14 Giugno 2020
250
ARRESTO PER USURA A CHIARAVALLE CENTRALE, L’INDAGATO: «NESSUNA PROVA»
Durante udienza convalida ha fornito giustificazioni sulle somme di denaro. Difensore ha chiesto scarcerazione, pm ha insistito per misura cautelare. Giudice si è riservato decisione
di REDAZIONE
CHIARAVALLE CENTRALE (CZ) – 14 GIUGNO 2020 – Si è svolta l’udienza di convalida dell’uomo di 63 anni, tratto in arresto per usura.
Il giudice del tribunale di Catanzaro, Teresa Guerrieri, si è riservata la decisione.
Nel corso del dibattimento l’indagato, assistito dall’avvocato Fabio Tino, ha risposto a tutte le domande dei magistrati fornendo la giustificazione anche delle somme di denaro.
Nella tesi difensiva Tino ha sottolineato l’insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza e l’insussistenza probatoria oltre che quella del denunciante, ritenendolo poco attendibile.
Ha chiesto la scarcerazione del suo assistito.
Il pubblico ministero, Domenico Assumma, ha insistito invece per la misura cautelare in carcere.
L’operazione dei carabinieri della Compagnia di Soverato, comandata dal capitano Gerardo De Siena, oltre all’arresto ha consentito di mettere le mani su due assegni riconducibili alla vittima, un imprenditore residente nel soveratese che aveva denunciato i fatti agli inquirenti, 6500 euro in contanti, varie cambiali, documentazione varia e titoli bancari.
Sempre a seguito di una perquisizione domiciliare, i carabinieri hanno proceduto al sequestro preventivo di conti correnti bancari e postali dell’indagato per un valore complessivo di oltre 250 mila euro.
È stata anche sequestrata dai carabinieri della locale Stazione una pistola e delle cartucce legalmente detenute.
Le indagini, avviate lo scorso mese di marzo grazie alla denuncia della vittima, hanno consentito di accertate le difficoltà economiche che avevano indotto il denunciante a ricorrere a canali abusivi si credito pattuendo la restituzione di 40 mila a fronte di un presunto prestito di 5 mila euro ricevuto nel 2017.
Addirittura, sempre in relazione alla pendenza creditoria, sarebbero state documentate anche le sollecitazioni messe in atto dall’indagato nei confronti della vittima mediante presunte minacce di gravi ritorsioni fisiche anche nei confronti dei familiari ostentando una presunta vicinanza a circuiti criminale delle Preserre.