LETTERE A TITO: “CALABRIA LA PRIMA ITALIA” DI GERTRUDE SLAUGHTER, I COMMENTI DI LORENZO VISCIDO E GAETANO DROSI
Speriamo che piano piano si prenda sempre più piena coscienza che il libro possa essere prezioso mezzo di maggiore e migliore conoscenza delle nostre radici, delle nostre origini e della nostra identità di calabresi e di italiani nel contesto dello stare al mondo
di Domenico LANCIANO (www.costajonicawe.it)
– BADOLATO (CZ) – 14 DICEMBRE 2023 – Caro Tito, sempre sperando che ciò possa essere utile, ti presento l’autorevole commento di Lorenzo Viscido e di Gaetano Drosi alla recentissima pubblicazione del libro “Calabria la prima Italia” (tradotto in italiano da Sara Cervadoro ed edito lo scorso novembre 2023 da Giuseppe Meligrana di Tropea – VV – adesso in vendita su diverse piattaforme web) … libro che Gertrude Slaughter ha dato alle stampe 84 anni fa, nel luglio 1939, tramite l’Università del Wisconsin in Madison (Stati Uniti d’America) dove era docente.
I nostri gentilissimi amici lettori possono rintracciare in internet altre notizie a riguardo, digitando quanto appena evidenziato. Altri studiosi ci hanno promesso di pubblicare prossimamente i loro commenti per questa Opera che è assai efficace per la migliore conoscenza della Storia della Calabria e dell’Italia, delle nostre più remote radici e per aumentare il nostro orgoglio di calabresi non soltanto per aver dato nome alla nostra intera Nazione (dalla Sicilia alle Alpi) ma anche per la elevata etica sociale della “prima Italia”, ancora oggi più che mai valida e salvifica.
Così in questa “Lettera n. 509” riporto qui di sèguito la testimonianza del prof. Lorenzo Viscido il quale, originario di Squillace (CZ) da decenni vive a New York per il suo impegno nella docenza universitaria.
Segue lo scritto inviatomi da Gaetano Drosi il quale per tanti decenni è stato molto attivo come supporto a favore dei lavoratori e, negli anni 1992-95, pure sindaco di Davoli (CZ).
Ad entrambi va il nostro riconoscente ringraziamento ed il nostro abbraccio sociale.
1 – LORENZO VISCIDO – sabato 09 dicembre 2023 – New York (USA)
La seguente recensione del prof. Lorenzo Viscido viene qui riportata grazie alla gentile concessione del direttore avv. Franco Pòlito, il quale l’aveva già pubblicata (per volere dello stesso prof. Viscido) nel suo giornale << www.preserreedintorni.it >> domenica 10 dicembre 2023 << https://www.preserreedintorni.it/calabria-la-prima-italia-il-libro-in-italiano-di-gertrude-slaughter-rende-ancora-piu-noto-il-glorioso-passato-di-un-territorio/ >>.
Gertrude Slaughter, Calabria, la prima Italia, a cura di Sara Cervadoro, Meligrana Editore, Fano 2023, pp. 308
Quando parecchi anni fa regalai alla Biblioteca Calabrese di Soriano Calabro (VV) una copia del volume di Gertrude Slaughter dal titolo Calabria: The First Italy (Madison, University of Wisconsin Press, 1939) non immaginavo che a questo libro, giudicato da critici di vaglia ora benevolmente (cfr., ad es., G. Isnardi, in Archivio Storico per la Calabria e la Lucania 10, 1 [1940], pp. 137-145; C. C. Coulter, in Classical Philology 37, 2 [April 1942], pp. 223-225), ora meno benevolmente (cfr. Arn. Momigliano, in Journal of Roman Studies 35, 1-2 [November 1945], p. 146), avrebbe rivolto tanta particolare attenzione il dr. Domenico Lanciano da prodigarsi per farlo tradurre nella nostra lingua (il che è stato realizzato dalla professoressa Sara Cervadoro) e far sì, dunque, che la sua nuova versione, pubblicata dall’editore Meligrana ed in commercio dallo scorso novembre, potesse divenire oggetto di lettura da parte di quei nostri connazionali che non hanno dimestichezza con l’inglese.
Bisogna essere grati, allora, non solo al dr. Lanciano per la sua encomiabile iniziativa e al citato editore che si è assunto il compito di sostenerla, ma anche alla professoressa Cervadoro per aver curato (non sempre in modo uniforme, tuttavia, sul piano ortografico) la traduzione italiana di un volume scritto da una studiosa profondamente sensibile al patrimonio storico della Calabria e convinta – volendo usare parole di Giuseppe Isnardi (cit., p. 138) – “della necessità di scrutarla e studiarla per riuscire a comprendere e apprezzare lo spirito del presente”, creando, così – scrive ancora l’Isnardi (p. 145) –, una “nobile opera […], in cui […] è da ammirare la costante fedeltà ad un proposito”, che “lega […] tutte le pagine del libro in una armonia spirituale singolarmente alta e senza dubbio feconda”.
È pertanto lodevole la ricerca di Gertrude Slaughter, una ricerca che merita anche plauso per la trattazione nitida, ordinata ed approfondita di varie tematiche relative ad una terra a lei talmente cara da generarle non poco entusiasmo e commozione.
Hanno già posto in risalto questi suoi sentimenti sia Percy Neville Ure allorquando, nel recensire il volume pubblicato dalla University of Wisconsin, faceva notare che “the writer shows a serious enthusiasm for all she deals with the country, the scenery, the people she meets, and those she writes about […]” (The Classical Review 4, 54 [1940], p. 205), sia il più volte menzionato Isnardi (p. 137) nel rammentare che, durante la permanenza della scrittrice americana in Calabria, sul volto di lei “si leggeva spesso una commozione intensa e una gravità affettuosa di pensiero dinnanzi alle prove di umanità così caldamente e schiettamente espressive che le venivano dai suoi incontri con le popolazioni calabresi, di città e di campagna, e dai suoi colloqui” con persone di “dottrina e […] saggezza appassionata […]”.
Sono certamente gradite siffatte opere, tese a cospargere di ulteriore luce un’area geografica inizialmente limitata, stando ad Aristotele (Pol. VII, 10, 2-3) – il quale pare utilizzasse una notizia di Antioco, giuntagli filtrata (ed elaborata) attraverso altri autori e poi ripresa da Dionigi d’Alicarnasso (Ant. rom. I, 35, 1) –, alla zona compresa tra i golfi Scilletico e Lametino (Napetino in Dionigi), chiamata allora Italia (precisamente Italía), toponimo derivato, questo, secondo antichi scrittori (incluso Aristotele), dal leggendario re Italo (di cui quell’area sarebbe stata sede)* e successivamente esteso, oltre che all’intera Calabria, a tutta la nostra penisola.
Ovviamente il fatto che nel fluire del tempo quel toponimo venisse pian piano usato per indicare tutto il territorio italiano costituisce un pregevolissimo tassello del mosaico storico calabrese, che, in quanto tale, non può passare inosservato.
Di nuovo grazie, quindi, a coloro i quali hanno contribuito con sommo zelo affinché l’opera della Slaughter, dove è contenuta gran parte della storia concernente la Calabria (dal periodo preellenico al dominio spagnolo), si diffondesse in un’altra lingua e, perciò, diventasse facilmente accessibile a tanti altri lettori.
È infatti giusto che si renda sempre di più noto il glorioso passato di una regione non a torto ritenuta culla di civiltà o, come uno studioso ha puntualizzato, “fonte della cultura italiana, europea e occidentale” (A. Montano, La filosofia nella Calabria della Magna Grecia, in M. Alcaro [a cura di], Storia del pensiero filosofico in Calabria da Pitagora ai giorni nostri, Soveria Mannelli 2011, p. 20).
Peccato che di quanto scritto dagli storici Ippi di Reggio, Antioco e Filisto di Siracusa, Eforo di Cuma ed altri, dai quali erano state trattate realtà etniche e vicende dell’antica Italía, siano rimasti solo frammenti.
Senza dubbio, qualora ci fossero pervenute nella loro integrità, le opere di quegli storici sarebbero state fonte di ulteriori informazioni da aggiungere a quelle già note, riguardanti l’origine del nome Italia, il re Italo o le mense comuni (sissizi) da lui per primo istituite (cfr. Arist., Pol. VII, 10, 2-3).
Attendiamo, comunque, che da futuri studi, condotti anche in base ad esiti archeologici ed epigrafici, possano emergere nuove notizie.
C’è da augurarsi, infine, che l’edizione del volume di Gertrude Slaughter, curata da Sara Cervadoro, raccolga una larga messe di consensi, trovi spazio in moltissime biblioteche ed entri nelle case di tutti gli italiani.
N.B. – Per interessanti considerazioni su questo re Italo cfr. G. De Sensi Sestito, Italo, Italía, Italioti: alle origini di una nozione, in Unità multiple. Centocinquant’anni? Unità? Italia?, a cura di G. De Sensi Sestito e M. Petrusewicz, Soveria Mannelli 2014, pp. 58-61. – stop –
2 – GAETANO DROSI – sabato 02 dicembre 2023 – Davoli Marina (CZ)
Gertrude Slaugther, Domenico Lanciano, Sara Cervadoro, Giuseppe Meligrana e un sogno editoriale che diviene realtà: Calabria la Prima Italia
All’edizione italiana di Calabria la Prima Italia, curata da Sara Cervadoro per Meligrana Editore (Tropea, 2023, collana Tropiensia, pp. 303), della versione che Gertude Slaughter ha pubblicato nel 1939, sotto l’egida della University of Wisconsin Press di Madison con il titolo originale Calabria the first Italy, ben potrebbe calzare questa sententia di Eraclito: «Non ci si bagna mai nello stesso libro».
L’aderenza che intravedo è nel significato che alla predetta massima viene attribuito da Giuseppe Zaccarino nello scritto “Raccogli il miraggio”. Sulla poesia di Domenico Brancale, pubblicato online su «Pangea, Rivista avventuriera di cultura & idee» (https://www.pangea.news/domenico-brancale-poesia/).
Per Zaccarino, infatti, il precitato pensiero suggerisce il carattere mutevole e incompiuto che idealmente caratterizza tanto la scrittura quanto la lettura.
Il filosofo efesino affermava, secondo la testimonianza di Plutarco, che «non è possibile entrare due volte nel medesimo fiume», e spiegava ciò asserendo che «il fiume in cui entrano è lo stesso, ma sempre altre sono le acque che scorrono verso di loro».
Sara Cervadoro è riuscita, con lucida sapienza, ad immettere, con la sua traduzione, nell’opera di Gertrude Slaughter, acque nuove nello stesso fiume.
Nel suo caso non si attaglia assolutamente − per essere la sua opera di traduzione e curatela limpida, dinamica e arricchente − la tesi che sull’argomento assume Miguel de Cervantes nel suo Don Chisciotte della Mancia:
A me sembra che il tradurre da una lingua in un’altra sia come guardare gli arazzi fiamminghi da rovescio, ché, sebbene le figure si vedano, sono però piene di filamenti che le fanno confuse sì che non appaiono nitide e a vivi colori come da diritto.
Domenico Lanciano, mentore culturale e artefice di tale “miracolo” editoriale, narra la genesi di questo parto lungo e travagliato − che risale, è bene ribadirlo, all’aprile 1982 − nelle sue Lettere a Tito nn. 214, 503 e 504, per citare solo alcuni dei suoi scritti dedicati all’argomento.
Egli, con queste sue epistole, ha già ampiamente e approfonditamente, con la passione viscerale che lo contraddistingue e che caratterizza ogni sua espressione giornalistica o letteraria, messo ben evidenza il contesto storico-culturale dell’opera originale, nonché il valore nella contemporaneità della Calabria e del Sud Italia dell’appena pubblicata edizione italiana, che accresce l’orgoglio dei calabresi.
A fronte di cotanta conoscenza è ardua impresa utilizzare nuovi argomenti in un brevissimo scritto, non solo per me ma, forse, anche per chi vanta sul campo ben più titoli di me.
E tanto mi sia consentito di invocarlo come esimente dinanzi ad eventuali e legittime critiche: alla clemenza e generosità dei suoi eventuali autori mi appello.
Questo suo “cavallo di battaglia”, come Domenico Lanciano definisce l’opera oggetto di questa abbozzata riflessione, può essere assimilato al varo di una nave, riportata a nuova vita, nel mare magnum della nostra editoria.
Il suo positivo epilogo viene efficacemente dallo stesso sottolineato nelle sue Lettere a Tito nn. 503 e 504 – pubblicate, come tutte le altre, su www.costajonicaweb.it.
In ordine al loro contenuto ho già avuto modo di esprimergli personalmente il mio apprezzamento.
Con esse il nostro eroico combattente di tante diversamente cruenti battaglie culturali e sociali ha già restituito ai lettori un ben strutturato quadro sommario dell’opera editoriale in commento, della quale le stesse possono, meritatamente, essere ritenute anche argomentata prolusione critica e pertinente recensione.
Ai suoi ultimi diciotto anni di instancabile e interminabile impegno e di mai scemato entusiasmo, di testa e di cuore − che fanno il paio, con le dovute differenze e peculiarità, con le difficoltà che, com’è facile immaginare, avrà incontrato in Italia Gertude Slaughter in quei due finalizzati anni di quel particolarissimo periodo storico di regime fascista –, va reso onore e merito da tutta quella parte viva e meditativa della Calabria.
Per quanto mi riguarda questi sentimenti li ho già espressi e qui li ribadisco convintamente.
Non può essere e non è irrilevante che, come si premura di annotare Sara Cervadoro nell’introduzione, affinché ne resti traccia a futura e perenne memoria, «A sollecitare la traduzione è stato un appassionato cultore della Calabria, il dott. Domenico Lanciano, il quale da tempo desiderava poter apprezzare il testo in versione italiana.
Con entusiasmo ho risposto al suo invito, attratta sempre dalla storia dell’antica terra calabra, dove sono le mie radici, essendo io figlia di genitori entrambi calabresi».
L’apprezzamento e la meritata gratitudine sono, ovviamente, da rivolgere innanzitutto a Gertrude Slaughter e per questo − come sottolinea Domenico Lanciano nella sua Lettera n. 504 − “dovremmo tenere questa appassionata e appassionante Opera come un prezioso attestato d’Amore verso la nostra Terra e il nostro Popolo”.
Essi vanno però estesi alla traduttrice e curatrice, Sarà Cervadoro, e a Giuseppe Meligrana, editore di qualità anche se “di nicchia” e, conseguentemente, ancor più encomiabile.
È una fortuna, per la Calabria e per i calabresi, che gli ultimi due interpreti di questa lunga storia abbiano “subìto” il richiamo della sacralità delle proprie radici, «che rimanda, oltre che al significato più profondo delle cose, al passato della tradizione letteraria […] e a quello delle proprie origini, quindi alla storia di una terra, al proprio sangue» (Ada Bellanova, La sacralità delle radici, in «Dialoghi Mediterranei», n. 61, maggio 2023, https://www.istitutoeuroarabo.it/DM/la-sacralita-delle-radici/). – stop –
3 – L’APPUNTAMENTO DI REGGIO CALABRIA DEL 20 DICEMBRE
Caro Tito, speriamo che piano piano tutta la Calabria (ma anche il resto d’Italia, specialmente quella residente all’estero) prenda sempre più piena coscienza della “Prima Italia” e che, in particolare, questo libro della Slaughter possa essere prezioso mezzo di maggiore e migliore conoscenza delle nostre radici, delle nostre origini e della nostra identità di calabresi e di italiani nel contesto dello stare al mondo.
Intanto, vorrei ricordare ai nostri gentilissimi lettori l’appuntamento delle ore 18.00 di mercoledì 20 dicembre in via dei Filippini 50 a Reggio Calabria … in anteprima nazionale al Museo del Bergamotto verrà presentata proprio l’edizione italiana di “Calabria la prima Italia”.
Spero che si faccia un utile “passa-parola” e che siano numerosi i partecipanti.
Un particolare grazie per la generosa ospitalità a Vittorio Caminiti (appassionato presidente del Museo) e per l’organizzazione dell’importante evento all’architetto Alberto Gioffré (accorato presidente del Club Unesco reggino).
Grazie tante e di vero cuore a chi vorrà applaudire la benemerita memoria di Gertrude Slaughter, a chi vorrà accogliere ed ascoltare i relatori già indicati, nonché la traduttrice del libro Sara Cervadoro e l’editore Giuseppe Meligrana (entrambi saranno presenti all’incontro).
Come promemoria evidenzio la locandina della prima presentazione pubblica nazionale di “Calabria la prima Italia” nella stupenda Città continentale dello Stretto sperando che per l’imminente Natale in molti vogliano effettuare un dono assai utile a tutte le generazioni delle nostre famiglie, ma anche alle Biblioteche private e pubbliche (specialmente scolastiche).
Oggi (ieri, ndr) è il giorno di Santa Lucia … speriamo che le menti e i cuori possano essere illuminati dalla Luce della Pace e del Bene in tutte le Latitudini e Longitudini di questo nostro angustiato Pianeta.
Noi, a Dio piacendo, ci ritroveremo per la “Lettera n. 510”.
A presto e tanta cordialità a tutti.
ITER-City, mercoledì 13 dicembre 2023 ore 10.10 – Da 56 anni (dal settembre 1967) il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto” (con Amore).
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