SANITÀ, LA DISAVVENTURA DI UN SOVERATESE: UDITE UDITE! ANZI, LEGGETE …
Riceviamo e pubblichiamo:
– SOVERATO (CZ) – 30 APRILE 2024 – «Giorni fa con la ricetta medica dematerializzata per una prestazione ambulatoriale, accedo al CUP (Centro Unico di Prenotazione) Regionale Calabria e inseriti tutti i dati, esce la maschera della disponibilità sia delle strutture pubbliche che delle private convenzionate.
Naturalmente scelgo la data più immediata che risultava essere una casa di cura accreditata con il SSN” (Servizio Sanitario Nazionale) ricadente nel territorio di competenza di una delle Asp calabresi.
Procedo alla prenotazione e subito dopo a regolarizzare il ticket on line visto che il servizio lo propone.
Con tanto di ricetta, ricevuta di prenotazione e ricevuta ticket pagato, alla data stabilita all’ora prevista mi presento alla struttura.
Una volta presentata la documentazione alla reception, mi informano che la prestazione non può essere eseguita in quanto io ho pagato il ticket online e per loro non è valido.
Se ripago il ticket all’istante a loro allora si può procedere alla prestazione.
Sono rimasto completamente scioccato e incredulo si può immaginare la mia ira.
La prima cosa che gli ho detto è: scusate ma siamo in Italia o nel Burundi?
Tralasciamo il seguito della discussione! Per farla breve, mi accompagnano da un dirigente che a sua volta mi conferma la procedura, aggiungendo che subito dopo posso recarmi alla Direzione della ASP (Azienda Sanitaria Provinciale) competente per chiedere il rimborso del ticket pagato online.
Aimè, accetto perché avevo la necessità di effettuare la prestazione, tra l’altro, approfittando della mia necessità, mi hanno fatto firmare una richiesta che, secondo loro sono io che ho chiesto di pagare il ticket.
Il rimborso, mi è stato riferito dall’impiegata della ASP, arriverà, ma non si sa quando ….
A questo punto mi chiedo davvero: Siamo in Italia o nel Burundi? (Con tutto il rispetto per i Burundesi).
E perché il cittadino (in questo caso il paziente) deve essere sottoposto a tutte queste peripezie e stress?
E perché a tutti i costi ci devono complicare la vita?
Sento puzza di bruciato diceva mio Padre quando qualcosa non era chiara e non aveva nulla di logico.
Allora partiamo dalla logica: il ticket è un contributo o “partecipazione” con cui gli assistiti contribuiscono al costo delle prestazioni dirette al Servizio Sanitario Regionale.
Alle strutture convenzionate vengono rimborsate le prestazioni sanitarie che effettuano ai cittadini in base alla tipologia di prestazione e che sulla base di un tabellario le parti hanno sottoscritto al momento dell’accreditamento.
La domanda è: cosa centra il valore del ticket con la struttura privata?
Il ticket lo ripeto, va al Servizio Sanitario Regionale.
Delle due l’una: o la struttura su citata esercita un abuso, oppure gli analisti che hanno progettato il software sono degli incompetenti.
Personalmente propendo per la prima ipotesi.
Sento puzza di bruciato!
Ma la cosa più grave è che il cittadino (in questo caso paziente e anziano) è colui che viene massacrato e stressato fino all’inverosimile.
L’ho già affermato in altre circostanze e lo ripeto ancora: Signori calabresi, se la Calabria è sempre ultima in tutte le statistiche di qualunque tipo, guardate che la colpa non è della Calabria, ma è dei calabresi.
Il “trucchetto” o “l’imbroglio” io l’ho capito dov’è ma, aspetto dichiarazioni pubbliche da parte dei Dirigenti massimi dell’ ASP competente e della Regione.
Mi aspetto anche un’indagine della Forze dell’Ordine e della Magistratura, che secondo l’ordinamento della Repubblica sono coloro che devono far rispettare le leggi.
Mi aspetto anche delle scuse pubbliche da parte dei dirigenti della casa di cura accreditata.
Avete capito perché in Italia ci sono ormai circa undici milioni di persone che rinunciano a curarsi?»
Fausto PETTINATO – Soverato (CZ)