14 Febbraio 2020
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ARRESTO PATRICK GEORGE ZAKY, LA GIUNTA COMUNALE DI AMARONI: «LIBERATELO»
Chiesto al Governo italiano di attivarsi far rilasciare il giovane ricercatore arrestato dal governo egiziano con l’accusa di istigare al rovesciamento del governo
di Franco POLITO
AMARONI (CZ) – 14 FEBBRAIO 2020 – Si muovono pure “dal basso” le iniziative a favore di Patrick George Zaky l’attivista 27enne arrestato la notte fra il 6 e 7 febbraio scorsi dal governo egiziano con l’accusa di diffondere notizie false attraverso i suoi canali social, attentare alla sicurezza nazionale e di istigare al rovesciamento del governo e della Costituzione.
Ricercatore presso l’Università di Bologna, è immatricolato all’Università di Granada nel Master Erasmus Mundus, con una borsa di studio dell’Unione Europea per frequentare il Master Gemma (un corso di studio unico in Europa sugli studi di genere) coordinato dall’Università spagnola.
A favore della sua liberazione si schiera senza esitazioni anche la giunta comunale del sindaco Luigi Ruggiero. Nella mozione dell’esecutivo amaronese ci sono la solidarietà, il sostegno e la vicinanza alla famiglia e alle Università di Bologna e Granada.
Non solo, la Giunta chiede anche al Governo Italiano di impegnarsi a promuovere in tutte le sedi istituzionali opportune – con particolare riferimento all’Unione Europea – affinché si attivino per il rilascio di Zaky.
L’appello è stato inviato al Presidente del Consiglio dei Ministri affinché il Governo Italiano possa assumere ogni iniziativa utile al rilascio del giovane.
«Patrick George Zaky – affermano dalla Giunta – rimarrà in stato di detenzione preventiva per almeno 15 giorni. Potrebbe rimanere in carcere per molto tempo. Rischia dai cinque anni all’ergastolo e la custodia cautelare, invece, potrebbe essere rinviata in modo indefinito come già successo ad altri attivisti prima di lui.
Le accuse rivolte a Patrick sono le stesse che colpiscono persone che svolgono attività del tutto legittime secondo il diritto internazionale e che in Egitto hanno raggiunto in questi anni centinaia di attivisti, ricercatori, avvocati, esponenti di organizzazioni per i diritti umani.
L’attivismo di Zaky e la lotta per i diritti delle minoranze oppresse andava dalla comunità Lgbtq fino alle comunità cristiane cacciate dal nord del Sinai, a causa dell’avanzata dello stato islamico».
Al fondo delle valutazioni della Giunta vi sono delle solide premesse. Tanto per cominciare: l’Ong ‘Iniziativa egiziana per i diritti della persona’, con cui Zaky collabora, afferma che è stato interrogato circa la sia attività di ricerca a Bologna e le sue iniziative in difesa dei diritti umani.
Non è da sottovalutare, inoltre, la circostanza secondo cui le autorità egiziane affermano di aver arrestato Zaky a Mansoura, sua città natale, mentre del giovane ricercatore si sono perse le tracce più di 24 ore prima, appena sbarcato all’Aeroporto Internazionale del Cairo.
L’Ong Eipr inoltre, denuncia come Zaky sia stato bendato e torturato per ore, picchiato, sottoposto a elettroshock, minacciato e interrogato dalla National Security Investigations (Nsi).
Nel rapporto di polizia presentato ai legali del ricercatore, infine, si sostiene “falsamente che venne arrestato a un posto di blocco nella sua città natale, a seguito di un ordine emesso a settembre 2019″ mentre Zaky aveva lasciato il suo Paese in agosto.
« I reati imputati a Zaky – conclude la Giunta – si riferiscono in realtà a legittime attività di denuncia, informazione, commento pubblico o critica, sono alibi per legittimare una procedura del tutto illegale».