Al loro arrivo in Piazza Italia ad accoglierli il Sindaco metropolitano, Giuseppe Falcomatà, in segno della grande ospitalità del popolo calabrese. «Siamo accanto ad iniziative come queste – ha detto il primo cittadino di Reggio Calabria – la città ha un fortissimo senso di accoglienza verso il prossimo». Un momento simbolico, quello ai piedi del Monumento all’Italia, statua marmorea che richiama all’idea dell’unità nazionale, che ha fatto convergere nella grande famiglia della convivenza civile tutti i presenti. Al centro il braciere olimpico a forma di «calabash», la “tazza del povero” ossia l’oggetto più prezioso che ogni famiglia africana possiede. «Si dice in Africa che chi non sa accogliere non sa né vivere né sperare» e da questo adagio è partita la sfida delle Olimpiadi dell’Accoglienza. A darne il via ufficialmente l’accensione del braciere con le braccia dei tedofori accanto a quella del sindaco della Città Metropolitana di Reggio Calabria.
«Crediamo nello sport come strumento di inclusione sociale – ha spiegato Paolo Cicciù, presidente provinciale del Csi e organizzatore dell’iniziativa – per questo pensiamo che questa esperienza delle Olimpiadi dell’Accoglienza possa essere un’apripista per una rinnovata programmazione delle azioni socio-sportive sul nostro territorio».
Accanto al Centro Sportivo Italiano è scesa in campo anche Action Aid che ha curato la fase formativa rivolta a tutti gli operatori degli Sprar. Quella della cerimonia iniziale è solo il primo atto delle Olimpiadi dell’Accoglienza che dureranno sino al mese di ottobre. Centocinquanta giorni di sport per 250 rifugiati, così l’estate reggina sarà pienamente inclusiva: infatti, gli stessi ospiti dei centri di accoglienza animeranno le piazze delle loro cittadine con giochi popolari e streetball.