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LETTERE A TITO N. 413: “C’È CALABRIA PER TUTTI”


Ovvero 18 brevissimi racconti di Maria Rosaria De Rito di Diamante (CS)

di Domenico LANCIANO (www.costajonicaweb.it)

BADOLATO (CZ) –  16 LUGLIO 2022 –  Caro Tito, lo scorso 08 marzo 2022 con la << https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-390-martedi-8-marzo-2022-mimose-insanguinate-e-listate-a-lutto-per-tutte-le-donne-uccise-nelle-guerre-nel-lavoro-nel-privato/ >> ho messo in allegato i primi dieci racconti di Maria Rosaria DE RITO, un signora di 59 anni che sul Lungomare di Diamante (CS) ha un negozio di souvenir e di bigiotteria. Non la conosco personalmente, ma siamo in contatto “letterario”. Quella prima timida raccolta di racconti molto brevi s’intitolava “TI AMO CALABRIA MIA” ed è dedicata al nipotino Duccio Ballèri (nato a Pistoia il 12 dicembre 2020) di cui è nonna felice e al quale ha donato i diritti d’Autore.

Così come Gli dona i diritti d’Autore pure di questa seconda raccolta che, costituita da diciotto racconti, s’intitola “C’è Calabria per tutti!”. Sciorino queste simpatiche narrazioni come panni al sole (d’estate) non in PDF e in allegato come l’altra volta, ma qui di sèguito (con titolo e data di scrittura), per una maggiore e migliore comodità di lettura. Ed è proprio una BUONA LETTURA che auguro a te e tutti coloro che ci onoreranno della loro attenzione! Grazie infinite! Ed ecco i veloci e accattivanti componimenti dal n. 1 al n. 18.

1 – PRESENTAZIONE (sabato 25 giugno 2022)

 I racconti che seguono, per chi vorrà leggerli, raccontano una donna, raccontano me. Le parole che afferro dentro di me, le accompagno dolcemente fuori, e le metto in fila. Diventano emozioni. Per me che scrivo e per qualcuno di voi che legge… È stato l’ormai inseparabile amico Domenico Lanciano a insistere perché questi miei piccoli scritti non vadano persi e ad incitarmi a donarli a chi verrà dopo, come il mio nipotino Duccio. Chi lo avrebbe mai detto!

A me parevano, semplicemente, parole buttate lì … a cui non dare alcuna importanza. E invece, ora che seleziono questi racconti con cura, uno ad uno, e mi salutano felici e meglio comprendo il senso di ciò che il mio amico ha voluto sottopormi. Dobbiamo lasciare traccia del momento che viviamo. Dipingendo. Scrivendo. Con la musica e con la poesia e in tutti i modi disponibili. Abbiamo il dovere di far capire chi siamo stati e per cosa abbiamo vissuto.

Io sono una donna calata nel suo tempo, stretta tra millenari pensieri di madre, di moglie, di figlia, di donna e tesa verso la modernità. Sono vecchia e giovane nello stesso istante. La nostalgia e la passione si scontrano dentro di me. È faticoso, ma stimolante. Sono stata cresciuta secondo le tradizioni, quelle del Sud. Forti e radicate e secolari come una pianta di ulivo. Ma ho rivisitato ciò che dovevo insegnare ai miei figli. Vivo in mezzo agli altri, con piacere, sorrido a chi adorna la mia giornata con un saluto. Salvo poi cercare un angolo in cui non poter essere raggiunta da nessuno.

La solitudine è fondamentale per restare in equilibrio. In fondo assomiglio ad una donna di sempre. Di quelle che si ostinano a vivere ciò che viene, senza girarsi dall’altra parte. Ma non sono coraggiosa. (Detesto poi, quelle che si definiscono “toste”…). Cerco solo di essere corretta. Sono figlia di un militare. Eh sì … alla fine sono una donna e basta.

Che vive i suoi ruoli e le sue responsabilità secondo coscienza. Sbaglio e chiedo scusa e ricomincio. Ci provo sempre. Non sempre ci riesco. Amo tanto. Se non amo, non lavoro, non cucino, non saluto. Amo i bambini. Sono la parte migliore della società. Amo la natura. In particolare quella della mia Calabria. È così selvatica ribelle scontrosa. Leggendaria.

Amo la mia famiglia. Ho amato immensamente i miei nonni. Mi hanno lasciato un patrimonio speciale. Antiche leggi da custodire e trasmettere. Lo sto facendo con i miei scritti. Peccato non possa rappresentarVi la bellezza e la fierezza dei loro sguardi.

Il fuoco di quegli occhi e gli amorevoli sorrisi … io li proteggo dentro di me. Ogni parola è un tentativo … timido discreto insufficiente. Ho amato mio padre. Un Edipo semplice. Una figlia che incarna la donna perfetta. Dopo sua madre, io. Ma le sue parole mi hanno salvata per sempre. Maria Rosaria è ricca … soleva ripetere. E in quella profezia c’è tutta la forza che mi serve per vivere. (Nelle foto sono io, bambina, con i miei nonni, mia madre, mio padre, mio fratello, una zia e una cuginetta).

2 –  DIARIO DI UNA TRANQUILLA MATTINA IN TOSCANA (lunedì 27 settembre 2021)

 Eccomi qua. La migrazione di cui si parla da 160 anni sono io. Sembrano concetti astratti. Ma poi sono famiglie smembrate, figli lontani, territori ricchi e prosperi e terre abbandonate. La migrazione voluta pensata realizzata e perseguita ha tanti cognomi. C’è anche il mio. Bastardi. Vi maledico sempre. Ogni giorno.

E così scendo dal mio hotel per prendere un bus e andare a casa di mia figlia. Prima mi fermo a prendere un thè e un cornetto. Osservo una bustina gialla e blu sul piattino della tazza, che sostituisce, a quanto pare, la fettina al limone. Inorridisco. Vengo dalla Calabria, preciso ad alta voce. Se non avete limoni ve li porto io, la prossima volta. Siamo pieni di limoni, NOI. Corregge il tiro e mi affetta uno spicchio di limone. Un tipo che sembra un dottor Pantalone della Toscana. Beh, ora ci siamo. Saluto e vado via con un sorriso, fra i loro sguardi stupìti. Smentisco che sono ospitali in Toscana. Anzi.

 Mi munisco, diligentemente, di biglietto nell’ufficio preposto, e attendo il bus. Ne vedo uno già pronto e mi dirigo solerte. E’ lui. E’ quello giusto. Ma soprattutto è lui quello giusto, che più giusto non si può, l’autista. Alla prima sillaba afferro che è di Napoli. Rido. Glielo chiedo e lui conferma. I napoletani sono dappertutto, dicono. E meno male.

Aggiungo. Si prodiga in spiegazioni, sorrisi e raccomandazioni. Devo aspettare qualche minuto prima di salire. Parte. Mi sento cosentina nell’anima, amo Diamante, ma penso che riuscirei a vivere anche qui. Un mio amico di Facebook sostiene che noi del Sud abbiamo grandi capacità di adattamento. Sarà vero? La storia dice SI. Scambio due battute con l’autista. Impossibile non … Insieme lanciamo nell’aria un VIVA IL SUD. Saluto. Scendo. La via è linda e pinta. Mi dirigo verso il cancelletto. Leggo il cognome di mia figlia e mi sorprendo. E’ l’ultima prova che lei non sta più in Calabria e che rimbalza sulla mia faccia come uno schiaffo.  Eh sììì … E’ così, cara Maria Rosaria. E’ proprio così …

 3 – QUANDO LE DONNE SI INNAMORANO (martedì 05 ottobre 2021)

La foto in questione è quella di una donna che ama appassionatamente un uomo importante (Lenin) da cui riceverà molto poco, a cui dedicherà, invece, tutta sé stessa, fino alla morte. È un libro (questo di Ritanna Armeni “Di questo amore non si deve sapere”) cui sono molto affezionata; mi è stato regalato da una mia carissima amica (una gran donna) che saluto …

L’argomento è senza tempo. Mentre scrivo, canta Mia Martini, che di amori vissuti male sembra essere campionessa, accompagnata sempre da uomini incapaci e impauriti, vigliacchi e opportunisti, deboli, irrisolti … volubili. Approfittatori. Si approfittano dell’anima, che le donne affidano sempre senza misura (sbagliando) e del corpo, in uno scambio che non è vissuto mai allo stesso modo. Ma ci sta. Nella parità sessuale, ognuno mantiene le proprie differenze, attribuisce l’importanza che preferisce al corpo.

Ecco. Le donne in amore sono pazze, impetuose, coraggiose, oltraggiose e definitive. Eh sì … perché in quell’amore confidano e a quell’amore dedicano tutta la loro vita (sbagliando…) Le donne in amore sfidano la società, ne sono giudicate e se ne infischiano, distruggono matrimoni e ricominciano … spose appassionate e libere dai pregiudizi. Le donne innamorate sono il futuro, perché non hanno paura.

Il grande Vladimir è sopraffatto dall’amore di questa donna indomabile e tenera. Ma ha paura. La storia non può accogliere un rivoluzionario adultero. Lei, invece, non ha nessun titolo, nessuna responsabilità. Lascia un marito e cinque figli. Trova il RIVOLUZIONARIO, mi permetterei di suggerire. Come è ingiusta la storia … Poi nei confronti delle donne ….

Ora… ho una raccomandazione per noi donne: Restiamo così, anche se fa male, malissimo, a volte…. Lei è sepolta davanti le mura del Cremlino. Lui volle così. Per lavarsi la coscienza, forse … io continuo a leggere e ad assistere a storie d’amore di donne incredibili e uomini inadeguati … nella migliore tradizione!

 4 –  LE DONNE DI DIAMANTE (giovedì 18 novembre 2021)

Vivo in questa piccola cittadina, felicemente da quasi 10 anni … Sono a mio agio, ci si conosce l’un l’altro e mi sembra, a volte di tornare bambina, quando accompagnavo mia nonna a Messa e salutava tutti, praticamente tutti, nessuno escluso. Infonde sicurezza la piccola comunità, è raccolta, intima, accogliente … Ed è affollata di donne.

La mia giornata comincia con Antonella, che passa e mi fa dono di un dolcissimo sorriso accompagnato da uno sguardo azzurro che è un balsamo … sto già bene … svolazzano i suoi capelli biondi nell’aria e va via, mentre scende Gemma che china il volto per spiare dentro al mio negozio. Anche lei, lieve e delicata mi saluta, alza il braccio e si defila.

Corro sulla porta e la intravedo … mi sbraccio per ricambiare, sembra una ragazzina così di spalle … Raggiungo quindi Teresa per il nostro caffè insieme … con un dolcetto insignificante, ma non importa perché lei, di contro, è tanto significativa. L’amicizia fra donne è un progetto importante, altrimenti non è niente … Noi donne siamo perfide o siamo amiche.

Lei ha una folta chioma un po’ rossa, come la Rita famosa, importante nel passo e nel portamento, la vedi e la senti anche se non vuoi; io sento il suo cuore e mi piace perché batte d’amore, e questo è sempre un buon segno. Peccato per chi non lo sa capire … Stamattina ci ha raggiunto Olga. Al bar. Bene. Lei, fuori dal suo regno, il Centro Estetico, è una donna sorridente discreta educata.

Ascolta e interviene con misura. Lascia dire e non contraddice. Nel suo regno, invece, è una leonessa e lavora con abnegazione e tenacia da un quarto di secolo. Io mi affido a lei e sono in buone mani, perché anche questa volta c’è un cuore che batte dietro quelle mani, ed è perfetto dunque.

Più tardi arriva Roberta ed io sorrido sempre quando entra lei. È delicata, emotiva, sensibilissima. Napoletana. Strafiga la definì sua sorella in una foto di qualche anno fa. E lo è ancora, solo che lei, a volte, vorrebbe essere invisibile e fa di tutto per nascondersi. Ma io mi arrabbio, con dolcezza intervengo e allora lei è bellissima … anche qui il cuore è tanto, in abbondanza…

Quando arriva Francesca, invece, la terra si muove. Eh sì, trema … Lei è capelli rossetto ombretto, una femmina oltre la donna. Che piacere e che ciclone. Tocca tutto e tutto le piace ed io fingo di arrabbiarmi, in realtà sono felice … Le donne in una piccola comunità si notano. Gli uomini sembrano ancora più invisibili, silenziosi, anonimi, pallidi …

Poi passa Eugenia … Una cascata di donna che ama, replica, commenta, sorride, posa e tanto altro ancora. Lei c’è e si vede e si sente e inonda il mondo intorno a lei con i suoi sorrisi e i suoi begli occhi del Sud. Passa ancora Rosetta col suo passo leggero e sua sorella, al contrario, col suo passo nervoso ed io accarezzo entrambe con lo sguardo.

Come sarei sola e persa senza di loro … Se per caso ti viene voglia di comprare un vestito vai da Stefania, una gentilissima donna leggera, eterea, raffinata, cortese in modo disarmante. Non hai scelta di fronte a lei, puoi solo essere educata e sorridente e misurare le sue cose bellissime adeguandoti al suo garbo e ai suoi modi… Puoi trovare anche Katia, loro sono insieme e diverse come la notte col giorno, ma entrambe belle e femminili. Katia è una donna forte e la prova la trovi sul suo viso, i cui segni di una vita intensa e implacabile, lo rendono dolce e amabile.

La dignità con cui affronta la sua vita, pur compromessa da dolori e lutti impietosi, è unica. È benvoluta da tutti, rigorosamente da tutti. Lei lo sa e viaggia su questi affetti con leggiadrìa e naturalezza. Per la serie quando il dolore rende migliori.

Ora mi fermo … potrei continuare a lungo, con Francesca e la signora Anna, parrucchiera, la signora Nella del bar e la signora Nina del forno e con la mia amica medico che non si ferma un minuto di visitare quando visita a Diamante. Lei, bionda normanna, mezza siciliana, mezza calabrese, brava bravissima, svolge il suo lavoro con competenza e dolcezza … irresistibile semplicemente … io la stimo e la apprezzo molto. Non è semplice essere un medico-donna in Calabria.

La pianto davvero. Sono noiosi i post lunghi… Mi perdonino quelle che non ho citato…
Sono felice fra di voi … Non sono mai sola. Neppure oggi che ho vissuto l’ennesima giornata difficile … Grazie amiche care. Grazie donne … Grazie care amiche, io sto bene con voi. Benissimo. E vi sono grata!…

 5 – IL REGNO DELLE DUE SICILIE (giovedì 16 dicembre 2021)

Chissà quanti riconosceranno il foulard che indosso nella foto, in pura seta … raffigurante il nobile stemma del Regno delle Due Sicilie. Era da tempo che rincorrevo chi ero … Non mi bastavano le notizie (false) che mi erano state propinate e che inquinano ancora oggi la nostra memoria, troppe contraddizioni …

Ogni pagina una rivelazione, i libri mi hanno destata … Quanta grandezza offesa! Determinanti alcune persone … fondamentali. GRAZIE. Vi sono grata. La presa di coscienza è una bestia famelica. Non si ferma finché non è sazia. Ora niente mi basta e sono ingorda di documenti, date e dati, cifre, numeri… Ma una sintesi la tento già, senza insistere più di tanto e scopro di essere stata invasa aggredita impoverita arrestata imbrogliata asservita e sottomessa … e uccisa, 160 anni fa … e stamattina.

VERITÀ e GIUSTIZIA. Ecco cosa vuole il SUD. E badate che il SUD questa volte morde. Lo sento che il mio SUD usurpato questa volta è pronto ad azzannare chi ancora vorrà provarci. Siamo stanchi, stanchissimi … di essere zittiti e rabboniti dalle tue bricioline. Attento … te le tiriamo addosso Nord. Prima della vostra invasione eravamo un Regno che svettava su tutti. Ora siamo al guinzaglio delle tue ingiustizie e della tua oscena amministrazione.

Politici del Sud … un moto di orgoglio (non è mai troppo tardi), la vostra Terra ve lo chiede. Non fosse altro che per tutti quei morti che ancora non hanno avuto ragione del loro sacrificio. Ai traditori ci pensa Dio, per fortuna. Vi facciamo paura. Lo so. I meridionali al Nord si comportano meglio che a casa loro … dicono. Ma noi siamo così, sempre. A casa nostra e a casa vostra … (ma allora se abbiamo due case… l’Unita è una favola…).

Vogliamo che dalle nostre strade vengano rimosse le targhe coi vostri nomi di carnefici criminali assassini stupratori. Vogliamo intitolarle ai nostri eroi, ai nostri martiri dimenticati. Vogliamo pubbliche scuse dal Presidente della Repubblica per il danno arrecato, da allora fino ad oggi, che è INCALCOLABILE. Vogliamo una corretta pagina di storia sui libri dei nostri ragazzi. Questo foulard d’ora in avanti starà appeso nel mio cuore e nel mio negozio, sarà una traccia del passato che mi guida nel futuro e non permetterò più l’ingiuria di alcuno, anzi sarà un modo per chiarire chi sono. IO SONO DEL SUD.

 6 – DOMENICA 13 FEBBRAIO A NAPOLI (lunedì 14 febbraio 2022)

Sono al “Cavallo di ferro” alle 6 del pomeriggio e aspetto gli altri del gruppo per una manifestazione: Mo Basta!… Rivolta a questo micidiale governo in corso. Basta vedere quanto costa la benzina, per capire che siamo sull’orlo di un abisso profondo… Gli altri… sono quelli di Sud e Civiltà, un’associazione di cui faccio parte da qualche mese e che oltre ad avermi affettuosamente accolta, guida il mio percorso di “presa di coscienza identitaria”.

Non ci sono e chiamo Edoardo, il Presidente. Naturalmente non avevo capito niente, l’appuntamento non è lì (quella era un’indicazione di massima…). L’appuntamento è in Piazza Montecalvario, ai quartieri spagnoli. Mi inerpico, dunque, e li raggiungo in pochi minuti. La Piazza è affollata … Saluto il Presidente e qualcun altro e attendo che comincino.

Mi estraneo, tanto non se ne accorgono neppure…e la festa inizia. Pare di vedere e sentire Pino Daniele prima maniera, quando con quella voce indimenticabile descriveva Napoli e le sue contraddizioni. I palazzi che segnano il perimetro della piazza sono … pericolanti?! … diciamo pure decadenti, ma non se ne preoccupa nessuno… Il giovane uomo che prende il microfono attacca il governo con una raffica di accuse e … io ascolto attentamente per non perdermi niente, e capisco più nell’insieme, che parola per parola e colgo la ferocia con cui difende la libertà del suo Stato. Eh sì, perché Napoli non è una città, non è un mondo a sé … Napoli è uno Stato con la sua lingua, le sue leggi, la sua razza. Napoli ti accoglie, sempre e comunque … ma devi accettare la sua Costituzione. Articolo n. 1: la Libertà – Articolo n. 2: il Popolo è Sovrano.

Ora parla un altro, lo conosco, è Gigi: si trasforma, sebbene sotto le spoglie di ristoratore io abbia sempre intuito esserci quel leone che è; e anche lui sostiene selvaggiamente i primi due fondamentali punti … mentre la folla applaude, il microfono va e viene e lui sopperisce alzando la voce fino al cielo … Quando arriva su quel palco improvvisato il Presidente, io mi concentro meglio, sono curiosa e attratta da questo uomo forte e agguerrito, che si solleva da terra per difendere Napoli.

La sua Napoli. Il suo Stato. Napoli … Capitale del Diritto, mi spiegò in una delle prime riunioni … Ora una pausa di musica e danze, abbracci e strette di mano e urli a squarciagola. Napoli accoglie il grido di libertà. Nessuno è contrario. Napoli sta alla libertà come la luna alla notte… Ed io, da calabrese rigorosa e aspra, li osservo e respiro profondamente quella sensazione che si propaga nella piazza, di autodeterminazione, di catene impossibili, di diritti del popolo.

Articolo n. 3: i Diritti del Popolo. Una bella napoletana mi sorride e mi tiene per mano … Articolo n. 4: la Solidarietà. Ora devo andare. La mia amica mi aspetta in hotel per andare a cena e non vorrei fare tardi …
Saluto e mentre scendo da quei gradini … pericolanti, ma no .. che dico decadenti … trattengo dentro di me l’impressione di aver fatto parte di una scena diretta da Edoardo De Filippo. C’era tutto in quella piazza: il Popolo, i diritti del Popolo, la libertà del Popolo, la gioia di vivere del Popolo, la rabbia del Popolo … la filosofia del Popolo.

Se fossi al posto di questi governanti tiranni … improvvisati o di carriera … avrei un po’ paura. Napoli è pronta a difendere il suo Stato e le sue leggi e la sua Costituzione. Ed io affretto il passo e sorrido e ne sono veramente felice … Ci vediamo presto Napoli …

7 – QUANDO UNA DONNA DIVENTA MADRE (sabato 12 marzo 2022)

Quando una donna diventa madre non è più una donna… Sono qui, in Toscana a fare la mia parte, non molto allenata, di nonna. È un piacere, ovviamente, nel frattempo riporto alla memoria scene di vita vera, vissuta e dimenticata.

Allora, mia figlia sta cenando col bimbo in braccio. Poi lo mette giù, ma lui fa un giro in tondo e torna e risale in braccio a lei. Assaggia un pezzetto di focaccia, in realtà non ha fame, gliela risputa addosso. Scende quindi e parte all’attacco, facendo, questa volta, un giro completo intorno al tavolo, ma cade e mia figlia si alza per riprenderlo e consolarlo …

Riprende a mangiare la sua cena, mia figlia, ma lui fa segno che ha sete e quindi si alza un’altra volta per prendere il biberon dell’acqua e a farlo bere. Riprova a sedersi, ma niente… lui si arrampica addosso a lei e … vuole giocare e si sa … ogni bambino vuole la sua mamma … Muta e silenziosa osservo questa giostra e capisco quanto è stanca mia figlia. Da almeno 15 mesi, senza contare quelli della gravidanza, vive così … Ha smesso di essere quella che era, per vivere una parte, quella della madre, che nega e schiaccia ogni più piccola parte della donna che era.

Sempre più muta e silenziosa penso che tutte le donne del mondo subiscono questa prigionia, per il piacere di essere madre … un piacere che ti fai piacere anche quando non lo è più. Ma la storia delle madri è così. È una storia ingrata e invisibile. Non se ne accorge nessuno. E sembra più una legge divina e punitiva che un ruolo da svolgere.

Quando Dio disse: partorirai con dolore … ha dimenticato di aggiungere: e vivrai ancora peggio. Eppure se questo mondo va avanti da sempre, lo si deve al fiducioso sacrificio delle donne. Gli Ulisse della storia partono, le Penelopi restano …

Cerco di alleggerirla e mi impossesso del bambino, lo distraggo come posso e giochiamo. Sono capace con lui (è sangue mio…) e riesco a regalarle minuti di libertà … Penso che sono stata madre e prigioniera anche io, a suo tempo, e penso che sono felice ora di essere libera di prendere un caffè con Teresa e di leggere un libro (quando ho voglia) e di andare a letto quando ho sonno. Penso che ora sono padrona del mio tempo, ma è stata una conquista degli ultimi dieci anni. Sono stata in catene per molti anni. Perché ho scelto di fare la madre.

Penso che forse è per questa parte famelica e vorace che tutto prende e divora… che forse non siamo più interessanti per i nostri mariti o non interessano più loro a noi, ad un certo punto … a volte … chissà! … Penso che nel silenzio di tutti si compia l’oltraggio, quando ad un certo punto della vita ti senti dire: Mamma non rompere. È lì che qualcosa si rompe davvero dentro di te, facendoti vacillare in cerca di un perché … e facendoti morire dentro (come si dice nella canzone …).

Nessuno dirà una parola per te, per difenderti e allora, se non sei morta dentro (a volte accade) farai il giro lungo e cercherai di riappropriarti della tua vita, magari tentando di recuperare il tempo perduto … Mentre qualcuno ti guarda e pensa: ma questa cosa va cercando?… Forse un pezzo della sua vita, un tempo che non c’è più …

La ragazza sotto, sono io. Giovane madre di mia figlia. Accanto, sono con mia madre, che non ha mai smesso di essere madre. Mai. Neppure una pausa. E che mi ha sostenuta sempre, per regalarmi qualche momento di libertà … Tanti per la verità. Che io adesso cerco di regalare a mia figlia … pochi, purtroppo (perché siamo lontane). In tutto questo gli uomini, i padri, i fidanzati, i compagni fanno quel che possono. I più volenterosi. Molti si girano dall’altra parte. In tutti i sensi. I figli sono della mamma, diceva mia nonna.

8 – QUANDO I FIGLI CRESCONO (martedì 22 marzo 2022)

Siamo a Pistoia. Passeggiamo per la città. Loro due sono davanti a me. Li guardo con occhi ingordi. Non mi pare vero. Chissà da quanto tempo lo desideravo … Camminano e parlano. Sono grandi ormai. Eppure se mi lascio avvolgere dalla nostalgia, sono a Cosenza, in piazza Loreto, lui dà una mano, lei dall’altra e stiamo andando alla gelateria per una coppetta.

Macché … vogliono il cono e non c’è verso di fare diversamente. Stiamo per attraversare, tengo strette le loro manine e loro si aggrappano a me. Le macchine e le motociclette che popolano la strada a quell’ora, li mette in soggezione. Sono tutto per loro.

Sono importante e rassicurante. La mia vita ha un senso, in quel momento … Quando smetteranno di richiedere il mio aiuto per vivere, io… beh ho rischiato di morire. Questo è il dramma di tante mamme. Comunque siamo lì ed io chiedo due coni, dopo una lunga trattativa sono perdente. Niente coppette. Insieme sono imbattibili.

Pistoia è un po’ come Cosenza. Piccola … percorribile a piedi. Un traffico sostenibile. Non faccio fatica a fare un salto in un passato prossimo, in cui loro sono i miei bambini. Miei. Solo miei. Anche ora che camminano e parlano fra di loro, isolandomi perché sono estranea alla loro complicità, e a me sta bene così, anche ora sono miei, comunque … D’altronde una madre non chiede mai niente ai propri figli. Solo che siano felici e sereni …

E si rivolge direttamente a Dio per essere esaudita. Mi dispiace per chi non è mamma. Ignora completamente l’istinto di protezione che motiva la vita di una mamma … Basta solo che loro stiano bene. Prendi me, piuttosto. Quante volte lo abbiamo detto. E saremmo pronte veramente, se ce ne fosse bisogno… Ho una voglia di accarezzarli … lo faccio silenziosamente.

Vi amo, gridano le mie mani, mentre i miei occhi percorrono i loro corpi cresciuti, che avanzano nella città. Si girano e mi apostrofano come se fossi una rimbambita. Ce la fai?! Mi chiedono. Certo che ce la faccio. Ridono fra di loro ed io sono sempre più soddisfatta. La loro complicità è un ulteriore regalo … Mi beo del loro ottimo rapporto e sono fragile. Piego la testa di lato per guardarli meglio, confidando che non mi vedano … Riderebbero del mio amore. Ed io detesto che riconoscano la mia dipendenza da loro.

Penso che la vita sia perfetta. Ti regala attimi di gioia, quando meno te l’aspetti. Eravamo usciti per fare un po’ di spesa alla Conad … chi l’avrebbe detto che mi sarei imbattuta nel mio passato recente, gonfio di amore e ricco di giorni inconsapevoli, vissuti da una mamma coi suoi bambini. Stiamo tornando a casa. Devo chiudere con i ricordi. Non voglio che loro se ne accorgano.

Sono così pieni di certezze … Non immaginano neppure che il tempo che verrà li renderà più umili e sensibili e appesi ai ricordi, come unico punto di riferimento. Il presente è così povero, a volte … Li amo. Infinitamente. Di quell’ amore comune a tutte le mamme del mondo. E li guardo … Socchiudo gli occhi e li aiuto a pulire le mani del gelato che cola…

9 – LA CALABRIA DI RAI LINEA VERDE (lunedì 04 aprile 2022)

Una Calabria inedita ha girato ieri in tivù. Mi sono emozionata. Non so voi … Calabresi imprenditori viticoltori pescatori e orafi. Belli sorridenti laboriosi e geniali. Famiglie imprese che si stringono attorno a un progetto. Solitari professori che custodiscono musei, con la gentilezza asciutta e il romanticismo dei calabresi, quando dedicano la propria vita a una causa.

Conventi che testimoniano una religiosità antica e crocevia di storie e di culture. Gentilissime donne che pretendono di vivere e lavorare dove sono nate, piuttosto che essere costrette a fare la valigia, difendendo il loro dimenticato paese come antiche sacerdotesse. Orgogliose ragazze che impastano mostaccioli e sorridono al compiaciuto giornalista.

Eh sì. Chi non si sarebbe divertito … di fronte a quella fierezza tutta meridionale. Ogni successo costa di più in Calabria.

Quanti luoghi ho riconosciuto. Tappe della mia infanzia. Erano gli anni in cui mio padre non trascurava di accompagnarci per campagne e spiagge a lui care, fra cugini e compari e “figghiole” che tanto assomigliavano ai protagonisti del servizio. Io e mio fratello, muti, attenti, ascoltavamo ciò che oggi ho visto, così bene documentato.

Formaggi genuini e nduia di Spilinga, vino zibibbo e fileja attorcigliati con il “gutumu” da mia nonna (un bastoncino che si prende dalla pianta “gutumara”) sono state prelibatezze che hanno arricchito la nostra tavola e la nostra vita di bambini. Soprattutto la nostra fantasia, fra tavolate profumate e abbondanza di sentimenti.

Ieri hanno reso giustizia alla Calabria, che è anche molto altro, purché le concedano, almeno, lo spazio di raccontarsi. Onore e commozione per la mia terra, fiera sola coraggiosa e orgogliosa. Gente tenace la abita. Bella, attraverso le inquadrature … da qualsiasi angolazione fossero. Avete notato quanti superfici libere…? È una terra dove la natura ha il suo spazio e il suo tempo.

Il futuro, quello imminente, comincia proprio da qui. Chi pensa che sia fra palazzi e fabbriche e persone ammassate, si sbaglia. A suggerirmi di non perdermi il servizio TV è stato un mio carissimo amico, al quale sono grata. Lui conosce il mio sentimento. Che è quello di tanti calabresi. Innamorati della propria terra.

Pazzamente innamorati. 

10 – LE PARTENZE (giovedì 11 aprile 2022)

Alle ore 6,50 sono qui che aspetto il treno per andare a Napoli. Ritarda 5 minuti. I miei pensieri si avviano automaticamente, anzi sono già avviati. Quando mai mi danno pace… Sono felice di questa libertà che mi regalo. Di movimento, di autonomia, personale. Ricordo a me stessa che ho dedicato troppo poco tempo a me, che ho sempre programmato partenze di famiglia, che pure erano liete, ma che nulla avevano a che vedere con me.

Avevo sempre una parte da sostenere. E il bagaglio da preparare era quello di cinque persone; invece stamattina in cinque minuti ho infilato dentro il trolley due cose, solo per me.

Ricordo pure a me stessa che quando da ragazza leggevo la biografia di scrittici e poetesse libere e ricche, che viaggiavano per il mondo, o che comunque sfidavano le convenzioni, dando spunto ai loro scritti, io le ammiravo e le invidiavo e custodivo il piacere delle loro esperienze dentro di me; o a volte soffrivo con loro il prezzo che sostenevano per difendere semplici libertà. Il diritto di pensare e di agire di conseguenza, per le donne è stato, ed è ancora, un viaggio lungo ed ostacolato.

Una mamma che accompagna il figlio mi distrae e mi scatena antichi sentimenti. Lui è un ragazzino di quindici anni, ancora in bilico tra il bambino che è stato e ciò che diventerà. Parla con la mamma, le spiega, si agita. È tenero. Lei prende tutte quelle parole e tutto quel freddo solo per fargli compagnia. Fino a che non arriva il treno.

Ho vissuto anche io così. E ancora prendo tutte le loro ansie e le faccio mie. Ritorno a me e penso che mia madre disapprova queste mie partenze, non le capisce e la prima cosa che mi chiede, quando le scopre è: ma tuo marito lo sapeva? (Sì, perché io glielo dico sempre dopo, quando sono già rientrata…). Mai che dica: ma ti sei divertita?

E quando le dico di sì, disapprova ancora di più. In cuor suo pensa che me lo dovrebbe impedire. Per fortuna lo pensa, ma non parla. Sa che scatenerebbe una furia. Do per certo che lui, invece, mio marito, non sia contrariato … ma ad un certo punto, non ne sono poi così sicura.

Penso che il mio amico Mimmo Lanciano ha aperto una diga, invitandomi a scrivere, rovesciando fiumi di parole che prima stagnavano dentro di me e che ora fluttuano nell’etere, tormentando i malcapitati. Mi dispiace. Non riesco a trattenermi. Il fischio del treno mi costringe ad uno stop. Afferro il trolley, argino i pensieri e salgo. Napoli, Edoardo Vitale, l’Associazione, mi aspettano per parlare di Sud. Perché questo vi volevo dire.

Ora ho un nuovo impegno che arricchisce la mia vita. E mi sento un po’ come le scrittrici e le poetesse di cui sopra. E la causa è nobile. Nobilissima.

11 – TOGLIAMO I NOMI DEI NOSTRI CARNEFICI DALLE NOSTRE STRADE

(giovedì 21 aprile 2022)

Poco dopo, pochissimo dopo il mio negozio, comincia la via intitolata al fu già sindaco Evasio Pascale. Non l’ho conosciuto, ma l’eco dell’impegno e dell’attivismo per il suo paese è inarrestabile. Soprattutto i suoi nobili sentimenti … Mi è stato detto, infatti, che metteva il cuore in ogni sua azione. Fu imprenditore e gentiluomo. Ingegnere stimato. Sindaco illuminato e appassionato. Pioniere.

Diamante deve a lui i Murales, i quali consegnarono il paese ad una valorizzazione del turismo, che ancora oggi continua. I figli ne onorano il ricordo, ognuno a modo proprio. È faticoso eguagliare uomini di tale portata.

La targa lo tramanderà ai posteri ed io mi dolgo soltanto di non rientrare nel tratto a lui dedicato. Invece, purtroppo, il mio negozio, è ubicato in una strada che ricorda un criminale. Assassino. Invasore. Indebitato e vile sovrano, a cui il Sud deve il suo disfacimento.

Ma per le cronache ufficiali, fu il primo Re di Italia, pur rimanendo Vittorio Emanuele II. Che sfacciataggine! Mi duole assai avere scoperto che inviò uomini (?) capaci di grande ferocia per sterminarci. Eh sì. Perché non fu Unità. Ma INVASIONE. Quante menzogne sui banchi di scuola, falsità, orrori passati per coraggio! Viceversa, coraggio e fierezza passati per brigantaggio.

Vittorio Emanuele II fu un assassino del popolo meridionale, insieme ai suoi compari. Senza misura né regola. Anzi ogni regola venne sostituita dalla violenza. Fummo invasi, bombardati, saccheggiati, impiccati, imprigionati, deportati e sottomessi. Impoveriti. Ammazzati. Fu guerra. Guerra civile. Fu genocidio. Dedicargli strade e piazze è un insulto per i nostri morti. Aspettano da 160 anni che si racconti la verità.

Di eroi a cui intitolarle, invece, ne abbiamo. Hai voglia se ne abbiamo … Gente valorosa e anonima che ci ha salvato, nonostante tutto, dall’abisso a cui eravamo destinati e in cui cercano di affondarci (quelli che ci unirono…) ad ogni occasione, ancora oggi. Ricordo, per esempio, che rimasi colpita dalle narrazioni dell’ingegnere Pietro Cirone a proposito di suo padre, soldato e tecnico nella Seconda Guerra Mondiale, così come dal racconto del papà di Giuliano Benvenuto, la cui descrizione dei fatti di guerra e del ritorno a casa mi commosse profondamente. Chiedo ufficialmente a questa Pregiatissima Amministrazione di comprendere il mio sdegno e di accogliere la mia richiesta. Via le targhe coi loro nomi.

E chiedo Loro, pure, di partecipare a riscrivere la storia che ci riguarda. Tutto il SUD deve pretenderlo. La nostra risalita comincia ripristinando la verità. Poi verrà il momento delle scuse e poi, forse … anche le COLONIE potranno assurgere al ruolo di Regioni d’Italia. Forse. Intanto io … per il momento sto a Diamante, Lungomare 173.

Il nome di quel criminale non ce la faccio proprio a scriverlo.

12 – QUANDO ERAVAMO PICCOLI IO E MIO FRATELLO A BRIATICO (lunedì 25 aprile 2022)

Mio fratello azzarda tuffi pericolosi dagli scoglietti che adornano la Torre di Briatico. Invece io faccio “il morto” e galleggio senza muovermi. Siamo felici come solo nell’infanzia la vita concede. Mia madre ci lascia giocare con l’acqua limpida e fresca, ci sorride e si rilassa. Siamo in paradiso e non c’è nulla da temere. Briatico è magica e bellissima.

Le barche sono il corredo di una spiaggia piccola e incantevole, un dipinto perfetto, ogni colore e ogni spazio sono parte di un paesaggio che non teme confronti. La Calabria non ha rivali in natura. Le barche ormeggiate, invece, su cui saliamo arrampicandoci come pirati, ci regalano profonde calate col naso tappato. Mi sembra di risalire a galla ora, sento perfettamente l’acqua salata in bocca. Mia madre si sbraccia e ci ìntima di smettere. Ma non è possibile.

Nascono amori fra quei tuffi e amicizie eterne e delusioni indimenticabili. A volte i pescatori si arrabbiano, non vogliono che usiamo le loro barche come trampolino. A volte, invece, sono complici della nostra giovinezza e ci lasciano fare e ci sorridono mentre sistemano le reti. Loro vivono di mare. La salsedine è una patina che ricopre le loro vite dure. Siamo adolescenti e Briatico ci ammalia tutti. Genitori e figli. E ci aiuta a crescere. Le amicizie si rinforzano e si saldano. I tramonti colorano le nostre estati senza esitazione. Di fronte a quei colori ci salutiamo a fine estate e ci ritroviamo l’anno dopo.

La vita è cattiva per quanto è veloce. Siamo grandi e anche i nostri figli giocano su quella sabbia bianca. Briatico ci accoglie sempre … il molo, la Torre, la spiaggia della Catena. La piazza. Le serate sono alticce e piene di risate anche quando siamo genitori. Anzi. Ci ritagliamo il tempo dell’amicizia, dopo aver messo a letto i nostri figli. Li lasciamo coi nonni e usiamo la notte per ritrovarci. Il tempo dell’amicizia non finisce mai.

Poi Briatico perde, ad un certo punto, il suo peso turistico e disperde i suoi ragazzi cresciuti con tanto amore e li regala ad altre spiagge, altri tramonti, altri incontri. Qualcuno resta, ma senza quella magia antica. Briatico sembra perdere tutto. I suoi figli dell’estate e il suo incanto. Come sempre accade in tutta la Calabria, del resto. Finché non leggo, qualche giorno fa, di una giovane, Francesca, che è tornata a Briatico e mette foto lungo il paese e ai suoi palazzetti e, mette pure in mezzo, quella voglia di noi altri del Sud, di tentare imprese folli e originali, qualcosa di insolito e gentile, acuto e brillante (se no che calabrese sei…) e allora mi risale tutto. Il passato che si incontra col presente. Nastri mai tagliati ed emozioni prepotenti ed una voglia di ritrovarci tutti in una Briatico festosa e affollata di turisti e adulti nostalgici come me, che non l’hanno mai dimenticata.

E queste poche foto ne sono una prova schiacciante. Dai, Francesca, datti da fare, fai brillare Briatico … che presto torniamo e ci ritroviamo in piazza, ai nostri tavolini … con le rughe che la vita ha disegnato sui nostri volti sarà ancora più bello stare insieme …

13 – PRIMO MAGGIO FESTA DEL LAVORO (domenica 01 maggio 2022)

La mia giornata comincia presto, tra Gemma che sale dalla signora Lola e Antonella che stende il bucato. Roberta, invece, spazza il terrazzo. Ci potresti mangiare su quel pavimento. Vincenzo, intanto, sistema le biciclette e si ristora guardando l’orizzonte.

La mia giornata di lavoro comincia insieme a quella di molte altre donne. E uomini. Oggi è la nostra festa. Ed io sono già qui, per onorarla a dovere. Chi mi conosce lo sa … Alzo la serranda di buon’ora e poi mi regalo una passeggiata sul Lungomare.

Torno e sono viva. Quando la serranda è alzata io respiro penso e vivo. Ermelinda passa si sbraccia e mi sorride. Quando la incontro mi dice: come sei mattiniera … Eh sì … Se qualcuno vuole togliermi tutto ciò … io lotterò come una schiava del Colosseo contro i leoni.

Il mio negozio non è il mio lavoro. È amore. Lotta. Indipendenza. Libertà. E prigione pure. Quando abbasso la serranda ci penso ancora. Se parto, ci penso pure e non vedo l’ora di tornare. È una stanza della mia vita.

Il mio cuore è anche là … fra oggetti sul tavolo e orecchini appesi nelle vetrinette … Hai voglia che mio marito dice “Non identificarti col negozio…” Identificarmi …? Ma noi siamo un tutt’uno.

Il lavoro è questo per me. Metterci il cuore. La testa e l’anima. Le mie clienti lo sanno. Lo hanno capito e tornano sempre…

Sono una donna fortunata, che ama il suo lavoro e può difenderlo. Finché avremo passioni e progetti nessuno potrà ucciderci. Draghi dillo ai tuoi compari delle multinazionali. I tuoi amici. Nostri nemici.

Viva il Lavoro. Viva la società che si fonda sul Lavoro.

E viva noi donne, che lavoriamo il doppio.

Viva pure Domenico Lanciano che mi ha onorato con un riconoscimento ufficiale, proprio oggi, per queste mie parole buttate nel vento, che lui trova tanto significative, e anche alcuni di voi.

Buon Primo Maggio a tutte le Lavoratrici e a tutti i Lavoratori. Ahh dimenticavo PACE NON GUERRA. Serve la Pace non la Guerra per Lavorare!

14 – DUE GIORNI CON “SUD E CIVILTA’” (martedì 17 maggio 2022)

Cammino affannata e zoppicante e penso che quel giorno che inviai un messaggio a “Sud e Civiltà”, chiedendo di essere interessata all’Associazione … fu certamente una delle mie giornate migliori. Arrivo finalmente, in piazzetta degli Archivi, e il professore Gianni Turco intrattiene i presenti con uno dei suoi affascinanti e appassionati ragionamenti, dai quali non si scappa. Ti costringe ad accendere il cervello. Domani lo ritroverò nella sede della Associazione e già ne pregusto il piacere …

Segue un intermezzo musicale e di danze. Loro sono bravissimi, ovviamente … la musica e Napoli vanno a braccetto. La musica trova in Napoli una fonte di ispirazione e Napoli, a sua volta, si fa spiegare dalla musica. Lui, in particolare, ossuto come Troisi, anzi no … come il grande Eduardo, illustra, con la mimica prima e con gli occhi poi, la teatralità di cui è composta Napoli. Giungono le parole ed è arte. Napoli è servita. Più tardi, a tavola, ci regalerà una “Tammuriata nera” da brividi.

Ecco il “mio” Presidente che prende la parola e allora si fa silenzio. Eh sì, freme di passione parlando della sua Napoli e gli occhi gli luccicano. La rabbia e l’orgoglio si alternano fra le sue parole ed è un invito accorato e preciso a difendere la nostra terra, le nostre nobili radici. A ritrovare l’antica fierezza … mi commuovo. Poco fa, mentre cantavano “Briganti se more” alla strofa “anche la Calabria si è arrivotata” … mi ha rivolto uno sguardo di solidarietà, come a dire: non perdere le speranze Maria Rosaria. Ma io non mollo, caro Presidente, non sarei qui altrimenti.

Il compleanno di Sud e Civiltà, il quinto per l’esattezza, prevede una cena al Seggio del Popolo. Fra saluti e cibo buonissimo e altre canzoni, inedite per me, la serata scivola, ma è oscurata, ad un certo punto, da un malore del nostro Presidente … Si ferma tutto. Ahimè. Ognuno di noi dorme male quella notte … Ti vogliamo bene, Presidente! La mattina dopo, però, la sua voce eccitata e allegra ci tranquillizza.

Ci vediamo nel pomeriggio. Nella sede dell’Associazione. Eccoci. Arriva e lo accogliamo con un applauso. Siamo tutti raccolti attorno alle sue parole. Parla a lungo … ed è come se il malore di ieri sera gli avesse regalato una ulteriore saggezza e una maggiore sicurezza. Parla di Epos e brilla la stanza di emozione quando sottolinea il coraggio di uomini pronti a morire, per difendere ciò in cui credono.

Ora è la volta di Enrico Fagnano. Ho già subìto il fascino delle cose che disse a Praia. Ho anche letto il suo libro. Ma ce n’è ancora e ancora. È semplice e disarmante. Colto e rassicurante. Siamo ammaliati. Nella stanza l’emozione si trasforma in partecipazione. Nascono spontanee domande e lui ti fornisce tutte le risposte. Non ti delude mai. Conclude il professore Gianni Turco.

Si congiunge agli argomenti del Presidente prima e dello scrittore Enrico poi, ma spazia e argomenta l’impossibile … io sono in soggezione di fronte a lui. Insiste e ripete ogni concetto almeno due volte, come a rimarcarne l’importanza. Non ce ne sarebbe bisogno, in realtà. Le sue parole pesano e sono incisive. Il suo sapere è a nostra disposizione ed io penso che sia veramente questo il valore del sapere. Che possa essere condiviso. Lui non si fa pregare.

Tutt’altro. Ed io sono ancora più in soggezione per questa sua umiltà e disponibilità, oltre che per tutto lo studio che ha caratterizzato la sua vita.

Ci salutiamo. È l’ora. Sono le otto di sera e Napoli è bella. Pietro mi accompagna con occhi sorridenti ed io in hotel ripenso a tutto e sono felice. Questi due giorni occupano uno spazio come due mesi, dentro di me.

Grazie a tutti ed arrivederci a presto. E soprattutto … grazie Edoardo!

15 – SE QUESTA E’ UNA REPUBBLICA … (mercoledì 01 giugno 2022)

Approfitto di Primo Levi per dare titolo a questo scritto, stamattina. E mi dico di NO, così come voleva sottolineare lui riguardo agli esseri umani. Un’amarezza infinita percorre la mia vita. Ma pure una rabbia incontenibile.

I festeggiamenti che invadono tivù e giornali non mi riguardano. Abito nella Colonia per eccellenza (la Calabria vince su tutti, non me ne vogliate … per questo infausto primato) e sono fondamentale per la riuscita della Repubblica. Sono terra fertile e generosa. Regalo i miei frutti alla Madre Patria, senza riconoscimento alcuno. Regalo primizie e figli. E così tutto il Sud. Per quanto tempo ancora…?

Solo qualche giorno fa, una mia amica, a proposito del figlio che studia in Emilia Romagna, ha aggiunto: Eh sì, lì c’è un’altra qualità della vita! Mi si è gelato il sangue. Credetemi. Oltre il danno, la beffa … Derubati e derisi, e compiaciuti pure del nostro destino. Eh sì… Con le menzogne hanno cancellato la nostra identità.
I nostri antenati sono morti per niente, quindi? No, non voglio dimenticarli! Non sarà stato del tutto inutile quel sogno di libertà e quell’indomito coraggio. Può bastare la presa di coscienza di alcuni? Antonio Ciano dice di sì. Pure io ci credo.

Per mio fratello, che mi colpevolizza di lunghi e noiosi scritti, e per chi non ha tempo di leggere o voglia di farlo … allego delle foto, a sostegno delle mie parole. Ne seleziono alcune, ma ho un archivio di tutto rispetto. Si sappia, però, che il tempo del cambiamento è lì, nel petto di tanti di noi… E oggi non abbiamo niente da festeggiare. Questa non è una Repubblica!

16 – LA CALABRIA E IL VIDEO DI JOVANOTTI (domenica 05 giugno 2022)

Ma ditemi, cosa c’è di strepitoso nel video che Jovanotti ha girato in Calabria? La musica, gli arrangiamenti, il testo, i costumi … ma la coreografia è lì da sempre. La Calabria è una terra infinitamente bella e nobile. La sua millenaria illustre storia ha lasciato tracce dappertutto. La Calabria è selvatica e remota e bellicosa.

La Calabria è la certezza di un mondo che non vuole scomparire. Non può. Serve per ricominciare. In Calabria le montagne sono appuntite o rotonde, ma sempre sorridono al mare, che risponde con un’onda ora leggera, ora potente. Un mare gonfio di mito e di leggende.

I calabresi sono, siamo, poco attenti a tutto ciò e pertanto capaci di tutto. Di sfidare, offendere tanta bellezza o di esaltarla con gesti eroici. Nella mia terra sciacalli e principi si contendono la partita. La Calabria, gentile e rassegnata, permette agli uni e agli altri di esprimersi e chi vincerà … farà la differenza.

Eh sì. Perché ora la partita stringe. Vogliamo che vincano i principi, i coraggiosi e gli eroi. Anche, soprattutto, quelli di tutti i giorni. Non mi associo all’entusiasmo dei tanti per il video di Jovanotti. Lui è un bravo artista. Ha scelto uno sfondo.

Una base. E basta. Ma davvero stavamo aspettando lui, che ci dicesse quanto è bella nostra terra?! … io che me la porto nelle vene, come tanti di voi, e che ne sento la grazia la forza e la tristezza nelle sue giornate ventose, voglio difenderla e proteggerla e metterla al riparo da tutte le cattiverie che subisce e che l’hanno resa serva e sguattera e succube di un destino che non è il suo.

Insorgiamo calabresi! Riprendiamoci con valore e coraggio il nostro futuro e liberiamo questa nostra terra dai suoi vigliacchi padroni e padrini. Politici silenziosi e complici, ruffiani pagati e meschini. Siamo in tanti a non voler più andare a Milano. E neppure a Torino o a Mestre in umilianti pellegrinaggi, di lavoro, di salute, di studio.

Abbiamo una terra generosa, di sole e di tradizioni, un’antica cultura e nel petto i saggi consigli dei nostri nonni, le loro carezze che ancora ci emozionano, a ripensarci … e la forza che quelle mani sapevano trasmettere. Insorgiamo calabresi! Riprendiamoci la nostra terra. È possibile, io ho notato che siamo in tanti a volerlo e poi, magari, chiameremo Jovanotti a cantare le nostre tarantelle. Insorgiamo calabresi! Il mostro ci guarda con sospetto. È lì che tenta di schiacciare il nostro futuro, definitivamente. Insorgiamo calabresi! Siamo figli di re Italo e madri di Faillo …

17 – QUANDO VA VIA L’ULTIMO FIGLIO (venerdì 10 giugno 2022)

Quando va via di casa l’ultimo figlio … ti senti come uno specchio che si rompe. Eh sì, va giù tutto in migliaia di pezzi e non è ricomponibile … Passi dalla stanza e sbirci, senza guardare troppo dentro. Ti fa male. Di quel bambino non vi è traccia, sul letto un vecchio jeans, le ciabatte e il completo della palestra … un po’ più in là. Era un momento fa che sentivi i suoi piedini percorrere il corridoio ed era già in camera tua che ti chiedeva: mammina posso dormire con te?…

E tu che fai la parte della educatrice e dici pure di no. Devi dormire nel tuo lettino! Ma lui è già sotto le coperte e si stringe al tuo corpo e senti quell’odore di bambino e di futuro e di carne tua e sei felice.

Quando va via l’ultimo figlio, devi assolutamente riorganizzare la tua vita. Il vuoto è piuttosto una voragine. Ma dovrai inventarti qualcosa. E goderti la libertà che ti viene restituita. E se lavori, finalmente potrai stare più rilassata, non devi fare la spesa, cucinare per lui (o lei) che poi deve uscire, lavare quella felpa all’ultimo minuto, accompagnarlo a casa della fidanzatina o a scuola guida o all’appuntamento con gli amici o chissà da quale altra parte.

Quando va via l’ultimo figlio, ti accorgi che è durato poco, pochissimo. Eppure sembrava dovesse non finire mai e ti lamentavi pure, perché non avevi mai tempo per andare dalla parrucchiera, dall’estetista e a mangiare una pizza con le amiche o al cinema. E quando ci andavi, pensavi sempre a loro, a lui in particolare, l’ultimo, il più piccolo.

Quando va via l’ultimo figlio, lo vedi andare via col padre e insieme sono belli, non c’è che dire. E lui, il padre, ti dice che sa parlarci meglio di te, da uomo a uomo, perché tu lo affliggi, non lo fai crescere, non lo fai respirare e tu … allora sorridi e pensi a quando respiravi a fatica con 12 chili in più addosso (tutti concentrati sulla pancia, poi…), ma avresti sopportato chissà cosa per metterlo al mondo sano e bello. E ora … non se lo ricorda più nessuno. Ma tu sì, però…

Quando va via l’ultimo figlio, tu sai per cosa e per chi hai vissuto la tua vita e non c’è spazio per il rimpianto, né per la nostalgia. È una dura e antica legge. Che non ti chiede il permesso, per essere applicata, ma si prende tutto ciò che occorre. Te compresa. Tu non sei altro che un tramite. Credi di essere chissà quanto importante, ma sei soltanto uno strumento utile. La regia non è la tua.

Quando va via l’ultimo figlio, tu sei un po’ più vecchia. E non solo dentro. E sei anche sola. Con i tuoi pensieri, il tuo amore, il tuo senso di inadeguatezza rispetto a questo nuovo status e poi … ti guardi intorno e vedi tante giovani mamme, affannate impegnate, prodighe di baci e carezze, sorridenti, cariche di buste e borsa e zainetto e poi col mignolo afferrano la creatura, e attraversano la strada. Attraversano la vita… Come ho fatto io. (Le foto, qui sotto, di abbracci e baci testimoniano che dico la verità…)

18 – I PAESI DEL SUD E L’EMIGRAZIONE (venerdì 17 giugno 2022)

Mio padre era nato in un paesino dell’entroterra calabrese. Ignoto a molti, ma lui lo ha portato sempre nel cuore come un appiglio. Gli serviva per non dimenticare chi fosse. Mio padre era figlio di quella terra e nelle viscere imperverseranno sempre frammenti di vita giovanile. Lui era partito per la vita militare. Molti altri del paese erano partiti per le zone industrializzate del Nord, alcuni addirittura all’estero. Stati Uniti. Argentina. Canada.

La lontanissima Australia. I paesi del Sud, grazie a questo crudele pianificato destino, si contrassero a tal punto da sembrare abbandonati, se per caso li percorrevi in inverno. Le madri, mutilate dei loro figli, avvolte nello scialle nero, affrontavano l’inverno, nel silenzio delle giornate corte e gelide. Gli uomini, fingendo una forza imparata in guerra, si incontravano davanti ad un bicchiere di vino e ad un mazzo di carte. L’attesa ha sempre contraddistinto la vita della gente del Sud.

Con l’arrivo della bella stagione, però, natura e stati d’animo rifioriscono. Le donne ripongono lo scialle e attraversano i campi e il paese con occhi sorridenti e cuori in attesa. Gli uomini zappano solchi per melanzane e pomodori. I figli migranti stanno tornando. I timidi davanzali traboccano di gerani rossi e pendenti. Dalla “cascia” (cassapanca) si tirano fuori le candide lenzuola ricamante a mano e le tovaglie a quadretti per le lunghe tavolate.

I figli dovranno riposare e mangiare come prìncipi. Il paese si riprende la vita interrotta, i migranti restituiscono quel respiro di cui è stato privato per un anno, nei vicoli tornano le voci e le risate e i rumori di un tempo che non si può dimenticare. I sughi bollono nei pentoloni pure nelle cucine piccole e umili.

Il profumo si deposita sul cuore ed è ancora lì, durante l’inverno, quando la nostalgia la fa da padrona. Le nonne portano a spasso i nipotini. Anche io do sempre la mano a mia nonna. Sono una principessa e lei è la mia regina. Porto il cappellino e un vestitino col fiocco, le scarpe a ballerina e calzini con merletto. Mia nonna è così orgogliosa di me, che io quasi non respiro, per non guastare quella magia.

Mio padre incontra un cugino emigrato in America. Si abbracciano. Scorrono lacrime in quell’abbraccio e ricordi giovanili di ciliege mangiate all’albero e nacàtole fritte dalle loro madri (dolci tipici). In piazza bancarelle di torrone e giocattoli. Il palco e la giostra un po’ più in là sono il segno tangibile della festa e nessuno sfugge alla commozione di ritrovarsi. La festa del paese raccoglie tutti. Si festeggia il Santo e ferragosto. Emozioni a destra e a manca, che sfuggono al controllo e rivelano quanto sono forti le radici di un popolo.

L’allettante modernità nulla può di fronte a tutto ciò. Si mischiano dialetti. Il denso e saporito calabrese al milanese e a tanti “ne” torinesi. Io sono triste. Non capisco e ne sento la violenza.
Perché parlare così?… Che umiliazione! Ma il perverso Nord ha previsto anche questo e per sotterrare un popolo devi levargli l’idioma che lo caratterizza. Sono stata testimone dell’oltraggio che il Nord ha compiuto sul mio Sud.

Senonché siamo già a fine agosto e le partenze incombono. Arriva il momento dei saluti ed è un ricacciare indietro le lacrime. Mia nonna mi stringe come per trattenere un pezzo di me. Mio padre non si staccherebbe mai … ma dobbiamo andare. In macchina gli odori della vacanza viaggiano con noi, fino in città. L’emigrazione del Sud ha il sapore amaro della sopraffazione e quei saluti si portano via il presente e il futuro. Fu un’emigrazione senza diritti. E dura ancora oggi.

Vittima anche io come lo fu mia nonna. Il Nord ha rubato l’anima al Sud. E non c’è perdono per tanta crudeltà. Ma la mia Calabria e tutto il Sud, terre nude ed espugnate, si stanno ribellando e segneranno l’inizio di una nuova era. Finalmente! (Nelle foto, mio padre di ritorno al paese con fratelli e cugini amatissimi. In una, quella in bianco e nero, anche mia madre in mezzo ai cugini di mio padre).

  19 – SALUTISSIMI

Caro Tito, che dire?… La signora Maria Rosaria De Rito mi stupisce sempre di più, sia come narratrice che come poetessa.

Spero tanto che venga letta ed apprezzata da più gente possibile, specialmente da noi calabresi verso cui si rivolge più spesso. Ha nel cassetto tanti altri racconti, che spero di poter partecipare i nostri lettori prima o poi, in particolare a quelli più sensibili.

Prima di passare ai saluti, ti evidenzio una delle tante foto che ho scattato o che mi sono state date sulla “Grande Luna” che in questi giorni sembra gigante, soprattutto sul mare, appena sorge. Come la “Grande Luna sul mare Adriatico di Termoli”, per come vista e fotografata dalla gentilissima Jolanta Ewa Banczyk, una signora di origini polacche in vacanza a Vasto Paradiso.

 Chissà quando ci capiterà un altro spettacolo simile, che ci stiamo godendo da qualche giorno e per qualche altro giorno durerà (però sempre più flebilmente, poiché da stanotte già è luna calante). E’ stato un continuo scambiarsi foto da ogni parte d’Italia, specialmente dalla costa jonica. Una bellissima emozione questa della “Grande Luna” di luglio 2022!

Così, siamo ai ringraziamenti e ai saluti. In attesa della “Lettera n. 414” ti auguro ottime nuotate, in questo fine-settimana, assieme alla tua famiglia, in particolare con il tuo nipotino Leonardo, cui vanno i bacioni riservati alle nuove generazioni.

Un cordiale e fraterno abbraccio 

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