16 Ottobre 2021
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“DOLCE; MISTERIOSA ESSENZA DELL’UNIVERSO”, LA NUOVA RACCOLTA DEL POETA CALABRESE ROCCO SALERNO
Con linguaggio semplice ma raffinato il poeta narra la quotidianità dell’amore dato e ricevuto dal suo gatto Bambolo
di Cinzia ALOISI
PRESERRE (CZ) – 15 OTTOBRE 2021 – È facile perdersi nello sguardo sornione di un gatto, curiosando tra i suoi inaccessibili pensieri … ma i gatti pensano? E se lo fanno, cosa pensano?
Questo non è dato sapere, ma una cosa è certa: i gatti amano.
E lo sa bene Rocco Salerno, autore della silloge “Dolce, misteriosa essenza dell’Universo” pubblicata per Macabor Editore nel 2021.
Con linguaggio semplice ma raffinato il poeta narra la quotidianità dell’amore dato e ricevuto da Bambolo: il suo gatto,
Una narrazione cadenzata dalla descrizione accurata di piccoli episodi nei quali si dipana la vita ordinaria di un amico a quattro zampe, che il poeta definisce “amato gatto”.
“Amato gatto, /scagliato come raggio/a rigenerare l’anima/ dagli umani affanni.” “Come una luce divina”
Non si rimane indifferenti al fascino del passo felpato di un micio, talmente felpato da apparire all’improvviso con la sua proverbiale imperturbabilità.
Un amico peloso che non disdegna le attenzioni; il suo modo di socializzare, il suo essere “ruffiano” sempre alla ricerca di attenzioni, anche una semplice carezza. Una presenza a tutto tondo che segue i ritmi della vita domestica adattandosi perfettamente ad ogni situazione; come diceva un detto “in questa casa è nervoso anche il gatto”.
Con la sua raccolta di poesie Rocco Salerno, si inserisce nel ricco entourage di scrittori che hanno legato la propria vita ai gatti. Petrarca per esempio non si allontanava dalla sua gatta Dulcina; Borges ha dedicato i famosi versi: “Tua la solitudine, tuo il segreto. Stai in un altro tempo. Sei il padrone.” E dai ricordi d’infanzia di tutti, torna alla memoria Il Gatto con gli stivali dei fratelli Grimm, l’elegante gatta di nome Duchessa degli Aristogatti; come non ricordare poi, il temibile Gatto Silvestro.
Con stile personale sottolineato da evidente apprensione si alternano nel testo di Salerno, liriche ora lunghe ora brevi.
In ogni caso esse, rivelano l’inquietudine di un “padre amorevole” nei confronti di un “bambino smarrito” del quale ne è descritta la gestualità “…poi, bambino smarrito, ti giri/ e acapo chino ti incammini/per le desolate e spaurite vie/solo con il tuo respiro.” Da “Bambino smarrito”.
L’autore si scioglie nel caldo tepore di una testolina strusciante sulla sua scarpa, un effusione quella di Bambolo verso il padrone che fonde la sua anima in quella del gattino: “Ormai siamo/la stessa anima/incarnata/lo stesso fiato./ In questa sera/gelata/con il tuo capo/assonnato/adagiato/sulla mia scarpa/come un caldo/ guanciale.”“La stessa anima”
In un saliscendi di emozioni, dall’ansia per il suo allontanamento all’intesa tra i silenziosi sguardi, al respiro di Bambolo sul cuore, dentro un armonioso scambio di fusa e amore, l’autore scopre nel gatto un portatore di vita ed instaura con lui un legame profondo che dura in eterno: “..ma tu vivi per l’eternità/come una persona amata.”
La conclusione non felice di un percorso vissuto insieme, segna dolorosamente l’autore che sofferma lo sguardo sugli oggetti appartenuti a Bambolo: la sua ciotola diventa un oggetto sacro all’interno della casa.
La stessa casa che ha accolto quell’angelo claudicante, protagonista di una raccolta poetica unica.
Bambolo con la sua pacata presenza è raggio di sole nelle turbolenze della quotidianità, un essere impassibile ma sempre presente, capace di trasformare l’incontro tra l’umano e l’animale in un evento di rara bellezza: “Squassi il capo/pensiero dominante/entro cui passeggi/come un angelo/e rischiari/le uggiose giornate/invernali.” “Come un angelo”.