9 Agosto 2018
64
IL “BUCO” DEL FARE E DEL CONSERVARE
Repertorio
Ancora e sempre necrologi e sterili filosofie
di Antonio Domenico MARINCOLA
COPANELLO DI STALETTI’ (CZ) 9 AGOSTO 2018 – Mi riferisco alla “pagina dieci” di un giornale regionale interamente dedicata al tradizionale necrologio ed all’inutile richiesta al lettore dei tanti perché; utilizzata da quelle parole che incensano lo strascico dell’inutile filosofia che non contrappone alcun senso del futuro alla mancata capacità di rispondere e di fare.
Oggi si parla di distruzione … senza alcun accenno alla morte annunciata, predisposta, e foriera dei futuri flagelli che sono stati e saranno raccontati con il compiacimento della sorpresa nella prossima pagina di un giornale che dovrebbe scegliere i contenuti per educare con la lettura e per non esistere secondo domanda.
L’esperienza insegna che la filosofia del degrado è la linfa per la dequalificazione delle attese e della meraviglia futura per qualsiasi innesto.
Vistosi 3×6 dicono che la Regione, con una somma che fa rabbrividire i poveri, crede nella Città Capoluogo!… Ai più è parso di constatarela straordinaria capacità di occuparsi di un “ nulla”pronto per essere utilizzato dopo la lunga “marinatura” nella filosofia di cui sopra e prima dei difficili appuntamenti.
È così. È giunto il tempo di dire basta ai troppi anni pieni di uomini e di strategie mirate alla costruzione di un“ modello da esportare”e quindi non consono alla realtà di una Catanzaro che ha solo perso qualitativamente ed economicamente; basta paragonare la domandadi un tempo non lontano ed il relativo prezzo del mattone in città con il costo corrente che consente il business a chi ha faticosamente costruito il famoso modello per capire, solo in piccolissima parte,la delusione edil crollo dei proprietari di tutte le fasce sociali inutilmente e dolorosamente padroni di case vuote.
Se poi si vuole dimostrare rispetto per l’Amico Comm. Guglielmo Papaleo, che ha saputo investire per se stesso e per gli altri, non si deve fotografare il cancello chiuso del famoso Villaggio.
Bisogna dirsi pronti a denunciare se dietro a quel cancello dovesse sorgere qualcosa di diverso, e pretendere, una volta per tutte, un’offerta turistica in linea con il target diffuso e richiesto in ogni dove il turismo è considerato dignità e ricchezza.
Bisogna impedire il mantenimento dei negozi sotto le antiche “freschiere per le auto” nate intorno a piazza Susanna come attenzione civile per il turista e mantenute come esempio di eccessiva ed inqualificabile disattenzione amministrativa e sanitaria.
Bisogna denigrare il triste prefabbricato di legno che si dice bar all’ingresso del lido calunniando la splendida rotonda d’un tempo dove si ballava in giacca e cravatta.
La signora Bergamo non si è accorta di quanto Lei è stata consapevolmente defraudata. Bisogna far si che Copanello e la Calabria tutta possa adeguarsi alla domanda ed alla qualità turistica d’un tempo; bisogna capire che è rimasto soltanto “unenta” e che “u megghiu” è solo nella confusione tra la buona fede, i ricordi e la fuga dalla realtà del signor Cimino.
Bisogna ricordare che Copanello è anche proprietà della Regione e che sarebbe bene pretendere quantomeno un esistente considerato per qualità, staticità e funzionalità.