25 Gennaio 2020
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INTELLIGENCE, ALL’UNICAL L’ANALISI DI VITTORIO STELO
“Oggi paradossalmente si può dire che dove non sono riuscite le Brigate Rosse è riuscita la Rete”
di REDAZIONE
RENDE (CS) – 25 GENNAIO 2020 – “Oggi potrei assumere nei Servizi anche gli influencers per conseguire la sintonizzazione online con la realtà. La vera rivoluzione, invece delle BR, l’ha realizzata in concreto oggi la Rete”.
Così il Prefetto Vittorio Stelo, Direttore del Sisde dal 1996 al 2001, intervenendo al Master in Intelligence dell’Università della Calabria diretto da Mario Caligiuri.
Nel corso della lezione, Stelo ha collegato il degrado sociale con quello morale mettendo in risalto la velocità dei processi attuali ed evidenziando le tendenze più significative della società italiana degli ultimi settant’anni.
“L’analisi dei fenomeni sociali – ha affermato – deve essere veritiera e imparziale, cinica e oggettiva, non di parte e non politicamente corretta”. Ha quindi sottolineato come negli ultimi decenni ci siano stati due spartiacque: la caduta del muro di Berlino e l’11 settembre. E’ in questo contesto che ha svolto la sua esperienza di direttore del SISDE, ricoprendo questo ruolo dopo lo scandalo dei fondi riservati, impegnato a ricostruirne l’immagine, ripristinarne le regole e svilupparne le attività di intelligence.
Tra i diversi casi di cui si è occupato c’è stato l’omicidio del professore Massimo D’Antona da parte delle nuove Brigate Rosse, la gestione del caso Ocalan, il G8 di Genova.
Per Stelo “i problemi che riguardano l’intelligence scaturiscono dalle emergenze sociali ma occorre analizzare e interpretare le circostanze con gli occhi e la mente degli altri per cui la capacità italiana della mediazione, riconosciuta a livello internazionale, può essere utile”. Ha quindi ricordato anche la necessità di un difficile ma necessario equilibrio tra la ragion di Stato e la privacy, in una dialettica costante tra il diritto della comunità da un lato e il diritto dell’individuo dall’altro.
“Bisogna credere nelle istituzioni e non nelle persone – ha ribadito – poiché il Servizio in sé non è mai deviato, ma alcune persone possono esserlo. Occorre individuare gli interessi essenziali da perseguire e fornire al governo e al parlamento in anticipo le informazioni necessarie per intraprendere tempestivamente le azioni necessarie”.
Ha quindi ribadito che il disagio sociale e morale crea caos, concetto filosofico e che può essere statico o dinamico e al riguardo ha effettuato vari riferimenti spaziando dal cinema alla letteratura alla scienza. “Il caos – ha precisato – rende tutti uguali, poiché può essere la fine o l’inizio di un processo o DI una condizione permanente. E la domanda che si pone è quale potrebbe essere il ruolo dell’intelligence”. “L’intelligence – secondo Stelo – deve dare indicazioni per prevenire il caos.
Ogni generazione è figlia del suo tempo e il “re” dei nostri tempi è lo smartphone”. Il Prefetto ha inoltre messo in evidenza le nuove forme di mobilitazione prodotte dalla Rete, e ha citato ad esempio quella planetaria provocata da Greta Thunberg sull’ambiente, fino a quella nazionale del recente movimento delle sardine, ricordando analoghe iniziative precedenti, e che non vanno sottovalutate; ha rammentato anche gli altri fenomeni dei manifestanti di Hong Kong che lottano per i diritti civili e dei gilet gialli e dei pensionati che in Francia rivendicano, e sono ancora in agitazione, non solo esigenze economiche ma anche di principio.
Stelo ha quindi ricordato che le strutture economiche nel nostro Paese sono soprattutto in mani straniere e di multinazionali.
E’ recente l’allarme del Copasir per le banche e le assicurazioni con riflessi sulla già critica situazione economica e sociale, creando quel divario, ormai evidente in ambito sociale, fra un ceto medio alto molto ristretto e un ceto medio basso senza vie di mezzo ed ormai nella marginalità. Tale situazione, che si unisce ai crescenti fenomeni della fame e della povertà e in Italia in particolare anche quello della denatalità. Tutto ciò crea perpetua crisi economica, sociale e morale con nuove tensioni delle quali l’intelligence non può non farsene carico.
Per il Prefetto, “in Italia il caos, osservando oggettivamente la sua storia, potrebbe essere definito sovrano addirittura dal 1860. La divisione sociologica che oggi si sta definendo è quella di before web, poiché si può configurare un nuovo mondo a partire dalla nascita del web senza collegamenti strutturali con la memoria storica e i costumi della precedente società.
“In tale periodo – ha detto – si è verificata una metamorfosi provocata dalla tecnologia, tanto che anche Copasir ha recentemente richiamato l’attenzione anche sulla nuova tecnologia del 5g, e già si parla del 6g. Inoltre la Rete e l’intelligenza artificiale hanno messo in crisi le organizzazioni intermedie, rappresentate da partiti, sindacati, famiglia, scuola, lavoro, fino al governo e al Parlamento. In un contesto, prevale il precariato di ogni rapporto che determina una concorrenza tra poveri”.
Stelo pone dunque l’accento sul capitale umano, ricordando che nelle nostre migliori università ci sono tanti stranieri che poi quando tornano in patria assumono spesso ruoli apicali, mentre in Italia chi si laurea nelle stesse università guadagna poco e la maggior parte si trasferisce fuori dal nostro paese in assenza di alternative. Tutto ciò sembra confermare la profonda crisi sociale del nostro tempo che mina la convivenza.
Per Stelo, “la società esprime violenza, nelle parole e nei fatti, alimentata proprio dalla Rete: basti pensare solo alle varie forme di bullismo. In Italia, specie tra i giovani, c’è un altissimo consumo di droga e di alcool che è una risposta sbagliata al disagio e purtroppo dai più non considerato come disvalore, e la società non riesce a dare risposte adeguate ai problemi esistenziali e sociali delle persone”.
“La vera rivoluzione – sostiene Stelo – è quindi rappresentata dalla Rete, strumento di partecipazione e democrazia, mentre per taluni si stratta di democrazia dell’immediatezza e dell’audience o del click. Oggi paradossalmente si può dire che dove non sono riuscite le Brigate Rosse è riuscita la Rete, dove si dice che “uno vale uno”.