19 Agosto 2020
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OSPEDALE DEL REVENTINO, IL COMITATO: «TUTTO SI È FERMATO AGLI ANNUNCI»
“Servizio è stato depotenziato”
di REDAZIONE
SOVERIA MANNELLI (CZ) – 19 AGOSTO 2020 – “Se c’era una cosa che nei decreti sulla riorganizzazione della rete ospedaliera regionale per gli ospedali di zona disagiata era propugnata come priorità assoluta, questa era l’emergenza PET.
Ovvero il Pronto Soccorso, che tecnici preposti alla strutturazione della sanità consci di aver snaturato i servizi ospedalieri, avranno bene pensato che almeno il Pronto Soccorso doveva avere prerogative solide in efficienza, tanto che più volte lo è stato detto per inciso a mezzo stampa, rilanciando addirittura sull’elisuperficie che doveva essere disponibile 24h/24h, oltre aggiungere la disponibilità del rianimatore che chiudeva il quadro.
Un modo per dire: non avete il resto ma sull’emergenza vi diamo tutto. Anche se poi tutto si è fermato come al solito agli annunci e a qualche sforzo che ha visto la risistemazione strutturale del pronto soccorso” è quanto si legge in una nota del Comitato Pro Ospedale del Reventino.
“Oggi – proseguono – questo racconto fa parte del passato, perché il Pronto Soccorso non dispone di nulla che era nei propositi se non di un’unità medica, del rianimatore (reperibile di notte), di un infermiere e di un ausiliario. Parimenti non dispone di alcuna consulenza, o meglio si aggrappa a ciò che è rimasto: un cardiologo dalle 8 alle 14 (quando c’è), gli internisti, qualche nefrologo e poi il martedì mattina si può avere il consulto ortopedico.
Per il resto bisogna andare a Lamezia”.
“Rimane fermo nel ragionamento che i due pilastri di ogni pronto soccorso nel mondo, qui come ad Addis Abeba, sono il laboratorio analisi e la radiologia.
Del laboratorio, il pronto soccorso ne può fare uso solo la mattina in modo certo, mentre il pomeriggio e la notte se non c’è il reperibile ogni prelievo deve essere inviato a Lamezia attraverso un’automedica.
Il mini Lab del punto di prima emergenza – ci dicono – non dà esiti al bisogno, in quanto mancano reagenti e addirittura per l’emocromo ci sono stati problemi nella tempistica che rendono la cosa molto approssimativa.
Tra l’altro è successo e succede che la stampante spesso non funziona e gli esiti i medici devono fornirli scritti su carta, cosa che pone forti interrogativi.
Non lascia conforto come supporto al PS nemmeno la radiologia, fino a pochi anni fa un reparto vero e proprio, mentre oggi vivacchia per la disponibilità di due sole unità, le ultime di un passato radioso che oggi, presto raggiungeranno la pensione e lasceranno il servizio ai mostri delle tenebre”.
“Orbene – precisano – quando ci sono i tecnici in radiologia, il supporto al PS è garantito, quando non ci sono, nemmeno per una semplice lastra si può avere una consulenza. In pratica quel pronto soccorso ipotizzato nei decreti commissariali è solo un ricordo sbiadito e quello che ne rimane è un servizio di prossimità, o meglio un’opera arrangiata alla meno peggio come è uso fare in ospedali da campo.
Eppure il documento della conferenza stato regioni del 18 dicembre – patto per la salute 2019-2021 – per quanto riguarda i Lea, tra le righe riporta quanto segue: “a garanzia dell’equità del Servizio Sanitario Nazionale, indirizzando le azioni e le politiche verso il recupero delle differenze che ancora oggi persistono tra le Regioni e all’interno delle regioni stesse”.
Questo non accade, almeno qui a Soveria.
Che si facciano vivi almeno i referenti del territorio, in testa i sindaci, ponendosi qualche domanda; su tutto se qui dobbiamo giocare con la roulette russa o continuare a sperare che un minimo di serietà lo possiamo pretendere”.