“FUMO DI LONDRA”, A MAGISANO LA SCULTURA CHE FA RIFLETTERE SU UOMO E NATURA
Utilizza materiali semplici per dare forza ad un messaggio di grande attualità e di notevole impatto
di Marcella CRUDO
– MAGISANO (CZ) – 29 SETTEMBRE 2023 – Arcangelo Pugliese nella sua creazione scultorea “Fumo di Londra”, installata all’interno del paese di Magisano in questi giorni al festival della street art “LuceFesta”, si rifà allo stile dell’arte povera che, in una società organizzata tecnologicamente, usa materiali semplici per dare forza ad un messaggio di grande attualità e di notevole impatto.
La scultura “Fumo di Londra”, manifestazione di simbolismo e di materiali diversi, spinge ad una riflessione sull’uomo e sulla natura suggerendo una duplice interpretazione.
La prima storica perché l’uso di materiali diversi, la pietra, il carbone e il ferro sembrano riportarci a tempi ormai passati, la seconda naturalistica perché gli stessi materiali rappresentano un tributo alla natura, alla terra stessa da cui siamo nati.
La scultura sembra spiccare verso l’alto con la sua base di pietra e carbone che sorreggono il mondo, inclinato come se questa corsa verso l’alto fosse frenata da contingenze storiche e naturalistiche.
Ottenuta con l’utilizzo di materiali grezzi, l’opera parte dalla pietra con la sua superfice liscia e chiara, passa poi al carbone ruvido e scuro; i due materiali insieme suggeriscono la complessità della natura che si manifesta nella qualità degli elementi (duro e fragile), e l’incapacità dell’uomo di creare relazioni equilibrate (chiaro e scuro).
La creazione ha il suo culmine nel ferro intrecciato con curve e giunture; l’insieme evoca un senso di contrasto e nello stesso tempo di unione tra la robustezza della pietra, la duttilità e fragilità del carbone e la forza del ferro.
La pietra, posta alla base della creazione, rappresenta la solidità, in termini storici rievoca tempi arcani, un’era in cui l’umanità era agli albori e basava la sua sopravvivenza su ciò che la terra offriva.
L’uomo non conosceva l’uso dei metalli e si adattava ai mutamenti climatici, è dopo questo periodo storico che diventa “homo sapiens”.
È proprio la scelta della pietra che dà robustezza all’opera che si basa su un materiale forte, con cui l’uomo realizzava utensili, costruzioni, torri, mura tutte cose che hanno sostanza e consistenza e sono arrivate fino ai giorni nostri. In termini naturalistici e di energia la pietra elemento naturale, non inquina e non impatta negativamente sull’ambiente.
Il secondo stadio della creazione del Nostro è il supporto in carbone che rappresenta la fragilità e la transitorietà della vita.
In chiave storica questo secondo step dell’opera richiama la rivoluzione industriale, uno dei passaggi epocali che ha sancito la trasformazione verso il mondo moderno.
Una rivoluzione, per la storia, rappresenta un momento di rottura rispetto al passato, nella nostra opera, significa il passaggio da un materiale duro e potente come la pietra ad un materiale più fragile, ma nello steso tempo la forza che l’umanità mette in atto per poter superare le situazioni più difficili.
In termini naturalistici e di energia, anche se il carbone si forma in modo casuale grazie alla decomposizione anaerobica di sostanze organiche, esso è più impattante per l’ambiente, le emissioni di CO2 sono nemiche per il clima e per la salute; il carbone inquina e il suo utilizzo è diventato un problema su scala mondiale.
Su queste istallazioni si erge il globo terrestre in ferro, costruito con il tondino di ferro le cui caratteristiche sono sia durezza, tenacia e resilienza che duttilità e malleabilità.
In chiave storica l’uso del ferro sembra riportare l’uomo a tempi passati, ad un materiale primitivo, come se l’artista volesse, in una sorta di involuzione, riportarci indietro nel tempo per recuperare la sostenibilità ambientale e l’antica positiva relazione tra gli elementi della terra.
Nell’opera il mondo, anche se è ancorato al carbone ed al passato, è proiettato verso nuovi orizzonti, quelli della globalizzazione e delle interconnessioni dell’era postmoderna.
In chiave naturalistica le linee curve e metalliche, oltre a rispecchiare l’aspetto tecnologico e artificiale delle nostre comunicazioni, rappresentano la capacità dell’uomo di influenzare e di modificare la natura e inducono a riflettere sulle responsabilità nei confronti del pianeta per modificare le priorità a favore della salvaguardia della terra e della salute.
L’opera suggerisce, ancora, una ulteriore interpretazione quella della fragilità della nuova società.
L’uomo e di conseguenza la natura hanno dato vita ad un nuovo umanesimo, in cui non è più l’uomo al centro del mondo, capace di dominare la natura, ma la natura stessa che, a volte da “madre benigna e madre maligna”, spinge l’umanità, anche nelle situazioni più difficili, ad emergere forte per plasmare il proprio destino.
L’opera induce lo spettatore a riflettere, pertanto, sulla dualità della vita caratterizzata dalla lotta tra antico e moderno, tra forza e flessibilità.
Il contrasto tra pietra e carbone si dissolve con le linee curve del ferro per creare un equilibrio che sembra superare le contraddizioni e invita a considerare il pianeta come la “casa” da preservare e consegnare alle next generations.
