19 Aprile 2019
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SOVERATO, L’ULTIMO “ATTENTI” DEL MARESCIALLO DANIELE NUZZI
Celebrati i funerali del carabinieri vittima dell’uranio impoverito
Articolo e foto di Gianni ROMANO
SOVERATO (CZ) – 19 APRILE 2019 – Sono stati celebrati nella chiesa dell’Immacolata i funerali del maresciallo maggiore dei carabinieri Daniele Nuzzi, vittima, la 365, dell’uranio impoverito.
La messa è stata celebrata dal parroco don Alfonso Napolitano, sulla bara il tricolore e attorno il grande abbraccio della famiglia della benemerita, molti i suoi colleghi, presenti autorità civili e militari, l’amministrazione di Soverato, l’associazione nazionale carabinieri.
Per l’Osservatorio nazionale militare, Nuzzi è la 365esima morte per queste cause e vittima dell’uranio impoverito, Daniele Nuzzi carabiniere di Soverato morto all’età di soli di 48 anni.
Nuzzi aveva prestato servizio nel primo Reggimento Carabinieri Paracadutisti del Tuscania. “Dopo varie missioni in territori bombardati con l’uranio impoverito, rientra in Italia e si ammala. Ovviamente – sostiene Domenico Leggiero, dell’Osservatorio – gli viene negato tutto dall’amministrazione militare e solo dopo qualche anno, attraverso il legale dell’osservatorio, Angelo Fiore Tartaglia, ottiene il riconoscimento di vittime dal dovere.
Al momento aveva ancora in corso il procedimento giudiziario per il riconoscimento di un adeguato risarcimento. Ma la malattia c’e’, e come tutti i soldati colpiti, la vita diventa un filo sottile al quale attaccarsi.
Daniele si affida alle cure di un oncologo che dice di curare queste patologie con sistemi innovativi e particolari. Daniele dice di star bene e viene definito il paziente ‘zero’. Daniele e’ morto ieri”.
“Un altro decesso – prosegue Leggiero – si aggiunge alla lista sempre più’ lunga di militari morti per cancro al rientro dalle missioni e la necessità di arrivare ad una soluzione e’ affidata ad una proposta di legge sempre più’ osteggiata dall’apparato militare.
Ad oggi non è presente una legge che tuteli il militare in tal senso, attaccamento al dovere, lontani migliaia di chilometri da casa, lavorare in condizioni difficili e pericolose, ma tutto questo evidentemente per lo stato non è ancora abbastanza.