22 Luglio 2020
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BLITZ ANTI DROGA NEL REGGINO, COLPITI I CLAN MAMMOLITI E GIORGI
Le persone coinvolte sono accusate di aver partecipato, con ruoli diversi, ad una associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti del tipo cocaina
di REDAZIONE
REGGIO CALABRIA – 22 LUGLIO 2020 – Diverse ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state emesse oggi nei confronti di elementi di spicco delle famiglie Mammoliti e Giorgi di San Luca e di altri soggetti della Locride e della Piana di Gioia Tauro.
L’operazione eseguita dalla polizia e’ coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Le accuse sono di associazione per delinquere finalizzata al traffico di cocaina.
Le persone coinvolte sono accusate di aver partecipato, con ruoli diversi, ad una associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti del tipo cocaina
I nomi:
1) FERRINDA Antonino, nato a Oppido Mamertina [RC] il 23.03.1949, attualmente detenuto;
2) FERRINDA Giuseppe, nato a Taurianova [RC] il 05.11.1977; residente a Sant’Eufemia d’Aspromonte [RC];
3) FILASTRO Maria, nata a Locri [ RC] il 13.08.1974, residente a Careri [RC], [coniugata con Pellegrino Domenico e madre di Pellegrino Antonio];
4) GIORGI Giovanni, alias ” U Famosu”, nato a Locri il 05.11.1984, residente a San Luca [RC], [cognato di Mammoliti Francesco nonché nipote di Giorgi Giuseppe classe 1961 alias “u capra”, arrestato in data 02.06.2017 dopo una latitanza di ventitré anni e condannato a 28 anni e 9 mesi di reclusione per associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, considerato figura di spicco della famiglia “Giorgi-Romeo” denominata “Stacchi”];
5) LAGANA’ Giovanna, nata a Reggio Calabria il 13.06.1968, ivi residente [coniugata con Parrelli Francesco];
6) LUCIANO Vincenzo, nato a Torino il 25.11.1980, residente a Siderno [RC];
7) MAMMOLITI Domenico, nato a Locri nato il 16.12.1968, residente a Bovalino [RC], [sottoposto al regime degli arresti domiciliari, fratello di Mammoliti Francesco e Antonio];
8) MAMMOLITI Francesco, nato a Locri [RC] il 03.02.1973, residente a Bovalino [RC], [attualmente sottoposto al regime degli arresti domiciliari, fratello di Mammoliti Antonio e Domenico, nonché cognato di Giorgi Giovanni, alias ” U Famosu”];
9) PARRELLI Francesco, nato a Ciminà [RC] il 09.06.1969, residente a Reggio Calabria, [coniugato con LAGANÀ Giovanna];
10) PELLEGRINO Antonio [di Domenico e Filastro Maria], nato a Locri [RC] il 24.05.1996, residente a Careri [RC];
11) PELLEGRINO Domenico, nato a Careri [RC] il 13.05.1971, ivi residente [attualmente detenuto, coniugato con Filastro Maria e padre di Pellegrino Antonio];
12) SCARFONE Vincenzo, nato il 03.09.1981 a Melito di Porto Salvo [RC], residente a Caraffa del Bianco [RC], [attualmente sottoposto al regime degli arresti domiciliari].
Sono attivamente ricercati, anche all’estero, altri due soggetti colpiti dal provvedimento restrittivo.
L’attività di indagine condotta dal Commissariato di P.S. di Siderno inizialmente per la cattura del latitante MAMMOLITI Rocco [arrestato nei Paesi Bassi dalla Polizia Olandese il 9 giugno 2016 ed estradato in Italia il 18 agosto dello stesso anno], nelle sue ulteriori progressioni investigative sviluppate – sotto le direttive del Procuratore Aggiunto Giuseppe LOMBARDO e dei Sostituti Procuratori Diego CAPECE MINUTOLO e Alessandro MOFFA – con il supporto di molteplici intercettazioni telefoniche ed ambientali, consentiva di:
– accertare l’esistenza e l’operatività, dal mese di ottobre 2015 al mese di febbraio 2016, nell’area ricompresa tra Bovalino, Careri e altri comuni della Locride, di un’articolata organizzazione criminale, con sbocchi in Puglia e Sicilia, finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti in materia di sostanze stupefacenti, i cui principali esponenti, venivano individuati nei fratelli MAMMOLITI [Domenico, Francesco] e GIORGI [Giovanni], aventi un ruolo centrale ed apicale nel sodalizio composto da più di dieci persone;
– individuare svariate condotte di detenzione e spaccio di cocaina poste in essere dagli indagati che, valutate complessivamente nel quadro di una concatenazione logica degli eventi e con il ricorso a criteri interpretativi improntati a razionalità e logicità, assurgevano a circostanze idonee a dimostrare oltre il fatto delittuoso in sé, anche la sussistenza della contestata associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti;
– verificare che il sodalizio disponeva di efficienti basi logistiche individuate nella residenza dei FERRINDA [Antonino e Giuseppe] a Rizziconi [RC] e nel capannone [rectius: quartier generale] sito a Benestare [RC] dei PELLEGRINO [Antonio, Domenico e Andrea] dove, a seguito dell’arresto [dei coniugi Pellegrino-Filastro] avvenuto in data 7 gennaio 2016 per trasporto di oltre 3 kg di cocaina, veniva rinvenuto un ulteriore quantitativo della medesima sostanza stupefacente, soldi ed armi;
– scoprire che l’associazione a delinquere poteva contare su basi logistiche insospettabili, come a Condofuri, dove un camping [di un soggetto indagato a piede libero] veniva utilizzato dai sodali, tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016, come luogo sicuro dove trattare gli affari illeciti della consorteria con alcuni narcotrafficanti colombiani e albanesi, a carico dei quali, tuttavia, non venivano acquisiti elementi tali da poter loro addebitare condotte penalmente rilevanti;
– disvelare il modus operandi degli indagati e le accortezze adottate dagli stessi nella fase di distribuzione della sostanza stupefacente confezionata in panetti sotto vuoto e trasportata a bordo di autovetture dentro vani segreti realizzati da meccanici di fiducia, muniti di telecomandi che azionavano i congegni elettronici di apertura;
– riscontrare come i sodali comunicassero tra loro con telefoni codificati, ricorrendo all’uso di termini criptici e allusivi per indicare lo stupefacente [ “cose”, “olive”, “cagnolino”, ecc …], cambiando repentinamente e freneticamente schede telefoniche quasi sempre intestate a terze persone ed utilizzando sim card estere prive di intestatario e telefonini Blackberry;
– accertare come i vertici dell’organizzazione non si fossero fatti scrupolo di avvalersi della collaborazione di un minore [per cui si procede separatamente] peraltro sotto l’egida dei genitori PELLEGRINO Domenico e FILASTRO Maria;
– arrestare in flagranza di reato, il 7 gennaio 2016, i coniugi PELLEGRINO Domenico e FILASTRO Maria per trasporto di oltre 3 kg di cocaina [3.312 gr.] nascosta in un vano segreto all’interno del cruscotto della loro autovettura;
– rinvenire e sequestrare, nella stessa data, nel corso della perquisizione estesa al capannone riconducibile ai predetti coniugi PELLEGRINO-FILASTRO: due involucri contenenti 1.502 grammi di cocaina; tre fucili semiautomatici cal. 12; un revolver 357 magnum cal. 357; una pistola Beretta modello 92 cal. 9X19 priva di matricola; una pistola Beretta modello 98 cal. 9X21 con matricola punzonata; 40 cartucce calibro 7,62 x 39; 44 cartucce calibro 7,65; 18 cartucce calibro 357; 56 cartucce calibro 12 e 1 caricatore per una pistola cal. 7,65;
– arrestare in flagranza di reato, la sera del 20 febbraio 2016, SCARFONE Vincenzo per trasporto di un’ingente quantitativo di cocaina, pari a 49 kg, abilmente occultato all’interno della propria autovettura Renault “Koleos” [da cui prende il nome l’operazione] sulla quale viaggiava.
Impressionante era la capacità dei fratelli MAMMOLITI [Francesco e Domenico] e GIORGI [Giovanni] di movimentare quantità consistenti di cocaina da un giorno all’altro senza soluzione di continuità. Ad esempio, il 6 novembre 2015, dall’attività tecnica emergeva che i MAMMOLITI consegnavano 6 panetti di cocaina a FERRINDA Giuseppe per la successiva distribuzione allo staff dei corrieri. Due giorni prima gli stessi MAMMOLITI avevano dato ai FERRINDA [Antonino e Giuseppe], deputati allo stoccaggio della sostanza stupefacente, altri 12 panetti di cocaina.
Erano sempre i fratelli MAMMOLITI [Francesco e Domenico] a gestire in prima persona – e con estrema professionalità – le trattative illecite [quantità e modalità di consegna] occupandosi, in funzione del ruolo da loro ricoperto di organizzatori del sistema criminale, della consegna della droga attraverso i coniugi PELLEGRINO Domenico e FILASTRO Maria, nonché per mezzo di SCARFONE Vincenzo, nella veste di fidatissimi sodali, tratti in arresto rispettivamente in data 07 gennaio 2016 e 20 febbraio 2016.
Lo stesso va detto per i fratelli GIORGI [Giovanni e Giuseppe] che in più occasioni venivano intercettati nel dare disposizioni ai coniugi PELLEGRINO sulla percentuale di taglio che dovevano applicare ad una determinata partita di cocaina.
I PELLEGRINO si occupavano tanto del confezionamento sotto vuoto dello stupefacente che del trasporto – in qualità di corrieri al servizio dei MAMMOLITI e dei GIORGI – consegnando la cocaina in Sicilia [in provincia di Messina e Catania] e in Puglia [in provincia di Bari, Brindisi, Taranto e Lecce] e ricevendo la contropartita economica che veniva versata ai capi dell’organizzazione presso la macelleria di proprietà di Domenico PELLEGRINO.
In una delle tante trasferte nelle province di Taranto, Lecce e Brindisi, in un solo pomeriggio PELLEGRINO Domenico, la moglie FILASTRO Maria e LAGANÀ Giovanna, consegnavano per conto dei fratelli GIORGI Giovanni e Giuseppe, quantitativi di cocaina equivalenti all’importo di 340 mila euro in banconote di vario taglio, raccolte in “mazzette” – quali corrispettivo del narcotico venduto – e occultate all’interno del vano ricavato nell’autovettura in quantità tale da far dire all’associata FILASTRO Maria che “… la macchina le sta vomitando …”, ovvero che erano così tante da non essere contenute nel nascondiglio.
Deputati allo stoccaggio dello stupefacente erano i FERRINDA [Giuseppe e Antonio], padre e figlio che godevano della più ampia fiducia da parte dei vertici del sodalizio a cui erano risultati organici, all’interno della loro proprietà, sita a Rizziconi, che di volta in volta veniva messa a disposizione dei corrieri PELLEGRINO [Domenico, Antonio] FILASTRO Maria, PARRELLI Francesco, LAGANA’ Giovanna, SCARFONE Vincenzo e LUCIANO Vincenzo.
LUCIANO Vincenzo, anch’egli intraneo al gruppo criminale, consegnava ovvero riceveva, in maniera sistematica per conto del sodalizio criminale capeggiato dai MAMMOLITI e dai GIORGI, quantitativi ingenti di cocaina.
La figura di SCARFONE Vincenzo emergeva nel 2015 quando incontrava i germani MAMMOLITI ma assumeva un ruolo attivo all’interno dell’organizzazione criminale all’indomani dell’arresto dei coniugi PELLEGRINO, avvenuto il 7 gennaio 2016. Dalle attività tecniche emergeva che lo SCARFONE predisponeva un vano nascosto all’interno della propria autovettura Renault “Koleos” per il trasporto della sostanza stupefacente per conto dei MAMMOLITI. Era quindi del tutto evidente che SCARFONE Vincenzo fosse entrato a far parte dello staff dei corrieri del sodalizio criminale effettuando, nel mese di febbraio 2016 e sino al suo arresto, diversi viaggi [in luogo dei coniugi PELLEGRINO] per la consegna della cocaina necessaria ad approvvigionare le piazze di spaccio messinesi e catanesi.
Le attività illecite connesse al narcotraffico proseguivano senza soluzione di continuità anche dopo gli arresti di PELLEGRINO Domenico, FILASTRO Maria, e SCARFONE Vincenzo, a dimostrazione della spiccata capacità di riorganizzazione del sodalizio criminale.
I MAMMOLITI [Domenico, Francesco] e GIORGI [Giovanni], stante la loro qualità di capi, promotori ed organizzatori del sodalizio, derivante dalle condotte tenute nel corso delle indagini, sono destinatari della misura cautelare della custodia in carcere, ricorrendo il concreto pericolo di reiterazione della condotta criminosa nel continuare a dare direttive organizzative in merito alla continuazione degli episodi delittuosi connessi al contestato narcotraffico.
Parimenti, sono attinti dalla misura cautelare in carcere FERRINDA Antonio, FERRINDA Giuseppe, PELLEGRINO Domenico, PELLEGRINO Antonio, FILASTRO Maria, PARRELLI Francesco, LAGANA’ Giovanna, SCARFONE Vincenzo e LUCIANO Vincenzo i quali, in ragione del loro ruolo di partecipi all’associazione e per la ripetitività e proclività a delinquere, hanno dimostrato una chiara pervicacia operativa ed una sinergia fuori dal comune, mettendo a disposizione il loro personale e consapevole contributo alla realizzazione di operazioni illecite, anche di rilevante entità, con l’uso di sofisticati mezzi di comunicazione.
Dalle emergenze in atti si evince che il sodalizio criminale è riuscito a movimentare, nel periodo compreso tra ottobre 2015 e febbraio 2016, circa 160 kg di cocaina per un valore all’ingrosso di 7 milioni di euro circa.
In conclusione, si rassegnano i ruoli dei soggetti attinti dal provvedimento restrittivo:
– MAMMOLITI Domenico, MAMMOLITI Francesco, GIORGI Giovanni, in qualità di organizzatori del sodalizio criminale, gestivano il traffico di stupefacenti, prendendo preliminari contatti con i destinatari, preoccupandosi di gestire gli aspetti logistici del deposito della droga e dei soldi ricavati dalla cessione della stessa, nonché di dotare le autovetture del gruppo di vani occulti per i carichi, nonché dando continue direttive ai corrieri sui luoghi dove effettuare le consegne, sulle quantità e sui soldi da ricavare di cui entravano in possesso immediatamente al ritorno dai viaggi;
– FERRINDA Giuseppe e FERRINDA Antonio, quali partecipi, provvedevano all’approvvigionamento ed allo stoccaggio dello stupefacente, anche in quantità rilevanti, che veniva successivamente ritirato dai corrieri, che ai Ferrinda poi versavano parte delle ingenti somme di denaro riscosse;
– PELLEGRINO Domenico, PELLEGRINO Antonio, FILASTRO Maria, PARRELLI Francesco, LAGANA’ Giovanna, SCARFONE Vincenzo, LUCIANO Vincenzo erano partecipi dell’associazione e si occupavano, a turno, della fase di distribuzione al dettaglio della sostanza stupefacente, che prelevavano dal deposito dei Ferrinda ovvero ricevevano direttamente dagli altri sodali e, dopo averla preparata ed occultata nei mezzi appositamente adibiti al trasporto, la destinavano, su indicazione dei Giorgi e/o dei Mammoliti, ai mercati di spaccio della Puglia e della Sicilia, che rifornivano abitualmente, riscuotendo i soldi ricavati dalla cessione, che provvedevano anche a custodire temporaneamente in funzione della successiva consegna ai capi dell’organizzazione. Pellegrino Domenico e Filastro Maria, in aggiunta, detenevano anche nel loro deposito armi sempre per conto dei Giorgi, capi dell’associazione