GENDER GAP IN CALABRIA: QUASI LA TOTALITA’ DELLE DONNE IN REGIONE RITIENE CHE GLI STEREOTIPI DI GENERE CONDUCANO A REALI DISCRIMINAZIONI
Un’indagine Censuswide commissionata da Avon rileva che più di nove lavoratrici calabresi su dieci pensano che gli stereotipi di genere portino a reali discriminazioni fra donne e uomini (92%, dato peggiore in Italia, secondo solo a quanto registrato in Puglia e Toscana). Quasi tre quarti (73,7%) terzi rileva disparità nella retribuzione rispetto a colleghi uomini di pari anzianità ed esperienza. Più di due terzi (68,4%) ha sperimentato di non aver ricevuto una promozione a beneficio di un uomo. Oltre la metà (52, 6%) lamenta di non riuscire a raggiungere l’autonomia finanziaria
di REDAZIONE
– PRESERRE (CZ) – 8 MARZO 2024 – In occasione della Giornata Internazionale della Donna, Avon, azienda leader mondiale nel canale della vendita diretta di prodotti cosmetici e pioniera nella creazione di lavoro flessibile per le donne, con oggi circa 50.000 consulenti di bellezza in Italia, ha indagato l’evoluzione del gender gap in Italia.
Per farlo ha commissionato una ricerca al centro studi indipendente Censuswide, che ha interrogato oltre 1.000 donne lavoratrici che abitano e lavorano in tutte le regioni d’Italia su quali fossero le loro opinioni ed esperienze in relazione a tematiche che costituiscono i parametri per determinare l’esistenza o meno del gender gap.
La fotografia che restituisce lo studio è quella di una regione, la Calabria, in cui la quasi totalità delle intervistate (92%) individua negli stereotipi di genere la principale causa di esistenza di discriminazioni fra uomini e donne a lavoro (e non solo).
Un dato che, a livello nazionale, è secondo solo a quanto rilevato in Puglia ed in Toscana.
Queste discriminazioni si manifestano concretamente in: Disparità di retribuzione rispetto a colleghi uomini di pari anzianità ed esperienza in oltre il 73,7% delle risposte; minore possibilità per una donna di ricevere una promozione in favore di un uomo nel 68,4% dei casi; Minore possibilità, per le donne, di raggiungere il livello contrattuale di “quadro” per il 65,8%.
Le evidenze che più fanno riflettere però sono quelle che fanno riferimento ad un retaggio culturale ancora a favore della figura maschile. Secondo quasi una lavoratrice calabrese su tre (34%) “l’essere donna” ha determinato la mansione da ricoprire all’interno dell’azienda. Per quasi un terzo (29%) il genere ha determinato una retribuzione più bassa fin dall’inizio della carriera.
Ancora più allarmante è il fatto che quasi la metà delle intervistate in Calabria (42%) sostiene di aver incontrato resistenze nel momento in cui ha chiesto prestiti o altri supporti finanziari nel momento in cui ha pensato di avviare un’attività in proprio solo perché donna e più della metà (52%) sostiene di non riuscire a mantenersi economicamente da sola.
Non solo: proprio per questo, più di un terzo (34%) sostiene di essere ancora controllata finanziariamente dal proprio marito, compagno, padre o fratello.
Istituzioni pubbliche ed associazioni devono ancora fare molto per eliminare il gender gap in Italia.
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La consulente di bellezza è colei (o colui) che forte del proprio network di relazioni personali (e non) promuove e vende i prodotti Avon, non solo attraverso la vecchia tecnica del “porta-a-porta” ma soprattutto i social network e altri mezzi digitali, che rendono il lavoro flessibile e remunerativo.
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