“CALABRIA LA PRIMA ITALIA”, MONGIARDO: «NEL GOLFO DI SQUILLACE È NATA LA LIBERTÀ»
Presentata a Squillace l’edizione in italiano del libro di di Gertrude Slaughter. Riceviamo e pubblichiamo:
– SQUILLACE (CZ) – 8 GENNAIO 2024 – «L’Autrice nacque nel 1870 in USA in una famiglia colta, sposò un uomo di cultura e fu fortunata in amore quanto sfortunata come madre.
Perse difatti le uniche due figlie adolescenti, e il marito morì a 63 anni fulminato da un episodio coronarico all’uscita della Sapienza a Roma, dove assieme a lei avevano partecipato a una conferenza.
Da allora lei riversò tutto il suo amore verso la terra di Calabria, dove venne varie volte e scrisse questo libro che si può comprendere appieno guardandolo come il frutto di un amore materno, sempre il più alto e il più perspicace degli amori.
Visse a lungo per 93 anni fino al 1963.
Un riconoscimento va fatto all’amico Mimmo Lanciano, che della Prima Italia e della traduzione di questo libro è stato l’alfiere.
Tanto egli ha insistito, che alla fine è riuscito a coinvolgere la traduttrice Prof. Sara Cervadoro, l’editore Giuseppe Meligrana col quale ci congratuliamo, l‘assessore Franco Caccia e il Centro Studi sulla Prima Italia, di cui sono il direttore.
Mimmo Lanciano mi ha anche fornito le relazioni su questo libro scritte dal Prof. Giuseppe Isnardi nel 1940 e quella recente di alto valore scientifico del nostro Prof. Lorenzo Viscido, squillacese di nascita e di cuore, numero uno degli studi e ricerche su Cassiodoro.
Lorenzo ci segue da New York, dove risiede, e gli mandiamo dalla sua amatissima Squillace tanti saluti e auguri.
Sempre su insistenza dell’amico Lanciano, una decina di anni fa avevo letto il libro in inglese e rimasi impressionato dalle conclusioni a cui l’Autrice era arrivata.
L’ho riletto ora in italiano, e nei dieci anni trascorsi tra le due letture, mi sono dedicato alla Nuova Scuola Pitagorica e a questo Centro Studi, per cui le mie conoscenze si sono allargate e i contenuti del libro mi appaiono ancora più importanti e innovativi.
Questo libro nato in USA nel 1939 come una pianticella, è cresciuto fino a diventare una grande quercia che non potrà più essere ignorata dagli studiosi e da chi vuole capire la reale evoluzione della storia della Calabria e del mondo.
In questa direzione vanno anche le ricerche del nostro presidente onorario e cittadino onorario di Squillace,il Prof. Armin Wolf, il quale non è più autonomo e deve rimanere in Germania: a lui mandiamo i nostri più affettuosi auguri.
Prima di addentrarmi ora nei contenuti del libro, premetto che io non faccio una relazione di tipo letterario, ma cerco di prendere quanto del libro è vivo e vitale per la vita di oggi.
Io ho lavorato negli affari e sono diventato uomo di studio per scoprire quanto è indispensabile per compiere il principale dovere di ognuno di noi: vivere bene.
I contenuti del libro sono molti ed è impossibile esporli tutti ora.
Mi limito perciò alla prima parte del libro,terminando prima di Cassiodoro, e rimanderei la seconda parte ad un prossimo incontro che faccia emergere la continuità della cultura calabrese che affonda le proprie radici nei millenni passati ed è arrivata sostanzialmente intatta fino a noi, anche se sconosciuta per la mancanza di studi in merito.
Il risultato è che i calabresi stessi non conoscono le proprie radici che del resto gli storici di professione ignorano, tanto che fanno partire la nostra storia dalla colonizzazione greca.
Oggi sappiamo che la Calabria era abitata da decine di migliaia di annida popoli che rimasero a lungo ancorati alla civiltà neolitica, sulla quale si innestò la colonizzazione greca che portò elementi di lingua, arte, tecnica, ma prese dagli Itali contenuti immateriali quali la libertà delle persone, la democrazia, di cui Pericle fu un mediocre imitatore, e la dignità della donna: tutto il corredo etico di cui questa terra fu madre.
Pericle fu un abile stratego, cioè un capo dell’esercito, che usò la democrazia limitandola a pochi cittadini maschi, e volle espandere il dominio di Atene nel Mediterraneo, scatenando la rovinosa guerra del Peloponneso.
Rimandiamo quindi l’esposizione di questo interscambio ad altri incontri, che potrebbero prendere una cadenza ravvicinata, se così desiderate.
L’Autrice parla di Prima Italia, nozione già conosciuta dagli antichi storici greci tra cui Antioco di Siracusa, per indicare il territorio delimitato dall’arco jonico compreso tra Locri e Cirò, di cui l’istmo Squillace-Lamezia costituì l’asse mediano.
Ma l’Autrice introduce una nozione nuova: la Prima Magna Grecia, nome che, assieme a quello di Italia, nacque qui e da qui si diffuse.
Questo ci porta a chiederci: che cosa significa e come nacque la Magna Grecia?
Per fortuna abbiamo la Vita di Pitagora scritta da Porfirio, il filosofo più rispettato del terzo secolo dopo Cristo, lo stesso che scrisse le Enneadi del suo maestro Plotino, uno dei dieci libri più importanti della storia.
Porfirio spiega che Magna Grecia fu chiamata questa terra per due motivi: la vita irreprensibile dei pitagorici e l’altezza della loro dottrina, e quindi non c’è alcun riferimento alla grandezza delle polis o alla ricchezza dei raccolti.
Il libro indica che qui da noi attecchì la dottrina orfica, come testimoniano le circa 26 Laminette Auree qui ritrovate e scritte in greco, che contengono le istruzioni necessarie all’anima dei morti per ottenere l’immortalità.
Quella dottrina orfica influenzò Pitagora, Platone e lo stesso San Paolo, e favorì l’innesto del cristianesimo in Magna Grecia come un fatto naturale.
Ciò indica che qui si credeva da millenni che vita e morte erano una rigenerazione spontanea operata dalla Grande Madre, erano cioè un avvicendamento dolce, non traumatico come pensiamo noi.
Charles Sumner Slichter, fu un eminente matematico, docente presso l’Università del Wisconsin, la stessa dove insegnò l’Autrice, la quale riporta il giudizio di lui su Pitagora:
Pitagora fu un super genio, annunciò che la natura delle cose consiste nel numero… Ora la risposta a qualsiasi domanda in qualsiasi scienza è un numero.
Questa affermazione dello Slichter significa che il numero è l’elemento costitutivo di quell’armonia che regna in ogni manifestazione dell’Essere.
C’è dunque un ordine che va rispettato anche nel comportamento umano, che deve osservare i principi che Pitagora vide praticati dai Lacini, e che formalizzò in quello che io ho chiamato il Pentalogo, cinque principi ispiratori e guida, perché ognuno è causa del proprio bene e proprio male, come si legge nei Versi Aurei attribuiti a Pitagora.
Insomma, l’etica è una scienza esatta al pari della matematica, come mi ha confermato il Premio Nobel per la chimica Aaron Chiechanover, in un incontro organizzato dal Prof. Pino Nisticò nella Cittadella Regionale di Germaneto.
Io vado oltre e penso che Pitagora sia il super genio indiscusso dell’umanità perché comprese la misurabilità delle emozioni umane, che possono essere di gioia o dolore. Osservandoli, il mondo vive felice e in pace, non osservandoli, vive infelice e in guerra.
E ciò sarà sempre vero come il Teorema di Pitagora.
Non dobbiamo però immaginare Pitagora come un freddo matematico razionale, ma pensarlo invece come un caldo mistico che aspira alla vita felice.
Quei principi formalizzati da Pitagora si basavano sull’etica osservata dai Lacini, con i quali Pitagora andò a vivere a Capo Lacinio.
I Lacini abitavano tutto il Golfo di Squillace e il suo entroterra, come testimonia la montagna della Lacina alle nostre spalle, la famiglia dei Lacini ancora esistente a Monasterace, l’offerta della vaccarella di pane fatta a Spadola, Monasterace e Badolato.
Difatti, la presenza dei Lacini è confermata dal culto del toro, da cui prende il nome la località di Torello in Lacina, il cognome Manzo a Chiaravalle Centrale, il paese di Montauro come monte del toro, e da Monte Moscio, l’attuale Copanello, perché in greco moskos significa torello.
Il nostro Centro Studi dovrebbe ricevere il Premio Nobel per la Storia per la scoperta del popolo dei Lacini, poiché essi furono i portatori delle regole di comportamento che assicurano la vita felice la pace nel mondo.
Care Amiche e cari Amici, il mondo di oggi sbanda paurosamente verso regimi assolutistici e guerre totali, e onestamente mi chiedo se noi non siamo qui a perdere tempo, perché il mondo non lo salva nessuno.
Tuttavia, le ricerche da me condotte sulla nostra terra e la mia esperienza di vita mi portano a profetizzare che il mondo cambierà in bene.
La Nuova Civiltà Sissiziale bussa alle nostre porte e viene da dove nessuno se l’aspetta, da questa terra di Calabria che si è svenata per preservare il più grande tesoro dell’umanità, il tesoro etico.
La Calabria è terra etica e perciò non ha mai fatto guerra a nessuno, anche se è stata invasa e devastata da venti occupazioni e regimi stranieri.
È mio dovere riconoscere la lungimiranza dell’amico Franco Caccia, che questo Centro Studi ha fortemente voluto, addossandomene il peso, ma portandomi anche a questa esaltante visione del futuro.
Un ringraziamento speciale rivolgo a Gertrude Slaughter, che dopo quasi un secolo torna ora nella sua amata Calabria.
Il suo libro inizia con la nascita della Prima Italia e termina con l’unità politica d’Italia.
È un esame che riprenderemo per spiegare come i personaggi e gli eventi da lei esposti, si incasellano perfettamente in quella che chiamerei la Tavola dei Principi Etici, simile alla Tavola Pitagorica.
Non è vero che il mondo non cambierà mai, perché l’umanità ha comunque avuto una grande evoluzione che oggi si è inceppata per l’inosservanza dell’etica universale, che è la stessa per uomini e donne, religioni e politica, comunità e nazioni.
Io credo che dalla Calabria e da Squillace si accende il faro destinato a guidare il mondo, perché non è la Calabria arretrata che deve adeguarsi al mondo, ma è la Calabria che riscopre l’etica universale per sé stessa e per il mondo.
Evoè!»
Salvatore MONGIARDO