CATANZARO – TENTA DI GETTARSI DA PONTE MORANDI, 30ENNE SALVATO DAI CARABINIERI
Telefonata alla centrale operativa da automobilista di passaggio. A un militare: “Se non lo faccio per te”
di REDAZIONE
CATANZARO – 13 OTTOBRE 2017 – Sembra una tranquilla serata nel centro di Catanzaro, quando all’improvviso arriva una telefonata al 112 da parte del conducente di un’auto: un uomo sta per gettarsi nel vuoto dal viadotto Bisantis.
Inizia la corsa dei Carabinieri per scongiurare quella che si configura chiaramente come una probabile tragedia. In pochi istanti due pattuglie dell’Arma, una del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Catanzaro e l’altra della Stazione di Gagliano, giungono sul posto, dove, a distanza, avvistano l’automobilista che poco prima aveva lanciato l’allarme alla Centrale Operativa, sul lato destro, in direzione del centro città, mentre, gesticolando animatamente, indica ai militari la posizione dell’uomo, dall’altro lato del ponte.
La scena è drammatica: dopo aver scavalcato la ringhiera del viadotto, in piedi su un piccolo appoggio e aggrappato solo con i polpastrelli delle mani, spalle alla carreggiata, un giovane trentenne ondeggia pericolosamente nel vuoto ad un’altezza di oltre 200 metri dal suolo.
E’ in stato confusionale e alla vista dei carabinieri, ormai avvicinatisi a piedi dopo aver lasciato l’auto di servizio con i lampeggianti accesi per segnalare agli altri utenti della strada di procedere adagio, intima testualmente “non vi avvicinate altrimenti mi butto, lo dico sul serio!”, sbilanciandosi in avanti con il busto.
Nel frattempo i militari richiedono anche l’intervento dei Vigili del Fuoco e del 118, che giungono poco dopo. Numerose auto in transito si fermano, conducenti e passeggeri scendono dai veicoli ma il giovane si innervosisce ancora di più. C’è bisogno della massima cautela e pertanto i curiosi vengono fatti allontanare.
A questo punto uno dei militari dell’Arma prende l’iniziativa e, avviando un tranquillo dialogo con il giovane, sale sulla ringhiera e si avvicina il più possibile al malcapitato, sorretto dai colleghi, nel tentativo di scongiurare l’insano gesto. Il dialogo è pacato e dopo qualche minuto il giovane, acquisita la fiducia dei militari, si tranquillizza e inizia a sfogarsi, raccontando all’appuntato sul parapetto e agli altri colleghi che, attraverso la ringhiera, lo ascoltano, tutte le sue ansie e le motivazioni strettamente personali che lo avevano spinto a porre in essere una tale condotta.
Dopo circa mezz’ora, il giovane, rassicurato dalle parole dei militari, rivolgendosi all’appuntato salito sul parapetto a pochi centimetri da lui, proferisce testuali parole: “se non mi butto, lo faccio per te”; in quel frangente l’uomo, afferrato dalla catena umana formata dai militari, viene aiutato a scavalcare la ringhiera e tratto in salvo, nel fragore di un lungo applauso da parte dei numerosi curiosi accorsi.
L’uomo viene infine accompagnato presso il pronto soccorso dell’Ospedale Pugliese per le cure del caso.