13 Marzo 2019
49
SOVERATO, QUATTRO “MODELLI” DEL VIRTUOSO MONDO FEMMINILE
Al “Calabretta” una giornata particolare dedicata al ricordo di quattro donne calabresi
Articolo e foto di Gianni ROMANO
SOVERATO (CZ) – 13 MARZO 2019 – Giornata internazionale della donna che ha visto molto partecipata la presenza di docenti e studenti.
Prendeva la parola Melissa De Luca,”oggi ricorre la “Giornata internazionale della donna” e per tale motivo abbiamo deciso di raccontare le storie di quattro donne vissute nel secolo scorso in provincia di Catanzaro, figure purtroppo sconosciute ai giovani e quasi dimenticate dai più anziani.
Si tratta di: Concetta Lombardo (di Stalettì), Maria Faragò (di Zagarise), Giuditta Levato (di Albi) e Carmela Borelli (di Sersale) . Tra una storia raccontata e l’altra è previsto un intermezzo musicale a cura di Gregorio Galati, Mario Agosto e Marco Gregoraci i quali ci faranno ascoltare canzoni (anche in dialetto calabrese) che parlano delle discriminazioni e delle violenze sulle donne, ma anche delle loro conquiste sociali e politiche.
Sono previsti quindi gli interventi di: Carol Adrianelli , Gabriele Corapi, Giorgia Sinopoli, Nisticò . Inoltre ringraziamo Gilio Lazzaro per avere curato una raccolta di immagini sulle storie di queste donne calabresi che vedrete nel corso di questo incontro e Matteo Viscomi che vi leggerà una poesia dialettale dedicata a Carmela Borelli.
Intanto in sala la proiezione del film “Volevo i pantaloni” tratto dall’omonimo romanzo di Lara Cardella, si entrava nel vivo cominciando a descrivere le quattro donne.
Cecilia Faragò era una donna, nativa di Zagarise, vissuta nel XVIII secolo che fu accusata di stregoneria nel periodo in cui lei viveva nel paese di Soveria Simeri. Dai documenti del tempo si scopre che una certa vedova Rossetti, istigata da due canonici che avevano tentato di impadronirsi dei suoi beni, denunciò Cecilia per “stregoneria”.
Al tempo, nel Regno delle Due Sicilie dei Borbone e in presenza del Tribunale dell’Inquisizione, un’accusa del genere poteva portare anche alla condanna a morte dopo non poche torture. La povera donna subì un primo processo a Catanzaro che superò grazie all’assoluzione.
Ma le vicissitudini della cosiddetta “fattucchiera” non finirono qui, infatti la vedova Rossetti fece appello alla Gran Corte di Napoli.
Tra le accuse alla “magara” quella di avere lanciato una polverina su un canonico poi morto per tisi. Giuditta Levato, era una contadina calabrese, nativa di Calabriacata (oggi Sellia Marina), che fu uccisa nel 1946 a seguito degli scontri che si verificarono nella lotta al latifondo.
Nell’immediato secondo dopoguerra italiano, i movimenti di lotta contadina per l’occupazione delle terre incolte si svilupparono fortemente in tutto il Meridione e in Calabria. A tale riguardo non si può non ricordare gli eccidi di Melissa (Calabria) e di Portella della Ginestra (Sicilia ).
La storia di Giuditta Levato s’inquadra in questo frangente storico. Il 28 Novembre del 1944 a Calabricata Giuditta, incinta di 7 mesi del terzo figlio, si unì a un gruppo di persone che si scontrò con Pietro Mazza, latifondista del luogo.
Si passava poi alla storia di Carmela Borelli, una donna, una sposa, una madre. Carmela era una contadina sposata ad un pastore; un’esistenza semplice la sua, fatta di piccole gioie, come l’arrivo dei figli, ma anche di tanta fatica e di sacrifici. La sua storia rispecchiava quella di tante donne del suo tempo fino a quando, nel 1929, accadde il tragico imprevisto che la rese famosa in tutta Italia.
Per chiudere poi con Concetta Lombardo nacque nel 1924 a Stalettì, paesino della provincia di Catanzaro. A soli 7 mesi perse il padre e fu cresciuta dalla madre assieme alla sorella Angela.
Fin da piccola si era avvicinata alla chiesa che frequentava molto, ma non trascurava mai le faccende di casa e i lavori nei campi allo scopo di aiutare la famiglia.
All’età di 24 anni conobbe un uomo sposato con figli di nome Vincenzo Messina il quale si era invaghito di lei.
Le attenzioni di quest’uomo furono da Concetta subito respinte, per questo fu uccisa a colpi di pistola.