LETTERE A TITO: MINI-STORIA E MANIFESTO DELLA SPOP-ART OVVERO L’ARTE CONTRO LO SPOPOLAMENTO
Con un mio articolo pubblicato sulla pagina nazionale 22 dal quotidiano romano IL TEMPO (anno 43 n. 272) di martedì 7 ottobre 1986 è iniziata la nota vicenda del “paese in vendita” che ha suscitato grande clamore persino internazionale e che è stata imitata da altri Comuni, sia in Italia che all’estero
di Domenico LANCIANO (www.costajonicaweb.it)
– BADOLATO (CZ) – 23 GENNAIO 2024 – Caro Tito, come già sai, dal giugno 1973 al giugno 1977 ho condotto approfonditi studi storici, socio-antropologici, demografici e statistici, nonché di dinamiche economiche passate, presenti e proiezioni future sul mio paese natio, rispondendo al tema della tesi di laurea “Evoluzioni socio-economiche di Badolato nel dopoguerra” affidatomi dal prof. Gianni Statera, docente di sociologia all’Università degli Studi di Roma (oggi Roma 1 “La Sapienza”).
Pur di essere utile alla mia gente, avevo abbandonato gli studi di filosofia vera e propria (con una tesi finale di etica e di morale) cambiando il mio piano di studi per capire meglio sul campo la mia comunità che già allora soffriva di forte spopolamento, dovuto essenzialmente all’emigrazione verso il resto d’Italia e all’estero (specialmente Europa centrale di Svizzera e Germania) mentre in decenni precedenti si era già consumata la massiccia ondata migratoria definitiva verso le Americhe e l’Australia.
I dati raccolti sono stati imponenti (degni di una vera e propria Enciclopedia) però mi sono trovato costretto a riassumere il tutto in appena tre volumi: il primo storico-antropo-sociologico, il secondo statistico-evolutivo e il terzo fotografico-comparativo.
1 – IL PAESE IN VENDITA (1986-88)
Alla fin fine, pure avendo donato al Comune di Badolato copia dei primi due volumi di tale tesi di laurea, non ha interessato alcuno tutto questo mio gravoso impegno (che ha macinato tempo e denaro, a totali spese della mia famiglia).
Eppure ho fatto leggere i tre volumi alla crema dell’intellighenzia locale e comprensoriale.
Nulla si è mosso.
Così, nove anni dopo, nell’estate 1986, ho avuto l’idea di lanciare un SOS per cercare di scuotere prima di tutto i miei stessi concittadini e poi le istituzioni sulla urgenza e improrogabilità di fare qualcosa di concreto per salvare dallo spopolamento più completo e dalla disgregazione pure edilizia il bellissimo, caratteristico e millenario borgo medievale di Badolato che, allora, era passato ad appena 800 abitanti dai quasi cinquemila di appena trentacinque anni prima (censimento 1951) lasciando vuote centinaia di case, destinate a crollare su se stesse e a mettere in pericolo persino l’incolumità pubblica.
Così, con un mio articolo pubblicato sulla pagina nazionale 22 dal quotidiano romano IL TEMPO (anno 43 n. 272) di martedì 07 ottobre 1986 (proprio nel giorno in cui a Badolato si festeggiava la rituale vittoria della battaglia di Lepanto del 1571), è iniziata la nota vicenda del “paese in vendita” che ha suscitato grande clamore persino internazionale e che è stata imitata da altri Comuni, sia in Italia che all’estero dove lo spopolamento aveva disgregato intere comunità omogenee da secoli e secoli.
Infatti, il borgo spopolato di Badolato era soltanto uno degli oltre 15mila borghi che in Europa rischiavano di agonizzare e morire con tutto il loro pur significativo territorio rurale.
Come già sai e come è noto alla maggior parte dei nostri lettori, nonostante i primi risultati positivi (destinati ad espandersi) sono stato mandano in esilio, dopo due anni di intensi riflettori mediatici che ho fatto puntare quasi quotidianamente su Badolato borgo e dopo tanto lavoro da me svolto per cercare di salvare Badolato pure come prototipo di centinaia di migliaia di borghi devastati in tutto il mondo dalla disumana industrializzazione e dalla cattiva globalizzazione.
2 – LE CITTA’ SCOPPIANO E I BORGHI MUOIONO
Sembra che l’emigrazione ed il conseguente spopolamento interessino molto poco i Governi nazionali. Persino l’Unione Europea (che si autocelebra come democratica e vicino ai popoli) non ha ancora detto parole chiare su tali fenomeni e non ha adottato provvedimenti adeguati a contrastare la desertificazione delle zone interne e delle montagne, costringendo ancora intere famiglie ad abbandonare i territori non soltanto per mancanza di lavoro e di sviluppo ma anche per forte carenza di servizi essenziali (come quelli indispensabili socio-sanitari).
E questo accade non soltanto al Sud Italia, ma anche nelle zone interne e disagiate del Centro-Nord italiano e nelle periferie di Paesi esteri anche molto ricchi e importanti.
Molteplici problematiche, ma in particolare la centralizzazione del lavoro e del potere in poche città nel mondo, divenute pure per questo ingovernabili metropoli o megalopoli, nuoce alla funzionalità quotidiana delle Nazioni e porta addirittura a conflitti armati e a proprie e vere guerre tra popoli e tra Potenze, quale noi vediamo e soffriamo specialmente oggi con le gravissime crisi belliche in Ucraina e in Medio-Oriente, così come in altri teatri geo-politici.
In pratica, le città e le metropoli scoppiano mentre i paesi e le ruralità muoiono. Ai danni di popoli e di ambiente. Sullo sfondo, poi, ci sono altresì quelle tecnologie (persino alimentari) che ci spaventano già e che porteranno le dittature finanziarie e politiche ad annientare qualsiasi peculiarità tra le più autentiche del “mondo antico” il quale verrà definitivamente archiviato così come la sua “etica”.
Eppure, la Storia ci insegna che i cicli delle follie umane e sociali ritornano su sé stesse … a meno che … la più grande delle follìe possibili (l’autodistruzione atomica) non silenzierà questo pianeta già martoriato a tal punto da agonizzare già.
Cosicché, in controtendenza, la lotta per la rivitalizzazione dei borghi spopolati o agonizzanti è malvista dalla maggioranza dei poteri costituiti. Ulteriore prova ho avuto in Agnone del Molise, dove sono in esilio e dove abito in modo continuo dal primo novembre 1988.
3 – L’ESEMPIO DI AGNONE DEL MOLISE
Fin dai primi anni ottanta ho sempre pensato che le mie esperienze avute in Molise (soprattutto nella cittadina di Agnone e nell’attiguo villaggio di Villacanale) potessero essere utili per verificare quelle avute in Calabria, specialmente in Badolato e dintorni.
E, davvero, così è stato finora. Entrambe le esperienze mi confermano quel “Suicidio del Sud” ipotizzato nelle conclusioni della mia tesi di laurea del luglio 1977. In poche parole il << Suicidio del Sud >> consiste principalmente nella mancata presa di coscienza (a livelli dirigenziali e popolari) delle vere motivazioni che hanno prodotto il totale declino meridionale dopo il 1860 (conquista coloniale piemontese e unità d’Italia solo al favore del nord padano).
Motivazioni che sono state mantenute indistintamente da tutti i governi avuti dal 1860 in poi e che si stanno ripetendo ancora adesso, più palesemente e con maggiore danno, dopo la presa del Governo nazionale da parte del Centro-Destra-Destra nel 1994 … in particolare con le forzature della Lega Nord e di Forza Italia condivise persino da un partito nazionalista e unitario come Alleanza Nazionale (ex Movimento Sociale Italiano) oggi Fratelli d’Italia che pur aveva in qualche modo avuto una qualche attenzione per i temi e i problemi del Sud Italia ai tempi della Prima Repubblica (1946-94).
L’insaziabile ed esagerata bulimia del Capitalismo italiano a rimorchio di quello europeo e statunitense (nel contesto della globalizzazione più esacerbata e selettiva) ha reso addirittura anoressica (quasi moribonda, mantenuta con le flebo) la colonia del Sud Italia, mentre il Centro si barcamena ancora come ornamento politico-culturale e ancella del salotto buono dell’alta finanza internazionale.
Dall’ottobre 2012, in queste nostre corrispondenze quasi settimanali, ho cercato in vari modi e tempi di accennare spesso a tali perversità socio-economiche. Mi sembra che questa situazione sia apparsa fin troppo evidente il 18 ottobre 2023 con << https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-491-per-la-il-sud-italia-noccioline-e-briciole-ma-anche-mancette-e-manette/ >>. Più chiaro di così non potevo e non posso essere nel nostro contesto. Comunque, a buon intenditor …
E Agnone, più ancora di Badolato, è lo specchio di tale situazione per il semplice fatto che in passato tale cittadina del Molise è stata una comunità assai popolosa, operosa e coesa, sempre filogovernativa chiunque governasse e perciò ha sempre avuto ricche prebende come l’essere dichiarata il 15 settembre 1404 “Città Regia” da Ladislao di Durazzo re di Napoli o come l’essere osannata “Atene del Sannio” ovvero “la più colta ed arguta città del Molise” (Francesco D’Ovidio 1849-1925) e anche “Una delle città più cospicue del Regno di Napoli”.
Nonostante ciò, oggi sono impressionanti il declino socio-economico e lo sgretolamento demografico pure del suo comprensorio con una evidente e progressiva desertificazione rurale. Ed è proprio l’osservazione di un indegno declino di questa preziosa città d’arte e di cultura (per la quale mi sono speso tantissimo) che mi ha portato a proporre e spesso ad organizzare io stesso (anche a mie spese) alcune utili iniziative per contribuire a contrastare il forte pericolo dell’insignificanza come per altre realtà meridionali.
Assecondando alcune piccole e grandi manifestazioni popolari e sindacali (come, ad esempio, la “vertenza per non morire” del 26 marzo 1993) a favore delle aree intere, specialmente dopo il drastico ridimensionamento del locale ospedale civile (fino a ridurlo a punto di primo soccorso) … ho considerato di lanciare pure per Agnone sempre più in grave crisi spopolamento, come già per Badolato nel 1986, l’estremo SOS “Città d’arte in vendita per non morire”.
Ecco in tutto il seguente paragrafo 4 il testo di tale appello lanciato alla comunità locale, regionale e nazionale ed estera per come pubblicato lunedì 31 marzo 2014 da << https://ecoaltomolise.net/agnone-ditalia-citta-darte-e-vendita-per-non-morire/ >> e numerosi altri organi di stampa anche extraregionale.
4 – AGNONE CITTA’ D’ARTE IN VENDITA
IN EVIDENZA – AGNONE D’ITALIA, CITTA’ D’ARTE, E’ IN VENDITA … PER NON MORIRE! – Pubblicato il 31 marzo 2014. AGNONE – Adesso, in Italia, dopo piccoli e grandi borghi vengono messi in vendita pure bellissime “città d’arte” come Agnone del Molise che l’emigrazione e la crisi socio-economica hanno semi-svuotato rischiando di far sgretolare non soltanto un ricchissimo patrimonio di case, palazzi, chiese, dimore rurali e terreni, ma anche tradizioni, saperi e sapori, una intera civiltà che ha retto per più di mille anni, specialmente con la sua celebre fonderia di campane (la più antica del mondo) e le altre pluripremiate e riconosciute arti religiose, casearie, dolciarie, sanitarie, scientifiche, culturali e sportive.
Agnone (la tanto decantata Atene del Sannio, gemma dell’Appennino incastonata come una perla proprio al centro della bella penisola italiana in provincia di Isernia a poca distanza da Roma Napoli Pescara e Bari) oggi ha appena cinquemila residenti anagrafici dai 15 mila di oltre cento anni fa quando è cominciato l’inesorabile esodo migratorio prevalentemente verso le Americhe, il centro Europa e l’Australia.
Un esodo che non è mai cessato e che, anzi, in questi ultimi anni ha ripreso con ancora più vigore a causa dei tagli governativi e per la mancanza di concrete prospettive per le giovani famiglie e le nuove generazioni.
L’Università delle Generazioni da decenni raccoglie disagi, lamentele e desideri degli agnonesi e degli altomolisani i quali, dopo vari tentativi di eroiche lotte sociali per non morire, adesso sono pervasi da una sfiducia che potrebbe essere fatale per queste montagne semi-desertificate ma splendide e ricche comunque di risorse e di potenzialità ambientali, archeologiche, culturali, enogastronomiche, di tradizioni e di evidenti caratteristiche della qualità della vita ampiamente riconosciute come patrimonio nazionale.
Così, l’associazione culturale agnonese invita istituzioni e popolazioni a reagire lanciando un S.O.S. al mondo intero e, in particolare, ai propri più sensibili e nostalgici emigrati che hanno fatto fortuna, agli Americani, agli Euro-Mediterranei e agli stessi Italiani perché vengano a godere delle ampie possibilità di vera rigenerazione che queste montagne, Tibet d’Italia, rappresentano al meglio. Agnone, a ben organizzarsi, potrebbe diventare la classica “gallina dalle uova d’oro” per antichi e nuovi residenti, per turisti e villeggianti, per vecchi e nuovi imprenditori, per lungimiranti.
Agnone, simbolo di tanti borghi e città d’arte d’Italia che si sgretolano ed annaspano, in effetti, sta cominciando a mostrare di voler reagire tentando di mettersi in vendita per non morire, richiamando l’attenzione di tutti coloro che amano l’arte e la cultura, il turismo e la tranquillità.
Agnone e l’Alto Molise mettono, dunque, a disposizione non soltanto le già operanti ottime strutture ricettive ma anche migliaia di case vuote e di masserie, di palazzi e di terreni per un qualificato ripopolamento di queste montagne e per rivitalizzare una civiltà ed un senso dei luoghi che destano l’ammirazione del mondo.
Alle multi-dimensioni eco-naturalistiche ed antropologiche, Agnone e l’Alto Molise aggiungono le possibilità di godere panoramiche ed omologate piste da sci e, negli immediati dintorni, pure alcuni laghi e, in particolare, il mare Adriatico vicino appena 70 chilometri di superstrada. Un invidiabile eco-sistema!…
Agnone e l’Alto Molise mettono in vendita anche il silenzio del loro parco naturale, di cui alcune vaste e suggestive parti sono protette dall’UNESCO. Qui la natura dà veramente spettacolo tutto l’anno e tutto l’anno qui si può utilmente villeggiare.
Agnone e l’Alto Molise, perciò, aspettano chi possa e voglia contribuire a salvare queste montagne, disposti a diventare “prototipo” e “laboratorio” per altre realtà da salvare nel resto d’Italia e del Mediterraneo dove ci sono tantissime altre situazioni più o meno simili.
La società post-industriale e globale tende a riprendersi le dimensioni perdute della civiltà contadina ed artigiana ma anche i più salutari stili di vita che qui trovano esaltazione nella pluri-studiata longevità storica e statistica delle persone e nei valori ancestrali della più coinvolgente civiltà umana.
Sicuramente, queste montagne sapranno adesso significare l’inizio di una nuova civiltà rinascimentale dopo che, fin da migliaia di anni fa, hanno ben rappresentato, la culla della civiltà sannita e l’epica di quella italica. Agnone e l’Alto Molise, dove ritorna il futuro! di Domenico Lanciano.
5 – UNA CAPITALE DELLO SPOPOLAMENTO
Già da venerdì 24 aprile 1981 quando per la prima volta sono venuto in Agnone del Molise, ho sempre avanzato proposte e realizzato numerose iniziative per impreziosire ulteriormente questa città d’arte. Infatti la prima proposta è stata quella avanzata il 02 maggio 1981 alla Fonderia di Campane Marinelli di realizzare un Museo Sannita con la sua produzione … denominato e adattato poi in “Museo internazionale delle Campane” domenica 19 marzo 1995 quando è stato inaugurato da Papa Giovanni Paolo II.
Ed ho sempre scritto e proposto pubblicamente (giovedì 31 ottobre 1996 – Hotel Sammartino – Agnone) che tale luogo avrebbe potuto essere la “Capitale” di qualcosa di bello, di significativo e d’importante, pure come “Città dei Raduni” utilizzando le 52 settimane dell’anno solare da dedicare ognuna ad un settore sociale, civile, culturale commerciale.
Tra tanto altro, Agnone fin dal novembre 1989 avrebbe potuto essere “Gemma dell’Appennino” (capitale, quindi, di tutte i borghi e le città d’arte della dorsale appenninica da Reggio Calabria al Colle o Passo di Cadibona – Savona), una delle capitali italiane dell’editoria (visto il grande successo delle sedici edizioni della Festa del Libro e della Comunicazione sociale fin dal dicembre 1989), capitale e sede del Museo del Fuoco (con la ‘Ndocciata, la Fonderia, le botteghe artigiane, le nuove tecnologia di ENEL, AGIP ecc. con una mostra-mercato). Che cosa non ho fatto per Agnone e l’Alto Molise dal 1981 in poi in tanti settori sociali!…
Tra tutto ciò era necessario che avesse una sede promozionale-organizzativa (e anche bibliotecaria e museale) il troppo diffuso fenomeno dello spopolamento (da me già evidenziato nel 1986 in Badolato con la vicenda del “paese in vendita”). Avrei sicuramente fatto ciò nel mio paese natìo se non fossi stato mandato in esilio, rendendo Badolato << Capitale dello Spopolamento >>.
E quindi avrebbe potuto essere Agnone che del Molise resta ancora uno dei Comuni più spopolati in assoluto proprio a causa dell’emigrazione e del conseguente gravissimo spopolamento … dai 15mila abitanti (seconda città del Molise dopo Campobasso) è passato in poco più di un secolo ai circa 4500 residenti di oggi.
Quando sono arrivato qui nell’aprile 1981 Agnone contava più di seimila abitanti. In circa quaranta anni ha perso oltre 2000 residenti (ovvero una media di cinquanta persone ogni anno, senza contare la denatalità e i fenomeni connessi nel bilancio tra vivi e morti). Il 21 maggio 2014 i giornali locali pubblicato questa mia appassionata nota: https://ecoaltomolise.net/spopolamento-agnone-capitale-mondiale-dellemigrazione/.
E il 02 giugno 2014, in collaborazione con il Cenacolo Culturale Camillo Carlomagno, ho realizzato una manifestazione alla curva Colle Mingone, dove chi emigrava poteva vedere per l’ultima volta Agnone città.
In quella occasione abbiamo designato il “Sindaco del popolo e degli emigrati” nella persona del prof. Giuseppe De Martino (che ha indossato la fascia iridiata della pace) con la speranza di sensibilizzare le Istituzioni a prendere provvedimenti contro il declino, appoggiando l’operazione della “Città d’arte in vendita” appena lanciata il 31 marzo 2014. Invece …
6 – L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE HA OSTEGGIATO
Tale SOS, come era naturale aspettarsi, ha avuto un suo clamore che, se assecondato, avrebbe potuto portare per lungo tempo i riflettori su Agnone, come prototipo delle aree interne, sicuramente con utili vantaggi.
Invece, nel periodo 31 marzo – 01 giugno 2014, l’Amministrazione comunale, presieduta dal sindaco ing. Michele Carosella, pur avvisato preventivamente assieme ad alcuni assessori, non soltanto ha rifiutato di trattarne per organizzare meglio l’operazione che tentava di salvare dal maggior declino la città e il suo territorio, ma ha apertamente e sdegnosamente osteggiata l’iniziativa che era tutta a favore di questa come di altre città d’arte molto sofferenti.
Iniziativa era piaciuta a gran parte della popolazione ed era stata vista bene da parecchi imprenditori locali, alcuni dei quali mi hanno aiutato, accollandosi le spese per circa 12mila euro (quasi tutti sopportati da Giuseppe Marcovecchio di Edilizia artigiana) per portare sul posto un gruppo di quindici giornalisti della Stampa Estera di Roma per rendersi conto della situazione in un giro sul territorio di due giorni (sabato 9 e domenica 10 maggio 2014). Personalmente ho speso per tale sopralluogo giornalistico circa quattromila euro. Quindi portare ad Agnone 14 giornalisti della Stampa Estera è costato attorno a 16mila euro.
La provenienza dei giornalisti era così composta: Egitto, Israele, Belgio, Olanda, Irlanda, Australia, Venezuela, Germania, Gran Bretagna, Russia, ecc. Tale rappresentanza era ai più alti livelli, poiché tra loro c’era un ex Presidente dell’associazione (l’israeliano Yossi Bar), il Vice-Presidente (l’inglese Philip Willan) in carica e qualche altro componente del Direttivo (segretari, consigliere, ecc.). Tutti sono rimasti favorevolmente impressionati da Agnone con la sua arte, in particolare la fonderia di campane, e per l’accoglienza tributata (tra l’altro, il gruppo ha partecipato alla Festa dell’Europa del 9 maggio nell’aula magna delle Scuole superiori lì riunite). Sono stati intervistati dal giornalista Sergio Di Vincenzo di Telemolise, una delle più seguite TV regionali.
Nonostante l’atteggiamento negativo dell’Amministrazione comunale, l’assessore Maurizio Cacciavillani ha voluto incontrare i giornalisti della Stampa Estera, ma ormai il danno era fatto. Tuttavia, siamo riusciti ad avere due ampi e distinti servizi sull’emittente televisiva “Al Arabiya” che ha un’utenza di trecento milioni e più di telespettatori in tutto il mondo. Vista in Tunisia, l’Università di Tunisi ha chiesto al Comune di Agnone di poter realizzare una “summer school” in Alto Molise nella stagione estiva 2014. Inoltre ampi servizi giornalistici si sono avuti in Germania, Venezuela, Vaticano e in altre nazioni cui facevano capo i giornalisti intervenuti.
Si sarebbe potuto ottenere molto di più se l’Amministrazione comunale non avesse contrastato così apertamente e sdegnosamente l’iniziativa; e fosse stata più prudente, vista l’importanza dell’evento organizzato non da uno ma da parecchi concittadini di peso.
Ritengo che il sindaco Carosella abbia perso le successive elezioni pure a causa di tale atteggiamento, dal momento che non ha goduto di un secondo mandato per soli 50 voti. Una significativa coincidenza … sia l’Amministrazione comunale di Badolato (sindaco Vincenzo Piperissa che mi ha mandato in esilio) e sia quella di Agnone del sindaco ing. Michele Carosella (che ha osteggiato eguale iniziativa in Agnone) erano Social-comuniste o di Sinistra che dir si voglia. Entrambe hanno fatto poi poco o niente per contrastare lo spopolamento ed il declino urbano e rurale.
A parte tutto ciò, ritengo che io meritavo più rispetto (sia a Badolato che in Agnone) almeno per il solo fatto che in entrambe le realtà mi sono speso davvero tanto per decenni e sempre con risorse mie personali.
Questo è un aspetto (la mancanza di rispetto dei cittadini, in particolare per coloro i quali si danno da fare per il progresso di una comunità, indipendentemente dall’appartenenza politica) che bisognerebbe considerare a parte, dal momento che pesa in modo notevole sulle motivazioni che a volte spingono persone e famiglie ad andare via, ad emigrare (spesso per non tornare più). Un riflettore sul comportamento dei responsabili della cosa pubblica nel meridione d’Italia darebbe alcune risposte sul perché il nostro Sud non riesce a decollare mai o a riscattarsi (come si suole dire).
Agnone e l’Alto Molise, comunque, è così tanto piaciuto ai giornalisti esteri ( https://ecoaltomolise.net/agnone-laltissimo-molise-stregano-delegazione-stampa-estera/?print=pdf ) che costoro hanno chiesto al Comune di Agnone di essere aiutati nel poter avere un intero palazzo o almeno ampi locali dedicati ad una loro succursale per un “avvicendamento” di giornalisti e loro familiari sia per brevi o lunghi soggiorni di lavoro nella quiete di queste salutari montagne e sia per vacanza. Non sono stati nemmeno considerati o ascoltati; non è stata capita né recepita l’importanza di questa vantaggiosa proposta; la prima – si badi bene – fatta da tale gloriosa Associazione di Giornalisti in oltre cento anni che è presente in territorio italiano.
La loro presenza in Alto Molise avrebbe creato le condizioni per ulteriore visibilità internazionale per l’intero Molise e un giro di personaggi ed intellettuali davvero significativo. Una grande occasione persa. Purtroppo una delle tante. L’arretramento del Sud Italia è fatto pure da una molteplicità di occasioni perse nell’introdursi nei circuiti internazionali più utili.
7 – MOVIMENTO E RAPPRESENTNZA POLITICA CONTRO LO SPOPOLAMENTO
Nell’attuale sistema sociale e politico se non hanno una rappresentanza adeguata, i territori e i popoli restano indietro … persino fino ad una lenta estinzione. E’ una legge elementare del vivere in questo tipo di mondo basato sulla più spietata concorrenza e competizione. Spesso sulla irragionevolezza e le più illogiche passioni.
Cosciente di ciò, giovedì 08 gennaio 1987 (all’indomani della prima apparizione televisiva nazionale nella lunga trasmissione RAI 2 “Cordialmente” condotta da Enza Sampò e dedicata a “Badolato paese in vendita”) ho espressamente detto ai dirigenti del Partito comunista e agli Amministratori comunali di Badolato che poco o niente si sarebbe ottenuto con il solo clamore mediatico per salvare il borgo dallo spopolamento più completo ….
Ci sarebbe voluta una rappresentanza politica che appoggiasse nelle Istituzioni di ogni ordine e grado tale battaglia civile per la sopravvivenza dei borghi italiani ed esteri.
Perciò, sollecitavo tale dirigenza a parlare con gli organi decisionali del loro PCI provinciale e nazionale affinché alle prossime elezioni europee (previste per il 18 giugno 1989) ci fossero rappresentanti da eleggere e adatti a perorare al Parlamento Europeo di Strasburgo la difesa e la valorizzazione dell’Italia e dell’Europa periferica e rurale. Rappresentanti con tale medesimo impegno si sarebbero poi dovuti eleggere nelle altre consultazioni elettorali a livello provinciale, regionale e nazionale.
Purtroppo Badolato ha sempre avuto il problema della mancanza di una adeguata rappresentanza politico-amministrativa nei parlamenti extra-comunali, nonostante il suo glorioso e riconosciuto passato di lotte per i lavoratori e i diritti civili delle comunità locali. Purtroppo, quella badolatese è sempre stata una classe dirigente intenta a guardarsi l’ombelico. Tutto sommato una classe dirigente alquanto mediocre e piuttosto autoreferenziale.
Tale difetto (a parte decisioni politico-amministrative sbagliate) non ha permesso alla comunità badolatese di significare come avrebbe dovuto e potuto almeno nel comprensorio di appartenenza. Caduta nel vuoto quella mia proposta dell’8 gennaio 1987 di darsi da fare per guadagnare una rappresentanza al Parlamento Europeo per portare avanti le tematiche contro lo spopolamento e l’agonia dei borghi e delle ruralità, non mi restava altro che cercare un personaggio carismatico da proporre per l’entrata nelle Istituzioni, avendo alla base un Movimento (non un partito) che perorasse la salvezza dei borghi. Comunque, persino un “Partito dei Paesi Spopolati” avrebbe potuto essere realizzato in mancanza di ascolto o accoglienza nei Partiti tradizionali.
Ho interpellato innumerevoli personaggi (italiani ed esteri) capaci a farsi eleggere in tutti i livelli istituzionali (dai Comuni alle Province, dalle Regioni al Parlamento italiano fino al Parlamento Europeo e in qualche altro Organismo internazionale). Nessuno riusciva a trovare (per sé stesso e per la società) la motivazione giusta per portare avanti tale discorso.
Ti giuro, caro Tito, che non ho lasciano niente di intentato. Alla fine mi sono convinto, prove alla mano, che a nessuno interessava veramente la salvezza dei borghi e delle ruralità. Ciò che veniva fatto era soltanto una ritualità del fare tanto per fare ma non per cambiare in meglio la situazione. Ed io, con la mia sola volontà, non potevo fare altro che “testimonianza” !…
Testimonianza e sollecitazioni tramite la stampa, la radio e la televisione. Con qualche manifestazione pubblica che non mi costasse troppo denaro. Eppure ho continuavo a spendere molto, rispetto alle mie povere risorse personali, frutto di un umile lavoro impiegatizio.
Proseguendo la mia personale testimonianza a favore dei borghi spopolati ho tentato tutto il possibile per realizzare un qualcosa di concreto contro lo spopolamento. Nel 1990 ho fondato idealmente la “Università del Riequilibrio” per significare che è necessario anche e soprattutto un riequilibrio territoriale per salvare le comunità dallo sgretolamento dall’emigrazione.
Poi la “Università delle Generazioni” (nell’ottobre 1993) per cercare di formare le generazioni alla difesa dei territori periferici. Devo dire che la dizione di “Università delle Generazioni” è stata la più accettata e gradita tra le tante che ho cercato di avanzare per aggregare persone, gruppi, associazioni, istituzioni nella lotta comune contro lo spopolamento.
Ma, nel concreto, nulla accadeva al di là del colore culturale. Nulla è successo pure nel cercare di proporre (subito dopo “Agnone città d’arte in vendita” del 31 marzo 2014) un “Movimento contro lo spopolamento per il riequilibrio territoriale”.
Quindi mi sono inventato la “Spop-art” (arte contro lo spopolamento) sperando di coinvolgere artisti ed intellettuali attorno all’idea di difendere i borghi con iniziative artistiche. In verità, ho fatto un po’ di rumore ma, nel concreto, poco o niente è venuto fuori.
Quel po’ rumore è stato quasi tutto mediatico. Infatti, dopo il lancio striminzito dell’ANSA – Agenzia Nazionale della Stampa Associata di martedì 22 aprile 2014 ore 15.58 << https://www.ansa.it/molise/notizie/2014/04/22/spopolamento-nasce-movimento-spop-art_bc80e4de-ebb6-4dbc-a7c8-680bc013760c.html >> (fatto più per scrupolo di coscienza che per una descrizione decente), mi hanno pubblicato quasi per intero la mia nota-stampa soltanto il giornale web << https://www.restoalsud.it/talenti/ecco-gli-artisti-che-combattono-lo-spopolamento-del-molise/ >> (domenica 04 maggio 2014) e << https://www.isnews.it/2014/04/24/spop-art-il-movimento-culturale-contro-lo-spopolamento-dei-paesi/2/?amp=1 >> (giovedì 24 aprile 2014) .
Gli altri siti internet si sono limitati a riassumere quella nota più o meno in modo drasticamente molto breve. Così << https://www.primopianomolise.it/citta/agnone/16777/spop-art-il-movimento-contro-lo-spopolamento-in-alto-molise/ >> (martedì 22 aprile 2014) e << https://www.altomolise.net/notizie/attualita/6659/ad-agnone-contro-lo-spopolamento-nasce-il-movimento-spop-art >> (martedì 22 aprile 2014).
Sicuramente c’è stata pure qualche altra pubblicazione del genere, ma adesso non me ne ricordo. Per darti un’idea dei contenuti, ti propongo di leggere quanto evidenziato da << www.restoalsud.it >> domenica 04 maggio 2014 con il titolo << Eccogli artisti che combattono lo spopolamento del Molise >>. Potrebbe essere considerato come un “Pre-Manifesto della Spop-Art”.
8 – IL PRE-MENIFESTO DELLA SPOP-ART 2014
Quasi sessanta anni fa (attorno al 1950 ndr) nasceva in Inghilterra la cosiddetta “Pop-Art” basata essenzialmente sui simboli, sui rigurgiti della industrializzazione di massa e sulla pubblicità commerciale. Pure per questo la “Pop-Art” ha avuto maggiore successo negli Stati Uniti, Paese industrializzato per eccellenza, per poi avere seguaci nel resto del mondo anche nella musica pop e pop-rock. Adesso, sembra quindi conseguenziale e naturale che (in una cittadina come Agnone del Molise, impoverita pesantemente dall’emigrazione e dallo spopolamento) sia appena nata ufficialmente la “Spop-Art” proprio come “contraltare” alle società industrializzate che hanno risucchiato nel loro vortice i nostri paesi spopolandoli. “Spop-Art” perciò come esempio dei territori spopolati a causa della fuga delle popolazioni verso i poli d’attrazione industriale e lavorativa. Una controrivoluzione culturale!
Infatti, su iniziativa del “Movimento contro lo spopolamento per il riequilibrio territoriale“ (costituitosi settimane fa a seguito dell’appello “Agnone paese in vendita per non morire”) ha preso inizio la “Spop-Art” ovvero l’arte dei e per i paesi spopolati e in via di estinzione. Domenico Lanciano, fondatore del Movimento, ci informa: “La Spop-Art è nata come idea sabato santo 19 aprile quando, durante una cena tra amici, ho chiesto ad alcuni di loro di impegnarsi a rappresentare lo spopolamento nelle rispettive arti.
Si sono detti immediatamente interessati un regista teatrale e un autore musicale. Ci stanno già lavorando su. Ma penso che bisogna andare indietro nel tempo“.
In effetti il promotore di tale “Spop-Art” si dice fiducioso della diffusione del nuovo indirizzo artistico-culturale poiché la “Spop-art” è già in atto da tanto tempo senza essere catalogata come tale. Ad esempio, può essere considerato antesignano della “Spop-Art” il maestro Nicola Caporale (1906-1994) che ha dedicato tutta la sua arte letteraria (romanzi, novelle e poesie in numero di 28 libri) nonché l’intera produzione pittorica (stimabile in oltre 300 quadri) a illustrare e descrivere esclusivamente il borgo di Badolato di Calabria in rapido spopolamento, principalmente a causa dell’emigrazione ma anche a motivo di nuovi stili di vita soggetti al consumismo.
Su Badolato la “Spop-Art” ha visto all’opera persino grandi registi come Wim Wenders con il film “Il volo”, interessanti gruppi teatrali come quelli di Roberto Giglio, la scrittrice Francesca Viscone con “Le porte del silenzio” (febbraio 2000) cioè le porte delle case svuotate dallo spopolamento, e persino il significativo “Calendario 2002” dei giovani badolatesi in difesa del loro borgo troppo sofferente.
Negli ultimi decenni, inconsapevole “Spop-Art” è presente nel pittore Pasquale Verdone che già in una sua mostra di due decenni fa mostrava una Agnone desertificata, senza abitanti. La stessa cosa si può dire del compianto pittore Nicola Padula (1939-2005) attivo in Isernia per parecchi decenni. Probabilmente si sentirà artista da “Spop-Art” pure il pluripremiato scrittore e regista Franco Mario Arminio (Bisaccia di Avellino 19 febbraio 1960) che si autodefinisce “paesologo” (conoscitore di paesi, difensore di paesi) animatore del blog “Comunità provvisorie“. Egualmente il napoletano Antonio Mocciòla che di recente, nel contesto del suo giro di presentazioni in Italia, ha ragionato al Caffè Letterario di Agnone sui paesi abbandonati illustrati nel suo libro “Le vie nascoste”.
Insomma, a ben vedere, la “Spop-Art” è assai più ricca e operante tra di noi molto più di quanto non si creda, specialmente come descrizione e testimonianza dei e per paesi spopolati, paesi che bisogna comunque rivitalizzare al massimo possibile con tutti i mezzi. Adesso si tratterà di redigere il “Manifesto della Spop-Art” che sia da base metodologica e orientativa per l’ispirazione degli artisti e porti alla catalogazione delle opere fin qui prodotte da quando il fenomeno dell’emigrazione ha svuotato paesi e interi territori come il meridione italiano e altri Sud del mondo.
Si tratterà, altresì, di costituire una rete di relazioni tra coloro che si riconoscono in tale tendenza espressiva e rivendicativa, indicare una sede che potrebbe essere la stessa Agnone e lavorare al primo “Festival della Spop-Art“. Insomma c’è ancora parecchio da fare, ma d’altra parte “Movimento” significa proprio essere continuamente “work in progress” cioè con i lavori sempre in corso. (Domenica 04 maggio 2014 – Domenico Lanciano – Università delle Generazioni)
9 – MANIFESTO DELLA SPOP-ART 2024
Dopo quasi dieci anni da quella stagione di forte spinta socio-culturale contro lo spopolamento e da tale “Pre-Manifesto della Spop-Art” (2014-2014) … provo a redigere un Manifesto breve ma più chiaro e completo. Eccolo …
BREVE MANIFESTO DELLA SPOP-ART
La Spop-Art è innanzitutto etica, poi anche espressiva e rivendicativa. Esprime il dolore dello spopolamento dei paesi, dei borghi, delle ruralità e rivendica la rivitalizzazione dei luoghi, la loro significanza, il loro valore. Ogni campo e settore dell’espressione umana, artistica e sociale rientra in tale àmbito. Così come ogni mezzo rivendicativo in difesa delle presenze e dei valori etici propri delle comunità più autentiche maturati nei secoli, nei millenni. Si tratta di difendere una vera e propria Civiltà.
Come ogni Arte, si realizza con tutti i mezzi ed i metodi espressivi possibili: dalla storia alla sociologia, dal giornalismo al sindacalismo, dall’associazionismo alle istituzioni, dalla pittura alla fotografia, dal cinema al documentario, dalla scultura al teatro, dalla scrittura all’architettura, dall’agricoltura allo sport, dall’imprenditoria alle tecniche più innovative e così via.
E, come ogni Arte, dovrebbe avere i suoi musei, i suoi festival, le sue mostre, i suoi premi e riconoscimenti, le sue reti di relazioni locali e internazionali con altre presenze, come ad esempio tutto ciò che riguarda l’emigrazione, l’immigrazione e chi invece resta.
Una rete speciale dovrebbe essere curata tra i luoghi privilegiati della Spop-Art, specialmente là dove viene vissuta e rappresentata quotidianamente la lotta per la sopravvivenza di luoghi e persone in ogni parte del mondo.
In particolare, bisognerebbe curare la catalogazione e la letteratura di Autori ed Opere, la formazione delle nuove generazioni, nonché evidenza e riconoscimenti a chi investe nella rivitalizzazione dei luoghi colpiti dallo spopolamento.
La Spop-Art è l’Amore verso tutto ciò che non può e non deve morire.
10 – SALUTISSIMI
Caro Tito, come puoi constatare, le sto tentando tutte contro lo spopolamento; però, non si ottiene quasi nulla se non c’è una rappresentanza politica (o addirittura un vero e proprio partiti politico dedicato a tale scopo) dal momento che dentro i partiti tradizionali non c’è poso o spazio per tali rivendicazioni.
Purtroppo viviamo un periodo molto nebuloso nei partiti e nella politica.
La cosa migliore è far nascere una formazione partitica dedicata espressamente a contrastare lo spopolamento dei borghi. Ricordo che nella sola Italia i comuni spopolati sono oltre cinquemila sugli ottomila esistenti. E così è, più o meno, negli altri Stati dell’area Euro-Mediterranea per non parlare negli altri continenti.
Personalmente non ho più risorse complessive per un impegno diretto. Spero che qualcuno che mi legge possa prendere un simile impegno. Al momento vedo soltanto folclore associativo e istituzionale. Intanto tifiamo Badolato affinché vinca la sfida del borgo più borgo d’Italia 2024 nel concorso della trasmissione “Kilimangiaro” su Rai Tre.
Badolato ha fatto un’ottima presentazione nel tardo pomeriggio di ieri, domenica 21 gennaio.
Speriamo bene, Bisogna votare votare votare Badolato.
Quella Badolato tanto amata pure da Nicolina Carnuccio, la nostra poetessa sublime, la quale adesso riposa nel cimitero del suo borgo natìo dopo quasi settanta anni di assenza, avendo fatto bella famiglia a Belvedere Spinello (Crotone).
Con l’augurio che le nuove generazioni siano più sensibili e capaci anche nella difesa dei borghi spopolati, saluto te e i nostri carissimi lettori.
Alla prossima lettera n. 514.
Ciao,
ITER-City, lunedì 22 gennaio 2024 ore 07.44 – Da 56 anni (dal settembre 1967) il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto” (con Amore).
Oggi il nostro amico Enzo Ermocida (1951-2018) avrebbe compiuto73 anni.
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