14 Febbraio 2017
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CHIARAVALLE CENTRALE (CZ) – LA “LEZIONE” DI GRATTERI AGLI STUDENTI: I CALABRESI NON SONO OMERTOSI
Procuratore della Repubblica di Catanzaro ha presentato suo libro “Padrini e padroni”
Articolo e foto di Francesco PUNGITORE
CHIARAVALLE CENTRALE (CZ) – 14 FEBBRAIO 2017 – Sono i “culi di piombo” a bloccare e compromettere, in gran parte, lo sviluppo della Calabria.
Un concetto espresso senza peli sulla lingua dal Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, nel corso di una partecipata manifestazione pubblica, a Chiaravalle Centrale, presso l’Aula Magna dell’Itis “Ferrari”. Ospite del movimento politico-culturale “GiovaMenti”, il magistrato ha puntato l’indice contro la burocrazia corrotta, clientelare, collusa.
I “culi di piombo” appunto, i “convitati di pietra”. Apparati che flirtano quotidianamente con le mafie e vivono di mazzette, alimentando il cancro del malaffare e dell’illegalità diffusa. Non si può, evidentemente, parlare della ‘ndrangheta in Calabria omettendo questo particolare aspetto della nostra storia passata e presente. E’ quanto ha spiegato Gratteri, presentando il suo ultimo libro “Padrini e padroni”, edito da Mondadori e scritto insieme al docente universitario Antonio Nicaso.
Introdotto da Nicola Corrado e Antonella Pelaggi (al tavolo dei relatori anche Domenico Basile e Mariacaterina Sanzo), il Procuratore ha instaurato un fitto dialogo, fatto di domande e risposte, con i tanti studenti presenti. Ha ribadito che lo Stato c’è, che la lotta alla mafia si può fare e si sta facendo, ma serve la collaborazione di tutti: a cominciare dai calabresi onesti, che sono tanti e non sono affatto omertosi. “Ho la fila dietro la porta, centinaia di persone che vogliono denunciare” ha affermato.
“Il nostro compito – ha continuato – in quanto uomini delle Istituzioni, è quello di essere sempre credibili ai loro occhi in tutto ciò che facciamo”. Ai ragazzi del Liceo Scientifico, che auspicavano una risposta “culturale” alla mafia, Gratteri ha replicato indicando i limiti strutturali dell’istruzione scolastica nel nostro Paese “a partire almeno dagli ultimi 30 anni”. Una scuola che, purtroppo, “non educa più e non insegna”, facendo mancare le basi, alle giovani generazioni, per una cittadinanza veramente partecipe e consapevole e per una formazione adeguata alle sfide professionali future.