CATANZARO – ‘Ndrine del soveratese, confiscati beni per un valore di circa 500 mila euro
Il destinatario del decreto di confisca è un esponente di spicco della cosca Sia – Procopio – Tripodi operante nell’area ionica soveratese, legata ai Novella di Guardavalle, al clan Vallelunga di Serra San Bruno e ai Costa di Siderno
di Redazione
CATANZARO – 29 LUGLIO 2014 – <<Beni per un valore di circa 472 mila euro sono stati confiscati dal Gico del Nucleo di Polizia Tributaria di Catanzaro, in esecuzione di un provvedimento richiesto dal procuratore della Repubblica di Catanzaro, dott. Antonio Vincenzo Lombardo ed emesso dal la sezione Seconda Penale del Tribunale del capoluogo calabrese>>.
La fa sapere un comunicato della Guardia di Finanza.
<<Il destinatario del decreto di confisca – si legge ancora nella nota – è un esponente di spicco della cosca Sia – Procopio – Tripodi operante nell’area ionica soveratese, legata ai Novella di Guardavalle, al clan Vallelunga di Serra San Bruno e ai Costa di Siderno>>.
Secondo la Guardia di Finanza si tratterebbe di <<una ‘ndrangheta imprenditoriale, quella dei Sia – Procopio – Tripodi, che ha creato nel basso ionio soveratese un vero e proprio centro di potere, controllando diversi settori economici, dal vecchio business dei boschi, al nuovo e più redditizio mercato del turismo, passando attraverso il solito mercato degli stupefacenti>>.
<<Nel dicembre del 2011 – dicono ancora dalla Guardia di Finanza – il destinatario del provvedimento, unitamente ad altri esponenti di rilievo della cosca, sono stati tratti in arresto nell’ambito dell’operazione di polizia denominata “Showdown”, che ha consentito di delineare i compiti, i ruoli e le responsabilità degli affiliati, soprattutto in relazione ai numerosi fatti di sangue verificatisi negli ultimi anni nella zona del basso ionio catanzarese e passati alla cronaca con l’appellativo di “Faida dei boschi”. In quell’indagine sarebbe emerso, tra l’altro, che il destinatario del provvedimento di confisca sarebbe stato coinvolto nel sequestro e nell’uccisione di Giuseppe Todaro, occultandone personalmente il cadavere con un escavatore>>.
<<Le indagini patrimoniali condotte dagli investigatori del Gico – conclude il comunicato – che hanno consentito l’emanazione del provvedimento ablativo, hanno evidenziato una netta sproporzione tra i beni risultati nella effettiva disponibilità del soggetto ed il suo tenore di vita, rispetto ai redditi dichiarati e alle attività ufficialmente svolte. i beni complessivamente confiscati comprendono una casa, un locale deposito, un appezzamento di terreno, un’autovettura di lusso, quote societarie e diverse disponibilità bancarie e finanziarie, il tutto per un valore di 500 mila euro circa>>.