GASPERINA (CZ) – Cambia la toponomastica
Istituite via Pino De Pace e via don Francesco Caruso
Fonte: articolo di Gianni Romano (Il Quotidiano della Calabria)
GASPERINA (CZ) – 30 APRILE 2014 – IL consiglio comunale alla presenza del sindaco Gregorio Gallello, ha approvato il regolamento recante i criteri generali per l’intitolazione di vie, piazze, spazi pubblici a cittadini e/o personalità che si sono distinti nelle loro attività e/o impegno sociale e culturale.
Considerato che, l’amministrazione comunale, intende ricordare due suoi illustri cittadini che si sono distinti per la loro attività e impegno sociale e precisamente: sacerdote Don Nicola Francesco Caruso, detto comunemente Padre Caruso, nato a Gasperina il 07/12/1879 e ivi deceduto il 18/10/1951 per il quale è stato avviato il processo di canonizzazione conclusosi positivamente il 02/10/1912 e attualmente la causa è all’esame della Congregazione dei Santi presso la Curia romana.
Giuseppe De Pace – educatore nelle carceri minorili – nato a Gasperina il 13/09/1955 e deceduto a Torino il 13/02/1983 nel rogo del Cinema “Statuto”.
Ritenuto, altresì, dover intitolare a Giuseppe De pace parte terminale di Via De Gasperi e precisamente “la scalinata” che rappresenta da sempre il luogo simbolo di ritrovo per i giovani di Gasperina, e dove “Pino” trasmetteva agli altri il suo amore per la musica e l’arte.
Giuseppe De Pace nasce a Gasperina (CZ) il 13 settembre 1955 dalla madre Caterina Celia Magno nativa di Gasperina e dal padre Antonio nativo di Curinga (CZ), insegnante elementare; terzo figlio di una famiglia che diventerà numerosa, dopo di lui nasceranno altre due sorelle ed un fratello per un totale di 7.
Nasce settimino, e quindi sempre malaticcio, fino a che subirà un’operazione delicata ma riuscita all’ospedale Cardarelli di Napoli.
Tutti lo chiamano Pino. Frequenta la 1° elementare a Maida (CZ ), la 2° e 3° a Fiuggi ( FR ) dove nel frattempo il padre si era trasferito per lavoro; la 4° elementare la frequenta a Gasperina insieme al fratello Roberto.
Nel 1964 la famiglia si trasferisce definitivamente a Roma, città dove Pino frequenterà la Scuola Media ed il Liceo Scientifico Mayorana conseguendo il diploma nel 1975. Nell’ ottobre del 1976 presta giuramento per il Servizio Militare nella caserma di Chieti e successivamente viene trasferito presso la caserma di Aquileia (UD).
Al ritorno dal Servizio Militare si iscrive all’Università La Sapienza di Roma alla facoltà di Psicologia alternando lo studio con alcuni lavori saltuari per non gravare sulla famiglia; il lavoro che più lo soddisfa è l’insegnamento della musica, anche se trattasi di supplenze, ma ha la musica nel sangue e nel cuore e riesce a trasmetterlo a tutti quelli che gli stanno vicino.
Nel 1982 esce un concorso al Ministero di Grazia e Giustizia per Posti come Educatori nelle carceri minorili, decide di partecipare e lo vince. Partecipa al corso di tre mesi indetto dal Ministero a Castiglione delle Stiviere e quindi gli viene assegnata come sede il carcere minorile di Treviso.
Purtroppo il nuovo corso non è gradito al Direttore di questo carcere, che annulla l’esperimento e costringe il Ministero a trasferire Pino ed un altro collega in un’altra sede, Milano o Torino a scelta. Pino da sempre Interista avrebbe preferito Milano, ma il suo amico e collega aveva i parenti solo in questa città e quindi decide la sede di Torino dove era presente uno zio della mamma.
Inizia nell’ottobre del 1982 a lavorare nel carcere minorile “Ferrante Aporti“ dove gli vengono affidati i ragazzi recidivi; ma a Pino non gli bastava, quando i ragazzi uscivano, lui li seguiva anche fuori, e così ha conosciuto la comunità IN-CONTRO e così il tempo libero lo passava ad aiutare ancora chi aveva bisogno, e quel pomeriggio del 13 febbraio 1983, lui che quel film aveva già visto due mesi prima, lui che non andava mai al cinema di domenica, si è ritrovato insieme ai ragazzi della cooperativa dove non doveva mai essere.
Per capire chi era Pino basta leggere le sue Poesie, basta ascoltare le sue canzoni, lui trasmetteva semplicemente la voglia di vivere a tutti quelli che non l’avevano più. Nel Duomo di Torino davanti alla sua bara sono arrivati un gruppo di ragazzi e ragazze che nel salutare piangendo la famiglia hanno detto: “come faremo noi adesso senza Pino?” Ma Pino era a Torino solo da pochi mesi, eppure era entrato nei cuori di questi ragazzi.