DAVOLI (CZ) – Quando manca l’essenziale …
Il lavoro che non c’è. Il disagio di una famiglia con la mamma gravemente malata. <<Noi cittadini onesti rifiutati dallo stato>> dice Antonio Stefano Ranieri
Articolo di Gianni ROMANO (Il Quotidiano del Sud)
DAVOLI (CZ) – 21 MARZO 2015 – Quando manca il lavoro al capo famiglia, si ripercuote nelle famiglie tutto l’aspetto negativo della mancanza di poter provvedere degnamente ai figli. Quando manca l’essenziale, quando mancano anche le cose minime, quotidiane, di una famiglia allora i figli sentono di più questa situazione di disagio.
E’ quanto scrive un giovane di Davoli, Antonio Stefano Ranieri che affida il suo accorato appello attraverso le colonne del Quotidiano. <<”L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.”questo recita l’articolo 1 della nostra Costituzione. Ma siamo sicuri che questa norma venga applicata? E’ lo Stato che si occupa di garantire che le leggi vengano applicate e rispettate, ma se è lo Stato stesso a non applicare le leggi che esempio possiamo farci dell’Italia?>>.
Sono queste le parole, le domande, che un cittadino può porsi in un particolare periodo storico nazionale come questo, attraversato dalla crisi e dalla conseguente disoccupazione.
<<Per questo – dice Antonio – ho deciso di raccontarvi la mia storia: mi chiamo Ranieri Stefano Antonio e abito a Davoli, in provincia di Catanzaro, sono uno studente del Liceo delle Scienze Umane “E. Fermi” di Catanzaro Lido e faccio parte di una famiglia composta da 5 persone, ovvero i miei genitori, me e due fratelli più piccoli. Precisamente da 25 mesi mio padre non lavora, è stato licenziato dalla ditta per cui lavorava per mancanza di lavoro ed ha avuto inizio la sua disoccupazione, nonché l’inizio del declino per la nostra famiglia. Non ci siamo abbattuti, ovvio, poiché speravamo fermamente che mio padre trovasse un altro lavoro, in quanto persona laboriosa e molto qualificata dal punto di vista personale, tecnico e organizzativo>>.
<<I mesi passano – aggiunge Antonio – e le porte sbattute in faccia diventano sempre più, il periodo di diritto al sussidio di disoccupato finisce e dopo qualche mese finiscono anche i risparmi di un’intera vita passata a lavorare, perciò iniziano a crearsi dei debiti con il nostro Istituto Bancario e anche con i miei nonni che gentilmente ci prestavano soldi per le spese essenziali, giusto per evitare che ci staccassero la luce, l’acqua e ci requisissero l’auto. La sorte ha voluto che mia madre s’ammalasse e anche io: mia madre di una malattia rara per la quale necessita di continui controlli in ospedale – lontano da casa, ed io ho avuto diversi problemi di salute minori per i quali sono stato costretto al ricovero, al pagamento di visite private per approfondire il problema e successivamente a due interventi chirurgici>>.
<<Nel frattempo nulla è cambiato – sottolinea ancora Antonio – nonostante la voglia e soprattutto l’esigenza di lavorare mio padre è stato rifiutato da svariate aziende regionali e non, sempre per motivi di carenza di lavoro o di scarsa qualifica, intesa come diploma di scuola media inferiore, poiché dal punto di vista lavorativo mio padre dispone di grande esperienza e di diverse patenti per mezzi leggeri e pesanti. Arrivati, quindi, all’estate scorsa (2014) mi sono visto costretto a trovare lavoro io personalmente per poter pagare i libri scolastici e le spese dei trasporti pubblici per poter raggiungere la scuola, mentre mio padre ha deciso di regolarizzarsi come venditore ambulante in quanto disponiamo di alcuni terreni (ereditati)>>.
<<Nulla è cambiato tutt’oggi – commenta amaro Antonio – siamo sommersi da debiti e viviamo con la costante paura di non poter ovviare alle spese di ogni giorno poiché mio padre con il suo attuale “lavoro” (nulla togliendo ad un nobile lavoro come l’agricoltore) guadagna in media 20 euro a settimana, 20 euro a settimana! Proprio lui che è la persona più buona di questo mondo, che ha sempre lavorato onestamente per mantenere la famiglia, facendo straordinari durante la domenica e se necessario anche nei periodi festivi, accettando di lavorare anche a 1000 km di distanza da casa. E’ sempre stato, inoltre, al servizio della gente, un grande volontario della Protezione Civile che ha aiutato malati, anziani e chiunque abbia avuto bisogno. Mi chiedo, quindi, perché dei cittadini onesti come noi vengono “rifiutati” dallo Stato … Chi si preoccupa di chi vive come noi? Non sappiamo più cosa fare, non sappiamo dove andremo a finire o se c’è addirittura di peggio. Siamo persone che hanno sempre rispettato le leggi, sempre versato i contributi e pagato le tasse, e chiediamo ora di essere aiutati: non chiediamo soldi perché non cambierebbe nulla, non basta sanare i debiti, ma serve la certezza di avere un lavoro, alzarsi la mattina con l’obiettivo di lavorare e tornare a casa con la gratificazione di aver lavorato e quindi di ottenere uno stipendio>>.
<<Per chiunque vorrà aiutarci – conclude Antonio – mio padre è abilitato a fare il camionista, l’escavatorista e qualsiasi cosa sia legata alle aziende di movimento terra, nonché autista, autotrasportatore ed autista d’ambulanza. Grazie a chiunque ci darà una mano>>.