INAUGURAZIONE ANNO GIUDIAZIARIO, PROTESTA ANM A CATANZARO E REGGIO CALABRIA
‘Siamo qui per i cittadini. Pm sotto l’esecutivo è danno enorme’
Fonte: ANSA.IT CALABRIA
– PRESERRE (CZ) – 26 GENNAIO 2025 – Proteste dei magistrati, ieri, davanti alle sedi di Corte d’appello in Calabria a Catanzaro e Reggio prima della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario.
Nel capoluogo di regione esposti due manifesti con frasi di Calamandrei per dire no alla riforma della Giustizia che contempla, tra le altre cose, la separazione delle carriere tra funzioni requirenti e giudicanti.
I magistrati, toga sulle spalle, Costituzione in mano e coccarda tricolore appuntata sul petto, hanno protestato aderendo alla manifestazione indetta dall’Anm.
“Se volete andare in pellegrinaggio dove è nata la nostra Costituzione – hanno sostenuto – andate sulle montagne, nelle carceri, nei campi, dovunque è morto un italiano per riscattare la nostra libertà, perché è lì che è nata questa nostra Costituzione”.
Stiamo portando la protesta davanti a quello che è il nostro posto di lavoro – ha detto Graziella Viscomi pm di Catanzaro e coordinatrice nazionale di Area Dg -. Una protesta che non arresta il dialogo. Questa protesta è anche per i cittadini perché porre un pubblico ministero sotto l’esecutivo è un danno enorme”.
Anche a Reggio Calabria, molti magistrati sono usciti dall’aula della Corte d’assise d’Appello, dove è in corso l’inaugurazione dell’anno giudiziario, quando è iniziato l’intervento il rappresentante del ministero della Giustizia.
Intanto, prima della cerimonia, i magistrati con la toga e con la Costituzione si sono riuniti all’ingresso della Corte d’appello e hanno spiegato le ragioni della protesta.
“La nostra contrarietà alla riforma – ha affermato una sostituta procuratrice – l’abbiamo provata a esprimere in tutte le sedi possibili anche cercando un dialogo con il governo e col Parlamento.
Il Csm ha espresso parere negativo, peraltro già anticipato in numerose sedi rispetto a questa riforma, ma purtroppo le nostre obiezioni non hanno mai avuto riscontro.
Non soltanto assistiamo quotidianamente a attacchi gratuiti e spregiudicati, fatti anche da importantissimi rappresentanti delle istituzioni, alla magistratura tutta e soprattutto alla figura del Pubblico Ministero che viene additato quasi come un nemico pubblico, un super poliziotto.
Quindi riteniamo che sia nostro dovere far sentire alla collettività la nostra contrarietà e far sentire la nostra voce e la nostra opinione”.
L’INAUGURAZIONE A CATANZARO
“Quella di oggi non è una cerimonia vuota e inutile, non è una passerella, non è un rito trito e ritrito: è un appuntamento importante perché è il momento in cui il mondo della giustizia esce dall’autoreferenzialità per dare conto alla società di come la giurisdizione sia stata esercitata, facendo il punto della situazione.
E’ un momento di dibattito pubblico e di pacato confronto”.
Con queste parole ha aperto la cerimonia dell’anno giudiziario il presidente della Corte d’Appello di Catanzaro, Concettina Epifanio.
Secondo la presidente tutto quello che accomuna gli uffici giudiziari del distretto di Corte d’Appello di Catanzaro “è l’inadeguatezza e l’insufficienza delle relative piante organiche del personale amministrativo e magistraturale, attesa la pressante domanda di giustizia che proviene dal territorio.
Un territorio, come tristemente noto, letteralmente soggiogato dalla presenza di una criminalità organizzata forte e potente che opera, soprattutto, in forma organizzata, coinvolgendo spesso e pesantemente anche la popolazione minorile, data la struttura su base familiare di quella che oggi viene riconosciuta unanimemente come la più temibile e potente organizzazione criminale al mondo, la ‘ndrangheta”.
Anche da parte di Epifanio è arrivata una considerazione in merito alla lentezza dei processi: “Ogni governo ha le sue ricette – ha sostenuto la presidente Epifanio – in materia di giustizia, ogni governo ritiene di dover intervenire, ma in questi miei 41 anni di magistratura il problema dei problemi permane, e si chiama lentezza dei processi, anche se su questo versante sono stati fatti in verità notevoli passi in avanti”.
L’INAUGURAZIONE A REGGIO CALABRIA
“La Corte di Appello di Reggio Calabria è stata costretta da diversi anni a far fronte ad una considerevole domanda di giustizia sia pure con una scopertura di organico notevole che si è attestata sempre ad un indice superiore al 50%, ciò ha determinato delle ricadute anche sugli uffici giudicanti del distretto ai quali si è dovuto fare ricorso con applicazioni endodistrettuali per consentire il regolare espletamento dell’attività giurisdizionale”.
Lo ha detto, in apertura dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, la presidente della Corte d’Appello Caterina Chiaravalloti.
La presidente Chiaravallori ha sottolineato poi “l’inadeguatezza degli organici degli uffici a far fronte ai maxiprocessi di criminalità organizzata, la cui complessità deriva anche in ragione di una mole rilevantissima di materiale probatorio non sempre adeguatamente selezionato nella fase delle indagini preliminari.
Ciononostante, siamo riusciti a mantenere l’elevato livello di produttività. Laddove dovesse perdurare la situazione di grave scopertura dell’organico, in queste condizioni il personale della magistratura non potrà assicurare alcuna risposta celere di giustizia”.
Il procuratore generale Gerardo Dominijanni è intervenuto sul tema della riforma della giustizia, “purtroppo di estrema attualità. Lo dico senza se e senza ma la separazione delle carriere, benché legittima, non apporta alcun beneficio alla collettività.
Il sospetto poi che essa sia un primo passo per sottoporre il pubblico ministero al controllo dell’esecutivo, è forte.
Su queste due affermazioni la magistratura è pronta a confrontarsi con chiunque, in qualunque sede, in qualunque momento.
Sono però costretto ad osservare, con amarezza, come ultimamente assistiamo ad esternazioni del signor Ministro che non solo offendono gratuitamente la magistratura ma, soprattutto, impediscono ogni dialogo”.
Secondo Dominijanni, “dobbiamo ritornare alle discussioni costruttive, recuperando lo spirito dei costituenti che forgiarono la nostra Costituzione.
Le riforme, vieppiù costituzionali, non andrebbero imposte, ma costruite insieme con tutti gli attori, avvocatura compresa ovviamente.
Denigrare, e non dialogare il corpo giudiziario, è iniziativa pericolosa per ciò che all’esterno viene percepito. Impedire un processo di disbiosi dei poteri dovrebbe essere l’imperativo morale dei nostri giorni, e il mio appello va, tanto alla magistratura quanto alla politica.
Quella che nell’immaginario collettivo è ormai una ‘guerra’ presuppone vincitori e vinti. Continuare su questa china – ha sostenuto il procuratore generale di Reggio – significa che a perdere sarà solo il popolo italiano, a vincere sarà solo la criminalità”.