16 Luglio 2019
37
LA NORMALITÀ DEL “BRUTTO”
Tornando in Calabria da Milano “osservo” il mare cristallino, la meravigliosa Sila dai profumi e colori i nostri monumenti, la nostra civiltà Magno greca, ma mi rendo conto che tutto questo non basta
di Salvatore CONDITO, Giornalista
PRESERRE (CZ) – 16 LUGLIO 2019 – Che cosa è il brutto: qualcosa che secondo la nostra percezione non trasmette sensazioni belle o di gradimento; in questi giorni per motivi di lavoro ero a Milano città dai mille volti e attrattive.
Uno potrebbe fare delle considerazioni generiche, a Milano ci sono locali chiese e monumenti di particolare pregio, qualcosa di sottile che ti ammalia ti inebria.
Il senso dell’estetica dell’ordine della cura, tipo arrivi all’aeroporto internazionale di Malpensa, l’occhio osserva e rimane catturato dal prato tagliato e verde della pista degli aerei.
Torni in Calabria, aeroporto di Lamezia Terme osservi e noti erba alta e secca, condizioni strutturali dei locali interni ed esterni in fase di decadimento poco colore poca cura in alcuni luoghi ruggine e abbandono.
A Milano osservi e noti una città a misura di uomo, nel senso spazi e forme di gradimento, verde e aiuole, marciapiedi lindi e puliti rifiuti zero; ma siamo sempre in Italia cosa ‘divide’ la Calabria con la Lombardia: il senso delle cose.
In Lombardia esiste un rigore, un senso di appartenenza al territorio, un orgoglio sottile che lega quel popolo, chiedi un’informazione cortesia gentilezza curiosità nel conoscere.
Un’economia basata sullo sfruttamento massimo di ogni spazio, sulla valorizzazione delle cose de bene che diventa ‘oggetto’ di contemplazione per dire: Milano da bere, una cultura dell’abbaglio ti conquisto ti domino.
Tornando in Calabria però “osservo” il mare cristallino, la meravigliosa Sila dai profumi e colori i nostri monumenti, la nostra civiltà Magno greca, ma mi rendo conto che tutto questo non basta.
Manca il senso del bello, desiderare un cambiamento reale del nostro spazio, osservo e vedo che tutto è diventato abitudine, nessun protesta s’indigna grida: tutto è normalità per cui con il passare dei tempi s’instaura un processo di “normalizzazione” dei luoghi.
Peccato per le occasioni che stiamo perdendo non solo perché abbiamo addormentato i nostri sensi, ma soprattutto per avere la capacita sottile di vivere senza renderci conto di quanto la normalità del brutto’ ci domini e condizioni il nostro quotidiano vivere.
Apriamo gli occhi riprendendo la capacità di attenti osservatori, diventando critici non come Vittorio Sgarbi ma come ‘protagonisti’ di persone che rispondano ai loro sensi in maniera reale e non alterata.