15 Aprile 2019
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SOVERATO, LAVORI PUBBLICI: L’INTERROGATIVO DEL GRUPPO “PAOLO ORSI”
Riceviamo e pubblichiamo:
SOVERATO (CZ) – 15 APRILE 2019 – «Alla luce delle ultime vicende sui lavori pubblici nel centro di Soverato, è doveroso – a nostro avviso – porsi una domanda: Quanto gli amministratori di Soverato tengono alla conoscenza delle nostre radici storiche e al Patrimonio Culturale della nostra cittadina?
La risposta è data dalla sequenza dei fatti avvenuti dallo scorso 19 marzo.
Si tratta dei lavori di sistemazione della lingua di terra posta tra via Marconi e via Regina Margherita, nei pressi del passaggio a livello FS.
Nessun cartello di cantiere a indicare i lavori in corso ed escavatore al lavoro per sbancare un terreno che non costituiva un pericolo e stava li da sempre, come in molti ricordiamo e gli anziani più di tutti.
Era questo l’unico frammento di terreno non ancora cementificato e che si trova proprio nel cuore dell’antico nucleo abitato di Santa Maria di Poliporto.
A sole poche decine di metri di distanza, in via Trento e Trieste, in passato erano state scoperte alcune tombe romane. Sono queste le testimonianze che ci giungono da fonti orali ma anche e soprattutto da foto storiche e dagli scritti di Don Giovanni Gnolfo.
Lo studioso sulla scorta della conoscenza dell’usanza degli antichi romani di collocare le tombe lungo i bordi delle principali vie e sulla scorta dei rinvenimenti di sepolture lungo via Trento e Trieste e nei pressi della galleria ferroviaria, aveva ipotizzato che fosse questo l’antico tracciato romano.
Anche i funzionari della Soprintendenza nel 1926 avevano accertato la presenza di sepolture in questa zona (Soverato tra mare e terra, archeologa e paesaggi. pagg. 48, 49, 60, documento n. 18 pag. 150).
Dobbiamo anche ricordare che la strada litoranea che attraversiamo oggi per entrare in Soverato arrivando da nord, è stata realizzata negli anni Trenta del Novecento; fino a quel momento lo sperone roccioso che si protendeva in mare poco più a Sud dell’imbocco Nord della galleria ferroviaria, ne impediva il passaggio.
Dunque, le vie di attraversamento erano due: la prima lungo la spiaggia e la seconda risalendo verso l’interno e giungendo nell’attuale via Regina Margherita.
Detto ciò, per i lavori suindicati si sarebbe dovuto procedere con molta prudenza e, soprattutto, informando la Soprintendenza Archeologia e Belle Arti e Paesaggio di Cosenza che avrebbe potuto predisporre una vigilanza archeologica preventiva.
Ma le cose sono andate diversamente e quando i funzionari sono venuti da Cosenza per il sopralluogo richiesto a lavori già in stato di avanzamento, questi erano proseguiti e lo sbancamento era completato.
L’accertamento è stato dunque vanificato poiché ormai non era rimasto nulla com’era in origine. Non sapremo mai i segreti che quel suolo poteva celare sotto gli strati riportati in tempi recenti poiché il materiale archeologico disperso non ha potuto accertare eventuali esistenze di sepolture o altro. Se qualcosa c’era è stato buttato via insieme al terreno, come fosse spazzatura.
E pensare che questa volta non vi erano misure di urgenza e nulla di importante da costruire. Perché dunque tanta avversità a prevedere un’opportuna sorveglianza archeologica? Poche centinaia di Euro investite su uno dei giovani archeologi soveratesi per evitare di tagliare altre radici col passato della comunità soveratese.
Tutto ciò che auspichiamo, se non è troppo, è attenzione vera e non fittizia per le nostre radici storiche, quelle che ci riportano indietro di 2000 anni e oltre».
Gruppo archeologico Paolo Orsi