LETTERE A TITO: GRAFFITI ANONIMI
Dalle caverne alle banconote in circolazione e alla street art
di Domenico LANCIANO (www.costajonicaweb.it)
– BADOLATO (CZ) – 11 AGOSTO 2024 – Caro Tito, da che mondo è mondo, l’essere umano si distingue da tutti gli altri esseri viventi soprattutto per l’incontenibile desiderio di esprimersi con segni che possano restare nel tempo.
Così l’uomo, quando abitava le caverne, lasciava inciso sulla roccia l’espressione della sua arte primitiva e della sua voglia di comunicare alle generazioni future oltre il tempo.
Perché sì, era già evidentemente consapevole che la “scrittura” (di qualsiasi tipo e genere) è destinata a rimanere il più possibile negli anni e persino nei secoli, con ogni mezzo fatta e su qualunque supporto.
La scrittura (di qualsiasi tipo e consistenza) risulta così essere uno dei primi tentativi di concepire “immortalità”. In questa “lettera n. 559” ti vorrei comunicare alcune curiosità che mi sono capitate verso la fine degli anni ottanta (35 anni fa circa).
1 – GRAFFITI SU BANCONOTE
Quando c’erano le lire (cioè prima dell’entrata in funzione dell’euro come moneta il primo gennaio 2002) a noi che abbiamo una certa età è sicuramente capitato di maneggiare o di vedere delle banconote da mille, cinquemila e diecimila lire che evidenziavano parole, frasi o disegni … ovvero quei “graffiti” che, come ho appena accennato, fanno parte da sempre delle espressioni umane. Personalmente ne osservavo così tante che, nel 1989, ho pensato di collezionarle.
Ne ho così raccolte un numero considerevole e di diversa natura espressiva.
Ho scritto perciò alla Banca d’Italia proponendo di realizzare una mostra dei graffiti su carta-moneta.
Ma, con linguaggio freddamente tecnico-burocratico quasi intimidatorio, dagli Uffici della Banca d’Italia mi sono giunti soltanto rimproveri per l’uso improprio delle banconote con la possibilità di essere denunciato per danneggiamento.
Addirittura?…
Dall’arte graffitara al carcere?…
Pensavo di fare una benemerita azione socio-culturale … invece mi trovavo a rischiare provvedimenti amministrativi o addirittura penali!!!…
Così, ho conservato zitto zitto la mia collezione di graffiti-banconte, pure dal momento che alcuna banca mi avrebbe cambiato banconote “danneggiate” con banconote nuove.
Era questa una regola della Banca d’Italia ribadita dalla Banca Centrale Europea con Decisione n. 2003/4 del 20 marzo 2003.
Giorni fa un’amica che mi aiutava in questa raccolta di “graffiti-banconote” ha tirato fuori una mille lire di quegli anni. Ed è quella che evidenzio in copertina.
Ringrazio tanto questa gentile amica per avermi rinnovato tante emozioni e ricordi a riguardo.
In tale banconota da mille lire (detta veneziana per le figure di Marco Polo e del Palazzo Ducale o dei Dogi di Venezia).
Ci sono tre interventi di mani diverse: una ha scritto “Filo ti voglio bene”, un’altra “Pucci ti voglio bene” e una terza mano aveva impresso con l’inchiostro nero una barba alla già barbuta figura (divenuta così irriconoscibile) di Marco Polo della banconota.
Avrei voluto effettuare un piccolo studio sui graffiti sulle banconote, ma ho lasciato perdere, scoraggiato e intimidito dalla reprimenda della Banca d’Italia.
Meglio non rischiare, nemmeno di fare poi polemiche inutili, controproducenti e forse dannose.
Poi, però, specialmente con l’avvento di internet, ho visto che in altre nazioni (forse meno rigide della nostra) era divenuta addirittura un’arte quella di intervenire sulle banconote.
Un’arte addirittura pure assai redditizia, visto l’ampio uso mercantile che se ne è fatto.
Ci sarebbe molto da dire su entrambi gli aspetti: l’evoluzione dei graffiti e delle manipolazioni espressive su banconote e la rigidità del nostro sistema statale persino su tematiche attinenti l’arte e la cultura.
Nei decenni seguenti non mi sono più interessato di graffiti su banconote che avrebbero potuto evidenziare una parte significativa delle espressioni anonime.
Come per i graffiti sui muri di Pompei “pre-Vesuvio”, ad esempio, di cui si è fatto un gran parlare e scrivere.
2 – SALUTISSIMI
Caro Tito, ti ho voluto comunicare questa curiosità dei graffiti sulle banconote.
Quando erano lire. Adesso che le banconote sono in euro, dal primo gennaio 2002 non ne ho vista nemmeno una con un minimo di graffiti.
Sarebbe curioso pure capire perché sulle banconote dell’euro non si lasciano graffiti … mentre sulle lire era frequente.
Comunque sia, l’arte del graffito, in qualsiasi modo fatto (dalle caverne alle città con la street-art e alle megalopoli di oggi), è affascinante, proprio perché è più autentica, più libera ed immediata (pure nel senso di non-mediata).
Comunque, chi voglia approfondire l’argomento, su internet può trovare numerosi riferimenti, a partire dalle banconote.
Come ad esempio: << https://www.tm-online.it/scrivere-sulle-banconote/ >> oppure << https://www.corriere.it/foto-gallery/esteri/15_aprile_21/fotogallery-euro-stefanos-artista-greco-che-racconta-disperazione-banconote-f074ddfe-e835-11e4-97a5-c3fccabca8f9.shtml >> ma anche <<
https://www.frammentirivista.it/graffiti-osceni-pompei-antica/ >>.
Il graffito più romantico, però, resta quello inciso sugli alberi …
Ormai (pure per gli anatemi ambientalisti) non si scrive più “Ti amo” (o qualsiasi altra cosa) sulle cortecce degli alberi … la moda dei graffiti è cambiata completamente dopo l’avvento dei cosiddetti “social” che adesso assorbono e contengono quasi tutti i “graffiti” delle nuove generazioni.
Dalle rocce delle caverne agli “smartphone” e similari … e chissà fra un secolo quale diventerà l’espressione dei graffiti.
Intanto, noi ci godiamo questo ferragosto 2024.
Chi verrà vedrà.
Quindi, auguro BUON FERRAGOSTO A TE E FAMIGLIA, a chi ci legge soltanto adesso o da sempre, specialmente ai più affezionati.
Noi ci diamo appuntamento alla “Lettera n. 560” che sarà dedicata alla “Poesia d’Amore”.
Un buon verso d’amore fa sempre bene.
Grazie e a presto!
ITER-City, sabato 10 agosto 2024 ore 07.00 – Da 56 anni (dal settembre 1967) il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto” (con Amore).
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