30 Ottobre 2019
17
FINANZIAMENTI, I COMUNI DEL VIBONESE VOGLIONO DI PIÙ
Il prossimo 8 novembre incontro con i parlamentari Tucci e Mangialavori. Obiettivo è chiedere l’introduzione di Livelli Essenziali di Prestazione nella prossima legge di bilancio
di REDAZIONE
PRESERRE (VV) – 30 OTTOBRE 2019 – Venerdì 8 Novembre alle ore 16, nella sala consiliare del Palazzo della Provincia di Vibo Valentia, si terrà un incontro pubblico organizzato dall’associazione di promozione sociale Calabria Sociale in collaborazione del presidente della provincia Salvatore Solano.
Invitati all’evento il deputato Riccardo Tucci e il Senatore della Repubblica Giuseppe Mangialavori.
Scopo dell’incontro è preparare un documento condiviso da tutte le amministrazioni della provincia di Vibo allo scopo di richiedere ufficialmente l’introduzione dei Livelli Essenziali di Prestazione nella prossima legge di bilancio e l’introduzione di trasferimenti statali adeguati ad erogarli.
Per questo motivo, tutti i primi cittadini della Regione sono invitati a partecipare.
L’iniziativa va avanti da tempo. Decine di Comuni del Vibonese e non solo, dietro richiesta popolare fatta propria da Calabria Sociale, hanno deciso di indirizzare una lettera al Ministro dell’Interno, al Ministro dell’economia e delle finanze, al Ministro per il Sud, al Governo nazionale e al Parlamento italiano per chiedere il ricalcolo dei finanziamenti per i servizi fondamentali (Amministrazione, Polizia Locale, Rifiuti, Asili Nido, Istruzione, Viabilità e Servizi Sociali).
Tra i primi comuni a deliberare la relativa mozione ci sono Tropea, Zambrone e Mileto.
Il retroscena: dal 2011 è iniziata l’applicazione della riforma Costituzionale del 2001, concernente la maggiore autonomia finanziaria delle Regioni e dei Comuni. Ma alla diminuzione dei trasferimenti non è corrisposto un Fondo di Solidarietà Comunale e regionale adeguato per assicurare integralmente i fabbisogni, come imposto dalla Costituzione.
Infatti, il fondo comunale è solo “orizzontale” e attinge solo dalla fiscalità di base dei comuni, che ammonta in totale a 25 miliardi annuali, mentre per il ministero il fabbisogno totale dei comuni ammonta a 33 miliardi.
A questo si aggiunge il fatto che si decise di riservare il 55% del fondo di solidarietà pagato dai comuni tramite le entrate IMU e finalizzato alla perequazione dei suddetti fabbisogni, alla spesa storica, ovviamente più larga al nord.
Quel restante 45% realmente perequativo, ripartito in base al rapporto tra capacità fiscale e il suddetto fabbisogno standard, si è ulteriormente dimezzato essendo riservato per il 50%, ancora, ad un’allocazione secondo la spesa storica!
Inoltre, il calcolo stesso dei fabbisogni è falsato perché i servizi attualmente erogati dai comuni sono considerati coincidenti con i loro fabbisogni (se non possiedi un asilo nido, per esempio, non ne hai diritto, se non per una copertura minima che può arrivare anche al solo 7% dei bambini).
Tutto questo è incostituzionale perché la Costituzione impone di legiferare i Livelli Essenziali delle Prestazioni da assicurare universalmente, calcolando la differenza fra il costo di questi fabbisogni e la capacità fiscale del comune.
Facendo questo calcolo, solo nel 2018 Tropea ha avuto un ammanco di 1.397.601 (1 milione e 397mila) euro, Ricadi di 1.298.551 (1 milione e 298mila) euro, Drapia di 318.319 euro, Parghelia di 318.941 euro, Rende di 5.803.889 (5 milioni e 803mila) euro, Lamezia Terme 11.007.439 (11 milioni) di euro, Montalto Uffugo 4.495.982 (4 milioni e 495mila), Cosenza 889.333 euro, fino ad arrivare a Crotone che si stima abbia un ammanco di 10 milioni, Catanzaro di 9 milioni, Vibo Valentia di più di 4 milioni e Reggio Calabria addirittura di 31 milioni.
Attualmente il TAR del Lazio, considerando il ricorso di decine di Comuni meridionali, ha deciso con un’ordinanza emessa il 2 Ottobre che «le esigenze dei ricorrenti sono ragionevolmente fondate», rinviando il giudizio di merito ad una futura udienza.
Ma la sola vera soluzione è politica: gli amministratori locali e l’opinione pubblica cercheranno di parlare con una sola voce per spingere l’esecutivo ad applicare la Costituzione e legiferare finalmente i Livelli Essenziali di Prestazione da assicurare inderogabilmente.