LETTERE A TITO: BADOLATO, 37 ANNI FA IL FENOMENO DAL “PAESE IN VENDITA”
Valorizzazione e negazionismo da quando ebbi l’idea di lanciare un allarme sociale per cercare di salvare il più possibile tale prezioso borgo dallo sgretolamento edilizio, demografico e socio-culturale
di Domenico LANCIANO (www.preserreedintorni.it)
– BADOLATO (CZ) – 9 OTTOBRE 2023 – Caro Tito, oggi sabato 7 ottobre 2023 ricorrono 37 anni dall’avvio della vicenda di “Badolato paese in vendita in Calabria” attraverso la pubblicazione dell’articolo (vedi foto di copertina) alla pagina nazionale 22 del quotidiano romano IL TEMPO di martedì 7 ottobre 1986.
Infatti, dopo tanti anni di studio sul campo (pure per la mia tesi di laurea del 1977), ho constatato che le statistiche anagrafiche condannavano il borgo antico al più completo spopolamento dai quasi cinquemila abitanti che c’erano nel censimento del 1951.
Così ebbi l’idea di lanciare un allarme sociale per cercare di salvare il più possibile tale prezioso borgo dallo sgretolamento edilizio, demografico e socio-culturale.
Così, da bibliotecario incaricato e con il parere favorevole dell’allora Amministrazione comunale comunista del sindaco Ernesto Menniti, mi misi ad elaborare una strategia mediatica tale da destare verso tale problematica la dovuta, maggiore e migliore attenzione auspicabile di istituzioni e cittadini, in particolare degli stessi badolatesi che avevano già abbandonato il borgo per vari motivi.
Nella stessa mattinata del 07 ottobre 1986, ho distribuito centinaia di fotocopie dell’articolo alla stampa italiana ed estera presente in Roma e lo slogan scelto “Badolato paese in vendita in Calabria” ebbe l’effetto sperato.
In breve tempo tale notizia ha fatto il giro del mondo e nel biennio 07 ottobre 1986 – 31 ottobre 1988 (periodo della mia presenza in Badolato prima dell’esilio) una moltitudine di giornalisti della carta stampata, delle radio e delle TV di mezzo mondo sono venuti a Badolato per rendersi conto, per descrivere e quindi diffondere la caparbia volontà di salvare dall’abbandono un così bello borgo d’arte con oltre mille anni di vita.
Il sindaco stesso Menniti, in mia compagnia e di un assessore, è stato chiamato negli studi RAI di Roma in più di una trasmissione di largo ascolto per spiegare l’iniziativa.
Oltre quaranta sono stati, in due anni, i passaggi televisivi nazionali della sola RAI mentre a livello regionale la sede di Cosenza era spesso presente con una sua troupe televisiva.
E, giusto per dare un esempio, lo stesso New York Times ha dedicato l’intera quarta pagina venerdì 12 febbraio 1988 per non dire di tanta altra stampa estera, decisiva per far giungere tante persone come turisti o aspiranti compratori.
Per oltre due anni i fari televisivi sono rimasti accessi in permanenza come, dieci anni dopo, ancora di più per “Badolato paese di accoglienza” dei profughi curdi e di altri migranti.
1 – LA PICCOLA RIVOLUZIONE BADOLATESE
Tutto ciò, ovviamente, pure perché ero io ad alimentare la “stampa” anche internazionale con nuovi spunti adatti a tenere alto l’interesse e la curiosità non soltanto sul borgo di Badolato ma anche su decine di migliaia di altre realtà simili a livello italiano ed euro-mediterraneo.
L’abbandono dei borghi non è altro se non il risultato dello spopolamento causato dall’emigrazione massiccia verso i centri di produzione industriale e dalla mancanza di un sostenibile equilibrio tra città e ruralità.
Per tale motivo le città continuano a scoppiare mentre i paesi tendono a perdere consistenza e persino a morire, diventando archeologia.
Una immane catastrofe! Impedire l’epocale morte della civiltà contadina e delle periferie era e continua ad essere la vicenda del “paese in vendita” … un’operazione indigesta per i poteri locali e della globalizzazione.
Una piccola rivoluzione culturale.
Ovviamente, in quel periodo di metà anni ottanta, erano in atto altre iniziative un po’ ovunque (specie da parte di sindaci o cittadini lungimiranti), però il maggiore clamore è stato suscitato a livelli anche internazionali proprio dall’iniziativa promossa e portata avanti da me a Badolato, con l’appoggio non di tutti ma del Comune e di buona parte della popolazione che condivideva la salvezza del borgo antico.
Ci furono operazioni di forte contrasto e addirittura di negazionismo persino in alcune trasmissioni nazionali della RAI, i cui giornalisti, ad esempio, hanno fomentato la presa di posizione contraria degli emigrati badolatesi a Wetzikon (come mi hanno poi rivelato alcuni).
Eppure avevamo Loro spiegato preventivamente gli scopi del “paese in vendita” però sono cascati nella trappola tendenziosa e populista degli inviati di Rai 2.
Le proporzioni enormi dello spopolamento erano così grandi che le Istituzioni temevano (si è capito immediatamente) chissà quali conseguenze e quindi hanno tentato di spegnere sul nascere quella che sembrava una vera e propria anche se pacata “rivolta” culturale delle periferie.
Infatti, il problema delle periferie (nelle città come nelle ruralità) resta tuttora insoluto perché le città e i centri di produzione restano troppo voraci senza quasi nulla concedere Loro come dignitosa vivibilità.
E lo si nota ancora di più adesso con la cosiddetta “deregulation” statale cioè la deregolamentazione socio-economica che va anno dopo anno spogliando comuni, province e persino regioni di diritti acquisiti, come, ad esempio, con il Servizio sanitario nazionale ormai depotenziato al massimo. Inoltre al centro c’è sempre la mancanza di lavoro dignitoso.
Mentre il Sud Italia paga la nascita (tra il 1989 e il 1991) e la crescita esponenziale (poi persino a livello nazionale) della Lega Nord la quale, ovviamente, fa soltanto gli interessi di quella parte più industriale e ricca del territorio della Repubblica, la cui unità risorgimentale è minata alla base da tendenze autonomiste, separatiste e indipendentiste.
Tutto ciò senza che il Meridione riesca a reagire in modo veramente efficace, restando in balìa dei poteri forti interni ed esterni. In tale contesto bisogna inquadrare quella che è stata indicata impropriamente come la “provocazione” del paese in vendita.
A me non è mai piaciuto il termine “provocazione” coniato da alcuni giornalisti (in mala fede).
La vicenda del “paese in vendita” è piuttosto una legittima “rivendicazione” di vivibilità contro lo spopolamento e la morte di migliaia di borghi.
Non si può morire senza almeno protestare.
Mi sembra del tutto logico e naturale.
Non sarebbe giusto patire e morire in silenzio. Sarebbe suicidio!
2 – TUTTO E’ PARTITO CON IL “PAESE IN VENDITA”
Già, pochi giorni dopo la pubblicazione dell’articolo su IL TEMPO, famiglie e immobiliari italiane ed estere (provenienti da Inghilterra, Svizzera, Germania, Austria e persino da Israele e dagli USA) si mostravano interessate all’acquisto di case. Si mobilitarono alcune cooperative o imprese edilizie in attesa di sicuri lavori di ristrutturazione delle case acquistate.
Per quanto mi riguarda, furono due anni di autentica epopea (1986-1988), durante i quali di tasca mia ho speso oltre quindici milioni di lire di allora (equivalenti, con il valore di oggi, almeno almeno a trentamila euro) per accogliere giornalisti, famiglie interessate all’acquisto e per altre incombenze inerenti il movimento che avevo creato e che ero obbligato a gestire alla meglio, dal momento che il Comune mi aveva praticamente lasciato solo.
Ricordo che nel gennaio 1987 venne a Badolato l’intera Giunta Comunale di Casalattico (oggi 560 abitanti, in provincia di Frosinone) per capire come pure loro avrebbero potuto e dovuto agire per salvare dallo spopolamento il loro amenissimo borgo, che ho poi visitato nel 1998, rivedendo quel sindaco dopo oltre dieci anni.
Non mi dilungo nelle descrizioni, ma in quel biennio furono circa trenta le compravendite delle case richieste sia da famiglie italiane che estere.
Avrebbero potuto essere molte di più se le Istituzioni regionali avessero aiutato l’operazione di salvezza del borgo invece di impedirla.
E il bello è stato che furono venduti terreni e abitazioni (anche rurali) nel borgo e nel territorio del confinante comune di Santa Caterina dello Jonio …
A proposito come non ricordare, sinceramente con riconoscenza ed affetto, la signora austriaca Margot Yvonne Almond, la quale è rimasta ben 16 anni da sola in una abitazione di campagna, riuscendo a portare tanti connazionali ad acquistare case e terreni! ….
A Lei (che ho inserito devotamente tra I MIEI VIP) ho dedicato le pagine 76 – 79 del sesto volume del “Libro-Monumento per i miei genitori” (2007).
A parte Santa Caterina Jonio, ho accompagnato io stesso alcune persone negli altri paesi vicini per vedere che occasioni di vendita c’erano.
Insomma si è creato un bel movimento con concrete speranze di salvare veramente il borgo, che alcuni (come le immobiliari israeliane) volevano acquistare tutto (con parti di spiagge e di boschi) per farne un “paese-albergo”.
Questo in estrema sintesi.
Però …
3 – LA PRIMAVERA BADOLATESE
Però, come spesso accade nella vita, al completamento di tali prospettive si contrapposero le Istituzioni regionali. Infatti il 05 gennaio 1987 (tre mesi dopo l’avvio dell’iniziativa) l’arrivo dell’assessore regionale al turismo Ubaldo Schifino (politico comunista di Crotone) nella sala consiliare del Comune bloccò praticamente tutto in forma ufficiale, imponendo al suo stesso partito (che amministrava Badolato dal 1946) di concludere in fretta l’esperienza del “paese in vendita”.
Ovviamente, c’è da essere sicuri e certi che Schifino bloccò tutto a nome dell’intera Giunta di sinistra della Regione Calabria, senza dare alcuna altra idea o alternativa su come salvare i nostri borghi dal più completo spopolamento e dalla conseguente insignificanza e desertificazione.
Bloccò e basta.
Idealmente, metodologicamente e sostanzialmente quasi come i carri armati sovietici in Ungheria nel 1956 e a Praga nel 1968. Come la “primavera” ungherese e quella cecoslovacca, purtroppo pure la “primavera di Badolato” è caduta sotto i “diktat” del partito comunista.
La stessa Regione Calabria, come istituzione, ha così scritto una delle pagine più brutte e negative della sua Storia.
E non ne esce meglio la coalizione politica-amministrativa della Sinistra italiana, la quale, nei decenni seguenti, è pure essa partecipe quando non unica protagonista della “deregulation” nazionale.
Tutto ciò ormai è Storia.
Ritengo, altresì, che, alla fin fine, sia stata poi questa presa di posizione e imposizione istituzionale a mandarmi in esilio, quando il 31 maggio 1987 non mi fu rinnovato il contratto annuale di “bibliotecario comunale incaricato”.
E mi è andata pure bene, poiché se fossimo stati in Russia probabilmente ero destinato ai gulag siberiani.
Nonostante ciò, era ancora così tanta da ogni dove la richiesta di vistare il borgo e di vedere case da acquistare e di giornalisti da accompagnare … che io non ho potuto lasciare il mio impegno per un altro anno e cinque mesi … quando poi, senza lavoro e stremato anche economicamente, sono andato via per abitare in Agnone del Molise, paese di mia moglie.
Nonostante sia lontano da Badolato circa 600 km, per ciò che ho potuto e per ciò che posso ancora fare (a distanza di 35 anni dall’inizio del mio esilio, 01 novembre 1988) non ho mai cessato di dare il mio pur minimo contributo per la salvezza dei borghi e non solo di Badolato.
Ma i negazionismi culturali e politici sono ancora fortissimi tanto da inibire ogni tentativo di rivitalizzare le realtà rurali e periferiche.
Purtroppo tutto ciò avviene con gravissime e mortali complicità interne. Ed ho verificato sul campo come e quanto avvenga il “suicidio del Sud” constatato già in sede di tesi di laurea nel 1977. E’ una specie di “dittatura” che trova nella globalizzazione la sua esaltazione.
Vedremo come andrà a finire, pure perché si è visto che la globalizzazione provoca ed alimenta le competizioni, gli sfruttamenti e le guerre, mentre le ruralità e le periferie sono solitamente luoghi di tranquillità, solidarietà, cooperazione ed umanità.
In tale contrastante dualismo (competizione e cooperazione) si gioca ancora l’esistenza addirittura dell’intero pianeta.
4 – CASE AD UN EURO
Bisogna precisare che in Badolato si sono vendute e continuano a vendersi case a prezzo pieno, cioè per ciò che valgono o a condizioni del pur cangiante mercato immobiliare.
Non è stata finora mai venduta una sola casa ad “un euro” simbolico come sta avvenendo altrove. Comunque sia, anno dopo anno dal 1986, ho avuto pure la soddisfazione di constatare che la vicenda del “paese in vendita” sia stata seguìta ed imitata (con alterni successi) da altri borghi spopolati sia in Italia che all’estero … poi persino con la trovata di vendere le case ad un euro, lanciata dal prof. Vittorio Sgarbi quando (dal 30 giugno 2008 al 15 febbraio 2012) era sindaco di Salemi (Trapani).
Ho motivo di ritenere che Sgarbi (probabilmente ricordandosi della nostra corrispondenza epistolare sulla valorizzazione del “paese in vendita” del 1987) abbia voluto, appunto, lanciare l’idea di vendere le case ad un euro per salvarle dal degrado o addirittura dal crollo (come ho potuto constatare io stesso con il mio sopraluogo a Salemi qualche anno dopo).
Sono comunque lieto che parecchi sindaci si siano messi all’opera di rigenerazione urbana adottando tale “metodo Sgarbi”.
In mancanza d’altro …
Infatti manca una vera e propria programmazione regionale o nazionale o addirittura europea per la salvezza dei borghi spopolati e morenti.
Assistiamo così ad un lento genocidio di borghi e di comunità.
Il mio paradigma del “paese in vendita” non era e non è il massimo, ovviamente, però è stato e continua ad essere utile (alla prova dei fatti) per almeno scongiurare del tutto i cosiddetti “paesi fantasma” a causa dello spopolamento e della definitiva disgregazione e morte delle comunità.
Martedì scorso 03 settembre 2023 alle ore 02.09 mia cugina Vanessa Lanciano, che abita in Australia, mi ha informato che esiste addirittura una trasmissione televisiva dell’inglese BBC (un “reality show”) che tratta di come comportarsi nell’acquisto di “una casa ad un euro” in Italia.
Tale serie televisiva di successo è destinata prevalentemente ad un pubblico anglosassone residente in ogni parte del mondo.
Il “project manager” di tale trasmissione è il ben noto Scott Thompson, cittadino britannico che ama tanto la nostra Sicilia.
Infatti, costui ha comprato una casa nel 2007 nel comune di Cianciana (in provincia di Agrigento) e adesso vuole aiutare le persone nell’acquisto e nelle ristrutturazioni di case in Italia, specialmente quelle acquistate ad un euro, che hanno una procedura ben diversa dal normale.
Cianciana (oggi circa 3.400 abitanti) dista 40 minuti di tortuosi 30 km dal mare di Eraclea Minoa che è la spiaggia più vicina.
Per meglio capire l’attività immobiliare di Thompson puoi seguire ciò che propone nei seguenti link: << https://www.facebook.com/ciancianapiazzavirtuale/videos/17th-episode-meeting-claire-thompson/430028661439197/ >> – << https://renovita.net/benvenuti-su-renovita/ >> (sia in inglese che in italiano) – << https://www.tiktok.com/@noholdenback/video/7197547688890584325 >>.
Tali segnalazioni sono qui, ovviamente, assai orientative.
5 – ALTRE FASI PER VALORIZZARE BADOLATO BORGO
Posso dire, senza alcun timore di essere smentito, che con la mia andata in esilio l’operazione del “paese in vendita” (dopo il “diktat” della Giunta Regionale della Calabria il 5 gennaio 1987) ha rallentato di molto, perché non c’era più uno come me che portava avanti il riscorso, da stakanovista e rimettendo di tasca mia.
E’ pure vero che ormai il motore era stata avviato, però non c’era nessuno ad alimentarlo e tanto meno alla guida.
Alcuni si sono illusi che sarebbe bastato il clamore internazionale già avuto a dare opportunità alle loro piccole agenzie immobiliari, ma non stato così.
Chi mi ha mandato via si è buttato la zappa sui piedi, in pratica.
Ho cercato di partecipare ancora (da Agnone, questa volta) a qualche trasmissione televisiva nazionale e a far scrivere sui giornali, ma ormai il tam-tam continuo (grazie alla mia continua assistenza e forte abnegazione) non c’era più.
C’era sì un passa parola, buono ma non sufficiente. Comunque sia, la “primavera di Badolato” (se così possiamo ancora definirla) ha poi avuto, grosso modo, le seguenti tre manifestazioni o periodi di rilievo.
A – LA NAVE ARARAT (1997-2002) – Il caso (?) volle che una nave carica di profughi orientali (in prevalenza curdi) abbia toccato proprio le nostre coste joniche e gran parte di quei circa 800 migranti siano stati ospitati nelle case vuote del borgo di Badolato, grazie all’abilità e alla prontezza dell’allora sindaco Gerardo Mannello.
Così Badolato ha vissuto una seconda brillante fase di rilancio del borgo.
Nel frattempo (rispetto al 1986-88) i mezzi di comunicazione sociale avevano fatto così grandi salti di qualità e tali che la risonanza di quell’evento ha prodotto un clamore moltiplicato cento volte rispetto al quello del “paese in vendita” cosicché le possibilità di acquisto case e di turismo è stata, alla fine, maggiore e migliore.
Meno male!…
Nel caso dell’accoglienza ai profughi curdi, le Istituzioni (questa volta nazionali e addirittura europee) si sono mobilitati ed hanno aumentato l’affidabilità dell’operazione.
Mentre nel mio caso il comunista Ubaldo Schifino era venuto a bloccare il “paese in vendita” … tra il 1997 e il 2002 circa, a benedire e a finanziare politicamente ed economicamente l’accoglienza sono stati altri comunisti (o ritenuti tali) come l’allora ministro degli Interni Giorgio Napolitano (poi Presidente della Repubblica) ed altri ministri dello stesso schieramento o governo.
Una differenza di non poco conto rispetto alla mia vicenda, come si può ben capire, durante la quale a rimetterci in tutto e per tutto sono stato soltanto io. Con la nave Ararat, Badolato, allora, era entrata (non so quanto a caso) nel gioco internazionale delle politiche migratorie italiane ed europee.
Infatti, oggi come oggi, alla luce di altri episodi seguenti, pare che non sia stato tutto spontaneo lo sbarco dell’Ararat sulle nostre coste.
Visto poi come si è comportata la Turchia con l’Unione Europea per farsi ben pagare il blocco dei migranti nel suo territorio a suon di miliardi di euro, probabilmente l’aver concesso all’Ararat di giungere indisturbata sulle nostre coste faceva forse parte di un progetto lungimirante della cosiddetta invasione afro-asiatica dell’Europa (non si sa quanto pilotata da Russia e Cina o da altre Potenze geopolitiche per indebolire il vecchio continente, poi pure con la invasione e la conseguente guerra in Ucraina).
Inoltre, c’è chi sospetta che è difficile che possano giungere migranti sulle nostre coste senza il permesso delle mafie e dei trafficanti di esseri umani (forse così pure il tragico caso di Cutro del 26 febbraio 2023).
Sta di fatto che dopo qualche anno, la spinta pure emozionale dell’accoglienza si è affievolita e Badolato è rimasto solo sede del CIR (Centro Italiano Rifugiati), però con meno impatto pubblicitario ed economico per il borgo.
L’esperienza della grande accoglienza si è praticamente conclusa.
Però alcuni badolatesi non sono stati con le mani in mano e specialmente alcuni giovani professionisti si sono dati da fare con l’attività immobiliare ben gestita e poi con una coralità di intenti per realizzare il cosiddetto “turismo esperenziale” attualmente molto di moda, abbinando alcuni piccoli e grandi eventi (come la Tarantella power, festival cinematografici, raduni, ecc.).
Ciò è dovuto pure (ed è naturale) non soltanto ai tempi che si vivono ma anche alle nuove generazioni operanti. In tale contesto bisognerebbe inserire pure la realizzazione del piccolo porto turistico, che, purtroppo, è poco operativo per via di troppe controversie anche giudiziarie.
B – IMMOBILIARI LOCALI (2003- 2010) – Dopo la prima fase del “paese in vendita” e la seconda dell’Ararat, alcuni giovani locali (laureati e molto abili e volenterosi) hanno dato vita alla terza fase per la valorizzazione del borgo … quella della promozione scientifico-commerciale del borgo nel resto d’Italia e all’estero, con la partecipazione a fiere del turismo e ad altre utili iniziative che hanno portato il borgo all’attenzione di operatori turistico-immobiliari a livelli internazionali.
E’ ben visibile a tutti (anche urbanisticamente) che frutto di questo attivismo possa essere il villaggio “Villa Collina” … ovvero un centro residenziale di circa un centinaio, più o meno, di belle abitazioni (o seconde case) per famiglie provenienti dalla Danimarca.
Il ricordo al bacino del centro-nord europeo ha dato buoni frutti … tanto è che qualcuno ha affermato che a Badolato borgo si parlavano a quel tempo (tra turisti e rifugiati protetti) ben 38 lingue tra il 2002 e il 2010.
Ci sarebbe da dire e da ricordare che il sogno del Grande Nord di avere un “posto al sole” in riva al mare Jonio è precedente a tale realizzazione.
Infatti, come ti avrò detto qualche altra volta, tra la fine degli anni 1960 e i primi del 1970 una società immobiliare svedese aveva proposto di realizzare un mega-villaggio turistico di circa 2500 posti-letto sulle colline tra Badolato e Santa Caterina dello Jonio, quando sindaco di questo comune era il medico, signora Zema-Caporale, la quale fu “tradita” da qualcuno dei suoi collaboratori nella realizzazione di tale progetto.
Progetto che poi passò al Comune di Riace (prima ancora della scoperta dei famosi Bronzi).
Ho visto personalmente le planimetrie del mega-villaggio (che prevedeva pure un eliporto e un porto turistico) esposte nella sala di attesa della locale stazione ferroviaria.
D’altra parte un simile concetto era quello israeliano di fare di Badolato un paese-albergo, senza realizzare nuova cementificazione ma utilizzando il borgo antico.
Per dovere di cronaca, ti dico che gli israeliani stanno ancora tentando (dopo il NO di Badolato) di realizzare a nord di Crotone città (alla foce del fiume Neto) il mega-villaggio “Euro Paradiso” mentre già si pensa al “Magna Grecia Park”. Insomma la nostra costa jonica calabrese fa gola proprio a tanti …
C – BADOLATO SLOW VILLAGE (dal 2011) – Tale dizione comprende (dal 2011 circa ad oggi) varie realtà turistiche e strutture di accoglienza come, ad esempio, “Badolato Slow Holidays” – “Badolato Slow Experience” con tutta una serie di iniziative che coinvolgono maggiorente villeggianti e visitatori nella vita lenta (slow) del borgo e delle ruralità (come partecipare a vendemmie, alla raccolta delle olive e a tante altre usanze ed iniziative sia produttive che ricreative).
Al centro di tale esperienza del borgo e nel borgo c’è il “catojo” ovvero la cantina (spesso sotterranea o a piano di strada e il più delle volte a contatto con la roccia) dove solitamente la famiglia badolatese tradizionale conservava (e alcuni, ovviamente, ancora conservano) le derrate alimentari per tutto l’anno, in particolare il vino come segno di convivialità ed accoglienza (ad esempio, famoso a livello internazionale è il catojo di Turi Caminiti).
Catojo è parola di origine greca che significa stare sotto; quindi, la parte inferiore della casa che coincide, appunto, con la cantina.
Tale fase di “Badolato Slow Village” è adesso in pieno svolgimento ed ha come principale protagonista il giovane dottore Guerino Nisticò, che potremmo definire factotum nell’animazione culturale e comunque punto di riferimento anche per chi abita lontano come me.
Il sistema di attrazione e di accoglienza (messo su da questi giovani intraprendenti) gode di tale e tanto successo da attrarre una gran massa di turisti, curiosi e visitatori che d’estate rende il borgo particolarmente gremito … quasi “sold out” (esaurito) si direbbe in termini attuali.
Bisogna pur dire che una grande spinta alla valorizzazione del borgo di Badolato è stata data pure da varie associazioni socio-culturali come LA RADICE, la NICOLA CAPORALE, la AOPT (Associazione Operatori Turistici) “Riviera degli Angeli” (la cui dizione ti ricorderà certo la mia omonima iniziativa del 1971-73 cui ho dedicato, dal 19 novembre al 03 dicembre 2012, le lettere n. 8-9-10 di questa nostra lunga corrispondenza).
6 – L’ESILIO
Nonostante sia lontano da Badolato circa 600 km, per ciò che ho potuto e per ciò che posso ancora fare (nel mio piccolo e a distanza di 35 anni dall’inizio del mio esilio, 01 novembre 1988) non ho mai cessato di dare il mio pur minimo contributo per la salvezza del borgo.
Purtroppo, come hai visto, sono stato bloccato ed inibito in questo accorato tentativo di lotta contro lo spopolamento, fenomeno storico che, lentamente, dalla malaunità d’Italia (1860-61 ovvero ben 163 anni fa) ha tremendamente indebolito (spesso fino alla morte) quasi tutte le comunità e i territori depredati non soltanto nell’Italia meridionale ma anche in talune zone del centro e del nord Italia … tutte sacrificate al “totem” della industrializzazione e del potere centrale del nuovo Stato imperialista (il quale, infatti, ha poi rivolto le sue armi contro alcuni popoli dell’Africa, non contento di avere già molto pesantemente e razzisticamente razziato e colonizzato il Sud Italia) come attestano e dimostrano i documenti storici che, invano, il potere ha cercato di distruggere o di nascondere.
Anche per questo la memoria collettiva è assai preziosa. E ne scrivo spesso perché tale memoria non venga inquinata (come spesso già accade) o addirittura volutamente persa dai negazionisti o d chi ha interesse a farla sparire. La memoria, si sa, è spesso un atto di accusa permanente anche per i potenti e i prepotenti.
Quella mia davvero tanto accorata operazione del “paese in vendita” (come estremo grido contro lo sgretolamento culturale e fisico di tutti i borghi italiani ed euro-mediterranei) non è stata ben compresa, appena enunciata nell’ottobre 1986, ed anche per questo osteggiata, specialmente da rappresentanti delle Istituzioni nazionali … ti ricordo la brutta presa di posizione, quasi una minaccia nei miei confronti, persino dell’allora sottosegretario ai Beni Culturali e famoso meridionalista napoletano del Partito Repubblicano Giuseppe Galasso, durante la trasmissione “Cordialmente” di Rai 2 (il salotto della conduttrice Enza Sampò) mercoledì mattina 07 gennaio 1987.
Come ti ho già riferito il prof. Galasso si è poi “pentito” pubblicamente prima di morire pubblicando un chiaro e lungo articolo a favore dei borghi spopolati e contro la politica governativa che li lasciava languire senza alcun valido intervento.
Eppure, da meridionalista oltre che da componente del governo, Galasso aveva osteggiato pubblicamente, in una assai tendenziosa e strumentale trasmissione televisiva del servizio pubblico nazionale, la voglia di vivere di Badolato, prototipo di migliaia di altri borghi morenti.
Peccato che Egli abbia preso parte di Governi cui non interessava affatto lo spopolamento e la conseguenza morte dei borghi ed anche la sofferenza degli stessi meridionali esiliati al Nord o all’estero.
Contro di me sono stati scagliati i “mastini” della partitocrazia per screditarmi, preparando meglio il mio drammatico esilio. Devo ringraziare la libera stampa (specialmente internazionale) se sono ancora civilmente vivo.
7 – SAREI ADDIRITTURA UN … BRIGANTE
Dal quel fatidico 07 ottobre 1986 in poi ne ho sentite davvero tante a favore e contro di me che mi ero posto a difesa del borgo antico di Badolato e di tutti i borghi che in Europa rischiavano di sgretolarsi (fisicamente e demograficamente) e quindi morire.
Qualcuno mi ha accusato addirittura di tramare come un “brigante” contro lo Stato e l’ordine costituito come i briganti post-unitari (principalmente dal 1861 al 1865 ma anche dopo per alcuni altri anni).
A parte il fatto che non ho il fegato ed il coraggio di agire come quegli eroici briganti, l’accusa di “brigante” non mi offendeva ma anzi mi inorgogliva… voleva dire che avevo colto nel segno.
Così come ho avuto conferma di aver colto nel segno quando qualcuno, vicino alla partitocrazia e al sottobosco governativo, mi avvisava di smettere con questo fatto del “paese in vendita” perché tale vicenda sembrava un atto di accusa contro l’intero sistema, volendo alludere, più in generale, al sistema-Paese (cioè l’Italia) che, in generale e salvo eccezioni, della corruzione aveva fatto il suo paradigma esistenziale, il suo modo d’essere … come poi ha accertato la Magistratura milanese da lì a qualche anno (dal febbraio 1992 in poi) con l’operazione giudiziaria conosciuta come “Mani pulite” o “Tangentopoli”.
Che ci siano dei veri e propri “venduti” e corrotti persino nelle fila dei partiti in Parlamento è stato ampiamente dimostrato dalle cronache politiche nazionali, specialmente nel periodo berlusconiano, con deputati e senatori con repentini ed ingiustificati cambi di casacca (come si usa dire) in cambio di ricche contropartite (il cosiddetto giornalisticamente “mercato delle vacche”).
La dizione di “paese in vendita” è così diventata una metafora.
Infatti, dopo la mia enunciazione badolatese, l’espressione “Il paese in vendita” è stata poi adottata per titoli di libri e di articoli usati per dimostrare la corruzione italiana.
Non a caso l’Italia occupa posti ragguardevoli (in senso negativo) nella classifica mondiale degli Stati più corrotti (nel 2023 si è posizionata al 41 posto su 180, ma siamo primi in Europa).
Così è pure per la libertà di stampa … per non dire del debito pubblico tra i più alti al mondo. Insomma una situazione complessivamente allarmante più che preoccupante.
La vicenda del “paese in vendita” ha evidenziato pure tale “cattiva coscienza”.
8 – IL NEGAZIONISMO
Nel biennio più clamoroso del “paese in vendita” (1986-1988) taluni poi negavano addirittura che esistesse il problema.
Spiegavano, molto acutamente, che nella Storia ci sono sempre stati periodi di inurbamento o, al contrario, di ritorno alla ruralità.
Questo nostro, secondo costoro, era il periodo della corsa alle città e alle metropoli. I corsi e ricorsi storici – mi spiegavano – non hanno un equilibrio e nemmeno un’etica ma seguono soltanto le leggi della sopravvivenza ….
E dell’economia (aggiungevo io) …. economia e politica che sono fatte e determinate dagli uomini non dal Fato o dal Destino e quindi potrebbero essere più eque con i popoli ed i territori.
Troppi squilibri nuocciono alla pace sociale.
Ci vuole anzi urge un valido riequilibrio.
Pure per questo ho proposto una “Università del Riequilibrio” nel 1990 descrivendone il paradigma per alcune puntate con un apposito inserto nel mensile agnonese “L’Eco dell’Alto Molise”.
Sta di fatto, caro Tito, che … tale modo di negare l’evidente è continuato anche con le nuove generazioni, pure con quelle non ancora nate nel noto biennio 1986-88.
E mi ha impressionato il fatto che persino taluni amministratori comunali di rilievo hanno rilasciato interviste negando che la rivitalizzazione del borgo di Badolato sia iniziata con la vicenda (nata apposta) del “paese in vendita” … ma sarebbe iniziata con lo sbarco dei profughi curdi e la loro accoglienza nel borgo … fenomeno che ha avuto pur esso (oltre dieci anni dopo, nel periodo 1997-2002) un clamore intercontinentale.
Per tale negazionismo sono stato costretto ad intervenire spesso (sia a livello personale che a livello di stampa) al fine di chiarire e precisare per coloro che negavano in buona o cattiva fede.
La storia, le cose avvenute e certificate non possono essere negate.
E sarebbe utile aggiornarsi o conoscere la storia locale, specialmente per chi occupa posti istituzionali e di amministrazione pubblica. Altrimenti è destinato a collezionare figuracce e imperdonabili spropositi, da vero e proprio pigro e ignorantone.
9 – LA PRIORITA’ BADOLATESE
Pure adesso e anche qui, mi corre l’obbligo etico e storico di affermare chiaramente (e spero definitivamente) un dato molto importante non per me ma per Badolato come comunità.
Se, come fanno i negazionisti, si sposta al 1997-2002 (sbarco e accoglienza dei profughi curdi) l’inizio della riscossa e della rivitalizzazione del borgo di Badolato e non lo si fa iniziare dal 07 ottobre 1987 (con il paese in vendita), Badolato perde la priorità di essere stato il primo borgo a rivendicare più clamorosamente e significativamente di ogni altro il diritto-dovere a non voler morire di spopolamento.
La rivolta o la “primavera badolatese” ha una enorme valenza storica oltre che socio-antropologica e, se vogliamo, anche politica, etica e civile. Perché buttare via così tanti meriti collettivi e lavoro sociale?…
Ho fatto notare ciò ad alcuni negazionisti che hanno rilasciato e ancora oggi (ho notato) rilasciano interviste o dichiarazioni sia televisive che nella stampa periodica, in particolare web, secondo cui tutto è iniziato con lo sbarco dei curdi.
Oltre ad incorrere in un errore storico assai grave, con tali dichiarazioni minano il primato della “primavera badolatese” nella lotta contro lo spopolamento e la rivitalizzazione dei borghi.
Se tali negazionisti hanno difficoltà ad aggiornarsi, raccomando loro di effettuare accurate e facilissime ricerche nel web oppure di consultare lo speciale fascicolo cartaceo redatto dall’allora trimestrale LA RADICE di Badolato (direttore Vincenzo Squillacioti) andato in stampa nel 1996, in occasione dei primi dieci anni dell’inizio dell’esperienza del “paese in vendita”.
Lì sono annotati scrupolosamente tutti i dati e le tappe, quasi giorno per giorno, degli avvenimenti pubblici.
Al di là della nostra sfera locale, il quotidiano di Messina “Gazzetta del Sud” ha riportato evento per evento tutto ciò che è accaduto in Badolato e dintorni nel biennio 1986-88 ma anche dopo fino ai giorni nostri sulla scia del “paese in vendita” come storia e significato.
E, attenzione, perché negazionismo può essere o può diventare doloroso autolesionismo!
E poi c’è un metodo semplicissimo e non costoso per appurare la storia locale, specialmente quella più recente: chiedere agli anziani. A chi ha vissuto quell’epopea!
Ho sempre raccomandato e continuo a raccomandare a tutti: “Nelle interviste o nei resoconti scritti e parlati, magari omettete di dire il mio nome come autore della vicenda del paese in vendita, però non mancate di dire e di affermare che la lotta contro lo spopolamento è iniziata, almeno in Badolato, il 07 ottobre 1986”.
Ciò è avvenuto prima o comunque più clamorosamente di altri e, quindi, più significativamente nella diffusione internazionale e con gli effetti e gli affetti che ciò ha comportato.
Inoltre con una lampante differenza … mentre il “paese in vendita” è un punto di arrivo di anni di studio e di lavoro personale e sociale … l’accoglienza ai profughi curdi è stata acquisita soltanto per puro caso (anche se poi in questo il popolo badolatese è stato bravissimo anzi epico) … e tale differenza, oggettivamente e ragionevolmente, non è cosa da poco!…
10 – SALUTISSIMI
Caro Tito, spero di essermi espresso chiaramente (e spero definitivamente), anche se in estrema sintesi, riguardo i temi e le problematiche inerenti lo spopolamento e le oneste lotte per superarlo, non soltanto a Badolato.
Per il resto ognuno ha la propria coscienza e le proprie responsabilità umane, sociali, etiche e civili.
Ormai l’età anagrafica mi porta ad uscire presto dalla scena dei viventi.
Perciò non potrò esserci più a continuare a precisare quanto va precisato, ad onor del vero e della dignità di Badolato come comunità e realtà millenaria.
E non sono più sicuro che gli scritti siano sufficienti a ribadire la verità storica oltre che umana della prima “primavera badolatese” (1986-88).
Ormai ho imparato pure a mettere in discussione le consuete ed acquisite certezze classiche dello “scripta manent et verba volant” (gli scritti rimangono e le parole volano) perché la cattiveria umana riesce a distruggere tutto e tutti (come stanno dimostrando le guerre in corso) … perciò, personalmente me ne andrò serenamente verso l’ultimo esilio, così come serenamente ho affrontato l’esilio del primo novembre 1988 e tante altre piccole e grandi situazioni di amarezza.
Chi vivrà vedrà.
Personalmente per la mia gente ho cercato di fare di tutto e di più, comunque oltre il mio normale dovere di uomo e di cittadino; e non soltanto con la vicenda “paese in vendita” che pure mi è costata davvero tanto da stravolgere il corso della la vita.
Resto sempre, comunque ed ovunque sereno, lieto e felice (davvero) dell’impegno profuso con tanto Amore e della mia onestà umana, sociale ed intellettuale, per la quale ringrazio ancora coloro che me la riconoscono.
Sono sicuro che la vicenda del “paese in vendita” sia stata un’occasione di crescita umana e sociale per molti badolatesi ed un esempio di riflessione operativa e persino di riscossa per altre realtà simili.
E questo è già qualcosa.
Nel ringraziarti, come sempre, per la disponibilità e la gentilezza che usi nel pubblicare pure questa nota di riflessione n. 490, saluto te e i nostri lettori, specialmente quelli che mi dimostrano più affetto e fedeltà.
Saluto e ringrazio, in particolare, coloro che mi riscontrano via telefono, email o whatsapp.
Purtroppo non vedo ciò che viene evidenziato su “Facebook” poiché non ho voluto accedere in quanto mi farebbe perdere tempo prezioso per i miei studi e la scrittura (già whatsapp è divenuto – forse inevitabilmente – un impegno superiore alle mie previsioni).
Comunque so che c’è chi diffonde queste lettere pure con altri “social” come appunto “facebook”. Cordialità e alla prossima n. 491. Ciao,
ITER-City, sabato 07 ottobre 2023 ore 19.27 – Da 56 anni (dal settembre 1967) il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto”.
Foto presa dal web