“FIGLI DI ABRAMO”, AL TEATRO DEL GRILLO DI SOVERATO ARRIVA STEFANO SABELLI
L’appuntamento è per domenica prossima con i due consueti turni delle ore 17 e 20:45
di REDAZIONE
– SOVERATO (CZ) – 25 GENNAIO 2024 – “Figli di Abramo. Un patriarca, tre figli, due fedi”.
Al Teatro del Grillo di Soverato Stefano Sabelli porta in scena di SveinTindberg.
L’appuntamento è per domenica prossima con i due consueti turni delle ore 17 e 20:45.
Lo spettacolo regalerà le musiche dal vivo di Giuseppe Moffa, Roberto Napoletano e Pino De Vivo.
La traduzione e la regia sono di Gianluca Iumiento.
Proiezioni e immagini, invece, di Kezia Terracciano mentre la produzione è tragata Teatrimolisani
Il monologo mette in scena il diario di Viaggio di un attore, che da Gerusalemme si mette alla Ricerca dell’Abramo perduto.
La storia dell’uomo che da 4 millenni è riferimento di fede per miliardi di persone sulla Terra, è narrata in modo colto ma pure con grande ironia e divertimento.
Sono così, rievocati mito e leggenda del primo profeta monoteista dell’Umanità.
Un vero innovatore che a Ur dei Caldei, dov’era nato, in Mesopotamia, rifiutò l’idolatria dei suoi tempi, per credere in un solo e unico Dio creatore.
Da ribelle ai facili idoli, Abramo, divenne, per questo, il primo esule braccato dell’Umanità e il suo perenne peregrinare – dalla Mesopotamia all’Egitto; dalla Cisgiordania alla Penisola arabica; dal Mar Rosso al Mediterraneo – fu teso alla ricerca e all’approdo della Terra promessa.
“Figli di Abramo”, indaga l’origine delle tre grandi fedi monoteiste, entrando nel merito della loro comune discendenza abramitica.
Racconta però anche la Storia di conflitti perenni e incomprensibili fra popoli, perpetrati in nome dello stesso Abramo, dei suoi figli – Ismaele e Isacco – e poi dei figli dei suoi figli.
Popoli che dovrebbero considerarsi “fratelli gemelli”, giacché Abramo, nella lettura comparata e spesso sorprendente dei testi sacri, Torah, Vangelo, Corano, è sempre indicato come Patriarca e Profeta da tutti.
Capostipite, sia delle 12 tribù d’Israele, da cui nasce e si diffonde prima il Giudaismo e poi il Cristianesimo, sia delle 12 tribù arabiche, da cui nasce e si diffonde l’Islam.
Tutti i discendenti di tali tribù si considerano giustamente, “Figli di Abramo”.
Il Problema, semmai, è nel fatto che ognuno poi racconti la Storia di Abramo – Abraham o Ibrahim, che dir si voglia – pro domo sua…
Anzi, pro fede sua!
In Europa, come in Medio Oriente, o ovunque i figli di Abramo oggi vivano, più che raccontare i danni procurati da integralismi e conflitti di religione bisognerebbe, perciò, cercare di narrare la storia di una florida interazione culturale, intellettuale e spirituale, dove tre grandi fedi, vivendo vicine, l’una accanto all’altra, si sono in realtà reciprocamente arricchite di valori comuni e universali.
Segnando, così, molto del cammino dell’Umanità.
Questi sono i temi che lo spettacolo, in realtà, affronta fin dalle prime battute.
Affascinando con una affabulazione fatta di mille storie e mille miti connessi con Abramo che s’intrecciano fra loro, generando nuove storie e nuove tradizioni.
Miti e Riti che ci sembra, forse, di aver dimenticato ma che sono fondamento e Dna delle nostre civiltà, delle nostre comunità, delle nostre complessità.