“CALABRIA, LA PRIMA ITALIA”: IL LIBRO IN ITALIANO DI GERTRUDE SLAUGHTER RENDE ANCORA PIÙ NOTO IL GLORIOSO PASSATO DI UN TERRITORIO
Recensione di Lorenzo VISCIDO
– SQUILLACE (CZ) – 10 DICEMBRE 2023 – Quando parecchi anni fa regalai alla Biblioteca Calabrese di Soriano Calabro (VV) una copia del volume di Gertrude Slaughter dal titolo Calabria: The First Italy (Madison, University of Wisconsin Press, 1939) non immaginavo che a questo libro, giudicato da critici ora benevolmente (cfr., ad es.,G.Isnardi, in Archivio Storico per la Calabria e la Lucania 10, 1 [1940], pp. 137-145;C. C. Coulter, in Classical Philology 37, 2 [April 1942], pp. 223-225), ora meno benevolmente (cfr. Arn.Momigliano, in Journal of Roman Studies 35, 1-2 [November 1945], p. 146), avrebbe rivolto tanta particolare attenzione il dr. Domenico Lanciano da prodigarsi per farlo tradurre nella nostra lingua (il che è stato realizzato dalla professoressa Sara Cervadoro) e far sì, dunque, che la sua nuova versione, pubblicata dall’editore Meligrana ed in commercio dallo scorso novembre, potesse divenire oggetto di lettura da parte di quei nostri connazionali che non hanno dimestichezza con l’inglese.
Bisogna essere grati, allora, non solo al dr. Lanciano per la sua encomiabile iniziativa e al citato editore che si è assunto il compito di sostenerla, ma anche alla professoressa Cervadoro per aver curato (non sempre in modo uniforme, tuttavia, sul piano ortografico) la traduzione italiana di un volume scritto da una studiosa profondamente sensibile al patrimonio storico della Calabria e convinta – volendo usare parole di Giuseppe Isnardi (cit., p. 138)– “della necessità di scrutarla e studiarla per riuscire a comprendere e apprezzare lo spirito del presente”, creando, così – scrive ancora l’Isnardi (p. 145) –, una “nobile opera […], in cui […] è da ammirare la costante fedeltà ad un proposito”, che “lega […] tutte le pagine del libro in una armonia spirituale singolarmente alta e senza dubbio feconda”.
È pertanto lodevole la ricerca di Gertrude Slaughter, una ricerca che merita anche plauso per la trattazione nitida, ordinata ed approfondita di varie tematiche relative ad una terra a lei talmente cara da generarle non poco entusiasmo e commozione.
Hanno già posto in risalto questi suoi sentimenti sia Percy Neville Ure allorquando, nel recensire il volume pubblicato dalla University of Wisconsin, faceva notare che “the writer shows a serious enthusiasm for all she deals with the country, the scenery, the people she meets, and those she writes about […]” (The Classical Review 4, 54 [1940], p. 205), sia il più volte menzionato Isnardi (p. 137) nel rammentare che, durante la permanenza della scrittrice americana in Calabria, sul volto di lei “si leggeva spesso una commozione intensa e una gravità affettuosa di pensiero dinnanzi alle prove di umanità così caldamente e schiettamente espressive che le venivano dai suoi incontri con le popolazioni calabresi, di città e di campagna, e dai suoi colloqui” con persone di “dottrina e […] saggezza appassionata […]”.
Sono certamente gradite siffatte opere, tese a cospargere di ulteriore luce un’area geografica inizialmente limitata, stando ad Aristotele (Pol. VII, 10, 2-3) – il quale pare utilizzasse una notizia di Antioco, giuntagli filtrata (ed elaborata) attraverso altri autori e poi ripresa da Dionigi d’Alicarnasso (Ant. rom. I, 35, 1) –, alla zona compresa tra i golfi Scilletico e Lametino (Napetino in Dionigi), chiamata allora Italia (precisamente Italía), toponimo derivato, questo, secondo antichi scrittori (incluso Aristotele), dal leggendario re Italo (di cui quell’area sarebbe stata sede)* e successivamente esteso, oltre che all’intera Calabria, a tutta la nostra penisola.
Ovviamente il fatto che nel fluire del tempo quel toponimo venisse pian piano usato per indicare tutto il territorio italiano costituisce un pregevolissimo tassello del mosaico storico calabrese, che, in quanto tale, non può passare inosservato.
Di nuovo grazie, quindi, a coloro i quali hanno contribuito con sommo zelo affinché l’opera della Slaughter, dove è contenuta gran parte della storia concernente la Calabria (dal periodo preellenico al dominio spagnolo), si diffondesse in un’altra lingua e, perciò, diventasse facilmente accessibile a tanti altri lettori.
È infatti giusto che si renda sempre di più noto il glorioso passato di una regione non a torto ritenuta culla di civiltà o, come uno studioso ha puntualizzato, “fonte della cultura italiana, europea e occidentale” (A. Montano, La filosofia nella Calabria della Magna Grecia, in M. Alcaro [a cura di], Storia del pensiero filosofico in Calabria da Pitagora ai giorni nostri, Soveria Mannelli 2011, p. 20).
Peccato che di quanto scritto dagli storici Ippi di Reggio, Antioco e Filisto di Siracusa, Eforo di Cuma ed altri, dai quali erano state trattate realtà etniche e vicende dell’antica Italía, siano rimasti solo frammenti.
Senza dubbio, qualora ci fossero pervenute nella loro integrità, le opere di quegli storici sarebbero state fonte di ulteriori informazioni da aggiungere a quelle già note, riguardanti l’origine del nome Italia, il re Italo o le mense comuni (sissizi) da lui per primo istituite (cfr. Arist., Pol. VII, 10, 2-3).
Attendiamo, comunque, che da futuri studi, condotti anche in base ad esiti archeologici ed epigrafici,possano emergere nuove notizie.
C’è da augurarsi, infine, che l’edizione del volume di Gertrude Slaughter, curata da Sara Cervadoro, raccolga una larga messe di consensi, trovi spazio in moltissime biblioteche ed entri nelle case di tutti gli italiani.
*Per interessanti considerazioni su questo re cfr. G. De Sensi Sestito, Italo, Italía, Italioti: alle origini di una nozione, in Unità multiple. Centocinquant’anni? Unità? Italia?, a cura di G. De Sensi Sestito e M. Petrusewicz, Soveria Mannelli 2014, pp. 58-61.