28 Luglio 2019
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ISCA, ALLA RISCOPERTA DELLE VOCI E I SUONI DIMENTICATI
Al via la manifestazione “L’Albero di Canto”
di REDAZIONE
ISCA SULLA JONIO (CZ) – 28 LUGLIO 2019 – “L’Albero di Canto arriva alla sua XIV edizione, sebbene sia nato venti anni fa e qualche volta non sia riuscito a rispettare gli appuntamenti per come avremmo voluto.
Dallo scorso anno c’è la voglia di riprendere questa storica ed importante manifestazione con nuovi contenuti, cercando anche di recuperare quella originalità che ne aveva fatta la prima iniziativa del genere sulle culture tradizionali della provincia di Catanzaro, in un panorama che sembra sempre più omogeneizzato”.
E’ quanto afferma il direttore artistico de “L’Albero di Canto”, Danilo Gatto dell’Associazione Arpa nell’aprire ufficialmente la due giorni che segna la XIV edizione della manifestazione culturale che si svolge a Isca sullo Ionio, viene organizzata con il patrocinio del Comune guidato dal sindaco Vincenzo Mirarchi, affiancato dal consigliere comunale e provinciale Marziale Battaglia, e la preziosa collaborazione della Pro Loco Sanagasi, oltre che della partnership dell’Associazione Etnopiano.
In tanti hanno voluto ripercorrere e riscoprire la magia del borgo calabrese, assaporando i profumi e il gusto delle radici più profonde che si nutre delle tradizioni contadine e che hanno ispirato le melodie e le armonie delle zampogne, delle chitarre battenti, dei tamburi degli strumenti della musica popolare che fa da colonna sonora alla bellezza del borgo.
Isca bella e accogliente ha aperto i catoi, si snoda tra sottopassaggi, scalette e tetti di ceramide (tegole ricurve) che danno la visione di un paesaggio naturale quasi incontaminato.
Esposizioni di prodotti artigianali, prodotti tipici, specialità enogastronomiche negli slarghi che diventano luoghi privilegiati dell’incontro e della convivialità per riscoprire la bellezza dei luoghi e quello che possono raccontare sulla scia dei ricordi. La cultura tradizionale diventa occasione di turismo da praticare senza fretta.
Lo scopo della manifestazione culturale, finanziata con le risorse della Regione Calabria, è anche quello di riscoprire le voci e i suoni dimenticati attraverso una ricerca storica che si ritrova sulle melodie della musica tradizionale calabrese che si intrecciano nella notte magica del borgo.
Dopo le animazioni itineranti della Tilly jazz band, alle 19, è toccato proprio al direttore artistico Danilo Gatto introdurre l’anteprima del film “Una storia di vita” che ha realizzato per raccontare la storia dell’amore per la musica in cinque generazioni, quella di Giuseppe Ranieri e della sua famiglia.
E’ proprio Giuseppe, straordinaria figura di musicista e di maestro di Sant’Andrea Apostolo dello Jonio a raccontare la vita e l’attività della “dinastia” di suonatori e costruttori di zampogna, che procede dalla fine dell’Ottocento, ma che risale ancora più indietro.
Una storia che continua ancora oggi nelle generazioni successive, sia pure lontano dalla Calabria, nella nuova realtà delle Langhe (Piemonte) a causa dell’emigrazione.
Viaggiando tra storie, ricordi, mitologie e fatti di vita, viene ricostruito il mondo che ruotava intorno alla zampogna a chiave, centro della cultura musicale della zona che dallo Jonio catanzarese risale verso le Serre, di cui Giuseppe Ranieri, insieme al fratello Saverio, è stato certamente fino ai primi anni 2000 il più grande esponente.
Dotato di grandissima capacità tecnica ma soprattutto di un’umanità aperta e contagiosa, ha suscitato intorno a sé non solo l’ammirazione dovuta ad una grande maestro, ma l’affetto e la devozione dei tanti che, mossi originariamente dall’interesse musicale, hanno trovato nella sua casa un luogo dove crescere, imparare, maturare dei valori più attuali e necessari che mai.
E dopo il partecipato documentario si balla: prima con i Cantoantico e dopo con Boto Cissokho Quartet. I suoni dei Cantoantico, trascinati dal tamburello di Franesca Di Ieso, si ispirano al mondo agro pastorale del Sud Italia, un mondo materico, fatto di terra e radici, per riaffermare il binomio libertà/appartenenza nei nuovi cerchi metropolitani.
Il ritmo ipnotico e le sonorità tipiche delle musiche popolari del Sud rappresentano le radici profonde del percorso musicale dei Cantoantico, iniziato nel 2000 e continuato negli anni fino ad arrivare a sviluppare un nuovo sound di pulsazioni ritmiche ancestrali con sonorità e voci urbane e contemporanee. E ad Isca ballano tutti, anche i bambini.
“Il Sud è musica, spirito, vita che cresce e si trasforma, pulsazione inarrestabile – afferma Francesca – Il south beat è il nostro modo di raccontarlo, è una ricerca artistica che unisce diversità culturali, espressioni del presente e conoscenza del passato, in un contesto urbano individualista ma più che mai bisognoso di ritrovare espressività e respiro corale”.
Con lei, sul palco Armando Illario voce e fisarmonica; Marcello Lomascolo voce e tamburi; Francesco Denaro voce, chitarra e lira; Patrick Novara ciaramella, cornamusa e flauto. Boto Cissokho Quartet regala invece un melange di ritmi, dal blues al reggae, dal latin a quelli tipici della sua terra.
Il risultato è un genere affascinante e travolgente, ma anche dolce e meditativo. “Karamà Jelì” due parole della lingua bambara (etnia principale del Mali), la prima significa “rispetto”, la seconda indica “colui che ha il dono della parola e della facoltà di tramandare la conoscenza”, oggi meglio conosciuto come Griot, di cui Boto Cissokho ne è un celebre esponente con la sua kora, uno strumento musicale del gruppo dei cordofoni, della famiglia delle arpe a ponte.
Dall’incontro con i musicisti Fabio Tropea e Vincenzo Mazza nasce un trio poliedrico e variegato, insieme intraprendono un percorso coinvolgente, che parte dai suoni e ritmi dell’Africa dell’Ovest contaminandoli con sonorità che vanno dal blues al reggae, dal latin all’afrobeat attraversando svariati universi musicali.
Un trio che in occasioni speciali, diventa un quartetto con special guest. Il risultato è un sound multiculturale, affascinante e travolgente, a tratti meditativo e ipnotico, che forte delle proprie radici migra attraverso i generi e si trasforma in un ritratto musicale della nostra epoca, dove niente più della musica è capace di superare qualunque barriera per arrivare al cuore e stimolare la coscienza di chi ascolta.