25 Gennaio 2016
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PRESERRE (CZ) – L’ALTRO, L’ALIENO NEL NUOVO LIBRO DI GUGLIELMO APRILE
Vincenzo Aprile
Leggendolo “sentirete” quello che ha vissuto
di REDAZIONE
PRESERRE (CZ) – 24 GENNAIO 2016 – Poche settimane fa è uscito, edito da LietoColle, il nuovo libro del poeta Guglielmo Aprile, L’assedio di Famagosta . Riportiamo alcuni stralci di due autorevoli recensioni scritte, rispettivamente, da Giorgio Linguaglossa e Bonifacio Vincenzi.
“Questo libro di Guglielmo Aprile – scrive Linguaglossa – si presenta come una vera e propria indagine sulla fenomenologia dell’Altro, dell’Estraneo. Il «compagno di culla», il «pupazzo dal berretto rosso e le bretelle», il «tiranno… in livrea», il «re spodestato», l’«arlecchino», il «venditore di zucchero filato» etc., una sorta di figure che oscillano tra il gusto dell’orrido e del familiare, del regno infantile dello spirito e del regno onirico, «re» e «uccello bianco», «merlo» e «bambola sventrata». L’estraneo, questo sosia riottoso e irriverente, viene indagato nella sua complessità ontologica ed esistenziale. Si verifica una lotta furibonda tra il soggetto in via di disparizione e l’Altro, una sfida infinita nella quale l’Altro assume le sembianze più inverosimili e diverse e il soggetto è ossessionato, colonizzato da fobie e ossessioni.
La copertina del libro
L’angoscia e la paura che si dipanano sono il significante del soggetto, la traccia della sua sconfitta e della sua disparizione. Libro della disparizione, quindi, del soggetto che si eclissa lasciando un buco vuoto, uno spazio occupato dai significanti onirici e iconici. Un assedio dunque, non meno sanguinoso di quello che avvenne alla fortezza di Famagosta difesa eroicamente dai veneziani al comando di Marcantonio Bragadin, meno di mille unità combattenti che inflissero agli ottomani cinquantaduemila uccisioni durante gli asperrimi combattimenti.”
“Edvard Munch – afferma, invece, Bonifacio Vincenzi, nei suoi diari scrive: “Conoscete il mio quadro l’Urlo? Ero al limite delle mie forze – completamente esausto. La natura urlava attraverso le mie vene – stavo precipitando nell’abisso (…)Conoscete i miei dipinti, in loro potete vedere ciò che ho vissuto.” A Munch l’arte ha salvato la vita nel senso che tutto il carico di dolore, di angoscia non gli è esploso completamente in testa solo perché ha trovato uno sbocco in una liberatoria trasposizione in immagini sulla tela.
Ora, leggendo questo ultimo libro di Guglielmo Aprile, L’assedio di Famagosta parafrasando Munch, a proposito di Aprile possiamo immaginare che ci dica: Conoscete le mie poesie, leggendole potete sentire ciò che ho vissuto.
Sì, perché la sensazione è la stessa che con Munch: il suo vissuto inconscio pesca dall’antro del suo dolore interiore una quantità impressionante di immagini e sensazioni inconsciamente modificate. Tutta questa massa è in continuo movimento e la spinta verso la coscienza è forte e pericolosa perché ogni passaggio nella mente equivale ad una vero e proprio attacco alieno.”
LIETOCOLLE