona la propria Terra… pensando di farla franca.
E seppure lo si scelga, di andare via …devi avere la libertà di tornare in qualsiasi momento ed essere sicuro di poter vivere bene…
Il contrario, invece, è una rinuncia.
Meglio ancora una disfatta.
Intima. Personale. Sociale.
Lei non li lascia. È madre e si vendica. Esercita il suo potere…
E i ragazzi come Silvano e Jacopo, preda dei sensi di colpa, si accontentano di pensare, a quel punto, che vivranno il momento della pensione….
Torneranno in Calabria a godersi la terza età….i tramonti, il cibo buono, i vecchi amici, quelli rimasti….
Ma non basta
Non può bastare
Sarà un tormento e una amarezza per non averci provato abbastanza….
Jacopo….. Silvano….
La Calabria vi chiama . E vi ama.
Tornate figli miei , sembra dire ….
È qui la vostra casa . È qui la vostra storia. È qui che siete nati.
Vi sto aspettando….non fate finta di non sentirmi….
E avvicinatevi….voglio accarezzarvi….mi stavate scappando pure voi….

28 – DI CHI E’ LA COLPA ?

Ebbene sì. Scrivo sempre di Calabria, emigrazione, figli rubati alle famiglie.
Ne porto il peso addosso e nel cuore.
Ogni volta, puntualmente, qualcuno mi ricorda che la colpa è nostra.
Si. Proprio così. Nostra… dei calabresi.
Quindi, anche mia…
Indago nella mia vita e vedo una bambina cresciuta da un padre militare e da una madre casalinga.
L’educazione al primo posto, salutare, far passare prima gli anziani, cedere il posto sull’autobus a chi ha più bisogno di me di stare seduto.
Andare a Messa e farsi il segno della croce.
Rispettare i nonni e non rispondere mai alzando la voce.
Andare a letto presto e alzarsi di buon’ora. L’ozio è un vizio. Anzi il padre dei vizi.
Nella mia indagine forsennata, i miei nonni hanno le mani callose di tanto lavoro.
Le guardo con rispetto quelle mani.
Mai una parola di troppo. Figurarsi una azione.
Mai un lamento per desiderare una vita migliore
Era quella giusta, anche quando era amara.
Le mie nonne, invece, elemento trainante della famiglia, sono forti e risolute.
Severe e sicure, impartiscono l’ educazione e amministrano la famiglia con sapienza.
Attorno a loro, i compari e le comari, i vicini di casa ….sono tutti così.
Nei miei ricordi ci sono persone che piangono per il dolore di dover partire
Cugini e amici di mio padre, costretti ad emigrare per meritare un destino migliore.
Che nel paesello era negato.
Cosa avrebbero dovuto fare…?
E cosa avrebbero potuto fare, in condizioni di avversità insormontabili.
Per esempio la mancanza delle Istituzioni.
La completa assenza. Il silenzio di quei paesini.
Nei quali mancavano i diritti e la possibilità di scegliere.
Di chi è la colpa…?
Ho cresciuto i miei figli secondo le ferree leggi che sono state impartite a me.
Leggi non scritte, ma impresse sui muri di casa.
Per niente invisibili, anzi una condanna quotidiana. Dovevano fare riferimento ad essi in ogni azione.
Li ho spronati a fare bene, anzi benissimo, ogni cosa.
A sudare, a lavorare. A non pretendere, piuttosto a fare sempre la propria parte.
Se la Toscana se li tiene stretti….qualcosa di buono gli ho insegnato.
Basta piagnistei…mi intima Edoardo Vitale.
La responsabilità è dei calabresi, scrive la signora in lettere maiuscole…
Ma….ditemi
Cosa io, io per prima, avrei dovuto fare…?
Cosa ..voi che dite che la colpa è dei calabresi, non avete fatto…?
E cosa ha fatto più e meglio di me, il cittadino di Brescia o di Livorno o di Rovigo …?
Io davvero non lo so….
C’è un libro che ho comprato e letto di recente.
Il pacchetto Colombo di Alessandro De Virgilio.
Lo Stato ha tradito la Calabria, esordisce l’autore.
E allora se di tradimento si tratta…..e si è trattato
Io non voglio piangere… ma neppure sentirmi colpevole…
Solo non voglio più assistere educatamente ad uno sfacelo annunciato….
Organizzato, pianificato, strumentalizzato.
Io non so quale sia la mia colpa o quella dei miei nonni e dei loro amici/ paesani e vicini di casa ….
Ma so che c’è una Calabria che non ha mai parlato…
Quella più numerosa.
E ora è tempo che si faccia riconoscere…
E dica la sua e lasci la traccia del suo buon fare….
E non pensi a ciò è stato. Ma a ciò che sarà…
Nel frattempo i cittadini di Livorno o di Rovigo o di Brescia chiedono l’Autonomia Differenziata.
Perché loro hanno saputo fare meglio di me, si va dicendo…
E sia…fatela. Però dopo basta!
Non vi voglio più vedere.

29 – NON VOLTARMI LE SPALLE… ANCHE TU, TI PREGO.

Renzo glielo ripete più e più volte.
Dai…manda un saluto alla nonna Maria Rosaria.
Io sono lì…anzi sono qui, in Calabria, che pendo da un suo “Ciao nonna…”
Come una scema.
Aspetto. So già come lo dice. Con un sorrisetto irresistibile, ammiccando, socchiudendo gli occhi…
Ma non lo dice.
E ci resto male. Malissimo.
Renzo insiste. Ormai mi conosce e sa quale dolore comincia a salirmi lentamente dai piedi fino ad arrivare agli occhi e a velarli di lacrime…e a scatenare un vortice di tristezza.
Per poi trovare pace con una bugia.
È piccolino…
No. È intelligente. E non si lascia imbrogliare, invece…
Del mio amore a goccia non sa che farsene….
Per un po’… ho un credito.
Poi lo perdo….anzi si fa perdere lui, perché non si fida.
Conoscete i meccanismi di un bambino…?
Ebbene. Gli istinti lo guidano.
Da grandi, poi….ci lasceremo sopraffare dai ragionamenti…
Ma l’infanzia è rapace animalesca prepotente.
Cerca risposte ai suoi bisogni….non ragionamenti
Mentre guardo e riguardo il video e aspetto che magari si giri, improvvisamente….
Sento che l’ingiustizia di non essere amata da mio nipote, come invece desidero fortemente, è sottovalutata, sottostimata, ridimensionata, circoscritta, relegata, dimenticata.
Senza colpevoli.
Tanto esce sempre un idiota dell’ultimo minuto che mi scrive:
Ma l’importante è che stiano bene. E poi la Toscana è bella.
Mi chiedo…perché la Calabria è brutta…?
E poi …quando hanno deciso che in Calabria si doveva stare male….?!
Dove ero io….per impedirlo …
Forse non c’ero. Ma qualcun altro c’era, però….
Forse solo un politico traditore.
E allora, meglio ancora, uscirà fuori un altro, ancora più preparato, che mi scriverà:
Ma i calabresi però….non hanno fatto niente per evitarlo….
Per questi, che sono sempre numerosi e convinti, ho preparato una bella tabella.
Ed è qui. Allegata.
C’è scritto quanto hanno ricevuto le Regioni, grazie al Piano Marshall (?), nel momento in cui si pianificava il futuro dell’ Italia (?)…(non quello della mia Terra, però…)
Guardate attentamente quanto è stato riservato alla Calabria.
E guardate pure quanto alla Toscana.
Non guardate quello che è stato dato alla Lombardia, perché altrimenti vi guastate la giornata.
E non è il caso.
Per questo sono arrabbiata, stasera di più …. mentre lui mi gira le spalle.
E non mi sento Italiana. No. Per niente.
Nonnaaaaa…… Ma davvero non sei italiana?
Ti prego…già non ce la faccio ad avere una nonna lontana….
Ma ora cambi pure nazionalità ….così ci perdiamo veramente….
Guarda che io non mi giro….perché mi manchi tanto e volevo farti un dispetto .
Ma non vedo l’ora di abbracciarti….
Mi calmo.
Mentre cerco di impedire, ora veramente, che la lacrime percorrano il mio viso, sciupando il lavoro di Olga (la mia amica estetista) che lo cura tanto con i suoi trattamenti, per mantenerlo…fresco e idratato.
Cambio idea…
E allora ….si, forse sono ancora Italiana, piccolino mio…
ma solo a patto che si disegni una Italia più giusta.
Nuova . In cui la mia Terra non è una Punta Abbandonata,
Ma un AFFACCIO nel Mediterraneo.
Mi calmo perché in quel non volerti girare….ci leggo una fierezza brigantesca, che ti viene da me.
Da qui, dalla Calabria
Ma che dici, nonna….sono solo un bambino e non mi giro… come fanno tutti i bambini del mondo, per fare un dispetto.
Lo so, hai ragione. Scusa.
Eppure una radice brigantesca ci deve essere dentro di te. Non ti mancherei… altrimenti.
Hai ragione nonna. Mi manchi tantissimo…non vedo l’ora di abbracciarti…..
E su queste parole del mio nipotino….io voglio ragionare per una Calabria Nuova .
Non più vittima predestinata, ma LIBERA. Insieme a voi tutti, naturalmente….

30 – DIARIO DI UNA NONNA CALABRESE ARRABBIATA E GELOSA

Ho il sangue amaro oggi e lo stomaco a pezzi.
Il fatto è… che io stessa chiedo a Renzo di mandarmi qualche video, per vedere come cresce il mio nipotino.
Mio….??? Mah….
Si. Mio.
E così mi accontenta subito e me ne manda uno in cui lui, il mio nipotino, gusta un gelato.
È golosissimo.
Sicuramente ha scelto nocciola e fiordilatte
Sono i suoi gusti preferiti e per sottolineare il tutto aggiunge : questo mi garba
Parla toscano…lui
Eh sì. Glielo insegnano i nonni ogni giorno ad esprimersi con quelle frasi fatte antiche, ripescate nella lingua della loro infanzia, che portano avanti con un piacere e una ostinazione tipiche dei toscani.
Loro hanno una lingua e una Terra da difendere e da tramandare.
Loro….
Lo guardo ancora e muove le gambette, nel video, mentre aspetta il successivo cucchiaino, le muove come per dire: nonna sbrigati, ne voglio ancora.
Muoio. A questo punto muoio.
Di rabbia e di gelosia.
Anche io voglio farlo .
Silvana continua. Lo coccola. Gli pulisce la boccuccia. Gli regala sorrisi e carezze ed io sento che dalle viscere mi parte una fitta e mi attraversa lentamente…e mi sale fino al cervello, e si ferma per un attimo sugli occhi, lasciando due lacrime luccicanti e salate.
Brucia non poterti amare.
Da morire.
Mi fermo a pensare a tutte quelle analisi di cui traboccano libri e saggi, sui disagi della Calabria, Terra dimenticata, lacerata e bistrattata, e concludo che il mio dolore non lo sfiorano neppure e dei miei sentimenti non sanno nulla.
Io, che ora, umiliata e privata del mio diritto di nonna, giaccio sul divano come una mentecatta, e inseguo un video per non dimenticare che sono la nonna di un bambino.
Così…come se dovessi rinfrescare la memoria.
Che ne sanno loro…?
Di quale amore sarei capace stamattina, se solo potessi abbracciarti, comprarti il gelato, gustarlo insieme e chiacchierare in dialetto calabrese.
Rideresti. Ti faresti amare da me e dalla Calabria, che sa abbracciare i suoi bambini, se solo non le venissero sottratti con spietata scienza.
Ma perché…?
Perché queste strade solitarie e abbandonate non echeggiano anche delle nostre risate….?
Mie e tue …?
Ti scrivo sai…mi suggeriscono tutti di farlo
ma ben altro saprei fare se fossi qui di fronte a me, ora .
Ti scrivo per sottrarmi con la fantasia a questo destino freddo e crudele che hanno organizzato per me.
Per noi due e per tanti altri come noi due.
Sparsi nel mondo.
Quanto dolore la Calabria e i calabresi affrontano per colpe altrui…
Ti amo piccolino mio.
Puoi capire quanto….attraverso lettere e consonanti…?
Non lo so. Non credo.
Perché l’amore scritto e descritto è una misera consolazione.
Dei perdenti e dei deboli e dei disperati.
Ma io non voglio arrendermi…
Non posso dargliela vinta….
Ed accarezzo, quindi , nell’aria quel tuo visetto bello e tondo.
E ti aspetto a braccia incrociate, sfidando il tempo e le distanze….
A luglio ci faremo due risate e ti racconterò le storie delle mie nonne.
E scoprirai che la Calabria non è muta. Anzi. Abbonda di gelati e di nonne innamorate.
Che per qualche giorno non sono più disperate….

31 – LETTERA DI UNA MAMMA DEL SUD NEL GIORNO DELLA FESTA DELLA MAMMA

Squilla il telefonino. Corro. Il primo è lui a darmi gli auguri, stamattina.
Il mio secondogenito, con la sua bella voce di trentenne mi gratifica di un saluto festoso e veloce.
Va sempre di fretta lui….
Firenze gli ha insegnato che il tempo è prezioso e non si spreca neppure un secondo.
Invece io vorrei sprecarne di tempo…a parlare con lui.
È svelto, pulito, fresco e razionale.
Chiude già. Ci resto male.
Quante altre volte ci sono rimasta male, ma non ho detto mai niente.
Mi sta salendo quel profumo che aveva nel letto, quando dormiva con me e solo con me, ed io ero la sua Regina.
Giro fra le foto sui mobili, per rintracciare quel figlio, che è entrato dentro di me 30 anni fa e non è più uscito.
Se c’è un mestiere ingrato è proprio quello della mamma.
Non ho soldi sul conto corrente, non ho titoli appesi alla parete, non ho carriere di cui essere fiera, ma solo ricordi impietosi, che mi tengono appesa al passato e che si appoggiano sul mio cuore.
Sono pure indisciplinati e mi tormentano senza pietà.
Gli ho insegnato a tenere la forchetta. Ecco..
E quante volte ho trasformato la stanchezza e la voglia di piangere in una risata.
Per farlo divertire. Solo per farlo divertire….
Sono una mamma del Sud, che non ha saputo cambiare col tempo che passa.
E ora sono qua….ferma e nostalgica, in attesa delle loro telefonate.
Arriva la seconda telefonata ed è lei. Mia figlia.
Mi ha reso madre. È stata lei a svolgere questo compito.
Era bellissima e prepotente. Ha sconvolto la mia vita, come solo il primo figlio fa, ed io l’ho amata con inconsapevolezza. Non sapevo mai cosa mi aspettava.
Ero impreparata sempre, ma non per questo meno felice.
Sono stata orgogliosa, come solo le mamme del Sud sanno essere.
Al saggio di danza, ho pianto ininterrottamente.
Quando si è laureata pure.
Da quando è madre, mi sento più capita. Meno sola.
Le mamme si sentono spesso sole .
E chi le capisce…?
I mariti/padri percepiscono solo una minima parte, a patto che si impegnino.
Se non lo fanno, vivranno nell’ignoranza per sempre.
Ma non è una colpa, né una accusa.
È così. I padri sono uomini. Le madri siamo femmine.
La differenza di relazione è spaventosa.
E se i padri amano i figli, le madri saranno ostaggio per sempre della parte che svolgono.
È una dolce condanna.
Li pensi bambini anche quando sono adulti.
Sono lì, dentro di te….in un angolino. Sono entrati quel giorno…e resteranno sempre lì.
Poi è la volta del terzo.
Mi saluta con una voce metallica, da tardo adolescente.
Un po’ svogliato. Ma per l’educazione che gli ho impartito….non potrebbe non farlo .
È velocissimo. Ha una fretta che non vi dico .
Per lui sono una rompiballe.
Eppure io quando lo guardo, lo amo così forte, che mi giro dall’altra parte…non sia mai se ne accorge, mi sgrida pure ….
Devo farmi i fatti miei.
Ma io darei la vita per lui. Nelle foto è bello come il sole .
È sempre attaccato a me. Era, Maria Rosaria…era.
Asilo. Elementari e medie. Una simbiosi.
Ora sono quasi una nemica. Ogni tanto si lascia andare a volermi bene… ed io mi commuovo.
Sempre senza farglielo capire . Guai …se accadesse.
Che scema che sono….potrei vivere leggera ed invece sono attaccata a doppio filo ad una vita che non c’è più e persino mio marito dice che non ne vale la pena.
Ma c’è un altro modo di fare la madre …?
Non lo so.
Io però voglio vivere così. Amandoli di un amore forte e senza farglielo sapere.
Lo sappiamo io e Maria Rosaria.
La mia vita scivola fra queste foto , fluida e inconsistente.
Non si tocca. Non si vede. Eppure ne è valsa la pena .
Viva le mamme del Sud e la festa della mamma.

32 –  LAMENTO DI UNA DONNA CALABRESE

Sono entrata in casa bagnata fradicia.
E’ arrivato un acquazzone all’improvviso ed io…mentre scendo dalla macchina non so proprio come ripararmi.
Quest’anno non la finisce più…
Entro fantozziana e sconsolata, sta per partire una imprecazione…ma faccio subito silenzio.
E’ in corso una video chiamata.
Mia madre e mia figlia stanno tentando una chiacchierata.
Per la Calabria e la Toscana è l’unico modo di dirsi Regioni di una stessa Nazione.
Per mia madre è una emozione pura. Federica è stata la prima nipote.
Amata piu degli occhi suoi.
Mi invita a partecipare ed io non mi faccio pregare.
Corro….non sia mai mi perdo questa occasione di vedere mia figlia in una video chiamata….
C’è lui… naturalmente
E’ così bello, già infilato nel pigiamino….che prendo un pugno nello stomaco quando lo vedo.
Mia figlia lo sollecita….senza pietà per me e per quella mia improvvisa fragilità.
Chi è…? Chi è arrivata adesso…?
Silenzio. …lui sta decidendo cosa rispondere…
Ho paura.
Si . Ho paura che non dica niente. Che stia zitto. Che mi ignori. Che mi abbia dimenticato.
Vi giuro ho proprio paura. Sento il dolore della paura.
Invece sorride….e strascica Nonna Maria Rosaria….a lungo. Con malizia. Quella dei bambini.
Dio ti ringrazio.
Allento la tensione dentro di me e sento che gli parlo. Gli mando baci. Promesse di amore e di presto vederci.
Lo amo con una forza e una intensità….che mai avrei immaginato di poter provare.
Ora mentre scrivo, non vedo niente. Piango.
Si chiude quel tormento, e vado in cucina per preparare la cena.
Mia madre deve assolutamente mangiare qualcosa.
Ma io resto appesa a quella immagine. A quell’attimo.
Faccio tutto meccanicamente, ma penso solo a lui.
Mi sono rimasti quei baci….che dovevano finire sul suo dolcissimo viso.
Mi sono rimasti in corpo.
Inutilizzati.
E non so come smaltirli.
Come è intelligente. Mi ha riconosciuta. Dico ad alta voce .
Mica è scemo. Ribatte mia madre.
Invece c’è di più. Molto di più .
Non solo mi ha riconosciuta. Mi tiene fra i ricordi suoi. Fra i suoi pensieri.
Me ne sono accorta da come ha pronunciato il mio nome.
Come piace a me.
Ecco ….
Lui sa già come farsi amare da me.
Donna…. “partorirai con dolore”… Disse Dio.
E poi aggiunse. E tu donna calabrese “Amerai a distanza i tuoi figli. I tuoi nipoti”….
E così è…. cari amici .
E questa nostra bella Terra privata di amore e dolci baci dei suoi figli….non ce la fa più, ora….
Lo sentite questo lamento…?
C’è anche il mio là in mezzo… e il vostro…e quello di tante donne costrette ad amare a distanza.
Che strazio. E’ una ingiustizia. Basta….
Le foto testimoniano l’infinito amore di cui è capace una donna calabrese.
Verso i suoi figli. I suoi nipoti. La sua famiglia. La sua Terra.
Non è storia. Io non conosco la storia come lei, professore Ulderico.
Ma conosco i sentimenti….E contano molto per descrivere la bellezza di un Popolo.
E il suo dolore.
E il bisogno di cambiare questo vile moderno destino che hanno confezionato per noi….
Duccio ti voglio tanto bene…. infinito amore dei miei 60 anni.
( Battesimo di Federica nella Cattedrale di Cosenza….altri momenti….mia madre sempre attivissima. Lui….il mio principe. Ed io io…una donna amareggiata…) 

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