20 Luglio 2018
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SOCCORSO STRADALE, ASSOLTI PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE
Repertorio
Riceviamo e pubblichiamo:
PRESERRE (CZ) – 20 LUGLIO 2018 – Assolti i quattro custodi giudiziari perché il fatto non sussiste.
Questa la conclusione del processo di ieri pomeriggio a carico dei titolari delle ditte che si dovevano occupare della custodia giudiziale dei mezzi sottoposti a sequestro o fermo amministrativo, accusati di reato di abuso d’ufficio e di aver applicato “rimborsi d’oro per i soccorsi”.
Secondo l’accusa, le ditte autorizzate dal Prefetto chiedevano il doppio, ma a volte c’era chi si spingeva a chiedere anche quattro volte di più rispetto a quanto previsto dalla tabella prefettizia. Rigorosamente senza rilasciare alcuna quietanza di pagamento. Ed a chi lo faceva notare, la risposta non lasciava dubbi: “… a Prefettura dorma a notte, m’aizu jeu a notte per recuperare i mezzi… “.
Per il sostituto Procuratore, Carlo Villani, le ditte deputate ai soccorsi stradali o alla custodia giudiziale dei mezzi sottoposti a sequestro o fermo amministrativo, per prassi facevano lievitare le tariffe concordate con il Prefetto, con lo scopo di arrotondare lo stipendio.
A ciascun indagato venivano contestati più episodi, commessi con le stesse modalità, ma in diversi angoli del territorio.
A tutela delle ditte è scesa in campo fin dal primo momento l’associazione ASCA, presieduta da Antonio Macrì, il quale ha sempre sostenuto che custodi hanno agito nel rispetto della legge e delle direttive che riguardano il settore, applicando per gli anni 2011 e 2012 le tariffe ANCSA, sostituiti nel 2013 dalle tariffe depositate presso la locale CCIAA,dall’ASCA, calcolate con gli stessi parametri. Infatti la Prefettura, ai sensi dell’art. 8 del d.p.r. 29 luglio 1982 n. 571 procede ad una ricognizione dei soggetti autorizzati all’affidamento in custodia dei veicoli posti in sequestro stabilendo altresì il compenso per l’attività svolta.
Orbene – prosegue l’Asca – quanto viene previsto dalla prefettura non costituisce affatto espressione di un potere tariffario da valere erga omnes , ma serve esclusivamente per regolamentare le prestazioni economiche insite nel contratto di deposito che di volta in volta si instaura con il soggetto al quale viene affidato il bene. Con circolare n. 64 del 16 settembre 1998 il Ministero dell’Interno ha chiarito la natura del rapporto che si instaura tra l’organo che conferisce il mandato alla custodia ed il custode.
“Detto rapporto, secondo consolidata giurisprudenza, è configurabile alla stregua della disciplina del codice civile in materia di contratto di deposito. In altri termini tra le parti si determina un rapporto di natura contrattuale caratterizzato dai reciproci diritti ed obbligazioni”.
Di conseguenza ogni qualvolta cessa il rapporto con la pubblica amministrazione, il custode è libero di richiedere il compenso che ritiene dovuto in considerazione dell’attività svolta. In tali casi il rapporto tra le parti viene regolamentato per analogia dalla norme civilistiche che disciplinano il contratto di deposito , per le quali, ai sensi dell7art. 1781 c.c. il depositante è obbligato a rimborsare il depositario ( in questo caso il custode) delle spese fatte per conservare la cosa, a tenerlo indenne dalle perdite cagionate da deposito e a pagargli il compenso pattuito.
E per tanto, le ditte Scalise Giovanni di Catanzaro, Vatrano Salvatore Borgia, Maiolo Antonio Chiaravalle e Mungo Cosimo Squillace, avevano usato un comportamento assolutamente corretto e tenuto in buona fede.
Finalmente ieri, il Tribunale riunito in sezione Collegiale ha assolto, i Custodi Giudiziari: Scalise Giovanni, di Catanzaro e Maiolo Antonio di Chiaravalle, difesi dall’avvocato Giuseppe Altieri del foro di Vibo Valentia, Vatrano Salvatore di Vallo di Borgia, difeso dall’avv. Vincenzo Galeota, Mungo Cosimo di Squillace, difeso dall’avv. Arturo Bova.
La sentenza è stata emessa ieri dal collegio presieduto da Alessandro Bravin con a latere Francesca Pizii e Maria Clausi.
Il Presidente dell’ASCA (Associazione Soccoritori e Custodi Autorizzati) Antonio Macrì che ha seguito personalmente tutta la fase processuale nei quattro Custodi, si ritiene soddisfatto dell’esito del Processo e fa un ringraziamento particolare agli avv. Giuseppe Altieri, Arturo Bova e Vincenzo Galeota per la linea difensiva che hanno portato avanti sinergicamente, grazie alla quale oggi si è arrivati all’assoluzione degli indagati.
A S C A, Il Presidente Antonio Macrì