5 Maggio 2016
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PRESERRE (CZ) – LA VITA DEL PASSATO NELLA POESIA DI LELLA DE MARCHI
LietoColle pubblica il suo ultimo libro “Stati d’amnesia”
di REDAZIONE
PRESERRE (CZ) – 5 MAGGIO 2016 – Lella De Marchi, poetessa, scrittrice, autrice di testi per canzoni è nata a Pesaro (4 novembre 1970). Ha pubblicato un libro di racconti “Racconti Nove” (Albatros, 2008), e due libri di poesia: “La spugna” (Raffaelli, 2010), prefazione di Renato Martinoni (Premio Opera Prima Astrolabio, Premio Speciale Città di Cattolica, Menzione Speciale al Premio Montano, finalista a diversi ed importanti premi).
Anche LietoColle ha pubblicato un bellissimo libro di poesia della De Marchi, Stati d’amnesia.
“Esistono – scrive Lorenzo Spurio in una recensione su questo libro – le discordanze, le zone buie, i black out, le intermittenze, le afasie, gli intervalli, i sentieri impraticabili. E sono queste espressioni di quello che Lella De Marchi condensa sotto la categoria di “amnesie”, momenti dell’uomo che si caratterizzano per una dimenticanza significativa di qualcosa che concerne il suo passato ma che, come osserva la poetessa nella citazione in apertura al libro, non pregiudicano il sistema delle scelte e delle azioni nel suo vivere presente. L’oblio, dunque, ci dice la poetessa non è solo prodotto di una mente consapevole che fa revisionismo o negazionismo su qualcosa del suo passato personale, né è caratteristica del morbo di Alzheimer o comunque di patologie circoscrivibili all’interno della demenza senile, ma riguarda tutti, volenti o nolenti. La dimenticanza, il perduto, la memoria difficoltosa, traballante, impossibile. E la poetessa sintetizza il tutto con versi lapidari ma chiarificatori: “La vita è uno stato/ di continua amnesia/ una dimenticanza/ ripetuta”.
Molto suggestiva c’è sembrata, invece, la recensione dello scrittore calabrese Bonifacio Vincenzi che scrive:
“Lella De Marchi ( in Stati d’amnesia) è sempre pronta ad ascoltare l’Altra, la ragazza che si porta dentro. Lei aveva delle speranze, cadute poi ad una ad una con i giorni, i mesi, gli anni: il tempo non è mai tenero con il passato. Da qui il tema della solitudine si fa pressante e qualcosa ritorna nel respiro silenzioso della pagina. Si moltiplicano gli sguardi, infiniti sguardi. La poetessa rimane sola, accesa, senza nome. Liquida si espande come su uno schermo. La solitudine peggiore è sapere che lei porta a spasso la donna che non è. La migliore è quella del pensiero, tanto cara a Jabès, ed è come un solco, una stessa ferita. E a questa profonda ferita la Poesia di Lella De Marchi deve tutta la sua fertilità.”
Un libro, questo della De Marchi, che non può mancare nello scaffale dei lettori appassionati di buona poesia.
LietoColle
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