BANDO SULLA CERTIFICAZIONE DELLA PARITÀ DI GENERE, LE RIFLESSIONI DELLA SCRITTRICE CATANZARESE DANIELA RABIA
L’amore vince a mio avviso,come vince la bellezza di un rosario in cui a ogni grano affidiamo una richiesta al cielo. Il cielo e la terra hanno stretto un patto che l’uomo non può e non dovrebbe violare
di Daniela RABIA
– CATANZARO – 27 NOVEMBRE 2024 – A margine della bellissima conferenza stampa in Cittadella nella giornata sulla violenza di genere voglio esplicitare le mie riflessioni.
Ho ascoltato attentamente la presentazione del bando sulla Certificazione della parità di genere elaborato dal Dipartimento Lavoro diretto dal Dott. Fortunato Varone.
Un’attività in sinergia con il Dipartimento dell’Organizzazione e risorse umane diretto dalla Dott.ssa Marina Petrolo.Un tavolo il 25 novembre di spessore in cui il Presidente Roberto Occhiuto tanti assessori Calabrese,Pietropaolo,Capponi ed esponenti istituzionali quali Tonia Stumpo, Stefania Agosto e sociali di rilievo si sono espressi sul tema.
Io da scrittrice calabrese che da poco ha rappresentato la propria terra nel volume “Donne imperfette. Voci di donne”curato da Emi Di Fiore,Algra editore, voglio sottolineare alcuni aspetti.
Intanto nel rapporto tra società e diritto in cui l’emersione di un bisogno sociale richiede una risposta regolamentativa giuridica, il diritto arriva logicamente dopo, si ricorre giustamente all’interpretazione di cui all’articolo 12 delle preleggi e quando la società va oltre si provvede ancora legislativamente.
Il bando è lex specialis e i bandi regionali in materia di occupazione femminile sono determinanti in una terra in cui il problema occupazionale esiste.
L’economia, come precisato in conferenza stampa, è condizione fondamentale per l’espressione della libertà individuale.
Ma io pongo ora l’attenzione sul piano sociale.
L’emergenza è lì in materia di violenza alle donne.
I dati ci consegnano una drammatica età che si abbassa per chi fa violenza e per chi la subisce.
Allora il cambiamento di mentalità e di passo, come è venuto fuori dall’illustre tavolo dobbiamo farlo tutti.
Tutti i soggetti sociali e nello specifico da noi tutti i Calabresi.
La mia terra mi ha dato tanto,mi ha anche sospesa a volte, poi mi ha ridato,ed io evidenzio che da scrittrice la ho sempre raccontata in termini positivi e onesti.
Perché la amo visceralmente.
Nel mio racconto “Mi chiamo Tilde. E non solo”(pag 101 di Donne imperfette) la narrazione si sofferma anche su Roberta Lanzino vittima di violenza e crudeltà e il finale è una risposta d’amore nella lotta al male.
A-mors con alfa privativo: dove c’è l’amore non c’è la morte.
L’amore vince a mio avviso,come vince la bellezza di un rosario in cui a ogni grano affidiamo una richiesta al cielo.
Il cielo e la terra hanno stretto un patto che l’uomo non può e non dovrebbe violare.
Oggi reputi che ci siano vari antidoti messi in campo nel sociale e giuridicamente contro la barbarie in Calabria, in Italia, ovunque, ma uno solo sia il più potente che innesca quel cambiamento collettivo invocato che ha ricadute benefiche sui singoli:amarsi superando le distanze e i limiti.
Certo questo non restituisce le figlie alle madri e agli affetti ma resta uno strumento per continuare ad andare avanti e oltre.
Il mio racconto esordisce così “Tutti credono che nella vita sia difficile cominciare. E invece la cosa più difficile è continuare”.
Lo penso sempre, lo sottoscrivo e io continuo.
Continuiamo tutti, andiamo avanti, abbattiamo barriere, lottiamo.
Non so se vinceremo ma almeno non ci saremo arresi.
E la resilienza contribuisce a scrivere la storia.